aristocrazia
Nella Grecia antica, a. è il governo dei «migliori» per eccellenza di nascita e per privilegio di ricchezza. In tale accezione si contrappone a democrazia, intesa come governo del popolo (➔ ). Nel linguaggio storico corrente a. indica invece la porzione di popolazione che occupa il vertice superiore della scala sociale, un gruppo identificabile in tutte le società, più aperto e meno definito dal punto di vista giuridico rispetto a quello sottinteso dal termine . Il modo in cui questo gruppo si sia formato è un problema classico, suscettibile di varie impostazioni e di soluzioni diverse. Di volta in volta, a seconda degli ambiti spaziali e temporali diversi, si è cercato di capire quanto l’a. sia nata da un processo di differenziazione economica, se affondi le proprie radici in un’originaria differenza etnica trasmessa con il sangue nel corso delle generazioni, oppure se costituisca il risultato di una selezione politica. Altre analisi hanno indagato chi ne facesse parte, quale fosse l’elemento che maggiormente distingueva gli aristocratici da quanti non lo erano: il maggiore livello di ricchezza o di prestigio, l’accesso alle istituzioni più importanti, o la capacità di mobilitare clientele e imporre il comando. Tali domande sono presupposte quando si indaga la continuità o discontinuità dell’a. in un dato contesto, cioè l’efficacia con cui i gruppi aristocratici sono riusciti a tramandare ai propri successori le caratteristiche che li rendevano tali. Dall’antichità la ricchezza fondiaria costituisce una delle caratteristiche fondamentali dell’aristocrazia. Nel Medioevo occidentale, secondo l’interpretazione di Marc Bloch, l’a. è una condizione di fatto, che si fonda sull’esercizio delle armi e su privilegi familiari trasmissibili per eredità, ma resta sostanzialmente aperta. A Bisanzio al contrario, dopo la fine dell’a. senatoria, appare determinante il ruolo dello Stato nella selezione di un vertice che non accoglie indistintamente tutti coloro che sono dotati di vasti beni fondiari. Nel mondo islamico medievale sembra particolarmente debole la presenza di sistemi di trasmissione ereditaria del titolo, e si manifesta dunque un dinamismo sociale particolarmente sviluppato che vede la precoce presenza di un’a. commerciale. Successivamente, la formazione dei grandi Stati dinastici e la politica accentratrice dei sovrani tendono a limitare sempre più, attraverso la formazione di una burocrazia statale, non più legata da vincoli di fedeltà personale, i privilegi politici dell’aristocrazia. La Rivoluzione industriale e il prevalere di una a. fondata sulla ricchezza finanziaria e sul successo sociale più che sul titolo o sulla tradizione hanno via via eroso il ruolo dell’a. che ha tuttavia spesso dimostrato capacità di adattamento. Nel Novecento, il prevalere della forma repubblicana su quella monarchica e l’affermarsi della democrazia hanno condotto all’abolizione quasi generalizzata non solo dei privilegi, ma degli stessi titoli nobiliari.