ARIANNA ('Αριάδνη, o 'Αριάγνη; Ariadne)
Figlia di Minosse e di Pasifae (Odissea, XI, 321 segg.). Quando Teseo arriva a Creta insieme con altri giovinetti e giovinette come tributo al Minotauro, Arianna, innamoratasi di Teseo, dà a questo il filo ricevuto da Dedalo perché possa addentrarsi nel Labirinto e uccidere il Minotauro, procurando in tal modo la salvezza delle vittime designate. Dopo di che Arianna s'imbarca alla volta di Atene con Teseo, per diventare sua sposa. Ma in una sosta nell'isola di Nasso, Teseo, certo consigliato da un dio, abbandona nell'isola la fanciulla immersa ancora nel sonno, sciogliendo in fretta le vele. Grande è la disperazione di Arianna al suo triste e solitario risveglio. Ma Dioniso, capitato col suo divino corteggio, il tiaso bacchico, nell'isola, sia perché già innamorato della fanciulla, sia perché attratto dai suoi lamenti, si affretta a consolarla e la fa sua sposa. Dioniso offre in dono di nozze ad Arianna una corona d'oro, che gli dei in suo omaggio convertono in una corona di stelle. Un'altra versione abbastanza antica della leggenda faceva morire Arianna, o per la sua infedeltà a Dioniso, o perché già sacra a questo dio, prima di arrivare in Atene. Figli di Arianna e Dioniso, sono Enopio e Stafilo.
Arianna ci appare ora come un'eroina, ora come una divinità, simboleggiando forse, nella sua ultima vicenda, il ciclo delle stagioni, dallo squallore e dall'abbandono dell'inverno alla lussureggiante festosità dell'estate. Come divinità essa presenta notevoli caratteri di somiglianza con Afrodite, ed è anzi documentato un culto di Afrodite-Arianna ad Amatunte di Cipro, dove alcune versioni della leggenda collocano lo sbarco e l'abbandono di Arianna. Il suo culto, specialmente localizzato in Nasso, è strettamente collegato a quello di Dioniso, e non di rado anche a quello di Afrodite. Altre isole dell'Egeo, fra cui Rodi, si contendevano il vanto di essere state teatro dell'avventura triste e lieta di Arianna, alla quale tributavano un culto. Questo si diffuse poi in Oriente e in Occidente, di pari passo con il culto di Dioniso. Così Dioniso e Arianna furono in Italia parificati a Liber e Libera. Nell'isola di Delo si celebrava una danza sacra (κορός) che si diceva istituita da Arianna e i cui avvolgimenti si riteneva simboleggiassero gli avvolgimenti del Labirinto. La medesima danza o una danza simile sarebbe stata inventata da Dedalo in Creta, in onore di Arianna (Iliade, XVIII, 590). Il mito lacrimevole di Arianna fu fatto spesso, a cominciare da Omero, oggetto di trattazione poetica. Nell'Odissea, l. cit., Artemide, per impedire il ratto di Arianna da parte di Teseo, uccide la fanciulla e la trasporta quindi nell'isola Die, presso le coste di Creta, dove Arianna risorta è sposa di Dioniso. Euripide svolgeva le vicende del mito nelle tragedie perdute Teseo e I Cretesi. Lo stesso mito acquista nuova popolarità e diffusione in età ellenistica per merito di poeti alessandrini, imitati quindi dai latini. Imitato da un poema di Callimaco si ritiene il poemetto 64 di Catullo, per la massima parte dedicato ad Arianna (v. inoltre Ovid., Her., 10; Ars. Am., I, 527 segg.; Met., VIII, 176 segg.).
Il mito di Teseo e Arianna appare su monumenti figurati d'arte greca, a cominciare dai più remoti. Sopra un vaso di stile geometrico primitivo è rappresentato l'imbarco di Arianna; sopra altri più recenti si vede la lotta di Teseo col Minotauro in presenza di Arianna. Sul celebre Vaso François del Museo Archeologico di Firenze è pure rappresentato l'imbarco di Teseo e di Arianna e insieme la danza che i giovinetti salvati compiono nell'isola di Delo, sotto la guida dei due. Monumenti di età greco-romana, specialmente pitture (pompeiane) e sarcofagi numerosi, illustrano di preferenza l'incontro di Dioniso e Arianna, attribuendosi al mito una particolare significazione funebre. Il più celebre monumento relativo a questo mito è però la bella statua di Arianna dormente, opera di età ellenistica, nel Museo Vaticano.
Bibl.: Wagner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.; Roscher, Lexikon d. griech. u. röm. Mythol., s. v.; C. Robert, Archäol. Hermeneutik, Berlino 1919, p. 38; Preller e Robert, Griech. Mythol., 4ª ed., Berlino 1894, I, pp. 373, 451, 679 segg.; O. Gruppe, Griech. Mythol. u. Religionsgesch., Monaco 1906, p. 582 segg. e passim; L. Pallat, De fabula ariadnaea, Berlino 1891.