ARIASSOS (Άριασσός)
Antica città della Pisidia, costruita su più terrazzamenti sulle pendici del Monte Tauro, sul lato NO di una stretta valle (a un'altitudine compresa fra i 910 e i 1060 m), 50 km c.a a Ν di Antalya (Attàleia) sulla strada per Isparta. Le rovine furono visitate da viaggiatori e studiosi già negli ultimi decenni dell'Ottocento: il Ramsay, il Niemann e il Lanckoronski pensavano si trattasse dell'antica Cretopolis, ma già il Bérard, su base epigrafica, identificò il sito con Α., città peraltro menzionata da Strabone (XII, 7, 2, 570) e da Tolemeo (Geog., V, 5,6). Esplorata nuovamente all'inizio del Novecento dal Rott, e poi da R. Paribeni e P. Romanelli, A. è stata inserita, a partire dal 1988, in un ampio programma di ricognizione condotto da una missione internazionale.
La città fece parte, sotto il dominio della dinastia seleucide, del distretto della Meliade; passò successivamente (189 a.C.) al regno di Pergamo, insieme con il quale (133 a.C.) fu lasciata in eredità da Attalo III allo stato romano. In età imperiale batté moneta propria; ebbe (come altre città della Pisidia) organismi propri (ἄρχοντες, θουλή); fu sede di giochi (θέμιδες). Più tardi, fu sede vescovile nell'ambito della «Eparchia» della Panfilia.
Il monumento più appariscente (già disegnato e descritto dal Lanckoronski e dal Niemann) è una grande porta a tre fornici, dalla decorazione assai semplice ed elegante, situata nella parte più angusta della valle e databile presumibilmente in età adrianea; ma le ricerche più recenti hanno consentito di chiarire anche altre strutture, sia nel centro urbano sia nelle necropoli al di là delle mura, databili all'intero arco cronologico ellenistico-romano. Particolarmente notevoli appaiono i resti (di cui è stata ricostruita la pianta) di un grande complesso costituito da un ninfeo (rifornito da un acquedotto proveniente da una sorgente 3 km a S di A.) e da un impianto termale con annessa palestra: quest'ultima, provvista di portici e terminante sul lato O con un'esedra, ebbe senz'altro numerose fasi costruttive. Provengono da quest'area (in buona parte reimpiegate come materiale da costruzione nel complesso stesso) numerose iscrizioni, che in molti casi si riferiscono ai giochi (θέμιδες) e che comunque testimoniano una vita lunga e alquanto vivace dell'insediamento. Risale all'età ellenistica un gruppo di edifici che qualificano il centro urbano: prytanèion (così, almeno, sono stati interpretati i resti di un ambiente a pianta rettangolare), bouleutèrion, stoà, tempio. Del bouleutèrion, o forse più precisamente dell'odèion, è stata proposta una ricostruzione: la gradinata semicircolare è inscritta in un ambiente a pianta quadrata, preceduto da un atrio con facciata esastila (?) in antis.
Sono stati anche individuati i resti di abitazioni private e il tracciato delle mura, ricostruite su fondazioni ellenistiche in età romana (particolarmente ben conservato è il tratto N). Ma estremamente interessanti sono le necropoli che si estendono a E, a S e a SO della città, con numerose tombe monumentali, delle quali una (a doppia camera, con soffitti a vòlta) fu illustrata dal Lanckoronski e dal Niemann.
Il mausoleo più notevole, recentemente rilevato, è situato a O: un'ampia camera, destinata in origine a contenere uno o più sarcofagi, si elevava su un alto podio con sostruzione a vòlta, ed era probabilmente decorata sulla facciata E con colonne e statue poste su basi. La maggior parte di queste sontuose sepolture (heròa) si data probabilmente nel II sec. d.C., e rivela influssi «eclettici» persiani, lici e greco-ellenistici.
Bibl.: W. M. Ramsay, Unedited Inscriptions of Asia Minor, in BCH, VII, 1883, p. 10 s.; K. Lanckoronski, G. Niemann, Die Städte Pamphyiiens und Pisidiens, II, Vienna 1892, pp. 123-126; V. Bérard, Inscriptions d'Asie Mineure, in BCH, XVI, 1892, pp. 427-434; H. Rott, Kleinasiatische Denkmäler aus Pisidien, Pamphylien, Kappadokien und Lykien, Lipsia 1908, pp. 23-28; R. Paribeni, P. Romanelli, Studi e ricerche archeologiche nell'Anatolia meridionale, in MonAnt, XXIII, 1914, cc. 241-247; M. N. Filgis, Zur Rekonstruktion der Odeia von Ariassos und Termessos, in Architectura, XVIII, 1988, pp. 1-6; S. Cormack, A Mausoleum at Ariassos, Pisidia, in AnatSt, XXXIX, 1989, pp. 31-40; S. Mitchell, E. Owens, M. Waelkens, Ariassos and Sagalassos 1988, ibid., pp. 63-67.