FOSCHINI, Arnaldo
Nacque a Roma il 26 sett. 1884, da Antonio e Placidia Farini. Il padre, ingegnere, si era trasferito a Roma da Russi in Romagna, agli inizi degli anni Ottanta e lavorò nel periodo del più forte sviluppo edilizio della capitale.
Terminato il liceo classico, nel 1902 il F. si iscrisse al corso comune dell'istituto di belle arti di Roma e poi al corso superiore di architettura (dove ebbe per maestri G. Calderini, M. Manfredi, e P. Piacentini). Nel 1905 fu vicepresidente della Federazione degli architetti italiani impegnata per il riconoscimento del titolo professionale. Nel 1909, dopo un breve periodo a Firenze (allievo di G.B. Ristori a sua volta reduce dall'insegnamento parigino di Ch. Garnier), conseguì il diploma finale dell'istituto di belle arti. Nello stesso periodo esordì nell'attività professionale. Al 1910 risale il padiglione di accesso all'esposizione regionale ed etnografica a piazza d'Armi, nell'ambito dell'Esposizione universale a Roma del 1911, realizzato con G. Venturi.
L'attività professionale del F., quasi completamente romana e strettamente legata ai temi e ai problemi della città, si presta a raggruppamenti esemplari, anche per l'ottima qualità del livello raggiunto. In una prima fase realizzò soprattutto villini e la sistemazione del quartiere Sebastiani.
Del 1912 è il villino Ferrero al quartiere Caprera (con G. Tamburini); del 1916 è il villino Sebastiani in via Mercadante, all'angolo con via Bellini. Agli anni 1917-20 risale il piano generale del quartiere Sebastiani e la costruzione di alcuni villini, in parte demoliti, con A. Spaccarelli; tra questi il villino in via Porpora, quelli in via Bellini e in via Rossini, la palazzina tra via Mercadante e via Porpora.
Nel frattempo, nel 1913-15, aveva realizzato la caserma Piave della guardia di finanza, in viale XXI Aprile, e nel 1914 aveva vinto il concorso nazionale per il ruolo di professore aggiunto alla cattedra di composizione architettonica del corso superiore di architettura dell'istituto di belle arti. Nel 1920 fu nominato professore incaricato di disegno architettonico ed elementi di composizione presso la Regia Scuola superiore di architettura e nello stesso anno diventò membro dell'Accademia nazionale di S. Luca, di cui sarà presidente per il biennio 1951-52.
Ancora nel 1920, con A. Spaccarelli, restaurò il palazzetto di Pio IV in via Flaminia e realizzò il cinematografo Volturno. A partire dall'anno successivo diede inizio alla costruzione del Supercinema (1921-27), in via Depretis, con A. Spaccarelli e G. Giobbe.
La seconda fase dell'attività del F. è legata ai rapporti con la città esistente, e in specie con le preesistenze storico-archeologiche, in un momento di trasformazione della città. Questa tendenza è evidente sia in alcune opere realizzate sia in alcuni concorsi, ad esempio quello con A. Spaccarelli per il prolungamento di via M. Minghetti (1925). Allo stesso anno risale la sistemazione della zona della Sapienza per edifici universitari.
Nel 1926 fu nominato professore ordinario su proposta del consiglio della Scuola superiore di architettura e nel 1927 ottenne la cattedra di composizione architettonica, in seguito alla morte di M. Manfredi. Al 1926 risale il completamento della basilica di S. Paolo fuori le Mura, quasi completamente distrutta da un incendio nel secolo precedente.
Nel 1929 fu nominato direttore della rivista Architettura e arti decorative, organo del Sindacato nazionale architetti; nello stesso anno realizzò a Foggia la cappella votiva in onore dei caduti.
Membro della Pontificia Accademia dei Virtuosi del Pantheon e successivamente cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, sempre nel 1929 il F. fu tra i firmatari del progetto urbano "la Burbera", che prevedeva tra l'altro due grandi arterie di penetrazione nel centro storico di Roma, che sarebbe stato così in gran parte demolito. Il gruppo, guidato da G. Giovannoni, di cui facevano parte, oltre al F., P. Aschieri, G. Boni, E. Del Debbio, V. Fasolo, F. Giobbe, A. Limongelli, F. Nori, G. Venturi, si contrappose al GUR (Gruppo urbanisti romani), capeggiato da M. Piacentini, nel concorso di idee per il piano regolatore di Roma del 1931.
Gli anni Trenta corrispondono alla terza fase della produzione del F., che coincide con alcune grandi iniziative urbane del fascismo, come risposta alla crescita di esigenza simbolica e monumentale, ma anche di sincretismo tra correnti tradizionaliste e moderniste; l'attività del F. in questi anni fu legata alla cerchia piacentiniana. È emblematico il ruolo avuto nella progettazione dei propilei della città universitaria, sotto la guida di M. Piacentini, con cui aveva già lavorato per un progetto di sistemazione di largo di Torre Argentina. Fu infatti tra i più fidati collaboratori nel progetto collettivo guidato della città universitaria. Del 1932-35 sono l'istituto di ortopedia e traumatologia, l'istituto di igiene e batteriologia e l'ingresso monumentale alla città universitaria. Tra i maggiori interventi tra il 1930 e il 1940 si ricordano inoltre: la sede della Cassa nazionale del notariato in via Flaminia (con I. Zanda), del 1930-33; la chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli e l'edificio all'inizio di corso del Rinascimento, del 1931. Vicina alla città universitaria e pressoché coeva è la sede della clinica G. Eastman, in viale Regina Margherita (1931-33), dove lavorò con il fratello Alfredo, ingegnere, con il quale collaborerà nel 1937 al progetto di conservazione dei resti dello stadio di Domiziano a piazza Navona (Corriere della sera, 27 apr. 1937). Nel 1934 partecipò (con E. Del Debbio e V. Morpurgo) al concorso per il palazzo del Littorio in via dell'Impero (ora dei Fori imperiali) e tra il 1935 e il 1940 lavorò alla sistemazione urbanistica di corso del Rinascimento e agli edifici della piazzetta dei Massimi; del 1937 è il concorso per il palazzo del Littorio in viale Aventino (in secondo grado con E. Del Debbio e V. Morpurgo), in cui vinse il primo premio. L'edificio, spostato nello stesso anno alla Farnesina, fu realizzato nel dopoguerra come ministero degli Esteri e terminato nel 1959.
Altri due interventi di quegli anni sono palazzo Cenci Bolognetti, nel centro della città, in via delle Botteghe Oscure (con P. Finzi) nel 1937-39, e la chiesa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, nel nuovo quartiere dell'EUR (con C.Vetriani, A. Energici, T. Rossi), realizzata nel 1937-41, ma inaugurata soltanto nel 1955.
Nel dopoguerra fu sottoposto a giudizio di epurazione, ma fu prosciolto e continuò a ricoprire ruoli di grande rilievo sia nell'università sia nell'ambito delle imponenti attività di ricostruzione di quegli anni.
Nel 1945 fu eletto preside della facoltà di architettura, in carica fino al 1953. Dal 1946 al 1952 ricoprì la carica di vicepresidente dell'ANIAI (Associazione nazionale ingegneri e architetti italiani). Nel 1949, eletto, come rappresentante della ANIAI, nel consiglio direttivo della gestione INA-Casa, ne fu nominato presidente ricoprendo la carica per gli interi due settenni del piano Fanfani.
Il ruolo del F., nella guida del piano INA-Casa, si espresse esplicitamente nella scelta di privilegiare il contributo di progettisti esterni rispetto alla progettualità stereotipa degli uffici tecnici. I nomi degli autori selezionati fin dagli esordi dell'attività dimostrano l'importanza data alla figura dei progettisti e furono scelti, infatti, i giovani più promettenti, con grande apertura nei confronti delle varie tendenze ideologiche e linguistiche (nel primo concorso vennero selezionati 220 professionisti, cui se ne aggiunsero altri 1210) e alla promozione di una elaborazione teorico-pratica che emerge dai fascicoli INA-Casa. Suggerimenti, norme e schemi per la elaborazione e presentazione dei progetti. Bandi di Concorso, Roma 1949, e INA-Casa. Suggerimenti, esempi e norme per la progettazione urbanistica. Progetti tipo, ibid. 1950. Ad A. Libera fu affidato l'ufficio tecnico dell'INA-Casa, a R. Bonelli e poi a F. Gorio un centro studi; M. De Renzi, C. Ligini e M. Ridolfi furono incaricati di elaborare progetti-tipo sugli schemi prescelti. I primi quartieri realizzati presentano esemplarità tipologiche e linguistiche che prevedono unità abitative, servizi e "centri sociali". Al convegno di bilancio organizzato nel 1955 in vista della proroga del piano parteciparono molti dei progettisti e delle personalità del momento, da G. Astengo a P. Carbonara, da L. Daneri a E. Del Debbio, da A. Libera a P. Marconi. Nonostante i molti limiti, il programma INA-Casa sotto la guida del F. ebbe il merito di fornire una risposta quantitativa ai problemi dell'abitazione nelle città del dopoguerra, con la realizzazione di circa 355.000 alloggi.
Nel 1949 partecipò al concorso per la sede della Banca d'Italia a Napoli, ottenendo il primo premio; la sede fu realizzata sulla base di un nuovo progetto, elaborato con M. Canino, entro il 1955. Due interventi nell'ambito dell'edilizia religiosa risalgono alla fine degli anni Cinquanta, la chiesa della Ss. Immacolata, in via Laurentina all'EUR (1955-58), e la sistemazione e ampliamento del santuario del Divino Amore (1956-68). Tra gli ultimi interventi del F. si ricordano un edificio in via Due Macelli (1957-59), il collegio delle infermiere e alcune cliniche all'ospedale di S. Giovanni (1960-68) e inoltre la sede degli uffici dell'ospedale di S. Spirito (1962-63).
Il F. fu presidente del Consiglio nazionale degli architetti (dal 1952 al 1954), membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici e del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Fece anche parte dell'Accademia fiorentina delle arti del disegno, dell'Accademia di belle arti di Perugia, dell'Associazione artistica fra i cultori di architettura, della Pontificia Commissione per l'arte sacra, del Consiglio nazionale delle ricerche, nonché di numerosissime commissioni in concorsi pubblici. Infine, ricevette nel 1956 il premio Napoli per l'architettura.
Dal 1954 al 1959 fu professore fuori ruolo con incarico di coordinamento dei corsi compositivi; successivamente fu nominato professore emerito dal consiglio di facoltà.
Fino al 1966 il F. ricoprì la carica di presidente dell'ISES (Istituto studi edilizia sociale).
Morì a Roma il 24 marzo 1968.
Fonti e Bibl.: Quello che resta dell'archivio Foschini (per la maggior parte distrutto da lui stesso) si conserva presso la biblioteca del Dipartimento di ingegneria civile dell'università di Roma "Tor Vergata". Necr., in Il Tempo, 26 e 27 marzo 1968; M. Piacentini, Architettura d'oggi, Roma 1930, p. 71 e passim; Il corso del Rinascimento, in Corriere della sera, 21 maggio 1936; Architetti romani vincitori di due concorsi internazionali, in Il Giornale d'Italia, 20 maggio 1943; I 14 anni del Piano INACASA, a cura di L. Beretta Anguissola, Roma 1963; G. Accasto - V. Fraticelli - R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale: 1870-1970, Roma 1971, ad Indicem; L. Vagnetti, A. F., 1884-1968, in A. F. Didattica e gestione dell'architettura in Italia nella prima metà del Novecento, Atti del Convegno… 1978, a cura di N. Pirazzoli, Faenza 1979; V. Vannelli, Economia dell'architettura in Roma fascista, Roma 1981, ad Indicem; Anni Trenta (catal.), Milano 1983, ad Indicem; P.O. Rossi, Roma. Guida all'architettura moderna: 1909-1984, Roma 1984, ad Indicem; 1935/1985. La "Sapienza" nella città universitaria (catal.), a cura di E. Guidoni - M. Regni Sennato, Roma 1985, pp. 43, 72 e passim; M. Tafuri, Storia dell'architettura italiana 1944-1985, Torino 1986, pp. 23, 145; E 42: Utopia e scenario del regime (catal.), II, Venezia 1987, pp. 441-447; I. de Guttry, Guida di Roma moderna dal 1870 ad oggi, Roma 1989; Tradizione e innovazione nell'architettura di Roma capitale: 1870-1930, a cura di G. Strappa, Roma 1989, pp. 127-130 e passim; F. Rizzo, A. F. 1884-1968, tesi di laurea in storia delle arti industriali, Roma, facoltà di architettura, a.a. 1991-92; A. Foschini - P. Farini, Lettere a Domenico Farini. La crisi edilizia di Roma capitale, a cura di M. Isnardi Parente, Ravenna 1992; G. Nifosi Sini, Il comando generale della guardia di finanza, Roma 1992, pp. 147-196; A. Foschini, Relazione sul progetto di un nuovo Palazzo del Parlamento in Roma, a cura di M. Isnardi Parente, Roma 1993; Dizionario encicl. di architettura e urbanistica, II, p. 376; Macmillan Encyclopedia of architects, II, pp. 104 s.