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ARNO

di Attilio Mori - Enciclopedia Italiana (1929)
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ARNO (A. T., 24-25-26)

Attilio Mori

Fiume della Toscana, per sviluppo di corso il maggiore della regione e, dopo il Tevere, il maggiore di tutta l'Italia peninsulare, ma per importanza storica tra i più notevoli del mondo. L'Arno nasce dalle pendici meridionali del M. Falterona, a m. 1358 d'altezza, cioè a 300 m. di dislivello dalla sommità del monte Piccolo torrentello nel primo tratto, alimentato da scarse sorgenti, raggiunge, con 12 km. di rapido corso, la quota di 440 m., dove, alla confluenza del torrente Staggia, sorge la terra di Stia, che deve il nascere e lo svilupparsi dell'industria laniera alla forza motrice fornita dai due corsi d'acqua anzidetti. Da Stia si può considerare che l'Arno inizii il suo regolare corso, povero sempre d'acqua, se le piogge non l'alimentano, ma con dolce pendenza e costretto entro regolari arginature. Per altri 30 km. l'Arno scorre con direzione da NO. a SE. attraverso il Casentino che, limitato tra l'Appennino e il Pratomagno e l'Alpe di Catenaja, ne costituisce il bacino superiore. Numerosi corsi d'acqua minori vi si riversano: "i ruscelletti che dei verdi colli - del Casentin discendon giuso in Arno", tutti di scarsa importanza, dei quali il più notevole è l'Archiano (16 km.) anch'esso di dantesca menzione. Scarsa è la portata di magra del fiume e dei suoi affluenti, sufficiente tuttavia a far agire alcuni opifici-industriali.

Alla stretta di S. Mama l'Arno esce dal Casentino e sbocca nel piano di Arezzo (250 m.), che le sue alluvioni hanno colmato. Qui la direzione del corso, che in tempi preistorici continuava per la valle della Chiana, formando dell'Arno del Casentino il tronco superiore del Tevere, devia, e il fiume, girando intorno alle estreme pendici meridionali del Pratomagno, "volge disdegnoso il muso agli Aretini", e, ingrossato dal canale della Chiana, entra per la gola dell'Imbuto nel Valdarno di sopra, che ne costituisce il secondo bacino, compreso fra il Pratomagno a oriente e i monti del Chianti a ponente. In questo tratto il letto del fiume si va gradatamente allargando (150 m.) entro le arginature; ma scarso tributo gli recano i piccoli affluenti, dei quali il più considerevole è l'Ambra (15 km.), che vi s'immette quasi di fronte a Montevarchi.

Dal Valdarno di sopra l'Arno esce per la gola dell'lncisa, a 14 km. a valle della quale riceve la Sieve, suo principale affluente di destra (54 km.), la cui valle superiore forma il Mugello. Qui l'Arno, arricchito notevolmente di acque, piega risolutamente verso ponente, mantenendo costantemente questa direzione sino alla foce. Dalla confluenza della Sieve l'Arno entra nel piano di Firenze, attraversandone la città regina, a 17 km. a valle della quale, per la gola della Gonfolina, sbocca nel Valdarno di sotto. Nel piano fiorentino tre modesti affluenti l'ingrossano: il Bisenzio (47 km.) e l'Ombrone Pistoiese (38 km.) da destra, la Greve (39 km.) da sinistra, il primo dei tre specialmente notevole per i numerosi opifici lanieri che le sue acque fanno agire nel tratto a monte di Prato.

Nel Valdarno di sotto l'Arno riceve da sinistra, presso Montelupo, la Pesa, che nasce dai M. del Chianti, e a 6 km. a valle di Empoli l'Elsa, che ha le sue origini dalla Montagnola senese, e uno sviluppo di corso di 63 km., sufficientemente ricco di acque sfruttate come forza motrice e per l'irrigazione. L'Arno seguita quindi a scorrere arginato attraverso il piano formato dalle sue alluvioni, che ne hanno rialzato il livello, rendendo difficile il deflusso delle due plaghe palustri che si estendono sulla destra del fiume, divise dall'altipiano selvoso delle Cerbaie, di cui la prima è occupata dal padule di Fucecchio e l'altra dal prosciugato lago di Bientina (v. le voci relative). Nel tratto di corso che va dalla confluenza dell'Elsa al sottopassaggio in botte dell'emissario del Bientina (35 km.), l'Arno riceve da sinistra due affluenti: l'Evola (29 km.) e l'Era, dei quali il secondo è uno dei maggiori tributarî, certo per lunghezza di corso (54 km.) se non per l'ampiezza del bacino (530 km.), in cui raccoglie le acque di copiose e note sorgenti termali. Nell'ultimo tratto del suo corso, che dalla confluenza dell'Era alla foce misura 40 km., l'Arno scorre pigramente attraverso un'ampia pianura alluvionale, formando larghe anse e costretto tra potenti arginature che impediscono il riversarvisi delle acque in piena. Unico affluente che riceve da destra in questo tratto (salvo che nella stagione asciutta quando le sue acque sono usufruite dalla irrigazione) è il canale di Ripafratta (km. 13,325), derivato dal Serchio in un'epoca antica non precisata. A Pisa invece si distacca dall'Arno l'altro canale artificiale detto dei Navicelli, lungo 23 km., fatto scavare dai granduchi medicei sulla fine del secolo XVI per aprire una via navigabile da Pisa al mare, in sostituzione di quella troppo pericolosa offerta dall'Arno. La foce dell'Arno o Bocca d'Arno, che il depositarsi del materiale fluitato tenderebbe a fare avanzare nella ragione di 5 m. all'anno, se la corrente litoranea non ne annullasse talvolta gli effetti, dista oggi 11 km. da Pisa, che originariamente sorgeva sul mare.

Lo sviluppo totale del corso dell'Arno, dalla sua sorgente alla foce, è di km. 245: l'area del suo bacino scolante, escluso il lago di Bientina (296 kmq.), è di kmq. 8247. La portata a Pisa, assai variabile, è, in magra, di circa 10 mc., e talvolta scende anche a meno di 7, mentre a Firenze si mantiene a 2 m.; ma nelle forti piene supera mc. 2000. Il modulo è valutato a mc. 138. La pendenza del suo corso dallo Scalo del Pignone (m. 38) a Firenze sino alla foce per uno sviluppo di km. 100 è perciò di 0,38‰. In questo tratto si presta alla navigazione, che pero è ostacolata dal variare del fondo, onde è oggi quasi del tutto abbandonata, e si mantiene ahbastanza viva, solo per imbarcazioni di scarso tonnellaggio, da Pontedera a Pisa. Da Pisa al mare il traffico fluviale segue il Canale dei Navicelli ora in via d'ampliamento e di rettificazione.

Bibl.: Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Carta idrografica d'Italia: Arno, Val di Chiana e Serchio, con Atlante, Roma 1902; V. Alinari e A. Beltramelli, L'Arno, Firenze 1909.

Vedi anche
Valdarno Nome regionale riferito tradizionalmente a due tratti, non definibili con precisione, della valle dell’Arno, in Toscana. L’uno è il V. di Sopra (o Superiore), che si stende per circa 40 km a monte di Firenze, tra la gola dell’Imbuto, a valle di Arezzo, e la stretta dell’Incisa (o fino alla confluenza ... Casentino Regione naturale della Toscana (circa 800 km2), corrispondente al bacino superiore dell’Arno e delimitata a N dal gruppo del Monte Falterona, a O dalla catena di Pratomagno e a E dalle Alpi di Serra, dal Monte Penna e dall’Alpe di Catenaia. Ha aspetto di ampia e profonda conca con una breve pianura alluvionale ... Elsa Fiume della Toscana (63 km), che nasce ai margini orientali delle Colline Metallifere e bagna le province di Siena e di Firenze, sfociando in Arno poco a O di Empoli. Il suo bacino ( Val d’Elsa o Valdelsa), quasi del tutto collinare, conta numerosi e grossi centri agricolo-industriali ed è intensamente ... Bisenzio Fiume dell’Appennino toscano settentrionale (47 km); nasce presso il Poggio Cicialbo (900 m) e, discendendo la valle omonima, sbocca nella pianura di Firenze presso Prato, che attraversa, per confluire poi nell’Arno a Signa. Ha carattere torrentizio, con piene specie in primavera. La Val di Bisenzio, ...
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Vocabolario
artòo
artoo artòo agg. [dal lat. arctōus, gr. ἀρκτῷς, der. di ἄρκτος «orsa»], letter. – Settentrionale: artoa caligine Preme i laureti d’Arno (Carducci).
còrco
corco còrco agg. [part. pass. di corcare, senza suffisso] (pl. m. -chi), poet. – Coricato: Rivedeano corca La dolce Pisa in ripa d’Arno (D’Annunzio).
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