armonizzazione regolamentare
Processo attraverso il quale la comunità internazionale si coordina al fine di eliminare le differenze nella regolamentazione di un particolare ambito. L’assenza di norme sovranazionali o norme nazionali eterogenee, infatti, rischiano di limitare gli scambi mondiali di beni e servizi. Evitare queste differenze può produrre effetti positivi sul commercio internazionale, superiori, secondo A.O. Sykes (The (limited) role of regulatory harmonization in international goods and services markets, «Journal of International Economic Law», 1999, 2, 1), a quelli derivanti dalla rimozione di tariffe, di quote o di altre tradizionali misure restrittive del commercio. Tale processo è risultato cruciale, per es., nel permettere l’integrazione dei mercati fra i Paesi membri della Comunità Europea.
D.W. Leebron (Lying down with procrustes: an analysis of harmonization claims in Fair trade and harmonization: prerequisites for free trade?, 1996) ha definito l’a. r. come l’attività diretta a rendere identiche, o almeno molto simili, le regolamentazioni di Paesi differenti. Questa definizione risulta tuttavia estesa e comprende, secondo Sykes, anche i concetti di policed decentralization e di mutual recognition. Il primo indica la circostanza in cui differenze regolatorie sono presenti, sebbene controbilanciate da misure che ne limitino gli effetti negativi sugli scambi; il secondo concetto, invece, si riferisce alla possibilità che gli Stati riconoscano reciprocamente le proprie diverse regolamentazioni e, pur nelle differenze, permettano agli operatori di confrontarsi con un solo tipo di regolamentazione, ovvero con quella del Paese d’origine (➔ mutuo riconoscimento, principio del).