ARNALDO da Villanova (Arnaldus Villanovanus)
Medico e filosofo, nato intorno al 1240 nella Spagna. Fu chierico ma non prete. Studiò la medicina con gli Arabi della Spagna, e, con la medicina, la fisica, la chimica, l'astrologia e la filosofia. Viaggiò molto in Spagna, in Francia, in Italia; fu allievo delle scuole di Montpellier e di Parigi, e nel 1290 insegnò nella scuola di medicina di Montpellier, acquistandosi grandissima fama, soprattutto nel campo dell'alchimia. Dimorò qualche tempo a Barcellona alla corte dei re aragonesi Pietro III e Giacomo II, poi in Sicilia alla corte di Federico II di Aragona, e infine alla corte pontificia, dove fu anzi medico dei papi Clemente V e Benedetto XI. Scrisse trattati di medicina e di alchimia, ma l'autenticità degli scritti alchimistici Thesaurus thesaurorum, o Rosarius philosophorum, Novum lumen, Flos florum, Speculum alchimiae, che gli si attribuiscono, è molto dubbia. Fu anche ritenuto autore del famoso libello De tribus impostoribus, attribuito anche a Federico II e ad altri. Certamente suo è invece il Libellus de improbatione maleficiorum, nel quale, pur ammettendo la realtà dei sortilegi, contesta che i demonî siano a disposizione degli stregoni, affermando che i cosiddetti casi di stregoneria non sono altro che casi morbosi. Si disse che egli estraesse, per il primo, l'alcool dal vino e l'essenza di terebentina, e anche gli acidi solforico, muriatico e nitrico: in realtà, sembra che egli si limitasse a scriverne la storia. Comunque, portò notevole contributo al progresso della chimica e soprattutto a quello della medicina: nel suo Breviarium praticae, stampato dapprima a Venezia nel 1483, si trova una concezione della patologia che rivela un acutissimo osservatore. Anche il suo Commentario al regime salernitano, pubblicato dapprima nel 1479, ebbe diffusione grandissima.
Scrisse inoltre alcuni opuscoli teologici, che gli procurarono in vita non pochi fastidî, e che, dopo la sua morte, furono oggetto di una sentenza dell'Inquisizione. In seguito a una condanna dell'università di Parigi, egli, accusato di avere introdotto nei suoi trattati proposizioni ingiuriose per la Chiesa, venne imprigionato a Parigi. Riuscita vana ogni sua difesa, si appellò al papa Bonifacio VIII, al quale diresse uno scritto apologetico, intitolato De cymbalis Ecclesiae, ove affermava la sua ortodossia cristiana, dichiarandosi pronto a sottomettersi alla sentenza della Chiesa ed esprimendo la speranza che la S. Sede non si mostrasse ostile alla sua teoria sulla fine del mondo, in base alla quale e attraverso calcoli cervellotici preannunciava per l'anno 1376 l'apparizione dell'Anticristo. Il papa ratificò in un primo tempo la sentenza dei giudici parigini, ma poi finì col rimandare ad A. senza ulteriori osservazioni l'esemplare del suo scritto. Di questo si valse A. per insistere nei suoi concetti, continuando a scrivere libelli, in cui mescolava ai suoi calcoli escatologici vivacissimi attacchi contro il clero e specialmente contro gli ordini religiosi. Le violente polemiche che ne seguirono, indussero il papa a confiscare i suoi scritti, per quanto poi l'avvento al pontificato di Clemente V (1309) sembrasse ridare ad A. una certa tranquillità.
Alcuni anni dopo la sua morte (avvenuta intorno al 1312), il 6 novembre 1316, a Tarragona, l'inquisitore d'Aragona condannò 13 opuscoli di A., elencando una quindicina di errori, di cui i principali sono: la natura umana assunta da Dio è a Dio eguale in tutti i suoi attributi; l'anima di Cristo unendosi alla divinità possiede una conoscenza adeguata a quella divina; il diavolo seppe così bene ingannare il popolo cristiano da allontanarlo del tutto dalle verità proclamate da Cristo, e perciò esso è destinato a dannarsi, e specialmente i claustrali, che hanno falsificato la dottrina cristiana; le rivelazioni del profeta Cirillo hanno maggior valore di quelle della S. Scrittura; la passione di Cristo si commemora meglio con l'elemosina che con il sacrifizio dell'altare, ecc. Ma tali proposizioni, più che veri e proprî concetti arnaldiani, ci appaiono l'eco di dottrine anteriori o contemporanee a lui.
Le opere di A. sono state ripetutamente pubblicate in un volume: a Lione (1502, 1520 e 1532), a Parigi (1509), a Venezia (1514), a Basilea (1515 e 1585). Ma queste varie edizioni in folio non contengono tutti gli opuscoli teologici né tutti i trattati scientifici di Arnaldo.
Bibl.: M. Menéndez y Pelayo, Arnaldo de V. médico catalan del siglo XIII. Ensayo histórico seguido de tres opuscolos inéditos de Arnaldo, Madrid 1879; id., Historia de los heterodoxos españoles, Madrid 1880, I; J. B. Hauréau, Arnauld de V., médicin et chimiste, in Histoire littéraire de la France, Parigi 1881, XXVIII, pp. 56-126, 487-490; E. Lalande, Arnaud de Villeneuve, sa vie et ses oeuvres, Parigi 1896; F. Tocco, Due opuscoli inediti di A. da V., in Arch. Stor. Ital., s. IV, XVIII, p. 459 segg.; G. Volpe, Rassegna di studî storici, in Rivista d'Italia, aprile 1907; P. Diepgen, Arnold v. Villanova als Politiker und Laientheologe, Berlino 1909; id., in Archiv f. Geschichte d. Medizin, III, V e VI.