ARNAULD
. Gli Arnauld sono originarî della Provenza; non si sa quando, un ramo della famiglia si trapiantò in Alvernia. Ma, benché Arnauld d'Andilly vanti, nelle sue Memorie, l'antica grandezza e nobiltà del casato, in verità gli Arnauld non figurano nella storia, prima del loro trapiantarsi a Parigi nel 1547.
Antoine I. - Signore di La Mothe (presso Riom), per cui è designato spesso come La Mothe-Arnauld, fu procuratore generale della regina Caterina de' Medici. Ugonotto, si rifece cattolico dopo la notte di S. Bartolomeo, nella quale fu salvato grazie all'intervento della regina. Dal suo matrimonio con Marguerite Meunier, nipote del cancelliere du Bourg, ebbe un figlio, Jean; dal secondo matrimonio, con Anne Forget, nacquero Antoine, Isaac, David, Benjamin, Claude, Louis, Pierre, e tre figlie. Morì, più che centenario, a Parigi, nel 1591. Alcuni dei figli, e certamente Isaac, rimasero protestanti, come i loro discendenti. Ma gli altri furono ardentemente cattolici, da Antoine II in poi, che si può considerare come il vero fondatore della grandezza della famiglia.
Antoine II. - Figlio del precedente, nacque a Parigi nel 1560; fu avvocato al Parlamento (i Parlements avevano funzioni giudiziarie e amministrative) di Parigi, e acquistò grande reputazione per l'eloquenza non meno che per il calore delle sue convinzioni. Ostile ai gesuiti, tenne il 12 e il 13 luglio 1594 una celebre arringa, il Plaidoyer en faveur de l'Université per appoggiare la richiesta del rettore, Jacques d'Amboise, che si espellessero i gesuiti dal regno; e, nel 1602, il Franc et véritable discours au Roy, sur le rétablissement, qui lui est demandé, des Jésuites, che mirava a rompere le trattative avviate da Enrico IV, dopo la sua riconciliazione con la curia romana, terminate con la riammissione (1603) dei gesuiti, espulsi in seguito all'attentato di Jean Châtel (27 dicembre 1594). I due discorsi furono condannati a Roma. Se grande fu la fama di Antoine presso i contemporanei, tanto da farlo considerare come il rappresentante tipico dell'eloquenza francese, ora il giudizio che se ne dà è alquanto diverso; e se gli si riconosce vivezza d'immaginazione e largo e potente respiro, c'è chi biasima nei suoi discorsi la confusione e l'eccessiva violenza.
Dal matrimonio con Catherine, figlia dell'avvocato generale Marion, Antoine ebbe venti figli: dei dieci che raggiunsero l'età matura, Robert, Henri, Simon, Catherine (sposa d'Isaac Le Maître e madre di Le Maître de Sacy), Jacqueline, Jeanne, Anne-Eugénie, MarieClaire, Madeleine, Antoine, tutti, all'infuori di Simon (che morì soldato nel 1639) appartennero in qualche modo a Port-Royal.
Robert A., detto Arnauld d'Andilly. - Primogenito del precedente, nato nel 1588, cominciò da zelante cortigiano la sua carriera, nella quale ebbe tuttavia fortuna inferiore alle sue aspirazioni. Fu, nel 1634, intendente degli eserciti in Germania. Sposato all'unica figlia, Catherine signora di Pomponne, del Le Fèvre de la Boderie, ambasciatore di Francia, ebbe da lei parecchi figli (v. sotto). S'era legato fin dal 1620 con il Duvergier de Hauranne (più noto come abate di Saint-Cyran): e nel 1644 si ritirò a Port-Royal, eseguendo, per dir così, le ultime volontà dell'amico. In quella solitudine - dove tuttavia s'industriò di conservare sempre utili relazioni con la corte e con la città - egli coltivò con passione gli alberi da frutta e scrisse libri di edificazione: versioni delle Confessioni di S. Agostino, della Scala paradisi di S. Giovanni Climaco, delle Vite dei Padri del deserto, di Giuseppe Flavio, di S. Teresa e di S. Giovanni d'Avila. Scrisse pure i Mémoires de sa vie, scritti circa il 1666, pubblicati nel 1734, e un Journal, pubblicato a cura di A., E. e S. Halphen (Parigi 1892-1909). Fu il meno pugnace dei fratelli, legato com'era alla corte e timoroso di offenderne la suscettibilità: ma per tutta la vita rimase attaccato al giansenismo, che con la sua azione e le molte relazioni contribuì efficacemente a propagare. Le sue opere dimostrano la profondità del suo sentimento religioso; sono scritte nello stile semplice, ma corretto e grave, dell'honnête homme che conosce la corte. Morì nel 1674.
Henri. - Secondogenito di Antoine II, e fratello del precedente, seguì a Roma il nunzio, poi cardinale, Bentivoglio. Assente ancora, fu nominato abate di S. Nicola d'Angers; e, al suo ritorno in Francia, dopo un'assenza di non meno di cinque anni, vescovo di Toul. Non riuscendo a far riconoscere il suo diritto né dal re né dalla Santa Sede, tornò in Italia, semplice abate di S. Nicola; ma, incaricato di riconciliare i Barberini con Innocenzo X, riuscì nell'intento (egli conservò la memoria nelle sue Négociations, pubblicate nel 1748). In seguito a ciò, nel 1649, fu dalla reggente nominato vescovo di Angers: dove rimase fino alla morte (1692). La sua vita di vescovo fu oltremodo edificante. La tarda età non tolse nulla all'ardore delle sue convinzioni di giansenista. Si decise però a firmare, nel 1667, il Formulario, con altri quattro dei suoi colleghi giansenisti: adesione non del tutto senza riserve, ma della quale Clemente IX si accontentò. Abbiamo di lui anche alcune lettere riguardanti il Formulario stesso, e alcune pastorali.
Jacqueline. - È la celebre mère Angélique. Figlia di Antoine II e sorella dei precedenti, nata nel 1591, a sette anni e mezzo era coadiutrice con diritto di successione, di Jeanne Boulehart, badessa dell'abbazia cisterciense di Port-Royal. Era, in religione, Marie Angélique de Sainte-Madeleine. A Roma, per ottenere la bolla d'istituzione che le era stata negata a causa dell'età ancora infantile, la si fece passare come Angelica, e le si attribuirono diciassett'anni; il cardinale d'Ossat in persona si occupò delle trattative per ottenere la bolla, che le permise, undicenne, di prendere possesso della sua abbazia il 5 luglio 1602: lo stesso giorno della sua prima comunione.
Ma la vocazione della badessa si rafforzava, e metteva radici profonde: essa si affermava nel 1608, quando la fanciulla diciassettenne iniziò la riforma del suo monastero, con maschia energia incurante di ogni ostacolo. Stabilisce la comunione dei beni, la clausura, l'astinenza perpetua: invano le monache, la priora, qualche ecclesiastico, lo stesso suo padre, cercano di trattenerla. La clausura è da lei imposta e mantenuta con tanto rigore, da indurla a passare sopra agli stessi legami familiari, nella celebre journée du guichet (dell'ottobre 1609), che costituisce una data importante nella storia di Port-Roval: l'inizio, anzi, della nuova storia, ché, per quanto la madre Angelica sia stata in relazione con parecchi tra i più notevoli riformatori religiosi del suo tempo, variamente orientati, sua fu l'opera della riforma, ch'ella estese a Maubuisson, presso Parigi e, in seguito, a Tard, presso Digione. Fondò anche il monastero di Port-Royal di Parigi e, d'accordo con lo Zamet, vescovo di Langres, quel monastero del S. Sacramento, nella rue Coquillière, che durò solo pochi anni. La rigidità delle sue opinioni doveva naturalmente renderle facile l'accogliere le idee del Saint-Cyran, ch'ella conobbe nel 1623; e a lui, anche dopo l'imprigionamento e la morte (1643), Angelica rimase fedele, continuando ad animare la resistenza. Aveva ottenuto dal re che la carica di badessa fosse resa elettiva e temporanea: e la depose nel 1630. Morì nel 1661. Abbiamo di lei varî scritti, nei Mémoires pour servir à l'histoire de Port-Royal; il seguito, cioè altri tre volumi, fu pubblicato sotto il titolo di Lettres de la Rév. Mère Marie-Angélique (Utrecht, 1741-1744, voll. 3); le Conférences sur les Constitutions du monastère de Port-Royal furono pubblicate dal benedettino Clément (Utrecht 1760).
Jeanne. - Sorella della precedente, nota come la mère Agnès (Catherine-Agnès de Saint Paul), nacque nel 1593 e morì nel 1671. Beneficiata, all'età di sei anni, dall'abbazia benedettina di Saint-Cyr, vi prese il velo il 15 giugno 1600; poi, chiamata dalla sorella a Port-Royal, vi divenne maestra delle novizie e coadiutrice nel 1620. Fu badessa di Tard, dal 1630 al 1636, e di Port-Royal due volte, dal 1636 al 1642 e dal 1658 al 1661. Ponderata, seria, discreta, teneramente pia, forse, più che abbracciare il giansenismo, lo subì. Non va tuttavia dimenticata la sua resistenza al Formulario. Abbiamo di lei le Lettres (Parigi 1898, voll. 2).
Attorno alle due badesse, troviamo tutto un gruppo di religiose: Caterina di S. Giovanni, vedova d'Isacco Le Maître, morta nel 1651; Anna Eugenia dell'Incarnazione, morta nel 1653; Maria di S. Chiara, morta nel 1642; Maddalena di S. Cristina, morta nel 1649; e la madre di tutte, Caterina di S. Felicita, che morì nel 1641. Accanto ad esse, è il gruppo delle figlie di Robert Arnauld d'Andilly: Angelica di S. Giovanni, morta nel 1684 (v. sotto); Maria Carlotta di S. Chiara, nel 1678; Maria Angelica di S. Teresa, nel 1700; Giovanna Maria di S. Eugenia, nel 1660; Elisabetta, morta tredicenne, alunna di Port-Royal, nel 1641. E, con le nipoti, le cugine: Anna di S. Paolo, figlia di David, morta nel 1635; Maddalena degli Angeli, figlia di Simon Marion, morta nel 1631, e la sorella, Caterina di S. Alessio, morta nel 1634. Tra queste donne, eredi della medesima tradizione familiare, legate ancora dal ricordo di Saint-Cyran, Antoine III, il "grande Arnauld" (v.), doveva trovare uno stuolo di fide seguaci, durante le lotte accanite da lui sostenute. Nelle tragiche giornate della dispersione, ognuna di esse scrisse una cronaca degli avvenimenti, destinata a trovar posto nelle Relazioni del monastero. Differiscono, se mai, per il temperamento, non per la fedeltà alla causa comune.
Primogenito dei figli di Robert, Antoine IV, Arnauld d'Andilly, militò dapprima nel reggimento di suo cugino Isaac, quindi divenne ecclesiastico, e fu abate di Chaumes. Visse presso lo zio Henri; lasciò dei Mémoires, pubblicati nel 1756 dal Pingré. Un suo fratello, Henri-Charles Arnauld de Luzancy, si contentò di una vita di pietà e di studio nella solitudine di Port-Royal. Ma più importante di tutti i figli di Robert è Simon, Arnauld d'Andilly, marchese di Pomponne, più noto sotto quest'ultima denominazione (v.). Dal suo matrimonio con la figlia del referendario Ladvocat, ebbe cinque figli e sei figlie; due figli e tre figlie morirono giovani. Ad Antoine-Joseph Arnauld (1664-1693), marchese di Pomponne, colonnello dei dragoni, spetta gran parte del merito della vittoria di Fleurus (1690); Henri-Charles, nato nel 1669 all'Aia, dove il padre era ambasciatore, fu abate di Saint-Maixent di S. Medardo di Soissons, ambasciatore a Venezia, consigliere di stato, membro dell'Académie des inscriptions (1743); pubblicò varî scritti dei suoi antenati, di cui difese la memoria; morì nel 1756. Il fratello primogenito, Nicolas-Simon (1662-1699), fece una discreta carriera nell'amministrazione militare civile, e lasciò una sola figlia. Delle due sorelle superstiti, una, Charlotte, divenne religiosa di Port-Royal; l'altra, Catherine-Félicité, sposò il marchese di Torcy, ministro di Luigi XIV.
Tra le figlie di Roberto, Angélique de Saint-Jean, Arnauld d'Andilly, entrò a Port-Royal a sei anui, prese il velo nel 1644, fu maestra delle novizie, superiora, badessa. Abbiamo di lei numerose lettere; ebbe parte, con la Madre Agnese, nella redazione degli Avis donnés aux religieuses de Port-Royal, che furono come il codice della loro resistenza, e fu spesso confidente dello zio, il "grande Arnauld". Morì nel 1684.
Così tre generazioni successive di Arnauld ebbero una parte di prim'ordine nella storia politica e religiosa della Francia, fra lotte e vicende, il cui racconto (v. giansenismo) esorbita dai limiti di un articolo biografico.
Bibl.: Oltre alle pubblicazioni gianseniste: Mémoires del Fontaine e di Thomas du Fossé, Histoire de Port Royal del Besoigne e del Clemencet, Abrégé del Racine; e oltre gli scritti degli Arnauld menzionati in questo articolo, conviene soprattutto segnalare: Sainte-Beuve, Port-Royal, voll. 3, Parigi 1840-48; 3ª ed., voll. 7, Parigi 1867 (e ristampe); P. Varin, La vérité sur les Arnauld, Parigi 1847; P. Rapin, Mémoires, Parigi 1865; M. R. Monlaur, Angélique Arnauld, Parigi 1901; L. Prunel, Sébastien Zamet, Parigi 1912; H. Fouqueray, Histoire de la Comp. de Jésus en France, II, Parigi 1913; H. Bremond, istoire litt. du sentiment religieux en France, IV, Parigi 1920; G. Cochin, Henry ARnaud, évêque d'Angers, Parigi 1921; A. Gazier, Histoire général du mouvement janséniste, Parigi 1922; J. Laporte, La doctrine de Port-Royal, Parigi 1923; sulla mère Angélique, v. G. Dall (G. Lebaudy), La mére Angélique abbesse de Port-Royal, ecc., Parigi 1893.