Arianna
. Il mito di A. fu caro agli antichi fin dai tempi di Omero ed ebbe molte varianti come soggetto di numerose trattazioni poetiche. Figlia di Minosse re di Creta, e di Pasifae, A., innamoratasi di Teseo, che era venuto nell'isola per liberare Atene del tributo di vite umane dovuto al Minotauro, gli aveva dato il filo di Dedalo per aiutarlo a raggiungere e a uccidere il mostro, suo fratello, nel Labirinto; era poi fuggita con l'eroe alla volta di Atene, ma abbandonata da lui in un'isola deserta (forse Nasso), si era data la morte o, secondo la versione più diffusa, era stata salvata da Dioniso, che la faceva sua sposa.
In età romana si fissarono soprattutto due momenti del mito: l'abbandono di A. e la trasposizione della sua ghirlanda tra le stelle (Catullo LXIV 52-266; Ovid. Her. 10, Ars Am. I 527 ss., Met. VIII 174 ss.). D. ricorda A. come sorella del Minotauro in If XII 20, accennando all'aiuto da lei dato a Teseo, e come figlia di Minosse in Pd XIII 14 (qual fece la figliuola di Minoi / allora che sentì di morte il gelo), dove è ricordata la trasformazione della sua corona in costellazione, certo sulla traccia della metamorfosi ovidiana.