ARISTEA
La lettera di Aristea al fratello Filoirate è un'opera scritta in lingua greca, nella quale si narra come il re Tolomeo II Filadelfo (309-246 a. C.), accettando la proposta del suo bibliotecario Demetrio Falereo, fece tradurre in greco il Pentateuco ebraico da 72 interpreti, appositamente fatti venire dalla Giudea (v. settanta). Aristea figura come uno dei due inviati dal re d'Egitto al sommo sacerdote Eleazaro, con l'incarico di procurarsi i traduttori. La narrazione, che contiene elementi leggendarî pur avendo, a quanto pare, una base storica, serve di sfondo per presentare ai Greci gli Ebrei, la loro legge e le loro istituzioni sotto una luce simpatica. La lettera contiene pure una descrizione di Gerusalemme, del suo tempio e del culto che in esso veniva praticato, e cita sagge risposte che i dotti ebrei avrebbero date a quesiti loro proposti. Essa si ritiene composta da un ebreo vivente in Egitto, secondo ogni verosimiglianza, nel sec. II o nei primi decennî del I a. C. Il suo autore è talvolta designato come Pseudoaristea.
Di un Aristea, scrittore ebreo dell'età ellenistica, autore di un libro sugli Ebrei, ci è conservato un frammento. Forse a questo Aristea fu dal suo autore attribuita la lettera di cui sopra.
Bibl.: Per la lettera di Aristea: ed. princ. del testo, Basilea 1561, a cura di S. Schardius: anteriore è la pubblicazione di versioni latine, la prima delle quali per opera di M. Palmieri, nella Bibbia latina, Roma 1471; ediz. critica con introduz. e indici, a cura di P. Wendland, che si servì delle schede compilate da L. Mendelssohn (Lipsia 1900); E. Schürer, Gesch. d. jüd. Volkes, 3ª ed., III, Lipsia 1901, pp. 466-473; P. Wendland, in Jew. Enc., II (1902), pp. 92-94; J. Gutmann, in Enc. Jud., III, col. 316 segg.
Per lo scrittore Aristea: E. Schürer, op. cit., III, 356-357. Per l'identità dei due Aristea: B. Motzo, Aristea, in Atti della R. Accad. d. Scienze di Torino, 1914-1915, pp. 202-225, 547-570.