ARSENDI, Argentino (Argentinus, Arsendinus, Argendino, Arsendino da Forlì)
Figlio di Raniero, ebbe un buon nome come giurista, ma merita d'esser ricordato soprattutto per l'attività diplomatica spiegata al servizio dei Carraresi.
Non si conosce la data della sua nascita, né si hanno notizie particolari dei suoi studi, che si svolsero, è probabile, all'ombra del padre famoso. Il nome dell'A., "legum professor", appare per la prima volta a Padova nel 1351; e nello Studio patavino l'A., civilista, insegnò "maxime super ordinariis de sero", come informa il Diplovataccio, che gli attribuisce reputazione non inferiore a quella del padre, e, senza però scendere in dettagh, dei "preclarissima commentaria in iure". Appartenne anche al collegio padovano dei giuristi, come appare dalla matricola del 1382. Una giovanile attività di professore a Bologna non è provata; ugualmente non è provato, e pare ancor meno probabile, un suo insegnamento nella stessa città negli ultimi anni della vita. Con certezza si sa invece che fu chiamato alla lettura ordinaria dei Codice nello Studio fiorentino, con il salario di 430 fiorini (lettera del 25 giugno 1358 degli Ufficiali dello Studio). Non si può tuttavia affermare con sicurezza che a Firenze abbia effettivamente insegnato.
Delle opere dell'A. ci restano: 1) Repetitio... in l. si filius qui patri ff. de vulga. et pupil.[D. 28.6.12], in Repetitiones... in varia iuris-consultorum responsa, III, Lugduni 1553, ff. 404r-406v. Manoscritti a Basilea, Universitätsbibliothek, C. I. 6, ff. 93r-95v (attribuito erroneamente dallo Stelling-Michaud a Raniero), e nella Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Vat. lat.2605, ff. 21gr-221r. La "repetitio", come risulta da quest'ultirno, fu fatta a Padova il 21 ott. 1364. 2) Additiones e correzioni alla Olossa, fra quelle di numerosi commentatori, in un manoscritto del Digestum Novum appartenuto a Matteo Mattesillani, conservato nella Biblioteca Marciana: Marc. Lat., Z, 205 (= 1606). Frequenti in questa opera gli spunti tratti dal diritto statutario, in ispecie da quello padovano. 3) La "subscriptio" a un consiglio di Angelo degli Ubaldi datato 1385, in G. B. Ziletti, Criminalia consilia...,I, Venetiis 1560, n. 25, p. 50. 4) Il ricordo di un consiglio ("... et hoc etiam tenuit et consuluit Arstodinus [sic!] de Forlivio...") in materia d'usura, in Pietro d'Ancarano, Consilia..., Venetiis 1568 (e 1585), n. 376, f. 200v.
Inoltre due consigli di Baldo, del 1356 e del 1356 circa, recano - secondo annotazioni manoscritte di J. Morelli a una copia, conservata nella Biblioteca Marciana, dei Fasti Gymnasii Patavini del Facciolati - anche la sottoscrizione dell'Arsendi. Probabilmente si tratta di due consigli compresi nel cod. Marc. Lat.V, 2 (= 2324), pervenuto alla Marciana dalla Bibl. Univ. di Padova nel 1791- È inoltre probabile che sia uno dei due predetti il consiglio manoscritto firmato da Baldo e dall'A., cui fa riferimento il Besta elencando gli scritti dell'Arsendi.
Infine Gilles Bellemère attribuisce all'A. un'opinione - già comunemente attribuita a Baldo - in tema di Donazione di Costantino (Maffei).
Tra le opere dell'A., che certamente dovettero essere in numero assai maggiore di quelle finora. conosciute, va anche annoverata la rielaborazione, compiuta nel 1384 a Padova, insieme a tre altri "doctores legum" e a tre "consiliarii", degli statuti di Treviso assoggettata ai Carraresi.
Dell'A., le cui "disputationes" furono assai apprezzate dai contemporanei, il Besta nota, a proposito dell'apparato di annotazioni al Digestum novum (sopra n. 2), la particolare cura con cui riferisce, tra quelle di molti altri, le opinioni di Jacques de Revigny, Pierre de Belleperche, Guglielmo da Cun, quest'ultimo senz'altro il più frequentemente citato; l'opera dell'A. è pertanto da collocarsi, secondo lo storico predetto, sotto l'influenza delle scuole giuridiche francesi, soprattutto per lo "spirito vivace di indipendenza verso la Glossa accursiana".
L'attività universitaria dell'A. è testimoniata anche da una nutrita serie di documenti raccolti dal Gloria, secondo i quali egli fu frequentemente promotore o testimone in esami di scolari padovani e rivestì incarichi di fiducia, fra i quab, nel 1377, quello di comporre, in nome della facoltà giuridica, una controversia con la facoltà degli artisti rappresentata da Giovanni Dondi.
Quello del giurista è solo un aspetto della figura dell'A., che appare anche un personaggio assai notevole, quale negoziatore politico e diplomatico, alla corte di Francesco I da Carrara. Nel 1369 lo vediamo incaricato di elevare una controprotesta agli ambasciatori veneziani che erano venuti a Padova per protestare contro violazioni di confine. Nel 1370 conclude in nome del Carrarese un'alleanza con il papa, Firenze e i marchesi Estensi. Lo stesso anno svolge una missione a Belluno. Nel 1371, insieme ad altri tre ambasciatori, ha il compito di fornire giustificazioni e di tentare un accordo con Venezia, che minacciava l'invasione del territorio padovano se non le fossero stati consegnati quattro castelli di confine. Nelle vicende che seguirono e che sboccarono in guerra aperta, l'A. fu membro dapprima della commissione di cinque cittadini padovani che dovevano determinare, insieme a un ugual numero di venezi.ani, i confini tra i rispettivi territori. Quindi fu inviato, nel giugno 1372, a Venezia, per la conferma della tregua di venti giorni chiesta da Venezia al Carrarese. Ancora, fu tra i più autorevoli consiglieri che il principe interpellò al momento di decidere la guerra, e andò con Bonifacio Lupi ambasciatore al cardinale legato di Bologna per ottenerne aiuti. Nel settembre, infine, del 1373, partecipò alle trattative che portarono alla pace. Nel 1376 lo ritroviamo procuratore di Padova per concludere una lega con Venezia. Nel 1378, guastatisi di nuovo i rapporti tra i due Stati, fu mandato con Bonifacio Lupi ambasciatore alla signoria veneziana, allo scopo di indagame le intenzioni, e toccò sempre a lui, nello stesso anno, di recare la sfida di guerra, in nome del Carrarese, al potente vicino. Nel 1380 ebbe l'incarico di recarsi a Torino, dal conte Amedeo di Savoia, che s'era interposto come mediatore tra le due città, e partecipò alla conclusione della nuova pace.
Non solo l'importanza delle missioni diplomatiche assolte, ma l'essere spessissimo menzionato in atti pubblici o privati compiuti dal principe (il Gloria ne elenca una serie cospicua) indicano il ruolo di prim'ordine rivestito dall'A. al servizio dei da Carrara. Egli fu un ascoltatissimo consigliere in questioni d'ogni genere, e par quasi che il principe non facesse atto di qualche importanza senza udime il parere.
L'A., che certamente possedeva la cittadinanza padovana, come provano i beni da lui posseduti in vari luoghi del territorio padovano, morì tra il 9 marzo 1386 (ultimo documento nel quale risulta ancora vivo) e il 5 febbr. 1389 (primo documento in cui risulta morto). Ebbe due mogli: la prima fu Caterina Della Bonelda, la seconda Parte, figlia del fiorentino Guido conte di Battifolle, già moglie di Ludovico Zazoni da S. Miniato, in Toscana.
Di un figlio di A., Ubertino, i documenti raccolti dal Gloria fanno varie menzioni, fino al 5 ag. 1405, data del suo testamento a favore di Luca di Francesco da Lion consigliere di Francesco Novello da Carrara.
Fonti e Bibl.: Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 203 (T. Diplovataccio, De claris iureconsultis)f.73 r; G. e B. Gatari, Cronaca carrarese,confrontata con la redazione di A. Gatari (aa. 1318-1407), a cura di A. Medin e G. Tolomei, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XVII, I, pp. 45, 52, 58, 59, 64, 125, 144, 150, 152, 191, 192; G. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum... Codices mss. latini, III,Venetiis 1870, pp. 7-9, 40; A. Gherardi, Statuti della Università e Studio fiorentino..., Firenze 1881, pp. 287 s.; R. Predelli, I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, III, Venezia 1883, pp. 87, 159; A. Gloria Monumenti della Università di Padova (1222-1318), Venezia 1884, n. 672, pp. 102 s.; B. Brandi, Vita e dottrine di Raniero da Forlì giureconsulto del sec. XIV,Torino 1885, pp. 20 s.; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova (1318-1405), Padova 1888, I, pp. 126-129, e docc. ivi citati; II, p. 9; E. Besta, Su due opere sconosciute di Guizzardino e di A. A., Venezia 1896, pp. 13-17; Id., Le fonti, in Storia del diritto italiano, diretta da P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 849; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno MCCCCVI ad annum MCCCCL, cur. C. Zonta et I. Brotto, Padova 1922, I nu. 2476, p. 473; G. Liberali, La dominazione carraresein Treviso, Padova 1935, pp. 125, 173; S. Stelling-Michaud, Catalogue des manuscrits juridiques (droit canon et droit romain) de la fin du XIIe au XVIe siècle conservés en Suisse, Genève 1954, p. 103; D. Maffei, La Donazione di Costantino nei giuristi medievali. Da Baldo agli Umanisti, Milano 1962 (ediz. provv.), pp. 12 nota, 57-60.