ARMOSTA (gr. ἀρμοστής, propriamente "colui che adatta, che accomoda")
Così si chiamava un ufficiale spartano, messo a capo di un presidio per una data zona del territorio dei perieci, come era il Κυϑηροδίκης, cioè colui che regolava le cose dell'isola di Citera. Si chiamavano armosti anche i governatori delle città che, o si erano date agli Spartani in seguito alla caduta della potenzu navale ateniese, o erano state conquistate. Erano a capo d'un presidio, e governavano con la collaborazione dei fautori dell'egemonia spartana, da cui si sceglieva un collegio di dieci (δεκαδαρχίαι o δεκαρχίαι). Questi ultimi si acquistarono una trista fama di durezza e di crudeltà; ma forse era questo il solo modo di dominare, quando una parte della cittadinanza era avversa. Questi armosti erano designati o dal re o da un altro magistrato, ma quelli che comandavano nel territorio dei perieci erano quasi di certo scelti dall'Apella (v.). Com'è naturale, dato il significato etimologico, anche in altri stati vi erano magistrati denominati armosti. I diecimila comandati da Senofonte si lamentavano che a Cotiora i cittadini avevano chiuso loro le porte, dicendo che questo facevano per ordine dell'armosta di Sinope. Armosti eran chiamati alcuni ufficiali tebani posti in Arcadia al tempo dell'invasione tebana nel Peloponneso. A Tessalonica nel sec. III a. C. compaiono armosti accanto all'ύπεπιστάτης; ma nulla si sa della loro sfera d'azione.
Bibl.: K. F. Hermann e V. Thumser, Lehrbuch der griechischen Antiquitäten, I, i, Friburgo 1889, p. 231; E. Meyer, Geschichte des Altertums, III-V, Stoccarda 1901-1902, passim; I. Beloch, Griechische Gesch., 2ª ed., III, i, Berlino 1922, p. i segg.; U. Kahrstedt, Griechisches Staatsrecht, I, Gottinga 1922, passim; V. Costanzi, Le costituzioni di Atene e di Sparta, Bari 1927, pp. 80, 103-04.