ARISTEIDES (᾿Αριστείδης Aristīdes)
1°. - Pittore e bronzista (forse anche architetto) tebano, attivo al principio del IV sec. a. C., fondatore di una grande scuola di pittura che si sviluppò nel corso del IV sec. e contò, fra i suoi rappresentanti, Euphranor, Nikomachos e il celebre A. (v. Aristides, 2°) junior, nipote o pronipote del nostro Aristeides. Purtroppo i passi di Plinio connessi al nome Aristeides non fanno distinzione fra i due, cosicché è ben difficile distinguere con sicurezza quali notizie vadano riferite all'uno e quali all'altro maestro. Lasciando da parte le notizie che più sicuramente possono riferirsi ad A. il giovane, vissuto nell'età di Alessandro Magno e contemporaneo del pittore Apelle (Plin., Nat. hist., xxxv, 98, 99, 1oo), gli elementi che debbono riferirsi ad A. il vecchio sono i seguenti. Un A. viene ricordato due volte da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 50, 72) quale discepolo di Policleto e autore di bighe e quadrighe. Questo A. della fine del V sec. a. C., bronzista, è da identificare, molto probabilmente, con A. il vecchio, pittore; del resto anche Euphranor, discepolo di A. il v., era bronzista e pittore nello stesso tempo. Nella pittura, invece, A. il v. ebbe come maestro Euxeinidas (Plin., Nat. hist., xxxv, 75) contemporaneo di Zeusi, Parrasio e Timanthes e, quindi, della fine del V sec. Per concludere, A. senior, pittore e bronzista, allievo di Policleto e di Euxeinidas, fu attivo al principio del IV sec. a. C. A sua volta, A. il v. ebbe come discepoli nella pittura Eupliranor, Antenorides e i proprî figli Nikeros, Ariston e Nikomachos, quest'ultimo, secondo lo Pfuhl, piuttosto figlio di Ariston e nipote di Aristeides il v. (Plin., Nat. hist., xxxv, 1o8, 111). A sua volta Nikomachos fu padre e maestro di A. il giovane (Plin., Nat. hist., xxxv, 11o) che era quindi nipote (o pronipote?) di A. il v. Delle opere di A. il vecchio quale pittore, non abbiamo notizia, a meno che, e la cosa è probabile, esse non siano confuse fra quelle dell'A. junior. Potrebbero così appartenere al nostro A. le "Quadrighe in corsa" per analogia con le quadrighe modellate in bronzo di cui sopra (Plin., Nat. hist., xxxv, 99). Plinio riferisce inoltre che ad un A. era attribuita l'invenzione della pittura ad encausto (Nat. hist., xxxv, 122). Poiché le origini della tecnica ad encausto sono ben più remote dell'uno e dell'altro A., dobbiamo semplicemente pensare a qualche importante innovazione tecnica da attribuire, forse, ad A. il v. Un altro passo di incerta interpretazione è quello in cui Pausania (vi, 20, 14) afferma che un A. aveva perfezionato in Olimpia i carceres per le partenze delle gare ippiche, costruiti nella prima metà del V sec. da Kleoitas di Sicione. Si tratta ancora del nostro A. in veste di architetto? E difficile dirlo. In conclusione l'unica certezza è che A. il v. fu, al principio del IV sec. a. C., uno dei grandi caposcuola della pittura greca: la sua scuola, ricca di nomi famosi, si sviluppò lungo il IV sec. a fianco della non meno celebre scuola sicionia.
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