ARKESILAOS (᾿Αρκεσίλαος Arcesilāus)
2°. - Scultore greco, dalle fonti indicato come il più importante tra i suoi omonimi e ritenuto il migliore della sua epoca. Originario dell'Italia meridionale, forse più precisamente di Taranto, svolse la sua attività artistica verso la metà del I sec. a. C.; morì, a quanto sembra, nel 42 a. C.
Alla prima fase di tale attività possiamo attribuire l'esecuzione di proplàsmata, modelli per rilievi, specialmente di vasi, da tradurre poi in marmo secondo un metodo, la cui introduzione viene attribuita allo scultore Pasiteles ed allo stesso Arkesilaos. Per il modello di un cratere commessogli dal cavaliere romano Ottavio ricevette un talento. Di lui Varrone, a detta di Plinio (Nat. hist., xxxvi, 41) possedeva un gruppo marmoreo raffigurante una leonessa legata, intorno alla quale folleggiava un gruppo di eroti, tutte figure intagliate nella stessa pietra. Soggetto, probabilmente, di origine pittorica.
Alla stessa fase di attività si pensa appartengano i Centauri nymphas gerentes (Plin., Nat. hist., xxxvi, 33) che facevano parte della collezione artistica di Asinio Pollione. Con questa notizia si connesse l'attribuzione ad A. del gruppo di Centauro che rapisce una Nereide (Musei Vaticani) in cui si nota il contrasto di sentimenti fra la figura della Nereide e quella del Centauro.
Di recente si è propensi ad attribuirgli anche i rilievi della base detta di Domizio Enobarbo, (musei del Louvre e di Monaco di Baviera) per una innegabile affinità stilistica e formale con le opere precedenti.
Con l'acmé dell'attività artistica di A. coincide la creazione della statua di Venere, Aeneadum Genetrix, commessagli da Cesare per il tempio dedicato nel Forum Iulii alla dea, ed esposta non ancora finita.
Scolpì per Lucullo il Giovane al prezzo di 60 sesterzi una statua della Felicità, opera che lasciò incompiuta alla sua morte.
Bibl.: C. Robert, in Pauly-Wissowa, II, 1896, c. 1168, n. 21; L. v. Urlichs, Arkesilaos, XIX Wagnersches Programm, Würzburg 1887; W. Amelung, in Thieme-Becker, II, Lipsia 1908, p. 109 ss.; W. Klein, Vom antiken Rococò, 1921, p. 67 ss.; R. Carpenter, Observations on Familiary Statuary in Rome, in Mem. Amer. Acad. in Rome, XVIII, 1941, pp. 75, 93; R. Bianchi Bandinelli, Storicità dell'Arte Classica, Firenze 1950, pp. 105, 114, 277; M. Borda, A., in Bull. Com., LXXIII, 1949-50, pp. 189-204; G. Becatti, in Studi in onore di A. Calderini e R. Paribeni, Milano 1956, III, pp. 199-210.