ARISTIDE di Mileto
Scrittore ellenistico, forse del sec. II a. C., autore di una raccolta di racconti intitolata appunto "favole Milesie" (Μιλησιακά, Μιλησιακοί λόγοι). Il solo frammento che ne possediamo è insignificante: più numerosi e un po' più fecondi i frammenti della versione, o forse rielaborazione, che ne fece in latino nella prima metà del sec. I a. C. il consolare e annalista L. Cornelio Sisenna. Ancora parecchio di più si ricava dalle numerose testimonianze sull'opera (purtroppo per lo più d'interpretazione difficile e controversa), che provano, del resto, quanto popolare essa fosse nel periodo imperiale.
Possiamo figurarci l'opera di A. come un'ampia raccolta di racconti di contenuto estremamente vario: aneddoti e novelle, miti e narrazioni di miracoli. Caratteristico, più del contenuto, era il tono che imitava le allegre conversazioni di gente, a cui, stanca delle fatiche del giorno, piaceva passare il tempo senza affaticarsi, narrando o facendosi narrare da un fabulator storielle d'ogni genere: tono, dunque, grassoccio e certo spesso osceno, stile appunto di conversazione.
Sembra probabile da una testimonianza che Aristide introducesse nel libro in qualche modo sé stesso, come uditore o narratore delle novelle. Che Apuleio imiti Sisenna, e attraverso Sisenna A., è certissimo, ma incerto sino a che punto possiamo da Apuleio farci un'idea di A.; se, p. es., la storia dell'asino comparisse già in questo o almeno in Sisenna.
I frammenti di Sisenna sono raccolti nell'edizione di Petronio di Bücheler-Heräus, 261. L'unico frammento di Aristide appartiene al VI libro, quelli di Sisenna (tutti in Carisio) al XIII.
Testimonianze principali: Ovidio, Trist., II, 413, 443 (il primo luogo pare veramente garantire che Aristide figurasse nelle sue novelle); Luciano, Amores, I; Apuleio, Metam., I. Che anche Augusto faceva uso di fabulatores in periodi d'insonnia, narra Svetonio, Aug., 78.
Quanto all'oscenità delle Milesiae, è noto l'aneddoto degli esemplari di Aristide, trovati, dopo la rotta di Crasso, nel bagaglio degli ufficiali romani che combattevano contro i Parti.
Bibl.: Meglio delle trattazioni di W. Schmid, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 886 (insufficiente) e di Christ-Schmid, Griech. Liter., II, 261, orientano sulle questioni pochi periodi di K. Münscher, in Bursians Jahresbericht, CLXX (1915), p. 207. Fini congetture sui rapporti tra A., Sisenna e Apuleio in R. Reitzenstein, Das Märchen von Amor u. Psyche, Berlino 1912, p. 49 segg.