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ARNALDO da Villanova

di Antonino De Stefano - Enciclopedia Italiana (1929)
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ARNALDO da Villanova (Arnaldus Villanovanus)

Antonino De Stefano

Medico e filosofo, nato intorno al 1240 nella Spagna. Fu chierico ma non prete. Studiò la medicina con gli Arabi della Spagna, e, con la medicina, la fisica, la chimica, l'astrologia e la filosofia. Viaggiò molto in Spagna, in Francia, in Italia; fu allievo delle scuole di Montpellier e di Parigi, e nel 1290 insegnò nella scuola di medicina di Montpellier, acquistandosi grandissima fama, soprattutto nel campo dell'alchimia. Dimorò qualche tempo a Barcellona alla corte dei re aragonesi Pietro III e Giacomo II, poi in Sicilia alla corte di Federico II di Aragona, e infine alla corte pontificia, dove fu anzi medico dei papi Clemente V e Benedetto XI. Scrisse trattati di medicina e di alchimia, ma l'autenticità degli scritti alchimistici Thesaurus thesaurorum, o Rosarius philosophorum, Novum lumen, Flos florum, Speculum alchimiae, che gli si attribuiscono, è molto dubbia. Fu anche ritenuto autore del famoso libello De tribus impostoribus, attribuito anche a Federico II e ad altri. Certamente suo è invece il Libellus de improbatione maleficiorum, nel quale, pur ammettendo la realtà dei sortilegi, contesta che i demonî siano a disposizione degli stregoni, affermando che i cosiddetti casi di stregoneria non sono altro che casi morbosi. Si disse che egli estraesse, per il primo, l'alcool dal vino e l'essenza di terebentina, e anche gli acidi solforico, muriatico e nitrico: in realtà, sembra che egli si limitasse a scriverne la storia. Comunque, portò notevole contributo al progresso della chimica e soprattutto a quello della medicina: nel suo Breviarium praticae, stampato dapprima a Venezia nel 1483, si trova una concezione della patologia che rivela un acutissimo osservatore. Anche il suo Commentario al regime salernitano, pubblicato dapprima nel 1479, ebbe diffusione grandissima.

Scrisse inoltre alcuni opuscoli teologici, che gli procurarono in vita non pochi fastidî, e che, dopo la sua morte, furono oggetto di una sentenza dell'Inquisizione. In seguito a una condanna dell'università di Parigi, egli, accusato di avere introdotto nei suoi trattati proposizioni ingiuriose per la Chiesa, venne imprigionato a Parigi. Riuscita vana ogni sua difesa, si appellò al papa Bonifacio VIII, al quale diresse uno scritto apologetico, intitolato De cymbalis Ecclesiae, ove affermava la sua ortodossia cristiana, dichiarandosi pronto a sottomettersi alla sentenza della Chiesa ed esprimendo la speranza che la S. Sede non si mostrasse ostile alla sua teoria sulla fine del mondo, in base alla quale e attraverso calcoli cervellotici preannunciava per l'anno 1376 l'apparizione dell'Anticristo. Il papa ratificò in un primo tempo la sentenza dei giudici parigini, ma poi finì col rimandare ad A. senza ulteriori osservazioni l'esemplare del suo scritto. Di questo si valse A. per insistere nei suoi concetti, continuando a scrivere libelli, in cui mescolava ai suoi calcoli escatologici vivacissimi attacchi contro il clero e specialmente contro gli ordini religiosi. Le violente polemiche che ne seguirono, indussero il papa a confiscare i suoi scritti, per quanto poi l'avvento al pontificato di Clemente V (1309) sembrasse ridare ad A. una certa tranquillità.

Alcuni anni dopo la sua morte (avvenuta intorno al 1312), il 6 novembre 1316, a Tarragona, l'inquisitore d'Aragona condannò 13 opuscoli di A., elencando una quindicina di errori, di cui i principali sono: la natura umana assunta da Dio è a Dio eguale in tutti i suoi attributi; l'anima di Cristo unendosi alla divinità possiede una conoscenza adeguata a quella divina; il diavolo seppe così bene ingannare il popolo cristiano da allontanarlo del tutto dalle verità proclamate da Cristo, e perciò esso è destinato a dannarsi, e specialmente i claustrali, che hanno falsificato la dottrina cristiana; le rivelazioni del profeta Cirillo hanno maggior valore di quelle della S. Scrittura; la passione di Cristo si commemora meglio con l'elemosina che con il sacrifizio dell'altare, ecc. Ma tali proposizioni, più che veri e proprî concetti arnaldiani, ci appaiono l'eco di dottrine anteriori o contemporanee a lui.

Le opere di A. sono state ripetutamente pubblicate in un volume: a Lione (1502, 1520 e 1532), a Parigi (1509), a Venezia (1514), a Basilea (1515 e 1585). Ma queste varie edizioni in folio non contengono tutti gli opuscoli teologici né tutti i trattati scientifici di Arnaldo.

Bibl.: M. Menéndez y Pelayo, Arnaldo de V. médico catalan del siglo XIII. Ensayo histórico seguido de tres opuscolos inéditos de Arnaldo, Madrid 1879; id., Historia de los heterodoxos españoles, Madrid 1880, I; J. B. Hauréau, Arnauld de V., médicin et chimiste, in Histoire littéraire de la France, Parigi 1881, XXVIII, pp. 56-126, 487-490; E. Lalande, Arnaud de Villeneuve, sa vie et ses oeuvres, Parigi 1896; F. Tocco, Due opuscoli inediti di A. da V., in Arch. Stor. Ital., s. IV, XVIII, p. 459 segg.; G. Volpe, Rassegna di studî storici, in Rivista d'Italia, aprile 1907; P. Diepgen, Arnold v. Villanova als Politiker und Laientheologe, Berlino 1909; id., in Archiv f. Geschichte d. Medizin, III, V e VI.

Vedi anche
Giovanni XXII papa Jaime Duesa (fr. Jacques Duèze, lat. Iacobus de Osa: Cahors 1245 circa - Avignone 1334), vescovo di Fréjus (1300), esperto giureconsulto, godé la protezione di Carlo II d'Angiò; cancelliere del regno di Sicilia (1308), vescovo d'Avignone (1310) e infine cardinale (1312), a Lione fu eletto pontefice (1316). ... Dante Alighièri Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva a una famiglia di piccola nobiltà cittadina (il trisavolo ... Raoul Mansèlli Storico italiano del Medioevo (Napoli 1917 - Roma 1984). Prof. univ. dal 1960, ha insegnato storia medievale a Perugia, Torino e Roma. Socio corrispondente dei Lincei (1971); dal 1977 presidente del Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo di Spoleto. Si è occupato di storia sociale, con particolare ... gioachimismo Corrente di pensiero e di spiritualità religiosa (13°-14° sec.) alimentata dai seguaci di Gioacchino da Fiore e dall'interpretazione data dagli spirituali francescani ai suoi scritti profetici. Osteggiato da s. Bonaventura, il g. sopravvisse in gruppi rigoristi francescani. Influenzò s. Bernardino da ...
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    Medico, alchimista, politico, riformatore religioso (n. Vilanova, Lérida, 1240 circa - m. in nave, al largo di Genova, 1312). Studiò teologia a Montpellier, medicina a Napoli e in Spagna con gli Arabi; quindi (1289-99) insegnò ed esercitò la medicina a Montpellier. Medico di Bonifacio VIII e di sovrani, ...
Vocabolario
villanoviano
villanoviano agg. e s. m. [dal nome della località di Villanova, presso Bologna, dove l’archeologo G. Gozzadini scoprì, verso la metà dell’Ottocento, una necropoli della prima età del ferro]. – In archeologia e paletnologia, civiltà v.,...
arnaldista
arnaldista s. m. (pl. -i). – Nome, usato per lo più al plur., dei seguaci di Arnaldo da Brescia, riformatore religioso vissuto nella prima metà del sec. 12°, la cui dottrina (condannata nel concilio di Verona del 1184) era caratterizzata...
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