Aristofane
Nato ad Atene intorno al 445 a.C., morto verso il 385, è il massimo esponente della commedia attica ‘antica’, il solo di cui siano sopravvissute commedie intere, undici in tutto (fra cui le Nuvole, gli Uccelli, Lisistrata, le Rane, il Pluto), oltre ai frammenti di altre trenta.
La fortuna umanistica di A. inizia nei primi anni del Quattrocento con l’arrivo in Occidente di codici greci delle commedie. Nel 1408 Guarino Veronese, di ritorno da un viaggio in Grecia, portava con sé l’attuale Palat. gr. 116, contenente il Pluto, le Nuvole e le Rane. Nel 1423 anche Giovanni Aurispa era in possesso di un codice greco di A., come si apprende da una lettera dello stesso ad Ambrogio Traversari. Alla circolazione di questi manoscritti si deve uno dei più interessanti tentativi di traduzione del poeta ateniese: al 1439-40 risale infatti la versione latina dei primi 269 versi del Pluto, opera di Leonardo Bruni. Questa era stata preceduta da un esperimento analogo di Rinuccio da Castiglione, anch’egli autore di una versione parziale della stessa commedia, che diffuse con il titolo di Penia Fabula. La scuola umanistica utilizzò come testo per l’apprendimento del greco proprio il Pluto che, insieme alle Nuvole e alle Rane, era stato privilegiato dalla tradizione bizantina, incline a favorire le commedie meno legate alle vicende politiche ateniesi. Nel 1498 Aldo Manuzio diede alle stampe per la prima volta nove commedie di A. curate da Marco Musuro, mentre nel 1515 una nuova edizione vedeva la luce a Firenze ad opera di Filippo Giunta.
Di una commedia scritta da M. a imitazione delle «Nebule e altre commedie di Aristofane», intitolata Le maschere, dà notizia Giuliano de’ Ricci (→), nel suo Apografo (BNCF, Palatino E.B.14.1, c. 160v): Ricci dichiara di aver rinunciato a copiare il testo per la difficoltà di decifrare l’autografo «non perfetto e mal concio», ma anche perché sotto nomi fittizi erano messi in scena personaggi viventi all’epoca di composizione dell’opera, ovvero il 1504. La commedia sarebbe stata composta «ad instanzia di M. Marcello Virgilio», il quale secondo gli Elogia di Paolo Giovio avrebbe introdotto M. allo studio del greco: non ci sono prove, tuttavia, che il Segretario fiorentino conoscesse realmente quella lingua.
Bibliografia: L. Bruni, Versione del Pluto di Aristofane, a cura di M. ed E. Cecchini, Firenze 1965; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, Firenze 1967, pp. 45-47; E. Raimondi, Machiavelli, Giovio e Aristofane, in Id. Politica e commedia, Bologna 1972, pp. 235-52; Die fabula Penia des Rinucius Aretinus, hrsg. W. Ludwig, München 1975; N. G. Wilson, From Byzantium to Italy. Greek studies in Italian Renaissance, London 1992, pp. 23, 25-29; A. Brenta, In principio lectionis Aristophanis praeludia. La prolusione al corso su Aristofane, a cura di M.A. Pincelli, Roma 1993; F. Bausi, Machiavelli e la commedia fiorentina del primo Cinquecento, in Il teatro di Machiavelli, Atti del Convegno, Gargnano del Garda 30 sett.-2 ott. 2004, a cura di G. Barbarisi, A.M. Cabrini, Milano 2005, pp. 5-7. Per le notizie sulle Maschere si veda C. Vivanti, in N. Machiavelli, Opere, 3° vol., Torino 2005, pp. 789-90, e si veda anche l’esperimento di scrittura drammaturgica di L. Radif, Le Maschere di Machiavelli, Imperia 2010.