RINALDINI, Aristide
RINALDINI, Aristide. – Nacque il 4 febbraio 1844 dal medico Giacomo e dalla contessa Maria Stelluti Scala a Montefalco, nelle vicinanze di Foligno, nella diocesi di Spoleto.
La nobile famiglia materna era tradizionalmente collegata al patriziato umbro, come confermò il successivo matrimonio a Foligno di una contessa Stelluti Scala con il nipote di monsignor Camillo Amici, commissario pontificio delle Marche. Grazie a questa rete parentale, in cui i genitori di Aristide avevano un ruolo di secondo piano, il ragazzo poté lasciare il borgo natio, che conseguì il titolo di città dopo l’elezione di papa Mastai Ferretti, arcivescovo di Spoleto tra il 1827 e il 1832. Giunto a Roma nel 1859, si iscrisse al corso di filosofia nel seminario vaticano, diretto dal canonico Guglielmo Audisio, per poi entrare nel 1861 nell’Almo Collegio Capranicense, sotto il rettore Francesco Vinciguerra. Compiuti gli studi con il dottorato in filosofia e la licenza in teologia presso l’Università Gregoriana, fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1868. Nel suo percorso formativo, intanto, Rinaldini aveva maturato contatti e determinazione per avviarsi alla carriera diplomatica vaticana senza accedere all’Accademia dei Nobili Ecclesiastici.
Così, «nel giugno dello stesso anno veniva inviato a Lisbona in qualità di segretario presso quella nunziatura apostolica, ove poté dar prova delle sue eminenti qualità, della sua intelligenza della sua spiccata attitudine alla diplomazia» (Card. Aristide Rinaldini, 1920). Già all’inizio del 1868 il Vaticano preparava l’avvicendamento del nunzio in Portogallo e, ricevute le istruzioni il 19 giugno, Luigi Oreglia di Santo Stefano partì da Roma per Lisbona, confidando di ottenere come uditore Vincenzo Vannutelli, uomo di sua fiducia a Bruxelles e già giovane professore di Rinaldini, che sperava di ritrovarlo in terra lusitana. La S. Sede a dicembre mandò come uditore a Lisbona Luigi Matera, lasciando Vannutelli in Belgio con il nuovo nunzio Giacomo Cattani. Rinaldini si trovò così a svolgere un lavoro oscuro in una nunziatura con gravi problemi: conflitti con il governo per i beni della Chiesa e per la nomina dei vescovi in un contesto di forte regalismo; relazioni complesse con un episcopato apparso timido e poco attivo; difficili negoziati sullo stato della gerarchia ecclesiastica nei possedimenti portoghesi in Goa e a Macao. Con la convocazione del Concilio Vaticano I e gli eventi del 20 settembre 1870 la situazione non migliorò. Quando nel 1872 il nunzio si allontanò da Lisbona, Rinaldini ottenne di essere trasferito a Bruxelles, raggiungendo Vannutelli. Richiamato quest’ultimo a Roma nel 1875 come prosostituto alla segreteria di Stato vaticana, il fratello Serafino Vannutelli divenne nunzio presso il re del Belgio: nel passaggio trovò giovamento anche Rinaldini, nominato nel 1877 uditore di nunziatura.
Le relazioni tra Stato e Chiesa nel Belgio degli ultimi anni di Pio IX erano ben diverse da quelle portoghesi: il nunzio doveva mantenere buoni rapporti con la corte e con un ministero conservatore solidale con la S. Sede (sudditi pontifici ebbero borse di studio per studiare a Lovanio dopo il 1870), vigilando sulla questione politica dell’istruzione religiosa nelle scuole e sul dibattito pubblico sui cimiteri. La rappresentanza pontificia a Bruxelles, dunque, aveva due obiettivi principali: tenere uniti al papa l’episcopato belga e il movimento cattolico, nel quale stava crescendo il malcontento della fazione ultramontana verso una costituzione mai condannata apertamente dalla S. Sede; contrastare l’influenza del liberalismo con dovuta prudenza, evitando di provocare campagne anticlericali nell’opinione pubblica, soprattutto al fine di mantenere la legazione belga presso il pontefice.
Con l’elezione di Gioacchino Pecci al soglio pontificio e la crescente influenza dei prelati ‘perugini’ in Curia, la posizione di Rinaldini sembrò rafforzarsi nella segreteria di Stato vaticana. Nello stesso tempo affioravano maggiori discordie nell’episcopato belga e le divisioni sorte nel 1878 tra l’elettorato cattolico consentivano a Walthère Frère-Orban di formare un ministero liberale in Belgio. Si aprì allora uno scambio di vedute con la S. Sede, impegnata per due anni a evitare il ritiro della legazione belga. All’inizio del 1880 per lunghi tratti «incaricato interino per gli Affari della Santa Sede», Rinaldini vide fallire l’estremo negoziato del nunzio con il capo del governo: il 28 giugno il Belgio ruppe le relazioni diplomatiche con la S. Sede. Partito Serafino Vannutelli, tuttavia, Rinaldini restò a Bruxelles per vigilare sull’archivio, gestire il palazzo della nunziatura e, soprattutto, diventare intermediario ufficioso tra i vescovi e la S. Sede. In effetti, come agente privato del Vaticano svolse un’opera accorta che gli consentì, ricomposta la forza elettorale del ‘partito cattolico’, di negoziare nell’ottobre del 1884 con il governo conservatore di Auguste Beernaert la ricostituzione della rappresentanza belga presso la corte pontificia. Nel dicembre successivo un diplomatico belga giunse dal papa, mentre Rinaldini fu nominato incaricato d’affari ad interim, decidendo la S. Sede di ritardare l’invio di un nunzio per evitare possibili reazioni anticlericali. Infine, nel marzo del 1885 fu scelto per la sede di Bruxelles Domenico Ferrata e Rinaldini restò al suo posto come uditore: la sua presenza in nunziatura, dopo avervi trascorso un così lungo e intenso periodo, presto doveva rivelarsi di qualche imbarazzo.
Con la nomina cardinalizia di Serafino Vannutelli e l’affidamento della segreteria di Stato vaticana a Mariano Rampolla del Tindaro, allievo al collegio capranicense negli stessi anni di Rinaldini, la carriera di quest’ultimo assunse nuove prospettive: il 26 agosto 1887 giunse finalmente l’incarico di internunzio apostolico nei Paesi Bassi cui da tempo aspirava (se ne parlava già nell’estate 1884), una sorta di trampolino di lancio nella diplomazia vaticana. Lo stesso Rinaldini, vigilando sul risveglio dei cattolici olandesi e sulle loro divisioni politiche, provvide a segnalarsi avviando nel gennaio del 1891 le relazioni diplomatiche della S. Sede con il Granducato di Lussemburgo; fu così il primo internunzio accreditato in entrambi i Paesi. Il 30 maggio 1893, ormai quasi cinquantenne, venne chiamato in Vaticano per occupare il posto di Mario Mocenni come sostituto della segreteria di Stato e segretario della Cifra. La sua solida posizione in Curia e l’esperienza maturata sul campo gli consentivano ora l’ingresso nell’élite diplomatica vaticana: nominato il 19 agosto 1896 nunzio apostolico presso il re del Belgio e preconizzato arcivescovo di Eraclea in Europa (titolo che prima di lui avevano avuto prestigiosi ecclesiastici come Raffaele Monaco La Valletta nel 1874, Mariano Rampolla del Tindaro nel 1882 e Giuseppe Francica Nava di Bondifé nel 1889), il 30 agosto nella chiesa di S. Agostino ricevette la consacrazione episcopale dallo stesso segretario di Stato; concelebrava il cugino Carlo Veneri, vescovo di Amelia, alla presenza di una deputazione di Foligno e, tra gli officiali vaticani, di Giacomo Della Chiesa e di Felice Cavagnis, segretario della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari. L’incarico a Bruxelles, dal sapore di una rivincita, aveva tra i suoi compiti quello di tenere uniti i cattolici, dilaniati dal contrasto che opponeva il cattolicesimo sociale dei democratici cristiani di padre Adolf Daens al conservatorismo dell’anziano leader della destra Charles Woeste, ormai inviso ai vescovi, ma appoggiato dalla corte. Rinaldini lavorò, dunque, a disinnescare un potenziale conflitto tra il monarca e la S. Sede e per sostenere, come avvenne nel settembre del 1899, la convivenza di tutte le correnti in un unico ‘partito cattolico’. Egli ebbe allora da Leone XIII un particolare «attestato di benevola considerazione», come scrisse Rampolla il 7 novembre seguente nel promuoverlo nunzio apostolico in Spagna, sede che tradizionalmente conduceva alla berretta cardinalizia. Anche a Madrid si trattava di ricomporre le divisioni tra cattolici nel campo politico-religioso esplose apertamente persino all’interno dell’episcopato. Nella Spagna della Restauración il protrarsi di una confusione nei fedeli tra dottrina cattolica e interessi politici e dinastici contribuiva a suscitare agitazioni anticlericali e tensioni con governi che richiedevano la revisione del Concordato con la S. Sede.
Dopo il conclave che elesse papa Sarto e portò alla segreteria di Stato Rafael Merry del Val y Zulueta, solo il 15 aprile 1907 Rinaldini poteva ricevere la nomina cardinalizia, con il titolo di S. Pancrazio, ricompensa della lunga carriera diplomatica. A Roma prese parte alla congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari e alla Reverenda Fabbrica di S. Pietro; camerlengo del Sacro Collegio dal 12 dicembre 1912 al 25 maggio 1914, lasciò l’incarico poco prima del conclave che elesse Benedetto XV. Come Rampolla e Serafino Vannutelli prima di lui, dal 1915 Rinaldini fu cardinale protettore dell’Almo Collegio Capranica, il cui rettore Alfonso Carinci gli fu particolarmente vicino nella sopraggiunta malattia; assistito dalla sorella Cesira e dal nipote Lorenzo Cardelli, morì l’11 febbraio 1920. Fu il suo antico professore Vincenzo Vannutelli, allora decano del Sacro Collegio, a impartire la benedizione alla salma durante il funerale.
Fonti e Bibl.: La sua attività diplomatica per la S. Sede è documentata in molteplici fondi dell’Archivio segreto Vaticano; in particolare, oltre ai documenti della Segreteria dei Brevi, registri 5975 e 6016, si possono consultare le rubriche della Segreteria di Stato e le serie delle Nunziature a Lisbona, Bruxelles e Madrid; utili anche le Carte Soderini Clementi e il volume dattiloscritto E. Soderini, La politica di Leone XIII, vol. IV, Belgio e Olanda, conservato in Instrumenta miscellanea 8577. Ampia documentazione si può trovare nelle posizioni relative al Portogallo, Belgio e Spagna, per i periodi di Pio IX e di Leone XIII, presso l’Archivio della segreteria di Stato, Sezione Rapporti con gli Stati.
Un breve profilo biografico del diplomatico vaticano nel necrologio Card. Aristide Rinaldini, in L’Osservatore romano, 12 febbraio 1920; oltre che negli annuari pontifici, notizie in G. De Marchi, Le Nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957; Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, volumen VIII, 1846-1903, Patavii 1979, e volumen IX, 1903-1922, Patavii 2002; ora on-line R., A., in The Cardinals of the Holy Roman Church, Biographical Dictionary, http://www2. fiu.edu/~mirandas/bios1907.htm (18 ott. 2016). In assenza di una bibliografia dedicata a Rinaldini, per il periodo portoghese cfr. Bibliografia para a História da Igreja em Portugal (1961-2000), a cura di C.A. Moreira Azevedo, Lisbona 2013; per il Belgio, oltre a Instructions aux nonces de Bruxelles (1835-1889), a cura di A. Simon, Roma 1961, cfr. L. Wils, La Belgique au 19ème siècle: situation religieuse, politique et sociale, e P. Gérin, Catholicisme sociale et democratie chretienne (1884-1904), in Histoire du mouvements ouvrier chrétien en Belgique, I, a cura di E. Gerard - P. Wynants, Leuven 1994, pp. 19-57 e pp. 59-114, A. Ciampani, Cattolicesimo e governo in Belgio tra Otto e Novecento: tra Malines e Roma, in Memoria e ricerca, XI (2003), 12, pp. 55-74; per il periodo nei Paesi Bassi cfr. G. Martina, Contributo alla storia delle relazioni fra Santa Sede e Paesi Bassi alla metà dell’Ottocento, in Archivum Historiae Pontificiae, XXIII (1985), pp. 167-215; per la permanenza in Spagna: Istruzioni per M. Aristide Rinaldini Arcivescovo titolare di Eraclea Nunzio Apostolico di Spagna, in F. Díaz de Cerio Ruiz - M.F. Núñez y Muñoz, Instrucciones secretas a los Nuncios de España en el siglo XIX (1847 -1907), Roma 1989; V. Cárcel Ortí, Historia de la Iglesia en la España contemporánea. Siglos XIX y XX, Madrid 2002; A. Martinez Esteban, Catolicos y Liberales. La Iglesia en el cambio de siglo (1885-1914), in Rivista espanola de Teologia, LXVI (2006), 2, pp. 225-298.