CAJUMI, Arrigo
Scrittore, nato a Torino il 22 ottobre 1898, morto a Milano il 7 ottobre 1955. Diplomato in ragioneria e amministratore di società industriali, si era liberamente formato alla scuola di F. Neri e C. de Lollis, della cui rivista, La Cultura, fu attivo collaboratore e di cui costituì il centro dopo la morte del fondatore (1928). Amico di P. Gobetti, fece parte anche del gruppo di Rivoluzione liberale, restando sempre avverso all'estetica idealistica. Redattore della Stampa dal 1921 al 1928, vi si occupò in prevalenza di letteratura francese, per la quale - specie per quella del periodo dall'illuminismo al Sainte-Beuve - mostrava un vivo congeniale interesse. Appartatosi poi per ostilità al fascismo, tornò, dopo la Liberazione, a scrivere su quel giornale e altrove di critica letteraria e di critica del costume, che in lui finivano col far tutt'uno, l'acutezza dell'indagine psicologica mescolandosi a una vivacità polemica talora sconfinante nell'acrimonia, e il gusto dell'erudizione a un moralismo mordace, a volte compiaciuto, nel suo anticonformismo, fino al paradosso.
Pubblicò alcune raccolte di saggi: I cancelli d'oro (Milano 1926), Galleria (Torino 1928); una raccolta di caustico "diario segreto", tenuto dal 1935 al '45, Pensieri di un libertino (Milano 1947; n. ed. integrale, Torino 1950); e un romanzo, Il passaggio di Venere (Torino 1948). Postumo, Colori e veleni (Napoli 1956), altri saggi.
Bibl.: L. Russo, in Belfagor, gennaio 1950; P. P. Trompeo, in Il Mondo, 18 ottobre 1955; id.; L'azzurro di Chartres, Caltanissetta-Roma 1958.