ARIULFO
. Secondo duca longobardo di Spoleto, succedette a Faroaldo, ed è ricordato la prima volta, a capo del ducato e in lotta aperta contro i Bizantini e il papa, il 27 settembre 591. Favorito dalla posizione dei suoi dominî, che s'inserivano a mezzo tra i territorî bizantini del NE. (Ravenna e Pentapoli) e quelli del SO. (Lazio e Campania) della penisola, contribuì assai all'espansione della potenza longobarda in Italia, impadronendosi di città e terre nell'Umbria e nelle Marche. Degna soprattutto di menzione (e d'altra parte unica conosciuta con certa precisione) è la spedizione ch'egli mosse contro Roma, sulla fine di giugno o sui primi di luglio del 592: dopo aver occupato Orte, Sutri, Bomarzo, Todi, Amelia, Perugia e Luccoli, riuscì a giungere fin sotto la città e a costringere alla pace papa Gregorio Magno. Pagano ancora, a detta di Paolo Diacono, A. appare dalle lettere di Gregorio Magno come un capo energico e violento, pericoloso vicino del papa stesso. Egli morì nel 600 o nel 601; e gli successe il figlio del primo duca Faroaldo, Teudelapio.
Fonti: Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in M0n. Germ. Hist., Scriptores Rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannover 1878, IV, 16, Gregorii I Papae Registrum Epistohìrmi, ed. Ewald-Hartmann, in Mon. Germ. Hist., I, Berlino 1891, pp. 105-106, 128-130, 144-146, 317, II, Berlino 1899, p. 71.
Bibl.: A. Jenny, Gesch. d. langobard. Herzothums Spoleto, Basilea 1890, p. 18 segg.; A. Crivellucci, Chiesa e Impero ai tempi di Pelagio II e di Gregorio II nella politica verso i Longobardi, in Studi storici, I (1892), p. 221 segg. Cfr. anche L. M. Hartmann, Gesch. Italiens im Mittelalter, II, i, Lipsia 1900, p. 101 segg.; G. Romano, Le domin. barbariche in Italia, Milano s. a. [1910], pp. 259-60.