ARMATURA
. È l'insieme delle armi difensive, adoperate nel Medioevo e nel Rinascimento per proteggere il corpo del combattente, specialmente del cavaliere; consisteva dell'elmo, della corazza, degli schinieri, dei cosciali, delle manopole, dello scudo (v. armi).
Architettura.
Si dice armatura una struttura provvisoria, generalmente di legname, posta a sostegno di strutture murarie in corso di costruzione; e in questo senso ha, ad es., grande applicazione nelle costruzioni di gallerie, o simili, in cui occorre frenare l'azione di spinta del terreno circostante, fino a quando la muratura anulare non sia ancora chiusa (v. galleria); e anche nella costruzione, più comune e generale, degli archi o delle vòlte, i cui elementi si affidano ad essa nel periodo della loro formazione sinché non abbiano sufficiente capacità di resistenza. L'armatura è formata dalla centina e dal manto; la prima costituisce la struttura di sostegno, mentre il secondo forma una superficie continua che deve dare la sagoma precisa alla superficie d'intradosso dell'arco o della costruenda vòlta.
Quando la superficie della vòlta è rigata, come nella vòlta a botte o nelle vòlte derivate, il manto con i suoi listelli o le sue tavole segue fedelmente l'andamento delle generatrici della superficie d'intradosso; negli altri casi si adatta alla meglio alla forma da ottenersi. Per rendere perfettamente continua la superficie del manto si usa generalmente la sabbia, o il fango, che rende anche agevole il distacco al momento del disarmo; in alcuni casi poi il manto sorregge forme speciali di gesso e di legno che servono a ottenere le sporgenze e le rientranze (nervature e lacunari) quando si hanno da costruire le vòlte a cassettoni.
Per archi di non grande spessore e di piccola luce non occorre manto e basta una sola centina. Per le piattabande basta un tavolone sorretto da un trave, entrambi orizzontali, il secondo sostenuto da puntello. Per archi scemi di piccola luce la centina è costituita da una sola tavola, ma il più delle volte bisogna formare la centina unendo insieme più tavole e dare un doppio spessore. Gli operai spesso sostituiscono la centina con un insieme di travi e di mattoni murati con malta di fango, ottenendo una struttura facile a disarmare.
Nelle vòlte le centine possono essere di travi o di tavoloni; le prime si adottano per vòlte di grande luce e si pongono a distanza di m. 1,20-2. Generalmente le centine sono formate da parti che prendono il nome di puntoni, contropuntoni, catena, controcatena, monaco e ometto. L'innesto fra puntone e catena si fa a dente cuneiforme, con semplice maschio nascosto, e così quello dei puntoni con l'ometto. Gli appoggi che si dànno alle centine sono spesso mensole di mattoni che si lasciano nella costruzione dei muri, e si può ravvisare in quest'uso l'origine delle cornici d'imposta degli archi e delle vòlte; in altri casi sono dei ritti contrastati da una tavola di zoccolo.
Mentre è facile la disposizione delle centine nella vòlta a botte, negli altri tipi di vòlta la costruzione e la disposizione si complicano. La costruzione della vòlta a crociera non presenta ancora difficoltà se questa ha unghie cilindriche, se cioè risulta, sul tipo delle vòlte romane, dall'intersezione di due vòlte a botte: si costruisce l'armatura relativa a ciascuna delle due vòlte componenti, addossandola al corrispondente muro di parete e le quattro centine si riuniscono con una centina diagonale e due altre mezze centine secondo l'altra diagonale. Il manto sulle unghie segue le linee generatrici delle superficie cilindriche.
Lo stesso dicasi se la crociera s'imposta su pianta poligonale: si porranno tante centine quante sono le linee d'imposta e altrettante mezze centine diagonali.
Quando si tratta di vòlte da ponte, il problema della costruzione della centina assume maggiore importanza. Fino ad aperture di 4 oppure 5 metri la centina è perfettamente analoga a quella descritta e si compone di due puntoni, del monaco, della catena, delle forme. Per luci maggiori, 10÷12 metri, si adottano invece strutture più complesse e per luci fino a 15 m. s'irrobustisce la catena.
Per archi ribassati si adottano tipi di centina a sagoma poligonale e talora anche secondo un tipo detto di Perronet. Le centine descritte sono dette a sbalzo perché sono sostenute da soli ritti all'estremità, ma, quando si voglia evitare la flessibilità si adottano centine con sostegni intermedî, poggianti sul terreno. Queste centine, oltre ad avere tutti gli elementi delle céntine a sbalzo, hanno i cosiddetti contraffissi o razze per trasmettere agli appoggi intermedî le pressioni del manto.
Quando la centina acquista notevole importanza costruttiva, i calcoli di resistenza sono necessarî, da un lato per impedire sproporzioni e spreco di materiale, dall'altro per evitare sinistri.
Per le arcate che vanno fino a 15 metri e per le quali si adotta un unico anello, il carico che si assegna alla centina corrisponde al peso totale della vòlta. Nelle arcate di portata maggiore si suole suddividere lo spessore in più anelli sovrapposti; e allora, appena posta la chiave nel primo, sarà esso che dovrà sorreggere gli altri anelli, mentre sarà sorretto a sua volta dalla centina. Nella determinazione del carico che i conci trasmettono alla centina, entrano in giuoco l'attrito del materiale con la malta e quello dello stesso con la centina. Il Sejourné in numerose applicazioni fatte a grandi vòlte ha stabilito che la pressione normale in un punto M del manto, per unità di lunghezza della centina, è data da
dove γ è il peso unitario della muratura, c lo spessore del primo anello nel punto considerato, R il raggio di curvatura dell'intradosso nello stesso punto, α l'angolo della normale ivi con la verticale.
Per maggiori particolari v. cèntina; si avverta però intanto che nelle armature molte membrature sono soggette al carico di punta e occorre verificarle tutte, ad evitare che la centina s'infletta e divenga instabile.
Il disarmo, anche quando l'opera dà già sufficiente garanzia di resistenza, non può essere che graduale. Allo scopo vanno posti, all'atto della costruzione della centina, e precisamente sotto i ritti, i cosiddetti apparecchi di disarmo, formati da semplici cunei posti a contrasto, da sacchi riempiti di sabbia, o infine, nelle grandi vòlte, da piccoli argani a vite; tali apparecchi consentono un abbassamento graduale e uniforme dell'armatura.
Bibl.: A. Auric, Ponts en maçonnerie, Parigi 1911; G. A. Breymann, Trattato generale di costruzioni civili, I, Milano s. a.; C. Gay, Ponts en maçonnerie, Parigi 1924; C. Gelati, Nozioni pratiche ed artistiche di architettura, Torino 1899; G. Giovannoni, Elementi di fabbriche, Roma, 1926; C. Guidi, Lezioni di scienza delle costruzioni, II e IV, Torino 1924; A. F. Jorini, Teoria e pratica della costruzione dei ponti, Milano 1921; C. Levi, Trattato teorico pratico di costruzioni, II, Milano, 1929; G. Misuraca, La Tecnica del fabbricare, II, Milano, s. a.
Tessitura.
L'armatura (fr. armure; sp. ligamento; ted. Bindung; ingl. weave) è il modo col quale s'intrecciano i fili di un tessuto. I fili nel senso della lunghezza si chiamano catena o ordito, quelli nel senso della larghezza (altezza del tessuto) trama o tessimento: comunemente però con la parola filo s'indica l'ordito e con la parola trama il tessimento. L'arte del tessere consiste nel combinare gl'intrecci con i filati più appropriati per l'uso al quale il tessuto è destinato. I fili di catena (fig. 1), tenuti in ordine dall'invergatura, passano prima nei licci e poi nel pettine e vengono alzati ed abbassati dai licci in modo da formare con la trama, inserita per mezzo della navetta, l'intreccio desiderato. Solo i fili si alzano e si abbassano, mentre la trama viene semplicemente inserita e rinchiusa tra i fili. L'intreccio, che si ripete con regolarità nel tessuto, si chiama genericamente disegno.
Quando l'intreccio è tecnicamente rappresentato su carta a quadretti, prende il nome generale di mess'in carta, se è grande, e quello particolare di armatura, se è invece di piccole dimensioni. I telai ad eccentrici sono comunemente da 5, 6, 8 licci; le macchine d'armatura (ratières) da 12 licci in su, fino a 36. Nell'armatura il primo filo è quello a sinistra e la prima trama è quella in basso; il numero dei fili, catena e trama, componenti l'armatura, costituisce il rapporto. La parte di filo o di trama che rimane slegata si chiama briglia. Il numero delle armature è illimitato.
Armature fondamentali. - Sono tre: tela o taffetas; saia o diagonale (detta anche impropriamente spiga e spina); raso o satin. Alcuni autori (p. es. il Pinchetti) indicano una quarta armatura fondamentale, la batavia; ma questa è pure, per quanto importantissima, una diagonale. Altri (p. es. il Gorke) partendo dal principio che le armature fondamentali sono quelle che non possono derivare da altre, limitano a due sole le armature fondamentali, tela e diagonale, escludendo il raso. Ma per quanto il raso possa, come costruzione di armatura, essere ricavato dalla saia, in generale si ritiene opportuno considerarlo armatura fondamentale anche per l'effetto, del tutto diverso dalle altre due armature, che è destinato a produrre. Difatti la tela ha i punti di legatura uno vicino all'altro, filo a filo, con l'unico scopo di legare il più possibile il tessuto: la saia ha pure i punti vicini, ma raggruppati e disposti in modo da produrre sempre un effetto diagonale; il raso invece, se regolare, ha i punti di legatura distanti uno dall'altro di almeno un filo, in ordito e in trama, e disposti in modo da produrre un effetto piatto e liscio. Altri ancora sostengono che le armature fondamentali potrebbero ridursi ad una sola: il raso.
Tela (fig. 2): è tra le armature la più antica, la più semplice e la più legata; il rapporto è di due fili e di due trame. Il tessuto che ne risulta è uguale tanto dal dritto quanto dal rovescio.
Saia: è un'armatura che produce un effetto diagonale. Tale diagonale può avere direzione destra / o direzione sinistra .
Le armature saia si dividono in due categorie:
a) ad un solo dritto, cioè che da una parte mostrano più catena che trama o viceversa (figg. 3 a 8). Fig. 3: levantina; fig. 4: africa;
b) a due dritti, cioè che mostrano metà catena e metà trama, tanto da una parte quanto dall'altra (figg. 9 a 13). Fig. 9: batavia da 4, detta semplicemente batavia; fig. 10: batavia da 6; fig. 11: batavia da 8.
Le armature saia si designano con una formula: fig. 13:
Raso: questa armatura ha le caratteristiche di avere i punti di legatura distanziati opportunamente uno dall'altro e di lasciar vedere da una parte del tessuto, che è liscio e piatto, in preponderanza la catena e dall'altra parte la trama. I rasi si distinguono in effetto ordito ed effetto trama e sono tanto più belli quanto meno si vedono i punti di legatura.
Le armature raso si chiamano quadrate se hanno le legature equidistanti sia nella direzione dell'ordito sia in quella della trama (figg. 15 e 22). I rasi di solito hanno rapporti che variano da 5 a 16 fili; però i più usati sono quelli da 5 e da 8.
Le armature raso si ottengono con regola aritmetica, scomponendo il rapporto in due numeri primi tra loro i quali addizionati diano il rapporto stesso. Quei numeri indicano la distanza tra un punto e l'altro di legatura (spostamento o scoccamento). Fissato il primo punto (prima trama, primo filo), si ottiene il secondo punto sulla seconda trama contando tanti fili verso destra, quanti corrispondono ad uno dei numeri primi indicati; e così il terzo punto sulla terza trama, finché tutte le trame abbiano il loro punto di legatura e di conseguenza tutti i fili. I rasi sono regolari o irregolari a seconda che il rapporto è scomponibile o no, come si è sopra indicato. Essi si designano con una formula, cioè: al disopra e al disotto di una linea si segnano rispettivamente le alzate e le abbassate del filo sulle trame (motivo o ritmo); poi, tra parentesi, l'indice di spostamento, e infine i numeri che indicano i punti d'incrocio di ogni trama con la catena.
Raso da 5: spostamenti 2 e 3.
Questi due rasi variano solo nella direzione dei punti di legatura.
Raso da 6: è irregolare perché il rapporto non è scomponibile e si disegna quindi per tentativi. La fig. 16 rappresenta il tipo generalmente usato, l'unico che abbia i punti isolati gli uni dagli altri.
Raso da 7: spostamenti 2, 5 e 3, 4.
Gli altri due, ottenibili con gli spostamenti 5 e 4, producono le stesse armature, ma con i punti di legatura in direzione contraria.
Raso da 8: spostamenti 3 e 5.
L'altro, ottenibile con spostamento 5, varia solo nella direzione dei punti di legatura.
Raso da 9: spostamenti 2,7 e 4,5.
Gli altri due, ottenibili con spostamenti 7 e 5, sono uguali alle armature 20 e 21, solo il primo filo diventa l'ultimo e viceversa quindi non varia che la direzione dei punti di legatura.
Raso da 10: spostamenti 3 e 7.
L'altro raso ottenuto con lo spostamento 3 varia solo nella direzione dei punti di legatura.
Raso da 11: spostamenti 2,9 - 3,8 - 4,7 - 5,6
Gli altri rasi ottenuti con gli spostamenti 9, 3, 7, 5, variano solo nella direzione dei punti di legatura.
Raso da 12: spostamenti 5 e 7.
Il raso con spostamento 5 varia solo nella direzione dei punti di legatura.
Tutti gli altri rasi si ottengono con la stessa regola.
Osservando i varî rasi che hanno uguale rapporto, si rileva che in alcuni di essi si tratta delle medesime armature girate o capovolte (figg. 20 e 21, 23 e 26, 24 e 25).
Nomi diversi che assumono le armature. - La stessa armatura prende diversi nomi secondo il genere del tessuto con essa fabbricato. La tela si chiama taffetas e moella nel tessuto di seta, popeline in quello di lana pettinata ed anche di cotone mercerizzato, panno nel tessuto di lana cardata, calicot in quello di cotone; prende anche il nome di garza nel tessuto di cotone molto rado per uso di medicazione. La saia da 3 (fig. 3) si chiama levantina nel tessuto di seta, cachemire in quello di lana pettinata, sergé in quello di cotone. La batavia (fig. 9) si chiama merinos nei tessuti di lana pettinata leggeri, saglia in quelli più pesanti e croisé in quelli di cotone. Il raso si chiama satin o zanella nei tessuti di cotone. Tali nomi spesso sono usati impropriamente secondo l'aspetto e l'uso del tessuto; non bisogna quindi attribuire ad essi valore assoluto di definizione perché ogni regione ed ogni autore li adopera a modo suo. Tutte le principali denominazioni in uso si troveranno qui menzionate con le relative armature.
Influenza della coloritura dei filati nelle armature. - Con una opportuna disposizione di colori contrastanti in ordito e in trama, si ottengono svariati effetti. Negli esempî seguenti, le crocette (×) ai lati delle armature indicano il colore più scuro.
Armatura tela:
Questi effetti si ottengono quindi variando semplicemente l'ordine delle trame e si chiamano mille righe.
Tutte le combinazioni sono basate sul modo come è inserita la trama in rapporto all'evoluzione dei licci. Con la stessa armatura, ma spostata, e la stessa disposizione in ordito e in trama, si possono ottenere effetti differenti (figg. 36 e 37).
Influenza della torsione dei filati nelle armature. - I filati semplici possono avere torsione destra / e torsione sinistra (fig. 38). I filati ritorti hanno generalmente torsione contraria ai semplici coi quali sono formati.
Rimettaggio. - È il modo di passare i fili di catena nelle maglie dei licci (incorsare). I fili che fanno le stesse evoluzioni si passano nello stesso liccio. Il gruppo di licci necessario ad eseguire un dato intreccio chiamasi corpo, rimessa, o remissa. Quasi tutti gli autori indicano come primo liccio quello più distante dal pettine (fig. 42); ma in certe regioni, e specialmente nei cotonifici, è considerato primo liccio quello più vicino al pettine (fig. 43). Ogni ripetizione o rapporto di rimettaggio chiamasi corso (in Lombardia chiamasi corso anche il numero di denti del pettine, contenuti in 5 cm.). I rimettaggi si distinguono in seguenti (figg. 42, 43), saltuari (fig. 44), a corpi (fig. 48) e composti. I composti, a loro volta, prendono diversi nomi: a punta (fig. 45), interrotto (fig. 46), a gruppi (fig. 47).
Lo scopo del rimettaggio composto è di riunire su di un dato liccio i fili che nel tessuto, rappresentato dalla mess'in carta, compiono le medesime evoluzioni. È reso così possibile combinare dei disegni aventi un rapporto di fili maggiore del numero di licci impiegato.
Il rimettaggio composto serve quindi a ridurre il numero dei licci necessarî a produrre un dato disegno. Da questo si ricava facilmente l'armatura ridotta per il telaio, copiando le evoluzioni di ogni filo in corrispondenza al liccio nel quale il filo è incorsato. I rimettaggi si rappresentano nei due modi indicati dalle figg. 49 e 50. Quello sulla carta a quadretti è preferibile perché più chiaro e più spiccio.
Fig. 49: armatura di 8 fili in rapporto eseguibile, a mezzo di rimettaggio a punta, con 5 licci.
Fig. 50: armatura di 24 fili eseguibile, a mezzo di rimettaggio a corpi, con soli 8 licci.
Ciò significa che in quelle due armature vi sono rispettivarnente soltanto 5 e 8 fili che lavorano differentemente l'uno dall'altro.
I rimettaggi con maglie semplici (o sopra l'occhiello) sono usati per le cimosse al fine di risparmiare l'impiego dei licci supplementari, in certi casi non contenibili nel telaio.
I fili segnati in rosso vengono passati sopra le maglie dei licci 1 e 2.
Fig. 52: tessuto raso da 5. Si possono ottenere due tipi di cimossa:
Nella prima, i fili dispari vengono passati in alzata (cioè sopra le maglie) nei licci 1, 2, 3, ed i pari nei licci 4 e 5. Nella seconda i fili dispari nei licci 1, 3, 5 ed i pari nei licci 2, 4.
Fig. 53: tessuto raso da 8, cimossa in tela. I fili dispari di cimossa vengono passati sopra le maglie dei licci 1, 3, 5, 7 e quelli pari sopra le maglie dei licci 2, 4, 6, 8.
In questi rimettaggi, i fili che lavorano soltanto in alzata vanno tenuti bassi sullo strigato ed aderenti al piano della cassa battente, a mezzo di molle, di pesi o di trampolini.
Armature derivate dalla tela. - Queste armature prendono varî nomi, anche in dipendenza dalla qualità del tessuto, e sono di solito, come la tela, senza rovescio.
Figg. 54, 55, 56, 57: reps trama. (Fig. 54: Biarritz). Per ottenere un bel tessuto, il pettine deve dividere i due fili che lavorano insieme, incorsandoli uno per maglia.
Figg. 58, 59, 60, 61, 62: composizioni di reps trama.
Figg. 63, 64, 65, 66, 67: reps catena (cannellati); fig. 63: gros de Tours, detto anche semplicemente gros.
Le righe trasversali formate dalle trame riunite nel medesimo passo (bocca), si chiamano canne e da ciò il nome di cannellati.
Figg. 65, 66, 67: tipi épinglés; caratterizzati dalle canne disuguali. Anche una semplice tela, se tessuta con una trama grossa ed una fina, si chiama épinglé. Le canne risaltano maggiormente impiegando un filo a torsione destra ed uno a torsione sinistra.
Fig. 68: tipo polonese; reps catena, dove due fili lavorano uniti in contrapposto ad un terzo. Il rovescio non è uguale al dritto.
Figg. 69, 70: panama o natté.
Figg. 71, 72: reale: reps catena
spostato dopo un certo numero di fili; armatura a gruppi. Rim. due gruppi, 4 licci.
Fig. 73: reale composta: Rim. due corpi, 10 licci.
Figg. 74, 75, 76, 77: composizioni di reps catena. Fissato un gruppo di fili con un dato rapporto in trama, lo si copia quante volte sono le trame in rapporto, partendo ogni volta da una trama diversa, in base a punteggiatura di raso regolare o irregolare.
Fig. 74: gruppo di 3 fili con 5 trame in rapporto. Disposizione raso da 5 (regolare).
Fig. 75: gruppo di 4 fili con 6 trame in rapporto. Disposizione raso da 6 (irregolare).
Fig. 76: gruppo di 5 fili con 7 trame in rapporto. Disposizione raso da 7 (regolare).
Fig. 77: gruppo di 6 fili con 8 trame in rapporto. Disposizione raso da 8 (irregolare).
Fig. 78: gros di Scozia: reps catena
in cui è intercalato un filo di legatura a tela, detto pelino, ogni due o più fili di fondo. Rim. composto su 4 licci.
Fig. 79: faille francese: reps catena
intercalato da fili in tela ogni 4 o più fili. Rim. composto su 4 Iicci.
Fig. 80: ottomano: reps catena
intercalato da fili in tela ogni 4 0 più fili. Rim. composto su 4 licci.
Fig. 81: gros imperatrice: reps catena a canne disuguali
oppure
con fili a tela ogni 2 0 più fili. Rim. composto su 4 licci. Il fondo è di tipo épinglé.
Fig. 82: soleil: reps catena
con dei punti di legatura a tela sui fili dispari. Rim. seguente su 4 licci. Il rovescio non è uguale al dritto. Si ottiene un effetto caratteristico ordendo un filo a torsione destra ed uno a torsione sinistra. Negli esempî che precedono è stato sempre indicato il numero di licci strettamente necessario; ma se l'ordito è molto fitto, tale numero si raddoppia e si triplica.
Armature derivate dalla saia. - Si ottengono:
a) spostando l'ordine dei fili,
Fig. 83: saia
Fig. 83 A: 2, 1, 4, 3, 6, 5, 8, 7; questa armatura è detta sergé merveilleux.
b) spostando l'ordine delle trame,
Fig. 84: saia.
Fig. 84 A: in gruppi di due trame.
c) interrompendo ed invertendo la direzione dell'effetto diagonale nel senso della catena,
Figg. 85, 86, 87, 88: armature di base.
Figg. 85 A, 86 A, 87 A, 88 A: derivate.
Fig. 85 A: armatura detta raso da 4 od anche raso turco.
d) idem, nel senso della trama; figg. 89, 89 A.
e) intercalando, fra una trama e l'altra, trame della stessa o di altre armature diagonali; figg. 90, 91.
f) formando delle figure romboidali. Si ottengono così dei disegni caratteristici che servono per diverse qualità di tessuti; sono molto usati nei falsi piqués (ordito fino e trama grossa) dove l'effetto di rilievo è dato dalla trama. Si ottengono a mezzo di rimettaggi composti, la cui punteggiatura è ripetuta nel senso della trama; figg. 92, 93, 94, 95, 96, 97.
Le figg. 96 e 97 hanno pure rimettaggi a punta, ma disposti in modo che consentono di collocare su tutti i licci lo stesso numero di fili, mentre nelle precedenti (dalla 92 alla 95) il primo e l'ultimo liccio portano metà dei fili.
L'armatura 93 è molto usata per asciugamani.
Con opportuni rimettaggi composti si ricavano dei disegni simmetrici di grande effetto (figg. 98, 99, 100). Quello della figura 100, è ricavato dall'armatura batavia (rim. composto su 4 licci, 36 trame in rapporto) e viene usato specialmente nei tessuti con filati grossi e nei tappeti di cocco.
Se delle armature di questo tipo (figg. dalla 92 alla 97) si utilizza soltanto la metà superiore o inferiore ≿, oppure soltanto la metà destra o sinistra 〈, si ottengono gli spinati o spigati detti anche scaglie o spine di pesce. (È improprio, come fu già osservato, chiamare spiga o spina i semplici diagonali).
g) formando degli scacchi e dei quadri. Figg. dalla 101 alla 105 (effetti damascati). L'armatura 105 può essere disegnata anche come l'armatura 345, che ha pure per base il raso da 4.
h) interrompendo il corso dell'armatura.
Fig. 106: batavia interrotto nel senso della catena (merinos brisé).
Fig. 107: batavia interrotto nel senso della trama (razimiro).
Armature derivate dal raso. - Si ottengono:
a) cambiando l'ordine dei fili e delle trame.
Con questo sistema si ottengono le armature per tessuti satinati (detti anche rasati), delle quali le figure dalla 117 alla 122 sono esempî classici. L'armatura 117 (dal raso da 7) è detta pelle di seta e la 118 (dal raso da 13) drappo impero. L'armatura 120 (dal raso da 8) è caratteristica per fustagni di cotone (beaverteens).
Con lo stesso sistema, aggiungendo in luogo di pochi punti degli effettini, si ottengono le armature sablé (figg. 123-124).
Giova però qui ripetere che a questi nomi, nei riguardi delle armature, sarebbe errato assegnare un valore assoluto di definizione tecnica; così in questo caso le armature per satinati e per sablé si confondono.
Fig. 125: dal raso da 13, detta zegrino, tirebouchon o corkscrew.
c) raddoppiando nei due sensi i punti di legatura dell'armatura di base ed aggiungendo degli effettini.
Figg. 126, 127, 128: dal raso da 5 coi fili e le trame raddoppiati.
d) formando degli scacchi.
Figg. 129, 130, 131, 132: rispettivamente dai rasi da 5, 6, 7, 8 (effetti damascati).
Armature per sovrapposizione. - Altre regole, oltre quelle indicate, sono state dettate per ricavare nuove armature da quelle fondamentali; ma vi è un sistema semplice e facile che consente di produrre un numero infinito di armature adatte per ogni genere di tessuti e che comprende la maggior parte di quelle regole. È il sistema di sovrapporre, ai singoli punti di un'armatura di base, un determinato motivo.
L'armatura di base può essere una saia, un raso regolare o irregolare; oppure anche formata da una punteggiatura fantasia: in ogni caso è necessario che vi siano tanti punti, quanti sono i fili di catena in rapporto.
Il motivo, da sovrapporre all'armatura base, rappresenta l'evoluzione che fa un filo in un rapporto di trama.
Si può ancora dire che le armature così ottenute risultano dalle permutazioni che sono possibili con un determinato numero di fili.
Es. fig. 133: motivo
Figg. 134, 135, 136, 137, 138, 139, 140: armature di base.
Figg. 134 A, 135 A, 136 A, 137 A, 138 A, 139 A, 140 A: nuove armature ottenute sovrapponendo sempre il motivo fig. 133. Osservare che l'arm. 135 A è uguale alla 121 e l'arm. 136 A alla 83 A.
Con questo sistema si possono ottenere facilmente nuove armature, col vantaggio, scegliendo opportunamente i motivi, di poter far figurare sul tessuto più o meno catena o trama a volontà, secondo il bisogno (fig. 141 per tre quinti catena e due quinti trama). Inoltre si possono ottenere armature rettangolari, con rapporto in trama doppio o triplo di quello dell'ordito.
Fig. 142: motivo
base saia
saltando una trama (10 trame in rapporto).
Fig. 143: motivo
base saia
saltando due trame (15 in rapporto).
Variando la base ed il motivo, si può ottenere la stessa armatura girata, cioè con la catena al posto della trama e viceversa: figg. 144-144 A, 145-145 A, 146-146 A. Si osservi che i tre rasi presi per base differiscono dagli altri tre solo per la direzione dei punti di legatura.
Seguono i motivi che si riferiscono ai rapporti fino a 12 trame, nessuno escluso. Di essi si dà l'effetto catena, non il contrapposto effetto trama, poiché il filo non varia le evoluzioni: quindi i due motivi sono da considerarsi uguali.
Seguono i motivi principali che si riferiscono ai rapporti di 13, 14, 15, 16, 18 trame. Sono indicati soltanto dei motivi simmetrici, che sono quelli che hanno un centro e le due parti in su ed in giù esattamente uguali.
Però il numero dei motivi utilizzabili è il seguente:
Non si dà un elenco delle armature base, essendo le princinali già state riprodotte nei numerosi esempî.
Le armature dal 162 al 220, di uso comune, sono tutte ottenute col sistema della sovrapposizione e mostrano chiaramente le armature di base dalle quali derivano.
Figg. dalla 202 alla 209: satinati e sablés (fig. 203, uguale alla fig. 120; l'armatura 209 è detta pelle di guanto).
Figg. dalla 210 alla 220: armature varie di uso comune.
La fig. 215, se girata (mettendo cioè la catena al posto della trama e viceversa), diventa un'armatura raso, conosciuta col nome di radametz o di satin tedesco.
Armature fantasia. - Sono state dettate diverse regole per comporle, ma predomina sempre quanto ha suggerito la pratica. Sono qui riprodotte le armature maggiormente usate, con indicazioni sul modo di comporle, e divise in gruppi secondo l'effetto che producono nel tessuto. Tale effetto però può variare sostanzialmente secondo la qualità ed il titolo dei filati impiegati, come pure secondo la riduzione dei fili in ordito e in trama; quindi nel determinare l'armatura adatta per un dato effetto, si deve tenere conto della natura del tessuto. Un esempio si ha nell'armatura 220 bis (6 licci riducibili a 4 con rimettaggio composto), la quale, se usata con filati di lana molto grossi, ordito chiaro e trama scura, con circa 6 fili ed altrettante trame al centimetro, dà un tessuto a due dritti di bellissimo effetto, mentre la stessa armatura è di solito insignificante con altre composizioni.
Figg. dalla 221 alla 235: amalgame (chiamate anche crêpes). Le vere amalgame dovrebbero però essere formate dalla mescolanza risultante dalla sovrapposizione di due o più armature di punteggiatura diversa; ma ne risultano di solito delle armature di grandi dimensioni non eseguibili per mezzo dei licci e per questo praticamente gli effetti amalgama si disegnano anche a fantasia contenendoli nel numero di licci voluto.
Le armature dalla 221 alla 228 sono di largo uso.
Le figg. 229 e 230 sono formate dalla combinazione dell'armatura tela con un'altra armatura; i fili a tela possono essere collocati in 2 licci separati e gli altri in 6 licci (rimettaggio a corpi). Si può con questo sistema, impiegando per es. 12 licci (2 per la tela e 10 per la seconda armatura), ottenere un intreccio avente un rapporto di 20 fili in ordito e altrettanti, o più, in trama. Questo tipo di armatura è molto usato, sia per asciugamani, sia per imitare il vero crêpe prodotto dalla torsione dei filati.
Le armature dalla 231 alla 235 producono un effetto di fili accoppiati.
Figg. dalla 236 alla 254: granités, che sono ancora amalgame, ma con la grana più marcata per gli effettini sparsi che contengono.
L'arm. 245 si può eseguire con rimettaggio composto su 8 licci.
Figg. dalla 255 alla 267: rigati longitudinali i quali prendono anche il nome di pékins, specialmente se le righe sono piuttosto marcate. Le figure rappresentano il rapporto minimo, ma può essere ampliato con opportuni rimettaggi, ripetendo più volte le armature che compongono il rigato.
I tessuti che presentano righe longitudinali dovute a differenza d'intreccio, di titolo dei filati o di riduzione in pettine, prendono il nome generico di tessuti a disposizione.
Figg. 268, 269, 270: rigati trasversali, detti barrés, usati anche per ottenere degli effetti quadrettati, pur tessendo ad una sola navetta.
Le armature dalla 255 alla 267, se girate (ordito al posto della trama e viceversa), diventano dei rigati trasversali.
Figg. dalla 271 alla 274: quadrettati (imitanti la lavorazione a due navette).
dove ha molta importanza la disposizione dei fili nel pettine: fig. 284, a 3 fili per dente; fig. 285, un dente a 1 filo e un dente a 5 fili; fig. 286, a 4 fili per dente; fig. 287, a 5 fili per dente.
Figg. dalla 288 alla 292: effetti grano d'orzo, usati specialmente per asciugamani detti macramé. Con questo nome s'indicano ora anche gli asciugamani fatti con altre armature, per es. 229, 230.
Figg. dalla 293 alla 299: effetti panier; fig. 294: tipo fond de Chaise; fig. 295: panier classico.
Figg. dalla 300 alla 305: reps operati. L'arm. 304, molto usata, si può eseguire con rimettaggio composto su 8 licci.
Figg. dalla 306 alla 311: diagonali operati.
Figg. dalla 312 alla 322: effetti su fondo tela. Le armature 317 e 318 si adoperano per imitare l'effetto crêpe prodotto da filati a forte torsione. L'armatura 318 bis dà pure un effetto crêpe, ma uguale dai due lati del tessuto ed è usata specialmente per asciugamani con filati grossi.
Figg. dalla 323 alla 368: armature diverse, di uso generale, disposte secondo il rapporto da 6 a 12 licci.
Ombreggiature. - Si ottengono aggiungendo ad un'armatura di base effetto trama, che di solito è un raso od una saia, dei punti di legatura in gradazione. Divisi i fili (o le trame) in gruppi, si aggiunge al primo gruppo un punto, al secondo gruppo due punti e così via.
Le ombreggiature, o sfumature, consistono in definitiva in un passaggio in gradazione da un'armatura effetto trama ad un'armatura effetto ordito o viceversa.
Con questo sistema si riproducono ritratti di persone e paesaggi, impiegando catena chiara e trama scura.
Armature a coste (Côte-cheval). - L'effetto in rilievo delle coste è prodotto da trame slegate sul rovescio del tessuto; tali coste hanno direzione longitudinale oppure diagonale. Ma si possono ottenere anche coste trasversali, ed in tal caso, i fili di catena restano slegati per formare il rilievo. Nelle coste longitudinali è bene che il pettine divida sempre i due fili che limitano le coste.
Fig. 372: coste longitudinali da 4 fili; le trame rimangono slegate per 4 fili e lavorano poi a tela per gli altri 4. Rimettaggio composto su 4 licci.
Figg. 373, 374: stesse armature, ma con coste rispettivamente da 6 e 8 fili.
Fig. 375: coste longitudinali da 8 fili; la legatura anziché a tela è a reps
Rim. composto su 4 licci.
Fig. 376: coste longitudinali da 9 fili; la legatura è in saia
Rim. composto su 8 licci; 3 fili per dente.
Fig. 377: coste longitudinali da 8 fili; legatura in batavia
Rim. composto su 8 licci.
Figg. 378, 379, 380: coste longitudinali rispettivamente da 6, 8, 9 fili, ottenute alternando due trame slegate anziché una sola. Legatura in tela. Sono armature molto usate nei tessuti di cotone e di lana.
Fig. 381: coste longitudinali di differente larghezza (una di 12 e l'altra di 6 fili).
Le armature dalla 372 alla 381 rappresentano il rovescio del tessuto.
Fig. 382: coste diagonali; trame alternate 1/1. Rimettaggio seguente su 13 licci.
Fig. 383: coste diagonali; trame alternate 2/2. Rimettaggio seguente su 14 licci.
Fig. 384: coste sinuose; trame alternate 1/1. Rimettaggio seguente su 15 licci.
Fig. 385: coste trasversali di 6 trame; fili alternati 1/1. (È l'arinatura 373 girata).
Fig. 386: coste trasversali di 8 trame; fili alternati 2/2. (È l'armatura 380 girata).
Fig. 387: coste spezzate formanti degli scacchi. Rimettaggio composto su 10 licci.
Fig. 388: coste longitudinali da 8 fili, come la fig. 374, ma con due fili d'imbottitura in ogni costa. Rimettaggio composto su 6 licci.
Fig. 389: coste longitudinali di 8 fili, con un filo d'imbottitura in ogni costa e 2 fili che lavorano
tra una costa e l'altra. Rimettaggio composto su 8 licci.
I fili d'imbottitura si aggiungono nel pettine ai fili di fondo; cioè se il fondo è a 2 fili per dente, dove c'è il filo d'imbottitura vi saranno 3 fili per dente. I fili d'imbottitura hanno meno accorciamento degli altri fili e devono quindi essere preparati su un subbio a parte.
Le armature dal 382 al 389 rappresentano il dritto del tessuto. I tessuti a coste, se di cotone, prendono il nome di piqués per l'effetto caratteristico di rilievo analogo ai veri piqués più avanti descritti.
Armature con due trame (superiore e inferiore) ed una catena (tessuto raddoppiato in trama). - La seconda trama è aggiunta al rovescio del tessuto semplice e può avere due scopi:
a) di appesantire il tessuto senza alterare l'aspetto del dritto;
b) di ottenere i tessuti detti double-face, usando alternativamente due trame di colori diversi.
Quando si tratta semplicemente di appesantire il tessuto, la trama inferiore può essere più grossa e di qualità più scadente. Il tessuto è tanto più bello quanto meno si vedono sul dritto i punti di legatura della trama inferiore; i quali devono essere collocati opportunamente tra le briglie più lunghe della trama superiore e seguirne la direzione. Come regola generale, si deve tener presente che i punti di legatura di una delle trame non devono mai essere collocati in contrapposto a quelli dell'altra trama, salvo che non si vogliano ottenere delle righe trasversali, come nell'armatura imitante l'intreccio della maglia (fig. 397).
Le trame possono essere inserite di solito in tre combinazioni diverse:
a) una trama superiore e una inferiore;
b) due trame superiori e due inferiori;
c) due trame superiori e una inferiore.
Il 2° modo serve per i telai che cambiano la navetta da una sola parte, ma l'effetto è uguale al 1°. Dipende poi dal rapporto di grossezza tra le due trame, l'adozione del 1° o del 3° modo d'inserirle.
La catena può avere praticamente funzioni diverse:
a) limitarsi semplicemente a tenere legate le due trame rimanendo visibile il meno possibile. In tal caso l'effetto, tanto sul dritto quanto sul rovescio del tessuto, è dato esclusivamente dalle trame, di titolo più grosso della catena (figg. dalla 390 alle 401);
b) apparire sul dritto del tessuto nelle stesse proporzioni della trama superiore (figg. dalla 402 alla 408);
c) avere una parte preponderante sull'effetto del dritto del tessuto (figg. dalla 409 alla 412).
Fig. 395: stessa armatura per double-face a scacchi.
Fig. 398: stessa armatura della fig. 396, ma con ordine trama 2/2 disposta per double-face rigato (righe di 8 fili).
Fig. 399: stessa armatura per double-face a scacchi.
Fig. 408: dritto arm. 83 A, rovescio derivato dalla saia da 8, ordine trama 1/1.
Fig. 409: dritto raso da 5, rovescio raso da 10, ordine trama 1/1.
" 410: dritto arm. 192, rovescio raso da 7, ordine trama 2/1.
" 411: dritto arm. 186, rovescio raso da 9, ordine trama 1/1.
" 412: dritto arm. 181, rovescio raso da 11, ordine trama 1/1.
Armature con tre trame (superiore, media, inferiore) ed una sola catena (tessuto triplicato in trama). - Servono a rendere ancor più pesante il tessuto mediante un'altra trama aggiunta (la media) che lo imbottisce nel mezzo, rimanendo nascosta tra le altre due. È necessario che le due trame, inferiore e superiore, abbiano le briglie più lunghe della trama media appunto per poter meglio coprirla dal dritto e dal rovescio del tessuto. Per facilitare la composizione dell'armatura definitiva, prima si può disegnare l'armatura della trama media (figg. 413, 414, 415 poi su questa si segnano con dei punti le legature per alzata della trama superiore, e con delle crocette (×) le legature per abbassata della trama inferiore. Non si fa poi che copiare le singole trame, tenendo presente che la crocetta indica abbassata del filo al passaggio della trama inferiore.
Impiegando tre trame di qualità differente, per es. la superiore di seta, l'inferiore di lana e la media di cotone, questa resterà nascosta tra le altre due, perché nel tessuto le tre trame devono sovrapporsi perfettamente.
Armature piqué. - Servono a produrre dei tessuti con effettini a tela in rilievo. Occorrono sempre due catene: una di fondo che lavora in tela a tensione debole e l'altra di legatura (detta di piqué) a tensione forte, che produce il contorno del rilievo, imitando l'effetto della cucitura a mano trapuntata. Il rilievo è provocato unicamente dalla catena piqué, ed il contorno del rilievo stesso varia secondo l'armatura (o il disegno ornamentale) che essa produce.
Le due catene vanno montate su subbî separati appunto per poter regolare le due differenti tensioni. La catena di legatura di solito è più fina ed ha metà fili dell'altra. Il pettine si passa a 3 fili per dente (1 di fondo, 1 di legatura, 1 di fondo).
Se il piqué è tessuto con una sola trama, si chiama mezzo piqué; se tra il tessuto tela e la catena di legatura s'introducono delle trame di ripieno (imbottitura) si ha il piqué pieno, detto comunemente doppio piqué.
Fig. 416: mezzo piqué rappresentante una costa trasversale; i fili di legatura lavorano tutti in modo uguale sopra le trame 7 e 8. Disposizione ordito: 1 di fondo, 1 di legatura, 1 di fondo.
Fig. 417: doppio piqué: stesso disegno con l'aggiunta di 2 trame di ripieno e cioè: 8 trame di fondo, 2 di ripieno.
Fig. 418: mezzo piqué: disegno del rilievo secondo l'armatura 418 A, due trame ogni punto. Disposizione ordito: 1 di fondo, 1 di legatura, 1 di fondo. Rimettaggio composto su 12 licci (4 per la tela, 8 per la legatura).
Fig. 419: doppio piqué: effetto come il precedente, ma con 2 trame di fondo e 1 d'imbottitura.
Fig. 420: tutto come il precedente, ma per telaio che ha il cambio delle navette da una parte sola. Ordine della trama: 4 di fondo e 2 di imbottitura.
Fig. 421: doppio piqué: stesso effetto, ma con una trama di fondo e una d'imbottitura.
Fig. 422: idem per telaio che ha il cambiamento delle navette da una sola parte. Ordine delle trame: 2 di fondo, 2 d'imbottitura.
In tutte queste armature la catena di fondo (a tela) leva sempre in massa quando passa la trama d'imbottitura. Di solito la trama d'imbottitura è più grossa e di qualità diversa da quella di fondo; ma in certi casi può essere eguale e allora il doppio piqué si tesse su telai ad una navetta. La catena di legatura rimane sempre abbassata quando passa la trama d'imbottitura, meno che nei punti di piqué.
In commercio vi sono dei tessuti chiamati piqués col dritto a effetti in rilievo e col rovescio peloso; ma nulla hanno a che vedere né col mezzo piqué né col doppio piqué sopra descritti. Quelli sono falsi piqués; il rilievo è prodotto dalla trama molto più grossa dell'ordito e si ottengono con le armature dalla 92 alla 97 e simili.
Piqué pieghettato. - Le pieghe trasversali, che caratterizzano questo tessuto, si ottengono a telaio; occorrono sempre 2 catene montate su subbî separati. La catena destinata a produrre la piega va montata a tensione elastica, in modo cioè che possa al momento opportuno allentarsi a sufficienza; l'altra catena invece deve mantenere costantemente una tensione piuttosto forte. Dalla frequenza e dallo sviluppo delle pieghe dipende la lunghezza d'una delle catene, che può essere anche 6 volte maggiore dell'altra.
Fig. 423: piqué pieghettato: tessuto di fondo batavia, pieghe in tela. Delle due catene, la prima (quella tesa) forma il tessuto di fondo in batavia; la seconda (quella a tensione elastica) forma la piega in tela. Disposizione 1/1.
Per 20 trame la 1ª catena lavora in batavia e la 2ª catena in saia
formando il tessuto di fondo; questa 2ª catena, per la speciale legatura, rimane nascosta sul rovescio del tessuto batavia.
Quindi per altre 12 trame la 1ª catena scende al rovescio del tessuto rimanendo slegata e la 2ª catena sale al dritto lavorando a tela. Si ha così un rapporto di 32 trame.
Si ricomincia poi il rapporto e dopo due o tre trame la cassa battente, coadiuvata dall'allentamento della 2ª catena, provoca l'avvicinamento delle due trame 20 e 32, obbligando il tessuto in tela a scorrere sulla 1ª catena ed a piegarsi, come mostra chiaramente il profilo.
Fig. 424: piqué pieghettato: tessuto di fondo in tela e pieghe pure a tela.
In questo caso di solito si dispone: 1 filo di fondo, 1 di legatura, 1 di fondo.
La catena di fondo è montata a tensione elastica e quella di legatura a tensione piuttosto forte. Per 12 trame tutti i fili lavorano in tela come se i due subbî facessero parte di una sola specie di ordimento; poi, per altre 8 trame, solo la catena di fondo lavora in tela, mentre quella di legatura rimane slegata sul rovescio.
Il numero di trame che formano la piega, varia secondo lo sviluppo che si vuol dare alla piega stessa.
Armature con due catene (superiore e inferiore) e una trama (tessuto raddoppiato in catena). - Hanno lo stesso scopo delle armature con due trame e una catena; soltanto il rovescio del tessuto è formato da una catena aggiunta (anziché da una trama) e valgono le stesse regole per comporle.
Queste armature si distinguono in due categorie: col dritto uguale al rovescio (figg. dalla 425 alla 431); col rovescio differente dal dritto (figg. dalla 432 alla 446).
Fig. 431: stessa armatura della precedente ma formante una riga in senso longitudinale ogni 4 fili, prodotta da due punti di legatura a contrapposto. I 4 fili formanti gruppo vanno collocati nello stesso dente del pettine. I tessuti a piccoli solchi longitudinali (armatura 431) o trasversali (armatura 397) risultanti da un effetto d'opposizione, si chiamano côtelines.
Armature per tessuti doppî. - Servono a produrre contemporaneamente due tessuti semplici, uno sopra l'altro.
Nel caso si tratti di due tele, l'intreccio avverrà secondo la fig. 447; il rosso indica il tessuto superiore, il nero il tessuto inferiore.
Per eseguire la messa in carta (fig. 448), si segna prima, con la matita o con colore chiarissimo, un reticolato corrispondente alla catena ed alla trama del tessuto superiore (o inferiore). Poi si segna l'intreccio in tela della catena superiore con la trama superiore (rosso) e dopo l'intreccio in tela della catena inferiore con la trama inferiore (nero). Si segna infine la levata in massa della catena superiore su tutte le trame del tessuto inferiore (tratto).
Se per tessere la doppia tela s'impiegano due navette, inserendo una trama nel tessuto superiore ed una nel tessuto inferiore, il telaio produce due tessuti separati. Se invece s'impiega una sola navetta, produce un tessuto tubolare. (Il sacco senza cuciture è un tessuto tubolare). Nel caso che, pure impiegando una sola navetta, s'inseriscano due trame nel tessuto superiore e due trame nel tessuto inferiore, il telaio produce un tessuto in doppia altezza, perché i due tessuti sovrapposti saranno disgiunti da una parte e uniti dall'altra, come un foglio piegato in due.
Se poi due tessuti semplici sovrapposti vengono tenuti uniti uno all'altro mediante opportuni punti di legatura, il telaio produce il doppio tessuto, molto usato per stoffe pesanti e per effetti double-face.
Vi sono diversi sistemi per legare insieme i due tessuti sovrapposti:
a) scambiando dei fili e delle trame superiori con altrettanti inferiori e viceversa, secondo una riga, un quadro, o un disegno qualsiasi (fig. 449). Il tessuto del dritto andrà a formare il rovescio e viceversa, ottenendo un alternamento dei due tessuti;
b) abbassando la catena superiore al passaggio di qualche trama inferiore (fig. 450: legatura in abbassata);
c) levando la catena inferiore al passaggio di qualche trama superiore (fig. 451: legatura in levata);
d) legando i due tessuti tanto in abbassata che in levata, cioè in ambedue i sistemi b e c (fig. 452);
e) legando i due tessuti con una speciale catena aggiunta ogni 2 0 più fili (fig. 453);
f) legando i due tessuti con una speciale trama aggiunta (fig. 454).
Per la scelta dei posti più adatti per collocare le legature, valgono le regole già indicate per i tessuti a doppia catena ed a doppia trama. Tracciata l'armatura del tessuto superiore (fig. 479) si segnano su di essa i punti di legatura tanto di levata che di abbassata collocando i primi tra le briglie più lunghe in levata (parte colorata dell'armatura) ed i secondi tra le briglie più lunghe in abbassata (parte bianca dell'armatura).
Nel primo caso si aggiungono dei punti e nel secondo caso si sopprimono. Nelle armature definitive che seguono, il rosso indica il doppio tessuto, il nero le legature in levata ed il quadretto vuoto le legature in abbassata. I segni neri ai lati dell'armatura indicano i fili e le trame del tessuto inferiore.
Fig. 455 tessuto superiore e inferiore in tela (doppia tela). Catena e trama 1/1. Armatura uguale alla fig. 448: serve per tessere sacchi. Il fondo del sacco si forma intrecciando a due a due i fili delle catene, superiori e inferiori, come indica l'armatura, formando in quella parte un reps trama.
Fig. 456: doppia tela alternata secondo il profilo fig. 449, catena e trama 1/1. Alternamento secondo righe di 8 fili. La legatura dei due tessuti è data appunto da questo alternamento.
Fig. 457: come sopra, ma con alternamento secondo scacchi di 8 fili e 8 trame.
Fig. 458: doppia tela alternata pure secondo il profilo fig. 449 ma con catena e trama 2/1. Alternamento secondo scacchi di 12 fili e 12 trame.
Fig. 459: doppia tela. Catena e trama 1/1. Legatura in levata due volte nel rapporto di 8 fili e 8 trame.
Fig. 460: come sopra, ma per telaio che cambia navetta da una parte sola.
Fig. 461: Come la fig. 459, ma con legatura in abbassata.
Fig. 462: come sopra, ma per telaio che cambia navetta da una sola parte.
Le armature 459 e 460 dànno lo stesso effetto delle armature 461 e 462, le prime rappresentando un lato del doppio tessuto e le altre il lato opposto.
Fig. 463: doppia tela. Catena e trama 1/1. Legatura in levata 2 volte nel rapporto di 12 fili e 12 trame. Il tessuto risulterà, a parità di costituzione, più morbido di quello ottenuto con l'armatura 459.
Fig. 464: come sopra, ma con legatura in abbassata.
Fig. 465: doppia tela. Catena 2/1, trama 1/1. Legatura in levata raso da 4.
Fig. 466: doppia tela. Catena 1/1, trama 2/1. Legatura in levata raso da 4.
Fig. 467: doppia tela. Catena e trama 2/1. Legatura in levata 2 volte nel rapporto di 6 fili e 6 trame.
Fig. 468: doppia tela con catena speciale di legatura. Catena: 1 filo superiore, 1 inferiore, 1 di legatura. Trama 1/1. La catena di legatura lavora alternativamente sopra e sotto 2 trame, come indica il profilo fig. 453.
Fig. 469: doppia tela con catena speciale di legatura. Catena 1/1 più un filo di legatura ogni 4 fili. Trama 1/1. La catena di legatura lavora a tela, levando sulle trame superiori e abbassandosi sulle trame inferiori e va collocata su un subbio a parte.
Questa armatura rende il tessuto alquanto rigido ed è impiegata nelle doppie tele per colli flosci di origine americana.
Fig. 470: doppia tela con trama speciale di legatura. Catena 1/1. Trama: 1 superiore, 1 inferiore ed 1 di legatura; quest'ultima la vora alternativamente sopra e sopra 2 fili, come indica il profilo fig. 454. Si ottiene così lo stesso scopo dell'armatura 468.
Fig. 471: doppia batavia. Catena e trama 1/1. Legatura in levata saia
Fig. 472: come sopra, ma con legatura in abbassata.
Fig. 473: come sopra, ma con legatura doppia, in levata e in abbassata.
Fig. 474: doppio raso da 4 (il superiore effetto ordito e l'inferiore effetto trama). Catena e trama 2/1. Legatura in levata come da figura. Armatura usata per stoffe pesanti da soprabiti, dette Moskova e beaver.
Fig. 475: tessuto superiore batavia e inferiore tela. Catena e trama 1/1. Legatura in abbassata 2 volte nel rapporto di 8 fili e 8 trame.
Fig. 476: tessuto superiore batavia e inferiore derivato dalla saia.
Fig. 477: tessuto superiore panama e inferiore tela. Catena e trama 2/1. Legatura in levata 2 volte nel rapporto di 6 fili e 6 trame.
Fig 478: tessuto superiore arm. 121 e inferiore raso da 8. Catena e trama 1/1. Legatura in levata raso da 8.
Fig. 479: tessuto superiore arm. 136 A e rovescio batavia. Catena e trama 1/1. Legatura in levata e in abbassata.
Fig. 480: doppia batavia da 8. Catena e trama 1/1. Legatura diagonale in levata e in abbassata.
Fig. 481: tessuto superiore natté da 8 e inferiore tela. Catena e trama 2/1. Legatura in levata e in abbassata.
Fig. 482: come sopra, ma con catena e trama 1/1.
Fig. 483: tessuto superiore saia e inferiore tela. Catena: 1 filo superiore, 1 inferiore, 1 superiore, 1 di legatura. Trama 2/1. La catena speciale di legatura lavora alternativamente sopra e sotto 3 trame.
Armature per tessuti doppî con imbottitura. - Per appesantire maggiormente il doppio tessuto, si possono aggiungere dei fili o delle trame di imbottitura che rimangono inseriti e nascosti tra il tessuto superiore e quello inferiore.
Se per imbottitura si usano dei fili di catena, questi devono abbassarsi al passaggio di ogni trama del tessuto superiore e levarsi al passaggio di ogni trama del tessuto inferiore. Se invece per imbottitura si usano delle trame, al loro passaggio deve levarsi tutta la catena del tessuto superiore e abbassarsi quella del tessuto inferiore.
Si usa adottare per imbottitura la catena nelle stoffe rigate o a coste; si usa invece la trama quasi esclusivamente nei tessuti detti matelassé, che sono caratterizzati da effetti in rilievo circoscritti da depressioni imitanti il trapunto.
Le legature sono le stesse usate nei doppî tessuti.
Nelle armature che seguono, il rosso indica il doppio tessuto, il tratto indica l'imbottitura e il nero la legatura. I segni neri ai lati dell'armatura indicano poi i fili e le trame del tessuto inferiore.
Fig. 484: tessuto superiore batavia, inferiore tela. Catena: 1 filo superiore, 1 inferiore, 1 superiore, 1 d'imbottitura. Trama una superiore, una inferiore. Legatura in levata 2 volte nel rapporto di 8 fili e 8 trame.
Fig. 485: tessuto superiore batavia, inferiore tela. Catena: 1 filo superiore, 1 inferiore, 1 superiore. Trama: 1 superiore, 1 inferiore, 1 superiore, 1 d'imbottitura. Legatura in levata 2 volte nel rapporto di 6 fili e 8 trame.
Fig. 486: tessuto superiore raso da 6, inferiore tela. Catena: 1 filo superiore, 1 inferiore, 1 superiore. Trama: 2 superiori, 1 inferiore, 1 d'imbottitura. Legatura in levata secondo l'unita figura, come nei piqués (armatura matelassé).
La differenza tra l'armatura matelassé e l'armatura piqué consiste nel fatto che il matelassé si compone di due tessuti semplici sovrapposti, più una trama d'imbottitura (5 elenenti) ed il rilievo è dato dalla trama d'imbottitura che riempie i vuoti tra i due tessuti; mentre il piqué (doppio piqué) è composto di due orditi e di due trame (4 elementi) e il rilievo è provocato dalla maggior tensione della catena di legatura in confronto di quella di fondo, indipendentemente dalla trama d'imbottitura, che ha lo scopo principale di appesantire il tessuto.
Fig. 487: tessuto superiore e inferiore tela. Catena: 1 filo superiore, 1 inferiore, 1 superiore, 1 d'imbottitura per 4 volte e poi 4 fili di divisione che lavorano in reps
Trama 1/1.
Tessuti multipli. - Hanno tante catene e tante trame quanti sono i tessuti sovrapposti da produrre.
Nel caso di tre tessuti sovrapposti, la catena del tessuto centrale unisce a sé con legatura in levata quello superiore e con legatura in abbassata quello inferiore.
La catena del tessuto superiore leverà in massa sulle trame del tessuto medio e inferiore. La catena del tessuto medio leverà in massa sulle trame del tessuto inferiore.
L'armatura si compone con le stesse regole del doppio tessuto.
Nelle armature per tessuti tripli 488, 489, 490 il rosso indica il tessuto multiplo, il nero le legature in levata e il quadretto vuoto le legature in abbassata. I segni neri ai lati dell'armatura indicano i fili e le trame del tessuto medio.
Fig. 488: tripla tela. Catena e trama: 1 filo superiore, 1 medio, i inferiore. Legatura 2 volte in levata e 2 volte in abbassata nel rapporto di 12 fili.
Fig. 489: tripla batavia. Disposizione e legatura come sopra.
Fig. 490: tessuto superiore
Disposizione e legatura come sopra.
Figg. 491, 492, 493: sono armature rispettivamente per 4, 5, 6 tessuti a tela sovrapposti e si usano per cinghie da trasmissioni.
Per ottenere belle cimosse, l'ordine d'inserzione delle trame non deve avvenire normalmente come indica la fig. 494, ma 1, 2, 3, 4, 4, 3, 2, 1, come indica la fig. 495 e come sono disposte le armature, impiegando una navetta ogni trama. Un filo del tessuto inferiore lega sempre con una trama del tessuto immediatamente superiore.
Armature broccato. - Hanno lo scopo di produrre degli effetti rilevati su un dato tessuto di fondo. Si possono ottenere tanto a mezzo di catene quanto a mezzo di trame supplementari. In ogni caso si tratta di elementi aggiunti al tessuto di fondo, senza che questo nell'aspetto subisca modificazioni: cioè il tessuto di fondo deve rimanere come se l'effetto broccato non esistesse.
I fili e le trame di broccato, dopo formato il voluto effetto sul dritto del tessuto, devono completamente nascondersi al rovescio, sia rimanendo sciolti (nel qual caso, se troppo lunghi, vengono tagliati e asportati), sia legandoli col sistema del tessuto raddoppiato in catena od in trama.
Se si tratta di broccato per catena (detto anche effetto catenella quando è disposto a righe) i fili vengono aggiunti nel pettine a quelli di fondo, cioè, se il tessuto di fondo ha 2 fili per dente, dove lavora il broccato deve averne 4.
Le figg. 496, 497, 498 si riferiscono ai broccati in catena, molto usati per tessuti fabbricati a ratière; il broccato in trama richiede di solito l'impiego della macchina Jacquard.
Fig. 496: catenella su fondo tela; la catena di broccato, dopo eseguito l'effetto sul dritto, rimane slegata al rovescio, ma non ha bisogno di essere tagliata perché le briglie sono corte. Rim. 4 licci per il fondo e 2 per la catenella.
Fig. 497: idem con la stessa catenella di broccato che deve essere tagliata al rovescio. Rim. 4 licci per il fondo e 4 per la catenella.
Fig: 498: catenella su fondo batavia; la catena di broccato è legata sul rovescio col sistema del tessuto raddoppiato in catena. Rim. 4 licci per il fondo e 8 per la catenella.
Velluto formato dalla trama. - È un tessuto che diventa velluto per operazione successiva alla tessitura, mentre il lavoro a telaio è identico a quello dei comuni tessuti. L'armatura è composta da trame di legatura, che lavorano in tela o in saia per formare il fondo del tessuto, e da trame di pelo a briglie lunghe, destinate ad essere poi tagliate con appositi coltelli o con macchine speciali. Gli elementi che compongono il velluto trama sono quindi tre: un ordito, una trama di legatura ed una trama di pelo. Le due trame di solito sono della stessa qualità.
I velluti di trama, detti comunemente velluti di cotone o di Manchester, si dividono in due categorie: liscio o rasato (velvet) e a coste (cord).
Fig. 499: liscio fondo tela: 1 trama di legatura e 3 di pelo; è una delle armature più semplici e più usate. Taglio ogni 2 fili.
Fig. 500: liscio fondo tela: 1 trama di legatura e 2 di pelo. Taglio ogni 3 fili.
Fig. 501: liscio fondo tela: 1 trama di fondo e 3 di pelo. Le trame di pelo legano con tre fili anziché con uno solo, quindi legatura doppia. Taglio ogni 4 fili.
Fig. 502: liscio fondo saia
1 trama di legatura e 2 di pelo. Taglio ogni 2 fili.
Fig. 503: liscio fondo saia
1 trama di legatura e 2 di pelo. Taglio ogni 3 fili.
Fig. 504: liscio fondo saia
1 trama di legatura e 3 di pelo. Taglio ogni 2 fili.
Fig. 505: liscio fondo saia
1 trama di legatura e 4 di pelo.
Taglio ogni 2 fili. Armatura per velluti molto fitti in trama e col pelo lungo.
Nei velluti di trama lisci, le posizioni per il taglio sono nel tessuto facilmente trovate da chi è pratico di questa lavorazione.
Fig. 506: cord fondo tela; coste di 8 fili; 1 trama di legatura e 2 di pelo. Rimettaggio 4 licci composti, 2 fili per dente.
Fig. 507: cord simile al precedente, ma con coste di 10 fili.
Fig. 508: cord fondo tela con legatura doppia; coste di 12 fili; 1 trama di legatura e 2 di pelo.
Nelle armature a coste fondo tela, tenere bene presente che i due fili che limitano la costa devono lavorare, come si vede nelle figure 506, 5o7, 508, in disaccordo con la tela di legatura, affinché le trame di pelo possano meglio distendersi a coprire il fondo. Le coste a fondo tela possono essere tenute più strette o più larghe aumentando o diminuendo di 2, o di un multiplo di 2, il numero di fili compresi tra i fili di legatura, essendo 2 il rapporto del fondo.
Fig. 509: cord fondo saia
coste di 6 fili; 1 trama di legatura e 2 di pelo. Rimettaggio 5 licci composti, 3 fili per dente.
Fig. 510: cord simile al precedente, ma con coste di 9 fili. Si può formare anche una costa strettissima di soli 3 fili (fig. 510-bis) e bastano naturalmente 3 licci; le variazioni di ampiezza delle coste è bene siano sempre di 3 fili, o di un multiplo di 3, tale essendo il rapporto del fondo.
Fig. 511: cord fondo batavia; coste di 8 fili; 1 trama di legatura e 2 di pelo. Rimettaggio 6 licci composti, 2 fili per dente.
Fig. 512: cord simile al precedente, ma con coste di 12 fili.
Le armature 511 e 512 si adoperano specialmente per velluti pesanti. Le coste fondo batavia possono essere tenute più strette o più larghe aumentando o diminuendo di 4, o di un multiplo di 4, il numero dei fili compresi tra i fili di legatura, tale essendo il rapporto del fondo. Si possono anche aumentare o diminuire di 2 fili; in tal caso però occorrono 4 licci per i fili di legatura, invece di 2, cioè 8 licci in totale invece di 6 (fig. 512-bis). Nei tessuti a coste è bene poi che il pettine divida i due fili di legatura, come è segnato nelle figure.
Nei velluti cord pesantissimi, per ottenere una più forte legatura del pelo, si usa metter doppî i fili di legatura (2 fili per maglia), quindi si avrà un filo di più nei corrispondenti denti del pettine.
Fig. 513: velluto di trama doppia faccia, cioè col pelo tagliato dalle due parti del tessuto. È l'armatura 499 raddoppiata in trama e naturalmente il tessuto deve avere un numero doppio di battute.
Molti sono gli effetti ottenibili col sistema del velluto in trama: si possono combinare dei tessuti a righe, parte di velluto liscio e parte di velluto a coste, si possono ottenere dei rigati e dei quadrettati, dove una parte del tessuto è con pelo e l'altra semplice, cioè senza pelo.
Nella formazione delle armature per velluti di trama, di qualsiasi genere, occorre tenere ben presente che le trame di fondo devono sempre formare con l'ordito un tessuto regolare (tela, saia da 3, batavia) indipendentemente dalle trame di pelo; cioè le trame di pelo si devono poter togliere, lasciando inalterato il tessuto di fondo.
Velluto formato dall'ordito. - Si ottiene introducendo, ogni due o più trame, un ferro per tenere sollevata la catena destinata a formare il pelo.
Occorrono due catene: una di fondo e l'altra di pelo, montate su subbî separati. L'ordito di pelo è lungo da 4 a 6 volte quello di fondo ed in certi casi arriva anche a 12 volte. Il tessuto di fondo è di solito in tela, ma può essere anche in reps, in saia e in raso. Il pelo può essere riccio o tagliato.
Per il velluto riccio s'impiega un ferro rotondo o ovale; per quello tagliato un ferro munito di scanalatura per guidare la lama che deve tagliare il pelo. Vi sono anche dei ferri speciali che nell'estrarli tagliano il pelo.
Adoperando ferri di diversa altezza si possono ottenere, sullo stesso tessuto, diverse altezze di pelo. Il velluto prende il nome di felpa quando il pelo è molto lungo; in luogo dei ferri, in certi casi, si adoperano delle asticciuole di legno; il pelo, essendo lungo, si adagia sul tessuto.
Si è ritenuto conveniente disporre i profili dimostrativi in senso trasversale sebbene si tratti di effetti d'ordito.
La legatura della catena di pelo può avvenire in due modi: fig. 514, mediante una sola trama, legatura semplice; fig. 515, mediante 3 trame, legatura doppia.
Fig. 516: legatura semplice nel velluto riccio.
Fig. 517: legatura semplice nel velluto tagliato.
Fig. 518: legatura doppia nel velluto riccio.
Fig. 519: legatura doppia nel velluto tagliato.
Fig. 520: fondo tela. Disposizione: 1 filo di fondo e 1 di pelo, 2 trame e 1 ferro. Legatura semplice del pelo. Pettine 2 fili per dente.
Fig. 521: fondo reps.
Disposizione: 2 fili di fondo e 1 di pelo; 3 trame e 1 ferro. Legatura semplice del pelo. Pettine 3 fili per dente.
Fig. 522: come la precedente armatura, ma col pelo a legatura doppia.
Fig. 523: fondo secondo l'armatura indicata. Disposizione: 2 fili di fondo e 1 di pelo; 3 trame e 1 ferro. Legatura doppia del pelo. Pettine 3 fili per dente. Armatura per velluto pesante.
Fig. 524: fondo derivato dalla saia. Disposizione: 2 fili di fondo e 1 di pelo; 3 trame e 1 ferro. Legatura doppia del pelo. Pettine 3 fili per dente. Armatura per velluto pesante.
Fig. 525: fondo derivato dalla saia. Disposizione: 2 fili di fondo e 1 di pelo; 3 trame e 1 ferro. Legatura doppia del pelo. Pettine 3 fili per dente. Armatura per velluto pesante.
Fig. 526: fondo reps
Disposizione: 1 filo di fondo e 1 di pelo; 2 trame e 1 ferro. Legatura semplice del pelo con disposizione saltuaria. Pettine 2 fili per dente.
Fig. 527: felpa. Fondo tela. Disposizione: 1 filo di fondo e 1 di pelo; 2 trame e 1 ferro. Legatura doppia del pelo, con disposizione saltuaria.
Fig. 528: felpa. Fondo reps
Disposizione: 2 fili di fondo e 1 di pelo; 3 trame e 1 ferro. Legatura doppia del pelo, con disposizione saltuaria. Questa armatura serve per la felpa chiamata piuma con la quale si fabbricano i cappelli a cilindro.
Le armature 526, 527, 528 si prestano anche per effetti di pelo a due colori con disposizione dei fili 1 a 1, in modo che su un ferro levi uno dei colori e sul successivo l'altro. Naturalmente i due colori di pelo vanno montati su subbî separati.
Fig. 529: felpa a doppia faccia. Dopo l'inserzione del ferro (che avviene ogni 4 trame) si sollevano tutti i fili del fondo e si abbassano quelli di pelo; nel passo così formato s'inserisce una trama grossa e robusta a forma di funicella (che verrà poi tolta) e s'intreccia di nuovo il pelo col fondo. Il velluto si taglia come al solito; ma, a stoffa finita, si piglia il capo della funicella e, tirandola dolcemente per avvolgerla su un rocchetto, si obbliga il pelo ad attraversare il tessuto e ad uscire dalla parte inferiore. Di solito si dispone 1 filo di fondo e 1 filo di pelo. Il fondo lavora in tela.
Fig. 530: felpa a doppia faccia pesante. Occorrono 2 catene di pelo, montate su subbî separati. Il fondo lavora in tela.
Prima e dopo di ogni ferro si aggiunge una trama grossa e robusta a forma di funicella. Questa trama rimane completamente al rovescio ed aderisce al tessuto, perché sotto di essa passano i fili del pelo di rovescio. Il ferro taglia le due catene di pelo contemporaneamente. A stoffa finita, togliendo la funicella, la catena di pelo destinata al rovescio esce dal tessuto.
Con questo sistema si ottengono felpe aventi colori differenti dai due lati del tessuto.
Fig. 531: armatura per tappeti: al solito velluto (riccio o tagliato) è aggiunta una catena di rinforzo, che rimane nascosta perché le trame, intrecciandosi coi fili di fondo, passano alternativamente sopra e sotto tale catena.
Disposizione: 2 fili di fondo, 1 di rinforzo, 1 di pelo. Ferri ogni 2 trame.
Fig. 532: armatura per tappeti come la precedente, ma col pelo di 3 colori differenti alternantisi ogni 3 ferri. I colori quando non lavorano sui ferri, rimangono completamente nascosti nel corpo del tessuto dandovi consistenza. Fanno cioè lo stesso ufficio dei fili di rinforzo e compiono le stesse evoluzioni.
Con questo sistema, si preparano le mess'in carta dei tappeti operati a disegni, dove i varî colori (comunemente da 2 a 5) si fanno passare sui ferri soltanto quando il disegno lo richiede.
Disposizione per l'armatura 532: 2 fili di fondo, 1 di rinforzo 3 di pelo. Ferri ogni 2 trame.
Le armature per velluto dalla 520 alla 532 sono tutte per lavorazione a mano; ma i velluti e le felpe si fanno anche meccanicamente su telai speciali. Questi telai tessono, mediante due navette che lavorano contemporaneamente, due distinti tessuti di fondo (fig. 533) tra i quali s'intreceia la catena di pelo, che viene poi automaticamente tagliata nel mezzo. Si ottengono così 2 pezze di velluto per volta. La distanza tra i due tessuti di fondo determina l'altezza del pelo.
Fig. 534: armatura per riprodurre meccanicamente l'armatura del velluto a mano fig. 520.
La catena di pelo nella lavorazione meccanica dev'essere naturalmente di lunghezza doppia di quella della lavorazione a mano.
Fig. 535: armatura per riprodurre meccanicamente il velluto a mano della fig. 522.
Fig. 536: armatura per riprodurre meccanicamente il velluto a mano della fig. 527.
Velluto riccio senza ferri (tessuto spugna). - La disposizione in catena è di solito 1 filo di fondo e 1 di pelo. La catena di fondo è montata su un subbio a parte ed è tenuta fortemente tesa. La catena di pelo invece è montata a tensione debole ed elastica. Il tessuto di fondo è comunemente in tela o in reps. La legatura della catena di pelo può essere sernplice oppure doppia, come negli altri velluti. Le trame vengono inserite a gruppi (2 a 5 trame) lasciando un intervallo (di solito di 8 a 9 mm.) tra un gruppo e il successivo; e ciò mediante variazione nella corsa del battente oppure mediante speciale movimento del pettine. Si hanno cioè due ampiezze di corsa, una corta ed una lunga.
Tessute le trame 1, 2, 3 (fig. 537), si forma il vuoto e poi si tessono le trame 4, 5, 6. Ma durante il passaggio della trama 6 (come già avvenne durante il passaggio della trama 3) la corsa del battente diventa lunga ed il pettine spinge le trame 4, 5, 6 contro il gruppo precedente, facendole scorrere lungo la catena di fondo, tenuta molto tesa. La catena di pelo, essendo caricata su un subbio che la fa avanzare quando avviene questa spinta, è costretta a formare dei ricci dalle due parti del tessuto. Quindi le trame 1, 2, 4, 5 sono tessute a corsa corta e le trame 3 e 6 a corsa lunga.
Il vuoto, cioè la distanza tra due gruppi successivi di trame, determina l'ampiezza del riccio.
Fig. 537: disposizione: 1 filo di fondo e 1 di pelo. Fondo in tela.
Dopo 2 trame, segue la terza che spinge il gruppo.
Fig. 538: disposizione: 1 filo di fondo e 1 di pelo. Fondo in reps. Dopo 3 trame, segue la quarta che spinge il gruppo.
Volendo ottenere, dopo il velluto, per un certo numero di trame, tessuto liscio (vedi profilo), basta tessere senza dar luogo all'intervallo, cioè con corsa uniforme del battente.
Fig. 539: disposizione: 1 filo di fondo e 1 di pelo. Fondo in tela. Dopo 3 trame, segue la quarta che spinge il gruppo. Così in questa armatura, come nelle due precedenti, i fili di pelo dispari formano i ricci dalla parte superiore del tessuto ed i pari dalla parte inferiore. Si può quindi, volendo, ottenere dei tessuti di differente colore dalle due parti.
Fig. 540: come l'armatura 539, ma con la legatura dei fili di pelo disposti in modo che tanto i fili dispari quanto quelli pari formano i ricci alternativamente dalla parte superiore e dalla parte inferiore del tessuto.
Con questo sistema si ottengono i tessuti spugna operati a colori.
Sugli stessi principî si fanno tessuti spugna con riccio da una sola parte, anche alternativamente, al dritto ed al rovescio del tessuto, per formare effetti operati.
Garze. - Occorrono due serie di fili: retti o fissi e di giro.
Il filo di giro deve poter levare tanto a destra, che a sinistra di un filo retto o di un gruppo di fili retti.
Vi sono garze con mezzo giro (fig. 541), con giro intero (fig. 542) ed anche con un giro e mezzo (fig. 543).
Il mezzo più antico per ottenerle è costituito dal liccio detto inglese, con rimettaggio detto sinuoso.
Il liccio inglese è formato da un liccio comune nella cui maglia scorre, in determinati modi, un mezzo liccio. Questo mezzo liccio può essere collocato in basso (fig. 544 a), quanto in alto (fig. 544 b); generalmente si colloca in basso. La garza più comune e più usata è quella a mezzo giro, detta anche giro semplice.
Le figg. 545 e 546 indicano il rimettaggio e l'armatura per il giro semplice, rappresentati nei due modi usati.
Il filo di giro, prima viene passato nel liccio usuale (2) a sinistra od a destra del filo retto; poi viene passato sotto il filo retto e infilato nel mezzo liccio dalla parte opposta (cioè se nel liccio usuale è stato passato a sinistra del filo retto, nel liccio inglese si passa a destra e viceversa).
La fig. 547 indica l'effetto che si ottiene con un rimettaggio a contrapposto (garza a reticella o di Chambéry).
Quando si alza il liccio usuale (2) insieme al mezzo liccio (4), si ha il passo agile; quando si alza tutto il liccio inglese (3 e 4), si ha l'incrocio e cioè il passo duro.
Da ciò si rileva che il mezzo liccio (4) si alza sempre al passaggio di ogni trama; mentre il liccio che porta il filo retto (1) resta sempre basso.
La fig. 548 rappresenta il passo agile; la fig. 549 il passo duro.
Se nel giro semplice i fili retti sono tenuti molto tesi e quelli di giro sono caricati su un subbio a tensione elastica, si ottiene l'effetto della fig. 541 (garza a festoni). Se invece tanto i fili retti quanto quelli di giro sono avvolti sullo stesso subbio, si ottiene l'effetto della fig. 550 (garza barège); in questo caso i fili di giro devono appoggiare su un portafili mobile.
Le garze possono avere un grande sviluppo di effetti, sia raggruppando i fili retti e quelli di giro, sia impiegando più licci inglesi.
Va tenuto presente:
a) che occorrono tanti licci inglesi quanti sono i fili di giro che fanno evoluzioni diverse, ed altrettanti portafili mobili;
b) che i licci inglesi vengono sempre posti davanti agli altri licci, cioè verso il pettine; il mezzo liccio poi si usa collocarlo tanto davanti che dietro il liccio che lo porta;
c) che il filo di giro ed il filo retto (o gruppi di fili) vanno collocati nello stesso dente del pettine.
Vi sono altri sistemi, oltre l'impiego dei licci inglesi, per ottenere l'effetto garza; si tratta d'apparecchi meccanici atti ad aumentare la produzione dei telai.
Cimosse centrali. - L'effetto garza viene molto usato nelle cimosse centrali, dette false cimosse o a splitz. La cimossa a splitz è tanto più bella quanto meno differisce da quella normale. Vi sono varî modi per ottenerla; qui viene indicato il sistema a catenella, il più comune, usato specialmente nei cotonifici.
Fig. 551: catenella di metallo lunga circa mm. 110 munita al principio ed alla fine di un anellino.
Fig. 551 A: montatura a telaio. Il filo di giro, avvolto su un rocchetto collocato in alto, passa sotto il porta-fili ed è tenuto sospeso sullo strigato da un gancio (G). Il rocchetto è frenato da un peso (P).
Il filo fisso può venire direttamente dal subbio, ma si preferisce collocarlo su un rocchetto separato, vicino a quello che porta il filo di giro, per poterlo frenare a volontà. Esso non è passato in alcuna maglia ed è tenuto sempre alto (passo aperto) dallo stesso gancio che sostiene il filo di giro. La passatura varia secondo il genere di armatura del tessuto di fondo.
Cimossa centrale nella tela (figg. 552, 553, 554). - La catenella è attaccata al liccio 2, il più vicino al pettine. Il filo di giro passa prima nel liccio 1 e poi nella catenella. Fig. 553 passo agile; fig. 554: passo duro. Confrontando la fig. 552 con la fig. 541, si rileva che nella prima il filo di giro passa sempre sopra i fili fissi sopra tutte le tranme, cioè proprio al contrario della seconda. L'una è cioè il rovescio dell'altra.
Cimossa centrale nella saia
(figg. 555, 556, 557, 558). - La catenella è, come al solito, attaccata al liccio più vicino al pettine (3). Il filo di giro è passato prima nel liccio 1 e poi nella catenella.
Fig. 556: il filo di giro è tenuto basso dal liccio 1 e la catenella, per l'alzata del liccio 3, ne segue il movimento (passo agile) trama 1.
Fig. 557: il filo di giro, per l'abbassata del liccio 3 e la contemporanea alzata del liccio 1, incrocia col filo retto (passo duro); trama 2.
Fig. 558: il filo di giro rimane basso sul davanti (non muovendosi il liccio 3, che porta la catenella) e si abbassa invece sul di dietro (abbassandosi il liccio 1), trascinando in basso tanto il filo di giro che il filo retto (passo, più che duro, forzato).
Come mostra la fig. 555, la trama introdotta in questo passo non lega, appunto perché i due fili di garza (fisso e di giro) rimangono abbassati.
Cimossa centrale nella batavia. - La catenella è, come al solito, attaccata al liccio più vicino al pettine. Il filo di giro è passato prima nel terzo liccio (quello che lavora a contrapposto col primo) e poi nella catenella.
Ne risulta una legatura analoga a quella della tela, ma con trame doppie, come mostra la fig. 559.
Cimossa centrale nel raso da 5. - Fig. 560: mentre nella saia da 3 vi è una sola trama che non lega, qui ve ne sono tre; ma il procedimento è il medesimo.
In questo caso però ed in generale in tutti gli articoli non in tela, per ottenere una bella cimossa centrale, che non sfili, conviene impiegare le macchinette speciali: ve ne sono di diverse costruzioni, che legano ogni trama e che producono la garza della fig. 550.
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Musica.
Armatura (fr. armure; sp. armadura; ted. Vorzeichnung; ingl. key-signature) è un'espressione proveniente dalla terminologia musicale francese e scarsamente usata nella pratica musicale italiana. Essa indica il quadro dei diesis e dei bemolli ch'è posto sul rigo a mostrare la tonalità in cui si svolge il pezzo. Il quadro stesso è messo tra la chiave e il segno di misura, o anche durante il corso del pezzo, quando accada un cambiamento durevole di tonalità. In questo ultimo caso, a seconda della nuova tonalità, o si aumenta il numero dei segni accidentali posti nel quadro suddetto, o si diminuisce quel numero sostituendo dei bequadri ai diesis e ai bemolli eliminati.
Lo stesso numero di accidenti e lo stesso ordine di disposizione sul rigo valgono infatti a indicare così il modo maggiore di una tonalità come il relativo minore.
La disposizione dei diesis e dei bemolli nell'armatura segue l'ordine della progressione delle quinte. L'armatura s'inizia, quindi, nell'ordine dei diesis, col fa ♯, che indica il tono di Sol maggiore o di mi minore, e prosegue, di quinta in quinta, con il do ♯, il sol ♯, il re ♯, il la ♯, il mi ♯, il si ♯; mentre, nell'ordine dei bemolli s'inizia col si ♯ che indica il tono di Fa maggiore o quello di re minore e prosegue col mi ♭, il la ♭, il re ♭, il sol ♭, il do ♭, il fa ♭.
L'armatura può contenere, oggi, sino a 7 diesis o 7 bemolli, ma eccezionalmente potrebbe contenere anche dei doppî diesis e dei doppî bemolli. Il suo uso, nello stato odierno, è del resto relativamente recente. Infatti, nel Medioevo e sino al sec. XVII, la trasposizione dei toni fu limitatissima, sicché in quell'età l'armatura non poté segnare in chiave più di un bemolle o, eccezionalmente, di un diesis. Tutta la musica dell'epoca palestriniana (secolo XVI) e frescobaldiana (prima metà del sec. XVII) non conobbe, infatti, altra armatura. Per incontrare armature ricche di accidenti occorre scendere ai tempi di G. S. Bach e di D. Scarlatti.
Oggi il frequentissimo modulare della moderna composizione tende a far sparire l'uso dell'armatura che, appunto per l'irrequieto movimento tonale odierno, non risponde più alle esigenze della esecuzione. Si preferisce perciò mettere i diesis e i bemolli nel corso del pezzo ogni volta che la loro presenza è necessaria.