ARIMASPI (᾿Αριμασποί)
Leggendaria popolazione che i Greci collocavano nel favoloso Oriente.
Si narrava che gli A. avessero un occhio solo, fossero bellicosi, ricchi e selvaggi e vivessero in lotta coi Grifi per impadronirsi dei tesori che questi custodivano. Aristea di Proconneso, che verso la metà del VII sec. a. C. avrebbe fatto un viaggio nell'Europa orientale, lasciò un poema, Arimaspeia (Kinkel, Ep. Gr. Fragm., 243-247), al quale attinsero gli scrittori posteriori (Herod., iii, 116; iv, 13-27; Aeschil., Prom., 803-806; Diodor., ii, 43, 5; Strabo, 1, c. 21; xi, c. 507; xiii, 589; Plin., Nat. hist., vii, 2, 10; Paus., 1, 24, 6; ecc.). Gli A. dovevano vivere nelle regioni aurifere del versante orientale degli Urali e nel versante N-O dell'Altai, le cui miniere erano già conosciute e sfruttate fin dal VI sec. a. C. La particolarità di avere un occhio solo, riferita da storiografi cinesi a proposito degli Unni, ha fatto pensare ad una probabile identificazione con questo popolo. Frammenti di stoffa trovati nelle tombe dell'Altai (v.) databili al V-VI sec. a. C. mostrano identità di tipo e disegno con quelle degli abiti indossati dagli A. nelle raffigurazioni dei vasi greci dello stesso tempo.
Le prime rappresentazioni figurate di A. compaiono sui prodotti attici del IV sec. destinati ai mercati del Mar Nero; gli A. vi sono raffigurati nel costume dei barbari asiatici con cui i Greci avevano maggiori contatti, cioè come personaggi barbati, vestiti di corta tunica e pantaloni, con in capo un alto berretto (Initra), ed armati di lancia, pugnale e scudo lunato e montati a cavallo, in lotta con Grifi ed animali selvaggi. Tali appaiono su una numerosa serie di vasi di Kerč, fra cui citeremo il vaso a rilievo con dorature, dell'Ermitage, firmato da Xenophantos ateniese; su oggetti preziosi, come nella decorazione di tredici placche d'oro che ornavano un kàlathos rinvenuto in una ricchissima tomba a Taman sul Bosforo; su di una lastra d'oro che ricopriva il fodero di spada di un re della Scizia, ecc. Sempre nel IV e nel III sec. a. C., gli A. sono assunti fra i motivi decorativi di rilievi tarentini in pietra tenera (L. Bernabò Brea, in Riv. Ist. Arch. e Storia dell'Arte, 1952, p. 200) e di un gruppo di stele, basi, sedili di gusto arcaizzante. Il loro corpo termina in un cespo di acanto ed è affiancato da girali pure di acanto e da due fiere araldicamente disposte come in un acroterio del museo di Leningrado. Un delicatissimo rilievo con A. in lotta coi Grifi orna il seggio marmoreo del sacerdote di Dioniso Eleuthereo nel teatro di Dioniso di Atene: opera del I sec. a. C., ma, pare, fedele riproduzione di un originale del IV sec. Secondo una vicenda che toccò anche alle Amazzoni, cui furono sempre accostati, gli A. costituirono un motivo frequente su ciste funerarie etrusche (Roma: Coll. Barberini, Mus. Villa Giulia), su pietre incise e, specialmente, su una serie di fregi e sime romani in terracotta di gusto neo-attico (I sec. d. C.), ove ai motivi già noti si aggiunge quello degli A. che abbeverano i Grifi. Gli A. ricorrono insieme alle Amazzoni nella decorazione della corazza di una statua di Adriano a Roma, Villa Albani.
Monumenti considerati. - Vaso di Xenophantos: T. Reinach, Antiquités du Bosphore Cimm., Parigi 1892, pp. 97-101, tavv. xlv-xlvi; kàlathos del Bosforo: Compt.-rend. Comm. Impér. Petersburg, 1, 1865, pp. 1-3; E. H. Minns, Scythians and Greeks, Cambridge 1913, p. 56, fig. 315; fodero del re di Scizia: Compt.-rend. Comm. Impér. Petersburg, v, 1864, pp. 172-176; acroterio del museo di Leningrado: H. Möbius, in Ath. Mitt., li, 1926, pp. 117124; id., Die Ornamente der griech. Grabstelen, Berlino 1926, p. 72; Pickard-Cambridge, The Theatre of Dionysus in Athen, Oxford 1946, pp. 141-144; terrecotte: V. Rohden-Winnefeld, Die ant. Terrakotten, iv, I, Berlino 1911, pp. 128-130, tavv. xxii, xxxix; P. Walters, Cat. Terracottas Brit. Mus., Londra 1903, D 616-617; E. Brizio, in Not. Scavi, 1891, p. 114; Helbig, Führer, i3, 443 (223), al Museo Etr. Gregoriano: E. Loewy, Neuatt. Kunst, Lipsia 1922, n. 36; statua di Adriano a Roma, Villa Albani: Einz. Aufnahmen, 3526; Helbig, Führer, ii2, 762b.
Bibl.: Dict. Ant., I, cc. 423-424, s. v.; K. Wernicke, in Pauly-Wissowa, II, 1899, cc. 826-827, s. v.; W. Wrede, in Ath. Mitt., IL, 1924, pp. 212-215; K. Schefold, Untersuchungen zu den Kertschen Vasen, Berlino-Lipsia 1937, pp. 153-154; M. Gibellino Krasceninnikova, gli Sciti, Roma 1942. Per le stoffe dell'Altai: M. Th. Picard, in Studia antiqua per A. Salač, Praga 1955, p. 152, Tav. V.