CIPOLLA, Arnaldo (pseud. Arci; Sirio)
Nato a Como il 26 sett. 1877 da Antonio, professore di lettere e provveditore agli studi, e da una nobildonna piacentina, Giulia Bracciforti, discendente da una antica famiglia siciliana, i Branciforte.
Una vocazione patriottico-militare è rintracciabile nel tessuto familiare del Cipolla. Il nonno paterno aveva preso parte alle Cinque giornate di Milano. Il padre era stato, capitano con Garibaldi e si era guadagnato tre medaglie d'argento nelle guerre d'indipendenza. La moglie, Cesarina Airaghi, era la nipote del colonnello Cesare Airaghi, medaglia d'oro caduto ad Adua nel 1896. Il fratello Gianni, giornalista di provincia, morirà, medaglia d'argento, nella prima guerra mondiale. Infine l'unico maschio dei quattro figli del C., Arnaldo, capitano d'aeronautica, cadrà nel 1938 nel Salvador.
Lo stesso C. pareva destinato alla carriera militare: licenziatosi dall'Istituto tecnico di Forlì, frequentò l'Accademia di Modena, uscendone col grado di sottotenente. Ma la vocazione militare - intesa soprattutto in senso estetico e individualistico, come gusto cioè di vita dannunzianamente eroica é perigliosa - pur rimanendo un tratto essenziale della personalità del C., doveva ben presto cedere a quella giornalistica. Questa attività si rivelò quanto mai congeniale alla sua personalità in quanto, mentre dava libero sfogo a una vitalità prorompente, contemperava d'altra parte il gusto d'una vita militarmente organizzata con una "violenta indipendenza di carattere...." che lo rendeva insofferente "di ogni forma di subordinazione" (A. Cipolla, La mia vita meravigliosa, Roma 1949, p. VIII).
Cominciò quasi per caso. Arruolatosi nel 1904 tra i mercenari che il Belgio mandava nell'interno del Congo, vi rimase per tre anni, durante i quali mandò a casa numerose lettere in cui riferiva della dura esperienza. Colpito dalla vivacità delle lettere (il C. già aveva dato un saggio delle sue aspirazioni letterarie in un libretto. di prose poetiche Le rocce), ilpadre le fece pubblicare in un volumetto fuori commercio: Dal Congo, Milano 1907, Il libro valse al C. l'assunzione presso IlCorriere della sera, senza dover fare il noviziato, con il ruolo di "redattore viaggiante" (come si diceva allora per indicare l'inviato speciale), e fin dai primi passi egli parve dotato delle qualità essenziali per svolgerlo: l'ambizione di arrivare primo alla notizia, l'insofferenza per la sedentarietà, la viva curiosità (che rimarrà immutata in età non più giovane), la facilità dì penna anche e soprattutto - quasi ne fosse stimolata - melle situazioni più disagiate. Al Corriere rimase dal 1907 al 1910, acquistandosi la prima notorietà con corrispondenze dall'Africa (campagna degli Inglesi nel Somaliland; operazioni dell'esercito e della marina italiana nel Benadir) e soprattutto con una duplice traversata dell'Etiopia che descrisse poi nel volume Nell'impero di Menelik, Milano 1911(che, apparirà negli anni successivi con i diversi titoli di Pagine africane di un esploratore, Memorie di un esploratore e In Etiopia).
Il C. effettuò anche importanti servizi dall'Italia, come quello da Messina e Reggio distrutte dal terremoto del dicembre 1908, ove egli arrivò precedendo di molte ore gli altri inviati. Nel 1910 passò a La Stampa di Torino, rimanendovi fino al 1914, Erano gli anni della guerra libica e delle guerre balcaniche. Proprio con i servizi dalla Libia il C. si mise pienamente in luce e cominciò ad essere annoverato tra i più noti corrispondenti di guerra italiani.
Nel 1914 divenne redattore (sempre "viaggiante") della Gazzetta del popolo di Torino, ove rimarrà fino al 1922. Scoppiata la prima guerra mondiale si portò nel Belgio invaso dalle truppe germaniche, quindi sul fronte francese (fino alla battaglia della Marna), sul fronte tedesco, ed infine in Serbia e Romania. Quando l'Italia entrò in guerra si arruolò volontario, combattendo sul Pasubio col grado di capitano degli alpini, prima, e di maggiore, poi. Sul finire del conflitto andò in Fiandra per seguire le operazioni del corpo militare britannico; quindi a Odessa tra i russi bianchi del generale Denikin. L'anno della marcia su Roma vide il suo ritorno a La Stampa.
Questo secondo periodo di collaborazione col quotidiano torinese durerà un decennio (dal 1922 al 1932)e segnerà il momento di maggior popolarità del C. come giornalista, definitivamente consacrato tra i grandi corrispondenti dell'epoca, come acclamato conferenziere e personaggio pubblico dell'Italia fascista, come copioso scrittore, autore di popolari diari di viaggio, nati il più delle volte dalla raccolta in volume degli articoli già apparsi sui giornali. Ben sedici di tali volumi (quelli sulle Americhe gli varranno - nel '28 - l'attribuzione dei premio CoIumbia della Union de la presse latine di Parigi) appariranno in questo decennio febbrile: Nella fiamma dell'India (Milano 1922); Al sepolcro di Cristo (ibid. 1922); Per la Siberia, in Cina e in Giappone (Torino 1923); Nell'America del Nord (ibid. 1924); Sugli altipiani dell'Iran (Milano 1926); Dal Grande Atlante a Babilonia (Torino 1926); Montezuma contro Cristo (Milano 1927); Vechia terra d'Iberia (Torino 1928); Il Mio Viaggio in Oceania, Australia e Insulindia (Milano 1928); Dal Panama alle Ande degli Incas (Torino 1929); Lungo il Cile luminoso (ibid. 1929); Sul Nilo dal delta alle sorgenti (ibid 1930); Nel paese dei diamanti (ibid. 1930); In auto sulla pista di Alessandro Magno (Milano 1930;apparso poi col titolo: Sulle orme di Alessandro Magno); Nel Giappone dei grattacieli: viaggio da Tokio a Delhi (Torino 1931); Nella grande Asia rivoluzionaria (ibid. 1931).
Il decennio '22-'32lo vedrà anche affermarsi definitivamente come narratore puro, autore di fortunati romanzi e novelle: Oceana (Torino 1923). Il cuore dei continenti (Milano 1926), Racconti d'oltreoceano (Torino 1928), che vanno ad aggiungersi ai precedenti Il re fanciullo (Firenze 1920)e Un'imperatrice d'Etiopia (ibid. 1921). Queste prove letterarie cui il C. annetteva molta importanza, sì da dichiarare "di aver fatto qualche cosa che nessuno in Italia ha fatto sin, ora" (La mia vita meravigliosa, p. XIII) - hanno fatto non poche volte nominare Kipling, e addirittura indotto taluno a parlare di un "Kipling italiano". Non c'è dubbio che il C. al grande scrittore britannico debba essersi ispirato, e che vi siano tra i due delle affinità, come l'attrazione per l'esotico, il senso dei "destini imperiali" della propria patria, l'attitudine giornalistica. Ma mentre nel Kipling il momento nazionalistico o didatticistico è spesso vivificato dal vigore creativo per farsi arte, ciò raramente avviene nel C. (bisogna anche tener conto - al di là della misura artistica dei due - del differente contestostorico in cui operarono e che conferì loro un diverso grado di credibilità: l'impero vittoriano da un lato, l'impero di Mussolini dall'altro).
Nel 1932 il C. tornò alla Gazzetta del popolo, ove sarebbe rimasto fino al 1935. Momenti significativi di questo periodo furono una trasvolata in sole settantacinque ore dal Tirreno al Mar della Cina, all'inizio della seconda guerra cino-giapponese; e le corrispondenze trasmesse da Giava - a una distanza di 15.000 Km, allora ritenuta da primato, e con un ritmo di cinque-sei mila parole per volta - in occasione degli episodi terroristici anti-olandesi del 1933-34.
Infine, dal 1935, passò a IlMessaggero di Roma (ma fu anche corrispondente del Giornale di Sicilia), e benché non fosse più giovane, non esitò, con rinnovato entusiasmo, a seguire le truppe di Graziani nell'impresa etiopica. Oltre che una rinnovata popolarità, le sue corrispondenze, che esaltavano con accenti mirabolanti le operazioni belliche contro le truppe del negus, gli valsero il conferimento di una croce di guerra. Tornato in patria malato, Il C. morì a Roma il 25 febbr. 1938.
Altri scritti del C.: Attraverso sette popoli in guerra (Torino 1915); In India con Gandhi (ibid. 1933); Lungo le vie atlantiche della Libia (Milano 1934); Asia centrale sovietica contro India: viaggio in Turkestan e Afganistan (ibid. 1935); L'Abissinia in armi (Firenze 1935; poi col titolo Da Baldissera a Badoglio); Armi, terre, mari nelle lotte per gli imperi (ibid. 1936); Popoliin lotta nell'Estremo Oriente (ibid. 1936); Continente nero (Roma 1937; per metà è costituito da vecchi scritti sul Congo, già apparsi nel primo decennio del '900); Sino al limite segreto del mondo (Firenze 1937).
Fonti e Bibl.: Manoscritti, appunti, documenti, carteggi (con Marinetti, D'Annunzio. etc.) sono conservati presso l'Archivio della Biblioteca comunale di Como. Necrologi in: IlMessaggero, 26 febbr. 1938; Giorn. d'Italia, 26 febbr. 1938; Corr. della sera, 26 febbr. 1938; La Stampa, 26febbr. 1938; Annuario della stampa italiana 1937-1938, pp. 36, 51, 168, 333, 471, 479, 521;. Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, Roma 1936, p. 235; I documenti diplomatici italiani, s. 7, 1922-1935, II (27 apr. 1923-22 febbr. 1924), a cura di R. Moscati, Roma 1955, p. 108;T. Rovito, Letterari e giornalisti contemp., Napoli 1922, p. 104;C. Barbagallo, Cento anni di vita ital., II, Milana 1949, p. 512;G. Licata, Storia e linguaggio dei corrisp. di guerra, Milano 1972, pp. 77 s., 85 s., 112, 138, 141;Id., Storia del Corriere della sera, Milano 1976, pp. 118, 121, 584; Enc. Ital., App. 1938-48, p. 619.