AROMI (gr. ἀρώματα)
L'albero del balsamo (ὁ λίβανος donde olibano) per aromi cresceva in Arabia tra i Sabei e nella regione africana trogloditica (con centro soprattutto a Punt, nella costa della Somalia tra Deira e Capo Guardafui, regione detta appunto ἀρωματοϕαρος), e poi anche in India e in Siria; il suo prodotto (λιβανωτός) era considerato prezioso e di provenienza quasi misteriosa, tanto difficile era il procacciarselo in Arabia, donde veniva esportato, con speciali cautele restrittive, per opera soprattutto dei Fenici, attraverso la Siria e l'Egitto. Qui è già menzionato 2000 anni a. C., e costituiva un monopolio regio sotto i Tolomei; nei papiri se ne fa menzione di frequente; esistevano in Alessandria officine apposite per la sua manipolazione. Numerose specie di aromi venivano usate in tutto il mondo antico per incensi rituali, sotto forma di pani o in grani, perché il profumo che se ne sprigionava, bruciandole, si riteneva particolarmente gradito alla divinità. Gli aromi erano pure molto usati come cosmetici, come profumi nei banchetti e nelle feste e come correttivo del vino; si adoperavano nel cerimoniale funebre, nella farmacopea, nei filtri magici e nei veleni; erano l'oggetto di ambiti doni regali e di tributi a sovrani.
Diffusissimi tra gli Ebrei (se ne fa spesso menzione nella Bibbia) e tra i Babilonesi, entrando soprattutto nella composizione dell'olio sacro, in Grecia gli aromi s'introdussero solo nel sec. VI a. C., in Roma relativamente tardi. Al loro traffico attendevano speciali categorie di commercianti, cui erano spesso riservati quartieri distinti e spazî appositi nei mercati.
A Roma il vero balsamo era la droga più cara, costando mezzo litro mille denari, e l'alto prezzo era dovuto anche alle forti tasse doganali, onde si spiegano le molte frodi e le falsificazioni, di cui Plinio il Vecchio e Dioscoride ci dànno le ricette.
Sostanze aromatiche e odorose. - Appartengono in gran parte ai condimenti, agli aromi e ai profumi di uso comune. Hanno in genere odore soave, penetrante, dovuto ad olî essenziali e ad altri principî odorosi quali gli acidi benzoico e cinnamico, la canfora, ecc. Tra le prime sono particolarmente note la cannella, l'anice, i fiori d'arancio, la vainiglia, i fiori di garofano, il finocchio, ecc. Devono in parte il loro aroma ad una canfora la menta, la melissa, la lavanda e altre labiate; altre, quali l'assenzio, la camomilla, la ruta, contengono, oltre l'aroma, un principio amaro (aromatici amari). Sono aromatici resinosi, o benzoici cinnamici, la mirra, l'olibano, il benzoino, lo storace, il balsamo peruviano e il tolutano, ecc. Si dà talvolta il nome di aromatici pirogenati a prodotti della distillazione secca, quali il fenolo, il catrame, la benzina, il creosoto, la naftalina, il succino, ecc. I medicamenti aromatici sono eccitanti del gusto e dell'olfatto, stimolanti, e attivano e facilitano la digestione per azione sullo stomaco. In questo senso meglio agiscono gli aromatici amari. Molte di queste droghe servono alla preparazione delle acque distillate o idrolati. Alcune sostanze di cattivo odore, quali la valeriana, l'assa fetida, il bornivale, il valile, trovano la loro applicazione come calmanti e antispasmodiche specialmente negli stati isterici.
Acque aromatiche o idrolati. - Rappresentano un importante gruppo di prodotti della farmacia galenica: contengono i principî volatili delle piante ottenuti per distillazione. Si dividono in semplici o composte, secondo che sono state ottenute distillando una o più sostanze insieme. Secondo le diverse specie, si adoperano o le radici, o i rizomi, o il legno, o la corteccia, o le foglie, o il fiore, o il frutto, o il seme, preferibilmente freschi, successivamente essiccati, e bene mondati, contusi e sminuzzati: la distillazione prima si faceva a fuoco diretto sugli alambicchi; fu poi perfezionata con la distillazione a vapore con speciali apparecchi, dei quali il più noto e il più pratico è quello di Souberain. Sottoponendo a nuova distillazione altra quantità di vegetale nell'acqua già distillata (coobazione), si ottengono acque più cariche di principî volatili, le cosiddette acque coobate; l'unica acqua coobata ancora in uso è quella di lauroceraso: questo metodo è ora quasi abbandonato, perché la quantità dei principî attivi che l'acqua può contenere non è fissa. e perché i principî attivi con nuovi riscaldamenti si alterano facilmente. La tecnica farmacologica insegna le norme precise per la separazione, la dosatura dell'essenza, i saggi qualitativi, le alterazioni, le impurezze, le sofisticazioni, i metodi di conservazione. Le specie vegetali più importanti sono le seguenti: Anice verde (Pimpinella anisum); Anice stellato (Illicium verum); Arancio (Citrus vulgaris); Camomilla (Matricaria chamomilla); Camomilla romana (Anthemis nobilis); Cannella (Cinnamomum zeylanicum); Cedro (Citrus medica); Finocchio (Foeniculum oflicinale); Gemme di Pino (Pinus silvestris, maritima, pinea; Larix decidua); Mandorle amare (Amygdalus communis var. amara), Melissa (Melissa officinalis); Menta (Mentha piperita); Rosa (Rosa gallica); Catrame (Pix liquida); Copaive (Balsamum copaive); Lauroceraso (Prunus laurocerasus); Salvia (Salvia officinalis); Valeriana (Valeriana officinalis); Tiglio (Tilia platyphylla, ulmifolia, europaea); Sambuco (Sambucus nigra); Noce moscata (Myristica fragrans); Garofani (Eugenia caryophyllata); Coclearia (Cochlearia officinalis); Zanzero (Zingiber officinale); Vainiglia (Vanilla planifolia); Giaggiolo (Iris florentina); Arnica (Arnica montana); Mirra (Balsamodendron myrrha); Eucalipto (Eucalyptus globulus); Sassofrasso (Sassafras officinalis).
Col nome di specie aromatiche la nostra Farmacopea indica le sommità fiorite di lavanda, le foglie di arancio, di menta, di rosmarino, di salvia.
Bibl.: R. Sigismund, Die Aromata in ihrer Bedeutung für Religion des Altertums, Lipsia 1884; A. Schmidt, Drogen und Drogenhandel im Altertum, Lipsia 1924; U. Wilcken, Punt-Fahrten in der Ptolomäerzeit, in Zeitschr. für Ägypi. Sprache und Altert., LX (1925), p. 86 segg.; P. Collart e P. Jouguet, Petites recherches sur l'économie politique des Lagides, in Racc. di scritti in onore di G. Lumbroso, Milano 1925, p. 109 segg.