Vedi ARNE dell'anno: 1958 - 1958 - 1973
ARNE (῎Αρνη, Arne)
Nome di città dell'area ellenica, noto a Omero. Risulta attestato presso i Beoti eolici, la cui capitale era appunto A. di Tessaglia. Immigrati in Beozia, essi vi fondarono una città di identico nome (Il., II, 507; vii, 9; Steph. Byz.: s. v.), più tardi scomparsa, sicché si ritenne già nell'antichità, o che essa fosse stata sommersa dalle acque del lago Copaide o che si nascondesse sotto i nomi, secondo alcuni, di Akraiphion, secondo altri di Chaironeia (Str., i, 59; ix, 413; Paus., ix, 40, 5; Hellanic., frg. 87; Tzetz., Ad Lycophr., 644; Steph. Byz.: s. v. Χαιρώνεια). Gli scavi condotti nel 1893 dalla Scuola Francese di Atene sotto la direzione del De Ridder nella odierna località di Gla - un isolotto dell'ormai prosciugato lago Copaide, nel centro della pianura beotica - hanno messo in luce gli avanzi di un'acropoli fortificata di età micenea, che furono identificati da F. Noack con la A. omerica. L'acropoli, che si eleva sino a 72 m sul fondo del lago, occupava quasi tutto l'isolotto raggiungendo i 700 m di lunghezza ed era difesa da una cinta muraria di circa 3 km di sviluppo, costituita da un possente muro, a grossi blocchi, spesso circa 6 m, costruito in tecnica ciclopica, il quale presenta caratteristiche rientranze a sega. Quasi al centro dell'acropoli si trova uno spazio rettangolare - molto probabilmente un campo militare - limitato da due muraglie parallele con due torrioni sulle testate. A N di esso è un'ampia corte su cui si apre, a squadra, il palazzo vero e proprio che consta di due ali alla cui estremità due torri costituivano una specie di difesa esterna, sulla corte antistante. Alle due ali, analoghe nella disposizione, si accedeva da un'umca entrata, sicché quella orientale, probabilmente il gineceo, restava subordinata alla settentrionale nella quale si apriva l'ingresso. Un lungo corridoio, che si sviluppa lungo i lati meridionale e occidentale dell'edificio, conduceva ai due ambienti principali che sono due complessi del tipo a mègaron mentre altri corridoi disimpegnavano i numerosi ambienti rettangolari degli appartamenti. Il palazzo, che era forse a un solo piano, fu distrutto da un incendio. Sono state rinvenute tracce di affreschi alle pareti e avanzi di pavimenti in lastre di gesso, come nei palazzi minoici e micenei. Cinta muraria, mègaron, decorazioni, richiamano indubbiamente i palazzi di Tirinto e Micene.
Bibl.: F. De Ridder, in Bull. Corr. Hell., XVIII, 1894, p. 446 ss.; F. Noack, in Ath. Mitt., XIX, 1894, p. 405 ss.; G. Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, II, c. 1202, s. v., n. 2.