CALDERINI, Aristide
Nacque a Taranto il 18 ott. 1883 da Ampellio e da Ersilia Pollaroli, entrambi originari di Borgosesia. Nel 1889 la famiglia si trasferì a Milano ed ivi il C. risiedette praticamente per tutta la vita. Dopo aver frequentato il liceo Parini si iscrisse, nel 1902, alla facoltà di lettere dell'Accademia scientifico-letteraria. Si laureò nel 1906 in antichità greche e romane (allora insegnate da Attilio De Marchi) con un lavoro su La manomissione e la condizione dei liberti in Grecia (Milano 1908). Dopo la laurea insegnò al liceo dell'istituto Bognetti e al liceo Parini a Milano. Successivamente fu nominato bibliotecario dell'Accademia scientifico-letteraria. Conseguita intanto, nel 1911, la libera docenza in lingua e letteratura greca, nell'anno successivo gli fu affidato l'incarico dell'insegnamento di lingua e letteratura greca, quindi quello di grammatica greca e latina e infine di antichità greche e romane, in successione al De Marchi, che era morto nel 1915.
In margine all'attività fondamentale di docente nell'università il C., proprio in quegli anni, aveva intanto cominciato ad avviare studi di papirologia presso l'Accademia stessa. Inizierà così la pubblicazione dei volumi degli Studidella scuola papirologica (Milano, I, 1915; II, 1917; III, 1920; IV, 1924) ad opera di un gruppo di suoi allievi.
Istituita in Milano l'università cattolica del Sacro Cuore (1921), il C., che aveva collaborato all'elaborazione dello statuto della facoltà di lettere, nel 1925 vi fu chiamato a coprire la cattedra di antichità greche e romane e l'incarico di papirologia. Ebbe anche l'incarico, presso il magistero, di storia romana (1928-1943) e infine fa preside della facoltà di lettere dell'università cattolica dal 1924 al 1937. Ritiratosi in pensione per sopraggiunti limiti di età, continuava in una intensa attività pubblicistica che doveva interrompersi solo conlamorte, avvenuta in Milano, il 15 sett. 1968.
Alla già intensa vita accademica il C. accompagnò una presenza attiva in più di una istituzione culturale: fu fondatore e presidente della sezione lombarda dell'Istituto di studi romani, presidente dell'Istituto internazionale di studi liguri, dell'Associazione italiana per le biblioteche, dell'Istituto lombardo Accademia di scienze e lettere; presidente onorario dell'Associazione internazionale dei papirologi. Nel 1961 l'università cattolica di Lovanio 0 conferiva la laurea honoris causa.Alnome del C. è inoltre legata la fondazione di più di un periodico a carattere scientifico: nel 1920 viene fondata Aegyptus. Rivista italiana di egittologia e di papirologia pubblicata dalla scuola papirologica dell'università cattolica del Sacro Cuore, e della quale il C. resterà direttore fino alla sua morte. Nel 1927 è la volta di Aevum. Rassegna di scienze storiche, linguistiche e filologiche, organo della facoltà di lettere della stessa università; infine, nel 1939, nasce Epigraphica, rivista di papirologia e di epigrafia.
Altre attività videro impegnato inoltre il C. in campo archeologico: anzitutto la già citata fondazione della sezione lombarda dell'Istituto di studi romani, in nome della quale fece condurre scavi soprattutto allo scopo di stabilire la Forma Urbis Mediolani.Altri scavi promosse nell'ambito dell'attività dell'Istituto di studi liguri e della Società archeologica comense. Ma i suoi interessi di natura archeologica spiccano particolarmente nell'iniziativa per riportare alla luce i resti dell'antica città di Aquileia: per condurla a termine il C. non lesinò energie, anche per interessare l'opinione pubblica al problema. In questo quadro va annoverata la fondazione di un'altra rivista, Aquileia nostra (1930).
Per una valutazione dell'opera del C., si deve innanzitutto ricordare la sua capacità di organizzazione del lavoro. Valga per tutti come esempio il fatto che nel 1930 la Société royale de géographie de l'Egypte affidasse proprio a lui il compito di porre le basi per la compilazione di un dizionario geografico dei luoghi dell'Egitto greco-romano.
Il C. dovette sentire moltissimo l'influenza dell'insegnamento del De Marchi, tanto che ne diventò il continuatore non solo per il fatto puramente accademico di averne "ereditato" la cattedra, ma anche in senso più sostanziale, raccogliendone a volte, altre volte facendosene promotore, alcune iniziative di carattere fondamentalmente archeologico-antiquario, come le ricerche sulla Forma Urbis Mediolani e le pubblicazioni su singoli monumenti della Milano romana e medioevale. è tuttavia singolare come il suo nome resti legato ad un campo di studi apparentemente diverso da quello che costituiva il suo lavoro di routine accademica, cioè alla papirologia.
L'interesse del C. per lo studio dei papiri dell'Egitto greco e romano si può giustificare soltanto considerando quale concetto egli avesse dei compiti dello storico dell'antichità.
Studiare la storia antica per lui significò infatti soprattutto ritrovare, attraverso la documentazione, quel lato della vita di ogni giorno, quel buon senso che ognuno di noi, in qualunque tempo, applica alle proprie azioni. Tale tendenza del C. spicca fin dalla sua prima opera di un certo respiro (La manomissione), nella quale un intero capitolo fu da lui dedicato alla "psicologia del liberto". Se è qui evidente anche l'eredità del Culto privato di Roma antica (Milano 1896-1903) del suo maestro, tuttavia possiamo considerare tale lavoro come una sorta di programma scientifico del C., non solo, ma come il punto di partenza dei suoi interessi papirologici. Nella documentazione da lui schedata per la tesi compaiono anche documenti scritti su papiro. E il documento papiraceo è in effetti tipicamente espressione del vivere quotidiano; attraverso di esso si possono scoprire aspetti della vita di ogni giorno che altrimenti resterebbero del tutto ignorati.
Tale impostazione data agli studi papirologici fece sì, inoltre, che la scuola papirologica milanese, quale il C. ben presto riuscì a organizzare, si differenziasse nettamente da quella di Firenze, a base più propriamente filologica.
L'elemento unificatore della personalità del C. era costituito pertanto dalla semplicità, dalla ricerca dell'uomo di tutti i giorni dietro i grandi avvenimenti storici, in sostanza dalla mancanza di un reale impegno culturale, di una problematicità vera e propria, da un impedimento a comprendere i fatti storici come punto di incontro delle volontà individuali, nel quale la quantità si trasforma in qualità. Tale assenza di dialettica può in parte spiegare anche il successo delle sue iniziative nei, tempi culturalmente difficili del fascismo, che in alcune delle sue espressioni amava esaltare il valore dell'individuo e che per di più ricercava una rievocazione meno storicistica possibile del passato. Tipico in questo senso è il caso di Aquileia. L'abilità del C. fu nell'aver intuito in pieno il tono da darsi alla campagna pubblicitaria in favore di una riscoperta dell'antico centro romano: e Aquileia per la sua stessa posizione geografica acquistava valore di vero e proprio simbolo dell'"italianità" alle porte dell'Oriente e in collegamento evidente con le terre irredente, cose queste che il C. non mancò di sottolineare a più riprese (Una porta dell'Oriente Balcanico: Aquileia, in Le vie dell'Oriente, V[1928], n. 8, pp. 5-10; Saluto italico, in Aquileia nostra, II[1931] n. 2, p.1).
Paradossalmente, la capacità del C. di occuparsi di tanti e disparati settori dello studio dell'antichità fu in gran parte dovuta alle sue "lacune" culturali. Basterà, per rendersene conto, esaminare il contenuto di una delle sue opere di più vasto respiro, da lui stesa nella piena maturità, e nella quale la sintesi storica ci appare come paradigmatica del suo metodo di lavoro: I Severi. La crisi dell'Impero nel III secolo, Bologna 1949.
Tutto ciò naturalmente non toglie nulla a quelli che di lui furono i meriti: nel campo dell'archeologia l'avere concretamente avviato la realizzazione della Forma Urbis Mediolani, vecchia idea dell'architetto Moretti ripresa dal De Marchi; l'avere contribuito, mediante scavi e ricerche, a una migliore conoscenza della Milano romana (La basilica di S. Lorenzo Maggiore in collaborazione con C. Cecchelli e G. Chierici, Milano 1951; Nuove indagini sul teatro romano ed edifici adiacenti, in Ritrovamenti e scavi per la Forma Urbis Mediolani, I, ibid. 1951, pp. 3-8; Scavi alla ricerca della basilica dei SS. Naborre e Felice, in collab. con F. Reggiori, ibid., II, ibid. 1951, pp. 3-5; Le probabili terre romane annesse al palazzo imperiale in piazza Mentana, in collab. con C. Gerra, ibid., III, ibid. 1951, pp. 3-7); l'aver contribuito alla istituzione, nel 1939, a Milano, di una soprintendenza alle antichità per la Lombardia; l'avere dato incremento agli studi archeologici su Como rómana, oltre che alla già citata riscoperta di Aquileia. Per quanto riguarda la papirologia si deve al C. l'istituzione della cattedra della disciplina all'università cattolica, con tutta l'attrezzatura necessaria soprattutto per quanto riguarda i mezzi di lavoro e con il conseguente sorgere in Milano di un interesse anche egittologico che avrebbe dato i suoi frutti più tardi. Va ricordato a questo proposito che l'iniziativa del C. contribuì ad allineare anche Milano in tutta quella serie di rapporti e di presenze di archeologi e studiosi dell'antichità italiani in Egitto che caratterizzarono l'intervallo tra le due guerre e che avevano trovato un rappresentante tipico nel Breccia, la cui figura e la cui carriera furono, per più di un verso, e non certo a caso, assai simili a quella del Calderini. Nel campo più propriamente scientifico della papirologia sono da ricordarei numerosissimi contributi pubblicati fondamentalmente in Aegyptus.
Vanno ricordati infine una serie di importanti mezzi di lavoro, tuttora utilissimi in diversi settori degli studi sull'antichità: Manuale di papirologia antica greca e romana, Milano 1938 (2 ediz., 1944; 3 ediz., 1962); Le fonti per la storia greca e romana, I, ibid. 1947; Antichità private, in Guida allo studio della civiltà romana antica, diretta da V. Ussani, II, Roma 1954, pp. 9-63; Dizionario dei nomi geografici e topografia dell'Egitto greco-romano, I, 1, Il Cairo 1935; Dizionario geografico e topografico dell'Egitto greco-romano, I, 2, Madrid 1966.Utilissima la sua rubrica Bibliografia metodica degli studi di egittologia e di papirologia, pubbl. in Aegyptus.
Bibl.:A. C., Attilio de Marchi, in Rivista di filologia e di istruzione classica, XLIV (1916), pp. 319-322; G. B. Pighi, A. C., in Studi in onore di A. C. e R. Paribeni, I, Milano 1956, pp. XIX-XXIV; Bibliografia degli scritti di A. C., a cura di S. Calderini, ibid., pp.XXV-LVIII; A. C., Parole di commiato, in Aevum, XXXII(1958), pp. 213-221; O. Montevecchi, A. C., in Aegyptus, XLVII(1967), pp. 139-145; Bibliografia degli scritti di A. C., ibid., pp.146-183; B. Forlati Tarnaro, A. C., in Aquileia nostra, XXXIX (1968), coll. 1-10;Id., Bibl. degli scritti, in Oblatio, racc. di studi … in on. di A. C., Como 1971.