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ARIARATE V

di Giuseppe Corradi - Enciclopedia Italiana (1929)
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ARIARATE V

Giuseppe Corradi

. Figlio di Ariarate IV e di Antiochide di Siria, portò prima del suo avvento al trono il nome di Mitridate. Secondo la tradizione di Diodoro, Antiochide, rimasta per qualche tempo sterile, a insaputa del marito suppose due figli, Ariarate e Oroferne; poi essa stessa avrebbe avuto due figlie e un figlio, Mitridate. È probabile che fossero tutti figli legittimi. Il primogenito Ariarate fu mandato, quasi come ostaggio, a compiere la sua educazione a Roma (172 a. C.), e nessun dubbio vi è nella tradizione romana sulla sua nascita legittima; Oroferne fu mandato nella Ionia, forse a Priene. Il primogenito premorì ad Ariarate IV, il quale, per ragioni politiche a noi ignote, volle trasmettere la successione al figlio Mitridate contro i diritti di Oroferne e contro il rigido diritto di successione seguito in Cappadocia. Forse Oroferne rappresentava a corte con Antiochide il partito seleucizzante e antiromano, mentre Ariarate IV aveva stretto alleanza con Roma e voleva che ad essa si restasse fedeli. Mitridate, favorito probabilmente dai Romani, salì al trono e assunse il nome dinastico di Ariarate V (163 a. C.). Antiochide si ritirò in Siria presso il fratello Antioco IV, e poi fu messa a morte con una figlia da Lisia, tutore di Antioco V. Ariarate richiese le ossa della madre e della sorella e diede loro onorata sepoltura. Egli portò i titoli di Εύσεβής (pio) e Filopatore.

Al principio del suo regno Artaxia re di Armenia gli propose la spartizione della Sofene a danno del dinasta Mitrobuzane, ma A. rifiutò e seppe conservare il dominio al suo protetto. Demetrio I, salito sul trono di Siria, cercò l'amicizia di A., e gli offerse in matrimonio sua sorella Laodice, vedova di Perseo; egli non accettò e ne ebbe i rallegramenti del senato romano. Oroferne ebbe allora protezione e aiuti da Demetrio, il quale, pattuito un compenso in danaro, scacciò A. dalla Cappadocia e pose Oroferne sul trono (158 a. C.). A., privato del regno, si recò a Roma per invocare l'aiuto del senato, e poco mancò che nel viaggio cadesse vittima dei sicarî mandati da Oroferne ad appostarlo a Corfù e a Corinto. Il senato, sentiti anche i messi di Oroferne e di Demetrio, decise che i due fratelli dovessero regnare insieme in Cappadocia; deliberazione che non poteva essere eseguita se non con la forza. A. andò alla corte di Pergamo presso Attalo II, mentre Oroferne restò in possesso del regno e poté disporre liberamente del tesoro regio. Contro di lui intervenne Attalo che rimise A. sul trono e obbligò Oroferne a riparare in Antiochia; il senato riconobbe A. come unico sovrano di tutta la Cappadocia (156 a. C.). A. cercò di farsi consegnare da Priene 400 talenti che vi aveva depositati Oroferne; ma Priene rifiutò, e, non soccorsa da Demetrio e non tutelata da Rodi né da Roma, subì la devastazione del suo territorio; la somma fu restituita a Oroferne. Nella guerra contro Prusia II di Bitinia, A. fornì truppe ad Attalo II (155-4 a. C.); si alleò poi con Attalo e con Tolomeo Filometore contro Demetrio, contro il quale fornì aiuti anche ad Alessandro Bala (152-150 a. C.). Scoppiata la rivolta di Aristonico, A. scese in campo per i Romani, ma fu sconfitto e ucciso in battaglia (130 a. C.). A. fu un filelleno; egli formò la sua educazione intellettuale ad Atene, dove ebbe relazioni coi filosofi e la cittadinanza onoraria. Fu in corrispondenza epistolare con Carneade, e insieme con Attalo gli dedicò una statua. Durante il suo regno l'ellenismo poté penetrare nella Cappadocia. È incerto se si debbano riferire a lui o ad altro Ariarate i lavori idraulici fatti presso Mazaca per l'abbellimento dei giardini reali, per cui sarebbe stato condannato dai Romani a una multa.

Fonti: Polyb., XXXI, 14, 17, 19, 57; XXXII, 6, 22, 24 segg.; Diod., XXXI, 19, 21, 28, 32 b; Appian., Syr., 47; Strab., XIII, p. 538 segg., 646; Liv., Epit., 47; Iustin., XXXV, 1.

Bibl.: Th. Reinach, Trois Royaumes, ecc., Parigi 1888, p. 15 segg.; 37 segg.; B. Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, III, Gotha 1903, p. 248 segg.; Bevan, The House of Seleucus, II, Londra, 1902, pp. 195, 205 segg.; Bouché-Leclercq, Hist. des Séleucides, Parigi 1913-14, p. 323 segg.; U. Mago, La regina Antiochide di Cappadocia e la cronaca regia degli Ariaratidi, in Atti dell'Accad. di Torino, XLIII (1907-08), pp. 216-226; V. B. Head, Hist. Num., 2ª ed., Oxford, 1911, p. 750; Catal. Brit. Mus., Galatia, Cappadocia and Syria, pp. xxvii e 33.

Vedi anche
Èumene II re di Pergamo Figlio (m. 159 a. C.) di Attalo I, salì al trono nel 197 a. C. Fu costantemente alleato dei Romani e nella guerra contro Nabide (195) e in quella contro Antioco di Siria (191-189), sia pure con gravi sacrifici del proprio regno (Seleuco, figlio di Antioco, sottopose a un duro assedio nel 190 la città ... Nicomède III Evergete Re di Bitinia (m. 94 a. C. circa), figlio di Nicomede II, cui successe prima del 102 a. C.; aderì al movimento antiromano e con Mitridate V (del quale aveva sposato la figlia Laodice) si spartì la Paflagonia; poi, venuto in lotta con lui per il possesso della Cappadocia, si rivolse per aiuto ai Romani, ... Àttalo II re di Pergamo Figlio del precedente; durante il regno del fratello maggiore Eumene II (197-59 a. C.) cooperò lealmente con lui e con i Romani, dei quali il regno di Pergamo era alleato, combattendo a Magnesia (190) contro Antioco III, contro i Galati (189), contro Prusia II re di Bitinia e Farnace re del Ponto, e ... ellenismo Il periodo della storia greca dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla battaglia di Azio, con la quale Roma si assicurò il predominio sull’Egitto (31 a.C.). In esso la civiltà greca si diffuse sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalla Macedonia fino all’India, dal Mar Nero e dal Danubio ...
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