arminianesimo
La dottrina di J. Arminius (1560-1609) sulla predestinazione. Preceduto da Coolhaes e Coornhert, Arminius, pur partendo dai presupposti comuni a tutti i riformati (incapacità dell’uomo a compiere opere buone senza la fede; questa non dipende dal libero arbitrio dell’uomo, ma dalla grazia di Dio), insisté nella polemica contro la dottrina calvinista della doppia predestinazione in quanto finiva per attribuire a Dio la colpa del peccato. Questa e altre posizioni di Arminius e dei suoi primi seguaci (che muovendo da una radicale attuazione del principio del libero esame giungevano all’asserzione della più ampia tolleranza religiosa) suscitarono la violenta reazione dei calvinisti olandesi: mentre gli arminiani fissarono le loro dottrine in cinque proposizioni presentate nel 1610 agli Stati generali, in un documento noto sotto il nome di Remonstrantie, «rimostranza», onde il nome di Remonstranten, «rimostranti», con cui essi sono anche noti (elezione condizionata, in rapporto alla previsione divina; universalità dell’opera salvifica di Cristo; valore essenziale della grazia per professare la fede e vincere le tentazioni, ma non per perseverare nella fede), gli avversari ottennero la convocazione del Sinodo di Dordrecht, ove gli arminiani furono condannati senza essere neppure ascoltati (1618-19). Successivamente, dopo la morte di Maurizio di Nassau (prima favorevole agli arminiani, in seguito loro deciso avversario), gli arminiani ebbero la possibilità di tornare a professare le loro dottrine, esercitando larga influenza in Olanda, in Francia e in Inghilterra.