ARISTAGORA ('Αρισταγόρας, Aristagŏras) di Mileto
Figlio di Molpagora, successe allo zio Istieo nella tirannide di Mileto nell'ultimo periodo del sec. VI, quando Dario volle condurre con sé Istieo alla corte di Susa. Intorno al 500 a. C., indusse prima Artaferne, satrapo di Sardi, e poscia lo stesso re, a profittare d'una rivolta democratica nell'isola di Nasso, da cui gli aristocratici si erano rifugiati a Mileto, per conquistare Nasso, che sarebbe stata la base per la conquista di tutte le Cicladi. Ma, per una prepotenza di Megabate, comandante persiano, contro il capo di una nave mindia, Aristagora si risentì, e liberò egli stesso il capitano da una punizione inflittagli. Megabate, irritato, avvisò i Nassî, che si disposero alla difesa, e l'impresa fallì. Allora Aristagora, incitato dal suocero Istieo, suscitò la ribellione nella Ionia, proclamando la libertà di Mileto; e dovunque furono cacciati i tiranni. Tentò di attrarre all'alleanza con gli Ionî anzitutto Sparta: e in questa occasione si narra che abbia presentato al re Cleomene una tavola geografica dell'Impero persiano. Respinto da Sparta, chiese aiuto ad Atene e l'ottenne, tant'è vero che gli Ateniesi, insieme con gli Eretriesi d'Eubea, mandarono un certo contingente di navi, e le loro truppe, sbarcate, insieme con gli Ionî si spinsero fino a Sardi, che incendiarono. Ritiratisi gli Ateniesi, e prendendo la rivoluzione una cattiva piega, A. abbandonò Mileto e fondò una colonia a Mircino in Tracia, e, nel tentativo di espugnare 'Εννεά ὁδοί, luogo presso cui più tardi sorse Anfipoli, cadde in battaglia contro i Traci.
Fonti: Erodoto, V, 30-38; Tucidide, IX, 102,2.
Bibl.: G. Busolt, Griech. Geschichte, 2ª ed., II, Gotha 1895, pp. 538, 542, 548; E. Meyer, Geschichte des Altertums, III, Stoccarda 1907, pp. 294, 305-309; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., II, i, Strasburgo 1914, pp. 7, 12; ii, Berlino 1916, p. 58.