scommessa, argomento della
Argomentazione avanzata da Pascal nei Pensieri (➔), dove il filosofo denuncia l’insufficienza delle tradizionali prove di Dio di impianto metafisico (543) e constata l’insufficienza della ragione umana, dopo la caduta di Adamo, e il fatto che gli argomenti tradizionalmente proposti si riferiscono alla dimostrazione dell’esistenza del «dio dei filosofi» (come scrive nel Memoriale) identificato con la «verità prima», o con un dio «autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi» (556). Ciò significherebbe, secondo Pascal, parlare di un dio «dei pagani e degli epicurei» o del dio «degli ebrei», ma non del dio cristiano. Per comprendere che sia necessario, oltre che plausibile, credere in Dio è sufficiente ipotizzare una scommessa (pari) ove siano in palio da una parte l’esistenza di Dio e dunque la beatitudine infinita che consegue a una vita cristiana, dall’altra la sua non esistenza, dunque una vita finita (233). L’unica possibilità sarebbe quella di scommettere sull’esistenza di Dio, poiché nei casi contrari o si perderebbe la beatitudine eterna, nel caso Dio esista, oppure, nel caso non esista, non si perderebbe comunque nulla (o almeno non lo si verrebbe a sapere): «la nostra proposizione ha una forza infinita, quando c’è da arrischiare il finito in un giuoco in cui vi è eguale probabilità di vincita come di perdita, e c’è l’infinito da vincere. Ciò è dimostrativo, e se gli uomini sono capaci di qualche verità, questa ne è una».