Vedi ARGO dell'anno: 1958 - 1958 - 1973 - 1994
ARGO (v. vol. I, p. 623 e s 1970, p. 75)
Il proseguimento di scavi sistematici da parte della Scuola Francese e il moltiplicarsi degli interventi d'urgenza dell'Eforia hanno portato a numerose scoperte. L'abitato mesoelladico dell'Aspis ha potuto essere precisato nella sua cronologia, mentre tumuli, risalenti al medesimo periodo, sono stati scavati alla base del pendio orientale della collina. Al di sotto di un abitato caratterizzato da numerose fasi di vita, lo scavo della Piazza dei Rifugiati ha riportato alla luce un grande edificio, costruito nel VII sec. a.C. con una tecnica a ortostati abbastanza rozzi. Il Santuario di Afrodite, del V sec. a.C. è attraversato da due acquedotti di età imperiale e da uno di età bizantina, provenienti da Kephalari e diretti verso le terme A e il teatro. L'identificazione di tale tempio e del Prôn, ottenuta grazie ad alcune iscrizioni, permette di fissare un punto preciso nell'itinerario di Pausania e di identificare nel termine «Aspis» un altro nome di Larissa, l'acropoli maggiore.
Sull'agorà è stata riportata alla luce la linea di partenza di una pista da corsa a sedici corsie (basata su di un piede di m 0,2966), analoga a quella di Corinto (v.). Essa era in funzione tra il IV sec. a.C. e gli inizî del I sec. d.C. e documenta un'estensione dell'adora verso E molto più ampia di quanto non si immaginasse; inoltre risulta in seguito tagliata da un ninfeo a baldacchino e bacino circostante, la cui pianta, priva di analogie con gli edifici dello stesso genere, riprende quella di una tomba a suo tempo evidenziata dalla Expédition de Morée. Il porticato meridionale viene attualmente datato al 450/425. All'estremità SE gli si addossa un cortile trapezoidale, con colonnato rettangolare su tre lati che, agli inizî del I sec. d.C., venne sostituito dalla palestra di un ginnasio. Il limite settentrionale della zona O dell'adora era fiancheggiato da un altro porticato davanti al quale fu installato un vasto bancone a emiciclo, senza dubbio con funzione di luogo di riunione per un'assemblea municipale. Vicino a esso si sono ritrovati, reimpiegati come barriera di un focolare, i cippi terminali di un heròon dei combattenti di Tebe, databile alla metà del VI sec. a.C. Il lato occidentale del porticato, la sala ipostila e il bordo occidentale dell'adora determinano uno spazio triangolare, nel quale è stato proposto di riconoscere il Delta menzionato da Pausania.
In effetti numerosi argomenti abbastanza convincenti portano a identificare il tempio che costituiva la prima fase delle vicine terme A con un Serapèion-Asklepièion databile intorno al 100 d.C., caratterizzato da una cella oscura, da una cripta-cisterna sotto a un podio che reggeva un gigantesco aerolito e da un portico di ordine corinzio che per mezzo di un'ampia scala comunicava con un cortile chiuso, più basso di 3 m rispetto al livello del peristilio ionico e parimenti dotato di dispositivi idraulici. Si avrebbe pertanto, in questo caso, un'associazione Delta-tempio egizio, identica a quella testimoniata dalla Forma Urbis per Roma. Sede di una vera e propria fucina di audaci innovazioni architettoniche tra le quali la più antica volta a spicchi nella storia dell'architettura imperiale e un'impressionante copertura a capriate in muratura - questo tempio di A. fu trasformato con Adriano in Asklepièion per immersioni terapeutiche, e venne in seguito completato, sotto Gordiano III, con l'aggiunta di due palestre coperte e di una grande rampa d'accesso dalla parte dell'adora. Trasformato in monastero nel VI sec., esso venne incendiato, insieme a una villa vicina e al complesso delle costruzioni dell'agorà, nel corso dell'invasione slava del 585, di cui si è potuta fissare la data grazie alle fonti letterarie, alla ceramica e ai ripostigli monetali. La via che gli passa accanto, collegando il teatro con l’agorà, esistette a partire dall'età arcaica sino a tale invasione. Il ninfeo «a camera» sull'acropoli maggiore è stato oggetto di nuovi studi, secondo i quali si ricostruiscono quattro colonne ioniche sul parapetto e sicuramente un arco siriaco assiale con due fontane ai bordi dell'accesso centrale.
L'acquedotto Ν che lo alimenta è opera di età adrianea, mentre il ninfeo vero e proprio è senza dubbio riferibile al periodo antonino. A potenti sottofondazioni, pertinenti a un tempio o a un altare nelle vicinanze dell'agorà (Via Tripoleos), si è sovrapposta una villa con ricchi mosaici. Più a E, in Via Danaou, resta una cripta con pozzo del IV sec., che faceva probabilmente parte di un santuario isiaco. Questi monumenti sono tutti inseriti all'interno di un tessuto urbano, di cui gli scavi riportano quotidianamente alla luce tratti di mura, vie, fognature, case e terme, per lo più di epoca tarda, insieme a un ricco materiale epigrafico che arricchisce la conoscenza dell'onomastica, della vita religiosa e delle istituzioni della città.
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