ARNOLFO
Pronipote del fratello dell'arcivescovo di Milano Arnolfo (I) di Arzago (970-974) secondo la sua stessa affermazione, A. deve considerarsi nato negli ultimi anni del sec. X o nei primissimi dell'XI, in quanto dichiara nella sua cronaca di aver conosciuto per esperienza personale gli avvenimenti che narra a partire dall'anno 1018; deve essere morto non molto tempo dopo il 1077, l'anno con il quale si conclude la narrazione dei Gesta archiepiscoporum Mediolanensium.
Si può ritenere che A. appartenesse al ceto capitaneale sia per la sua discendenza da una famiglia che, per avere dato alla città un vescovo, doveva essere di capitanei, sia per la espressa e ripetuta polemica che si fa nei Gesta contro il ceto dei valvassori, considerati senz'altro come categoria inferiore.
Per la sua grande conoscenza della Sacra Scrittura, per la sua prosa tutta permeata intimamente di stile e linguaggio biblico, per la conoscenza degli archivi ecclesiastici e per l'attaccamento alla Chiesa milanese, A. è stato ritenuto generalmente un chierico: ed è stata anche proposta la sua identificazione con quell'Arnolfo suddiacono, che, nel 1059, sottoscriveva la promissio fatta dall'arcivescovo Guido da Velate a Pier Damiani, che era in Milano legato pontificio insieme con il vescovo di Lucca, Anselmo (I) da Baggio. Ma l'ipotesi non ha saldo fondamento: essendo nel secolo XI la cultura e l'istruzione monopolio delle scuole ecclesiastiche, non si può dedurre dal particolare carattere della cultura e dello stile di A. la sua appartenenza al clero.
Del resto, l'appassionata difesa della Chiesa milanese di fronte agli attacchi provenienti dagli ambienti patarinici cittadini e dalla Santa Sede si può comprendere benissimo anche in un laico che vantava fra gli antenati un arcivescovo ambrosiano: e tale difesa era particolarmente naturale in un momento in cui la rivendicazione orgogliosa dei privilegi e della tradizione ambrosiani contro Roma aveva assunto un significato politico cittadino e non era pertanto un carattere esclusivo degli ambienti ecclesiastici. Ci sembra che, a differenza dal contemporaneo cronista Landolfo detto "Seniore", A. rappresenti piuttosto gli interessi e il punto di vista della nobiltà capitaneale legata strettamente - anche da diretti rapporti familiari - al clero milanese.
Mentre Landolfo è infatti particolarmente sensibile alla questione del matrimonio dei chierici, A. si preoccupa soprattutto di difendere il clero dall'accusa di simonia e di alienazione di beni ecclesiastici, pratiche illecite che venivano compiute a favore delle più alte classi del laicato. Una riprova può essere trovata nella considerazione che Landolfo non si preoccupa di tale difesa, anzi dà per scontata la condanna della simonia.
Riconosciamo piuttosto in A. una certa cultura nel campo del diritto e un vivo interesse per questo, sicché non escluderemmo una sua qualificazione come giudice e notaio.
A. è conosciuto solo dalla sua opera Gesta archiepiscoporum Mediolanensium,alla quale forse bisognerà dare più correttamente il titolo di Liber gestorum recentium,che ricorre più spesso nei codici e corrisponde meglio al contenuto, che non è l'argomento solito dei Gesta episcopali, ma piuttosto una cronaca cittadina di avvenimenti conosciuti direttamente dallo scrittore e di quelli immediatamente precedenti.
La prima stesura dell'opera fu iniziata, pare, nel 1072e fu portata avanti senza interruzioni dall'anno 925fino all'elezione dell'arcivescovo Attone, avvenuta appunto nel momento in cui l'autore si accingeva a scrivere. A. si limita a narrare di seconda mano gli avvenimenti dalla discesa in Italia e dall'intervento di Ugo di Provenza nelle questioni della Chiesa milanese (925)fino all'elezione dell'arcivescovo Ariberto (1018). Da quest'anno in poi egli racconta avvenimenti personalmente conosciuti e si serve anche di documenti degli archivi ecclesiastici milanesi. In tutta questa prima redazione (tre libri) della sua opera A. si mostra avversario deciso del movimento patarinico e della riforma ecclesiastica in generale e si impegna soprattutto nel difendere l'ambiente della nobiltà milanese alla quale apparteneva l'alto clero della città, mostrando alquanto scarso interesse per le questioni più squisitamente religiose: ciò conferisce alla sua opera un apparente carattere di imparzialità rispetto alla impostazione polemica più scoperta e più impegnata di Landolfo Seniore.
Nel 1077 A. fece parte della commissione di cittadini milanesi che si recò a Roma per ottenere dal papa Gregorio VII il perdono dei trascorsi filoimperiali. Dopo tale svolta nella vita cittadina e nel suo personale atteggiamento, A. riprese a scrivere con nuovo spirito la sua cronaca, riconoscendo - nei due libri che vi aggiunse - la supremazia romana alla quale aveva nel fervore della polemica già contrapposto la dignità della tradizione ambrosiana.
Il libro IV tratta degli avvenimenti milanesi fino alla morte di Erlembaldo (estate 1075);il libro V, e ultimo, si conclude con l'elezione dell'arcivescovo ambrosiano Tebaldo, con gli avvenimenti di Canossa e con l'elezione dell'antiré Rodolfo di Svevia: agli occhi del vecchio cronista milanese poteva apparire che un'epoca si fosse conclusa con il trionfo della Chiesa romana e del papato.
Fonti e Bibl.: I Gesta archiepiscoporum Mediolanensium sono pubbl. nelle classiche edizioni dei Rer. Italic. Script., IV,Mediolani 1723, e dei Monum. Germ. Hist., Scriptores, VIII,a cura di G. Wattenbach, Hannoverae 1848 (ne prepara ora una nuova edizione per i Rer. Italic. Script.C. Violante). Su A., oltre alle prefazioni del Muratori e del Wattenbach alle due su citate edizioni, si vedano: U. Balzani, Le cronache italiane del medio evo,Milano 1900, pp. 234 s.; G. Wattenbach, Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter, 5 ediz., II, Berlin 1886, pp. 214 s.; M. Manitius, Gesch. der lateinischen Literatur des Mittelalters,III,München 1931, pp. 507-09; C. Violante, La pataria milanese e la riforma ecclesiastica,I: Le premesse (1045-1057), Roma 1955, passim. Per la parentela di A. con l'arcivescovo Arnolfo I e per la famiglia di Arzago, si vedano E. Dümmler, Anselm der Peripatetiker nebst anderen Beiträgen zur Literaturgeschichte Italiens in elften Jahrhundert,Halle 1872, e K. Manitius, prefazione alla edizione di Anselm von Besate, Rhetorimachia, in Monumenta Germ. Hist., Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelalters, II,Weimar 1958.