ARIBERTO da Intimiano
Nato all'incirca tra il 980 e il 985, A. discendeva da un'antica famiglia longobarda di proprietari terrieri di Antimiano (od. Intimiano di Brianza). La sua formazione religiosa avvenne probabilmente nella scuola capitolare di Milano.Nel 1007 è menzionato come suddiacono della Chiesa milanese e nel 1018 fu eletto arcivescovo di Milano "consultu maiorum civitatis ac dono imperatoriae potestatis" (Arnolfo, Gesta, II, 1; PL, CXLVII, coll. 295-296). Da quel momento in poi si trovò spesso in viaggio fuori della diocesi per motivi politici: nel 1019 a Strasburgo, nel 1021 a Verona e l'anno seguente a Pavia; nel 1025 a Costanza, nel 1027 a Roma, nel 1028 presso Torino, nel 1034 in Borgogna, nel 1040 a Ingelheim e nel 1044 a Monza. Nel 1025 incoronò Corrado II re d'Italia e da lui ricevette nel 1026 a titolo di feudo l'abbazia di Nonantola. Tra il 1030 e il 1035 A. era al culmine della sua potenza, ma ben presto, entrato in contrasto con l'imperatore Corrado II e con i valvassori milanesi, dovette subire la prigionia (1037), la scomunica (1038), conflitti armati (1042) e sconfitte. Trascorse a Monza il periodo tra il 1042 e il 1045, anno della sua morte, e fu sepolto nel monastero di S. Dionisio, da lui fondato a Milano.A. è annoverato fra le grandi figure di vescovi italiani del sec. 11°; quale committente di opere d'arte è paragonabile ai vescovi Varmondo d'Ivrea e Leone di Vercelli. Si devono a lui il battistero e la chiesa di S. Vincenzo a Galliano in Brianza e i relativi affreschi, la coperta (Milano, Tesoro del Duomo) di un evangeliario ormai perduto e quella di un evangeliario già nel tesoro del duomo di Monza, un Crocifisso proveniente dalla chiesa di S. Dionigi (Milano, Mus. del Duomo), un sacramentario (Milano, Bibl. Capitolare Metropolitana); ad A. è inoltre attribuita l'idea di costruire nel 1038 il carroccio.Gli affreschi di S. Vincenzo a Galliano, dove A. è rappresentato in qualità di donatore, testimoniano il livello dell'arte milanese agli inizi del sec. 11°; il battistero di Galliano inoltre rivela modelli milanesi (S. Satiro e S. Aquilino). La coperta di evangeliario, adorna di smalti, conservata nel Tesoro del Duomo di Milano, richiama più spiccatamente le opere d'arte milanesi dell'epoca tardocarolingia e ottoniana, mentre il Crocifisso nel Mus. del Duomo dev'essere posto in relazione con i crocifissi monumentali tedeschi (per es. il Crocifisso di Gerone nel duomo di Colonia); in entrambe le opere A. è raffigurato come donatore. I confronti decisivi per le coperte degli evangeliari di A. si trovano soprattutto su suolo tedesco; le fonti primarie delle opere promosse da A. sono dunque l'arte dell'Italia settentrionale e milanese e quella ottoniana tedesca.
Bibl.: E. Wunderlich, Aribert von Intimiano. Erzbischof von Mailand, Halle 1914; G. de Francovich, Arte carolingia ed ottoniana in Lombardia, RömJKg 6, 1942-1944, pp. 113-255; G. R. Ansaldi, Gli affreschi della basilica di S. Vincenzo a Galliano, Milano [1949]; A. Paredi, Le miniature del sacramentario di Ariberto, in Studi in onore di Carlo Castiglioni (Fontes Ambrosiani, 32), Milano 1957, pp. 699-717; H. E. J. Cowdrey, Archbishop Aribert II of Milan, History 51, 1966, pp. 1-15; Y. Renouard, Les villes d'Italie de la fin du Xe siècle au début du XIVe siècle, Paris 1969, II, pp. 382-392; H. Taviani, Un archevêque de Milan dans l'historiographie de sa ville, in Mélanges André Villard, Marseille 1975, pp. 325-335; S. Chierici, La Lombardia (Italia Romanica, 1), Milano 1978, pp. 239-246; C. Violante, La società milanese nell'età precomunale, Bari 1981; B. Brenk, Ariberts mailändische Kunstpolitik, in Artistes, artisans et production artistique au Moyen Age, a cura di X. Barral i Altet, "Colloque international, Rennes, Haute Bretagne, 1983", II, Commande et travail, Paris 1987, pp. 101-113; id., La committenza di Ariberto d'Intimiano, in Il millennio ambrosiano. La città del vescovo dai Carolingi al Barbarossa, Milano 1988, pp. 124-155.B. Brenk