ARRAS (fiamm. Atrecht; A. T., 32-33-34)
Città della Francia settentrionale, situata a 67 m. s. m., capoluogo del dipartimento del Passo di Calais. È posta in una fertile vallata irrigata dalla Scarpe, che diviene ivi navigabile, e alla confluenza del Crinchon. La città è circondata, in ispecie dal lato della stazione, da larghi viali, che sono sorti al posto delle antiche fortificazioni. La sua popolazione, cresciuta di nuovo dopo la guerra, ascende ora (1926) a circa 30.000 ab. L'industria dei tessuti, che rese celebre in passato Arras (v. oltre), decadde in seguito, e fallirono tutti i tentativi per ripristinarla. Oggi l'industria locale è alimentata da zuccherifici, stabilimenti di costruzione di materiale ferroviario, fonderie, ecc. Attivo è il commercio d'esportazione in grani, olî e prodotti manifatturati. Arras è importante nodo ferroviario, ed ha linee che la uniscono a Parigi, Doullens, Douai, Lilla, Hazebrouck e Saint Pol. La Scarpe è canalizzata e il suo bacino forma un piccolo porto. La città è sede di vescovado; ha tribunale di prima istanza e di commercio.-Tra gl'istituti d'istruzione si ricordino la scuola normale, la scuola superiore di farmacia, la scuola militare d'ingegneria. Ha una biblioteca pubblica con 40.000 volumi e parecchi manoscritti, ed importanti archivî.
Monumenti artistici. - La città, ricca di monumenti del secolo XVI e del XVII, celebre per le belle piazze e il municipio, è stata devastata dalla guerra dal 1914 al 1918. La Cattedrale, antica chiesa dell'abbazia di St. Vaast, fabbricata dal 1755 al 1833, comprendeva una navata con due navate minori, un transetto, un coro con deambulatorio e cappelle in stile fiammeggiante. La facciata a due ordini corinzî e a frontone, è rimasta quasi intatta; ma l'interno con le pitture e il tesoro sono distrutti. Attigua è l'abbazia di St. Vaast, fondata nel sec. VII, importante durante la dominazione spagnuola, ma ricostruita nel 1754, a foggia di un immenso parallelogramma: ha la porta principale ornata da due statue di Duthoit; conserva un chiostro e un peristilio, e comunica con la Cattedrale per mezzo di un vestibolo ionico a tre navi. Le piazze di Arras formavano un insieme unico nel nord della Francia, circondate, come erano, da case di stile fiammingo, per la maggior parte del sec. XVII, e costituite di un piano terreno preceduto da logge con colonne monolitiche sormontate da frontoni arrotondati. Alcune di esse conservano ancora oggi la bella disposizione primitiva. Ma sulla piazza piccola non si vedono più che scarsi resti del Palazzo di città, costruito nel sec. XVI da Jacques Caron; con la facciata formata da una serie di arcate, sormontate da finestre decorate, e con due ali rientranti (tav. CXV). La Torre, costruita dal 1463 al 1554, e ricostruita nel sec. XIX, è stata completamente rasa al suolo. La piazza grande, meno devastata, conserva intatte le sue case con le insegne scolpite nella pietra (Les Rosettes, Le Chaudron: tav. CXVI). Anche la Cittadella, costruita da Vauban, ha molto sofferto.
Nell'abbazia si trovava il Museo, con raccolta di quadri, collezioni archeologiche e di storia naturale; ma non ne resta oggi quasi più niente.
Storia. - Prima della conquista romana della Gallia Arras era capoluogo degli Atrebates, e già nell'epoca romana vi fioriva l'industria dei prodotti di lana. Quest'industria fu anche nel Medioevo il fattore principale dello sviluppo economico e politico della città. Nella prima parte del Medioevo Arras non era centro né di una sede episcopale, né di un importante dominio feudale. Ecclesiasticamente faceva parte del vescovado di Cambrai e solo nel 1093 divenne sede di un proprio vescovado. Vi esisteva però da tempi remotissimi una fondazione religiosa assai importante, l'abbazia di S. Vedasto (S. Vaast). Politicamente, dal sec. X in poi, Arras apparteneva ai dominî della contea di Fiandra. La sua storia municipale è strettamente legata alla storia delle città delle Fiandre, sia francesi sia fiamminghe; anzi sembra che lo sviluppo economico e giuridico di Arras abbia preceduto quello della maggior parte delle altre città delle Fiandre. Il suo diritto municipale (per quanto pervenuto a noi in una redazione abbastanza tarda, della fine del sec. XII) è uno dei più antichi nelle Fiandre, e ha perfino servito di modello alle "leggi" (Keure) delle principali città della contea, come Ypres, Gand, Bruges e altre. Lo scabinato di Arras veniva considerato come chef des sens degli scabinati della maggior parte delle città delle Fiandre, i quali ricorrevano a lui per chiarire le loro incertezze giuridiche.
Il tipo costituzionale di Arras, nella prima fase della sua storia, è il tipo di città a scabinato, comune alla maggior parte dei centri urbani delle Fiandre. Esso è caratterizzato dall'armonia o dalla collaborazione esistente fra il potere pubblico del conte, rappresentato nella città da un proprio castellano, e gli organi della società cittadina. Gli scabini, nominati a vita dal conte e presieduti dal suo castellano, sono un organo della giustizia comitale, ma esistente solo per la città, composto solo di cittadini e destinato a tutelare le norme del diritto specifico che va sviluppandosi nell'ambiente cittadino. In tal modo lo scabinato può essere considerato come portavoce delle aspirazioni cittadine, come organo della vita autonoma del mondo municipale. Oltre a essere un organo comitale, lo scabinato è una specie di consiglio o di rappresentanza della città, intesa come collettività e come ente autonomo, e lo sviluppo successivo dell'autonomia cittadina si effettua attraverso la sua azione, senza che sorgano accanto ad esso, come nelle città della regione del vescovado di Liegi e in molte città della Francia settentrionale, nuovi organi puramente associativi o comunali (giurati, pari, ecc.). Nello scabinato l'aspetto comunale prevale, con l'andar del tempo sempre più, sull'aspetto di organo comitale. Così si giunge, senza scosse e senza interruzioni, alla fase rispecchiata dal primo diritto cittadino di Arras. Più tardi, la carica di scabino da vitalizia diventa temporanea; e finalmente si riduce al minimo o sparisce addirittura l'influenza del conte nella nomina, la quale sembra che già prima non fosse se non una semplice convalidazione dei candidati che venivano presentati dallo scabinato stesso. Anche sotto questo rispetto, il diritto di Arras precede quello delle altre città delle Fiandre: qui per la prima volta si trova affermato il diritto della città a costituire da sé il suo organo di governo. Più tardi (nel 1269) vennero ceduti allo scabinato di Arras tutti i diritti giudiziarî del conte nella città.
Naturalmente anche in Arras, come nelle altre città delle Fiandre lo scabinato rimase per lungo tempo nelle mani d'una ristretta oligarchia. Il sistema di elezione dei nuovi scabini assicurava agli scabini uscenti un'influenza preponderante nella formazione del collegio governativo. Gli scabini uscenti eleggevano infatti nel loro seno quattro uomini, i quali, insieme a venti altri, da loro stessi eletti, componevano lo scabinato per il periodo seguente. Di fatto il sistema portava, se non ad un' immutabilità, ad una rotazione periodica dei medesimi personaggi, e comunque garantiva la stabilità del ceto governante.
Quest'oligarchia dirigente era rappresentata soprattutto dai grandi esportatori dei prodotti di lana, che era la principale ricchezza della città. Oltre ai panni di lana, ad Arras prese uno sviluppo particolarmente notevole l'industria delle tappezzerie di lana, tanto che in ltalia e in alcuni altri paesi il nome di Arras venne associato stabilmente alla denominazione di questo genere di prodotti (arazzi). Il commercio del vino, come pure il cambio e il prestito di danaro, costituivano altre fonti di guadagno per il ceto superiore della cittadinanza. Dalla fine del sec. XIII in poi la posizione privilegiata dell'oligarchia dominante comincia a venir seriamente contestata da parte della borghesia minore, e sporadicamente anche da parte dei lavoratori delle industrie della lana. Le basi del governo cittadino vennero allargate, ma non fu scosso però il predominio economico dei grandi esportatori. La decadenza economica di Arras venne più tardi, in parte già in seguito alle guerre dei Cento anni, ma soprattutto in seguito alle lotte tra le case di Francia e di Borgogna.
Nel 1194, dopo il matrimonio del re Filippo Augusto con la nipote di Filippo d'Alsazia, conte delle Fiandre, Arras era stata staccata dalle Fiandre ed era entrata a far parte dei dominî del re di Francia, per divenire alquanto più tardi il capoluogo della nuova contea d'Artois. Alla fine del sec. XIV l'Artois, come anche le Fiandre, passò pertanto nelle mani della casa di Borgogna; ma dopo la morte di Carlo il Temerario, Luigi XI occupò Arras sotto pretesto di volerla tenere fino a che Maria di Borgogna non gli avesse reso omaggio. In seguito ad un sollevamento della cittadinanza contro la soldatesca del re, Luigi XI prese una serie di misure, che certo non rimasero senza conseguenze sulla prosperità economica e sull'autonomia municipale di Arras. Menomò i diritti della città, fece smantellare le mura e le fortificazioni, trasferì nell'interno del suo regno molte famiglie più ricche, operose e cospicue. Nel 1493, però, in base al trattato dì Senlis, Arras fu assegnata a Massimiliano, e rimase per un secolo e mezzo circa nelle mani degli Asburgo. Solamente nel 1640 essa venne riconquistata alla Francia.
Bibl.: Il materiale più importante si trova in A. Guesnon, Cartulaire de la commune d'Arras, Arras 1863, in Taillar, Recherches pour servir à l'histoire de l'abbaye de St. Vaast d'Arras, Pièces justificatives, Bruxelles 1859, e in Wauters, De l'origine des libertés communales. Preuves, Bruxelles 1869. Vedi anche E. Lecesne, Notice historique, monumentale et statistique sur la ville d'Arras, Arras, s. a.; Congrès archéologique d'Arras, Arras 1880; K. Hegel, Städte und Gilden, II, Lipsia 1891 e H. Pirenne, Les anciennes démocraties des Pays-Bas, Parigi 1910.
Le paci e l'Unione di Arras.
Le paci del 1414 e del 1435. - Il primo dei trattati dì pace che prendono nome da Arras, fu concluso nel settembre 1414, per opera del delfino di Francia, tra le due frazioni degli Armagnacchi e dei Borgognoni (v. armagnacchi; e cento anni, guerra dei). Esso fu però solo una tregua di effimera durata, ché ben presto il conflitto tra i due partiti risorse. Di molto maggior rilievo è la pace di Arras del 1435, che pose fine alla guerra tra Carlo VII re di Francia e Filippo il Buono, duca di Borgogna (v. borgogna: Storia; cento anni, guerra dei; francia: Storia). Al principio del 1435 si riuniscono ad Arras i rappresentanti degli stati belligeranti; Borgogna, Inghilterra, Francia, Impero. Anche il papa Eugenio IV inviava suoi rappresentanti diplomatici convinto che il duca di Borgogna, conclusa la pace, avrebbe organizzato la difesa dell'Europa contro i Turchi. Ma né l'imperatore Sigismondo né gli Inglesi vollero la pace; e così Filippo concluse una pace separata con Carlo VII. A norma del trattato, firmato il 21 settembre 1435, Carlo VII non solo promette di punire gli assassini di Giovanni Senza Paura, duca di Borgogna, fatto assassinare nel 1419 da Carlo VII, allora delfino, ma si spoglia di molte cospicue entrate nel ducato di Borgogna, cede al duca la contea di Boulogne e l'Artois, con facoltà però di riacquistare quelle terre per 400.000 scudi d'oro, e inoltre tutte le signorie appartenenti alla corona di Francia sulle due rive della Somme. Il duca viene liberato da qualsiasi atto d'ossequio verso il re, il quale in caso di guerra non potrà mobilitare i sudditi del suo vassallo; il re si obbliga a difendere il duca contro le ire dell'Inghilterra, rinuncia all'alleanza con l'imperatore e infine (condizione più umiliante) dà il suo assenso a che, qualora egli non esegua pienamente e rettamente ogni clausola del trattato, i proprî suoi vassalli prendano le armi contro di lui.
La pace d'Arras è dunque la consacrazione solenne della potenza dei duchi di Borgogna e come tale ebbe viva ripercussione in tutta l'Europa: specialmente in Inghilterra, dove popolazione e governo l'accolsero con aperta ostilità.
La pace del 1482. - Nel 1482 i Fiamminghi conclusero ad Arras una pace col re Luigi XI di Francia, per la quale non chiesero nemmeno l'opinione del loro signore, Massimiliano d'Austria, vedovo di Maria di Borgogna, allora reggente per Filippo e Margherita, che erano ancora in tenera età. Il popolo fiammingo decise che il delfino di Francia, più tardi Carlo VIII, dovesse sposare Margherita, alla quale come dote dovessero essere dati l'Artois e la Franca Contea. Massimiliano fu costretto, anche per salvare i suoi figli, prigionieri a Gand dei fiamminghi in ribellione, ad approvare la pace. Solo nel 1493 (pace di Senlis; v.) egli otteneva la cancellazione di ciò che s'era convenuto contro la sua volontà.
L'Unione di Arras. - Morto il governatore spagnolo don Giovanni d'Austria, gli succedette Alessandro Farnese, duca di Parma. Degno avversario di Guglielmo il Taciturno, egli seppe valersi del partito dei "malcontenti" che, sotto Montigny, si ribellò nella parte vallone dei Paesi Bassi contro l'interpretazione data a qualcuno degli articoli della "Pacificazione di Gand" dai calvinisti di Gand. Né il principe di Orange, né gli Stati Generali riuscivano infatti a frenare lo zelo eccessivo dei calvinisti fiamminghi in materia religiosa; e il Farnese trovò pertanto modo di aprire le negoziazioni con Montigny, comandante di truppe nazionaliste ma cattoliche, il quale già nel dicembre 1578 era deciso di sottomettersi al re di Spagna. Anche altri nobili valloni erano dello stesso parere; ma non potevano ancora apertamente mostrare tale intenzione, poiché il popolo dei Paesi Bassi meridionali, tanto i fiamminghi quanto i valloni, tanto i cattolici quanto i calvinisti, erano contrarî a qualunque intesa col re se questi non avesse prima allontanato la brutale soldatesca spagnola, che andava devastando campi e città.
Senza palesare dunque il loro vero scopo, il 6 gennaio 1579, Montigny, La Hèze, Lalaing e altri nobili conclusero ad Arras una Unione, tra l'Artois, il Hainaut, Lilla, Douai e Orchies. Nel patto d'unione si disse che, viste le differenze sopraggiunte nell'interpretazione della pacificazione di Gand; visto che la religione cattolica non era protetta dagli Stati Generali contro il fanatismo calvinista; visto che gli Stati non tenevano il dovuto conto dei privilegi ottenuti dalle regioni e città sopraddette, queste si troverebbero costrette, a fine di mantenere la pacificazione stessa, a sottomettersi al re, qualora gli Stati Generali non mostrassero entro un mese di voler procedere all'esecuzione del trattato di Gand (com'era inteso dai valloni cattolici) e all'apertura di trattative per ottenere la pace col re, sulla base delle condizioni della pacificazione stessa.
L'Unione di Arras non era ancora la riconciliazione col re, ma evidentemente ne era il principio. Il Taciturno, che aveva già da tempo previsto come si svolgerebbero le cose nelle provincie meridionali e preparava un'unione più stretta fra le regioni nordiche, incaricò di questo lavoro suo fratello Giovanni di Nassau, statholder di Geldria; e il 23 gennaio 1579, pochi giorni dopo quella di Arras, le provincie nordiche formavano l'Unione di Utrecht (v.). L'Unione di Arras voleva la conservazione del cattolicesimo e inclinava verso la riconciliazione col re di Spagna. Quella di Utrecht voleva continuare la guerra, stabilire la libertà politica, se possibile di tutti i Paesi Bassi, e altrimenti quella almeno delle provincie settentrionali e in materia di religione difendere la libertà, dando però certo trattamento di favore a quella calvinista nei confronti della cattolica.
Un'ulteriore persecuzione dei cattolici nella città di Gand diede il segnale ai "malcontenti" per riunirsi definitivamente col partito spagnolo e sottomettersi al re. Tutte le città tenute dal Montigny e dai suoi amici e le loro truppe passarono al Farnese; più tardi, altre città e regioni fiamminghe e valloni seguirono l'esempio dell'Artois e del Hainaut, di modo che la separazione dei Paesi Bassi, non secondo la frontiera linguistica ma secondo la frontiera religiosa, divenne un fatto compiuto. L'Unione di Arras condusse direttamente al trattato di Arras dello stesso anno e a quello di Mons, che regolarono le condizioni di pace col re Filippo II.
(V. Tavv. CXV-CXVI).
Bibl.: Per la pace di A. del 1435; H. Pirenne, Histoire de Belgique, Bruxelles 1903, vol. II, pp. 226-235; P. J. Blok, Geschiedenis van het Nederlandsche volk, I, 2ª ed., Leida 1912, pp. 452-458; Du Fresne de Beaucourt, Histoire de Charles VII, Parigi 1881, pp. 515-550. Il miglior testo del trattato in E. Cosneau, Les grands traités de la guerre de Cent Ans, Parigi 1889, p. 119 segg. - Per la pace del 1482, Pirenne e Blok, opere cit.
Per l'Unione di A.: P. J. Blok, Geschiedenis van het Nederlandsche volk, II, 1ª ed., Leida 1896, p. 152 segg.; H. Pirenne, Histoire de Belgique, IV, 2ª ed., Bruxelles 1911, p. 136 segg.; A. de Decker, Geschiedenis der Malcontenten, Bruxelles e Anversa 1882; C. H. Th. Bussemaker, De Afscheiding der Waalsche Gewesten van de Generale Unie, I e II, Haarlem 1895.