argento
Metallo nobile utilizzato sin dall’antichità, come l’oro e il rame, per la coniazione di monete. Fu adoperato come mezzo di scambio poiché in possesso di tutte le proprietà necessarie per la funzione di moneta e cioè: inalterabilità, omogeneità, divisibilità, poca durezza che gli consente di ricevere facilmente le impronte, valore commerciale così elevato da permettere alla moneta di conservare peso e volume piccoli.
L’emissione di monete d’a. ebbe particolare rilevanza tra il 781 e il 794 con la riforma del sistema monetario voluta da Carlo Magno. In quel periodo, noto come età carolingia, l’unità monetaria utilizzata fu il denier (o denaro), costituito da 2 g d’argento. Nei sistemi metallici, che si sono susseguiti nei secoli, l’a. fu usato sia da solo sia con l’oro, generando distinti meccanismi di circolazione monetaria, come il monometallismo argenteo e il bimetallismo. In Europa, la circolazione alterna di un solo metallo, a. oppure oro, come moneta avente potere liberatorio illimitato, fu prevalente dal 14° fino alla metà del 19° secolo. La minore produzione di oro rispetto all’a. determinò l’adozione di quest’ultimo come unità monetaria in numerosi Paesi europei, tra cui Inghilterra, Russia, Olanda e Germania. Quasi contestualmente però, dal 13° al 19° sec., si diffuse il bimetallismo e così l’Europa, adottando eterogenei sistemi monetari, si mostrò decisamente frammentata. La simultanea circolazione di monete d’oro e d’a., entrambe con valore legale, ossia potere liberatorio illimitato, determinò la necessità di definire l’unità monetaria del sistema. A motivo di ciò, gli Stati stabilirono l’eguaglianza tra il rapporto dei prezzi ufficiali di a. e oro, definito ‘rapporto legale’, e il ‘rapporto commerciale’ dato dai prezzi di mercato dei due metalli. Nel 19° sec. il rapporto commerciale tra oro e a. risultava essere 1 a 15,50; in altre parole, il valore di 1 g d’oro era uguale al valore di 15,50 g d’argento. Nei secoli precedenti, a partire dal 13° sec., il rapporto di scambio era determinato dalle autorità degli Stati e non dal mercato. Nel 1873, una forte speculazione, dovuta anche al ritrovamento di nuovi giacimenti d’a. nel Nevada e alla conseguente alterazione del rapporto fra il valore dei due metalli utilizzati come moneta legale, determinò la sospensione della libertà di coniazione dell’a. da parte dell’Unione Latina (Francia, Italia, Svizzera, Olanda e Belgio), al fine di non compromettere la stabilità monetaria; la funzione di accumulatore di ricchezza dell’a. rimase comunque invariata.
Secondo l’agenzia scientifica del governo degli Stati Uniti, la United States Geological Survey (USGS), la produzione mondiale di a. nel 2010 è stata di circa 22.200 t, con un incremento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, motivato da un aumento della produzione di rame, zinco e oro. È bene ricordare, infatti, che oltre i due terzi della produzione di a. non provengono da miniere d’a. primario, dalle quali si estrae esclusivamente tale metallo, ma da miniere che producono zinco, rame, piombo e oro. Attualmente, tra i maggiori produttori mondiali di a. si annoverano Perù, Messico, Cina, Australia, Cile, Russia, Bolivia, Stati Uniti e Polonia.