Mainardi (Manardi), Arrigo
Discendente di un'antica famiglia di origine ravennate trapiantata a Bertinoro (la prima forma del cognome è attestata dai codici settentrionali, nonché da qualche toscano, e come tale accolta nell'ediz. Petrocchi), è menzionato da D. per bocca di Guido del Duca in Pg XIV 97; a lui pure alluderebbe, secondo l'Anonimo e altri, il v. 113 del medesimo canto (poi che gita se n'è la tua famiglia).
Di A., rimpianto tra i maggiorenti di una Romagna ormai spenta, si sa che combatté nel 1170 per i Forlivesi contro i Faentini a S. Varano, ove fu fatto prigioniero con Pietro Traversari (cfr. la Historia Faventinae civitatis del Tolosano). Nel 1177, nata contesa tra Alessandro III e il Barbarossa a chi dovesse toccare la contea di Bertinoro per la morte di Cavalcaconte, l'imperatore ebbe dalla sua parte, contro la fazione avversa dei Bulgari, quella dei M. (C. Baronio, Annales ecclesiastici, Lucae 1746, t. XIX 472). Il 25 nov. 1186 A. risulta, come il Traversari, autorevole testimone al diploma con cui Enrico VI concesse, da Cesena, al comune di Siena il diritto di batter moneta (L.A. Muratori Antiquitates Italicae Medii Aevi, Diss. L 470, 1). Non compare invece negli atti, sottoscritti dai suoi, del 1201 e 1202, che segnarono la pace coi Bulgari e la non più differibile cessione all'arcivescovo di Ravenna dei beni e diritti di Cavalcaconte sin lì goduti dai capi delle due fazioni (Fantuzzi, Monumenti ravennati de' secoli di mezzo, Venezia 1802-1804, IV 307, 8). Nel 1218, avendo favorito in Ravenna il sopravvento di Pietro Traversari su Guido Dusdeo, A. e consorti sono assaliti dal figlio di questo in Bertinoro e cacciati in esilio, viste smantellate le loro torri e rase al suolo tutte le loro case; possono far ritorno solo nel 1220, giurando ubbidienza a Ugolino di Giuliano di Parma, inviato in Romagna dal vescovo di Spira Corrado, cancelliere di Federico II. Un'ultima volta A. compare il 25 luglio 1228, in occasione solenne, tra gl'intervenuti all'adunanza del consiglio di Ravenna per la nomina di Paolo Traversari a procuratore della città (G. Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, Ravenna 1589, 397).
Agli occhi di D. egli rappresentò con Guido del Duca l'età d'oro bertinorese, che gli eventi del 1218 ferirono a morte, e che i chiosatori celebrarono con dovizia di ricami encomiastici e di episodi novellistici. Notorio il racconto della " panca ", tagliata, secondo Benvenuto, da Guido del Duca alla morte di A. (" fecit secari lignum per medium, in quo soliti erant ambo sedere, asserens quod non remanserat alius similis in liberalitate et honorificentia "); secondo Pietro, dal M. alla morte di Guido (che però i documenti non lasciano supporre premorto ad Arrigo). Né meno noto è l'episodio delle " anella " (v. GUIDO DEL DUCA): connesso dagli antichi quasi tutti con l'erezione di una colonna per volere unanime dei nobili bertinoresi, mentre l'Anonimo lo attribuisce in esclusiva alle famiglie M. e ai loro palazzi.
Della discussa condotta politica della famiglia M., legata alla fortuna dei Traversari, si può dire che fu tendenzialmente ghibellina nel primo trentennio del Duecento; prevalentemente o esclusivamente guelfa dalla metà del secolo in poi. Basti ricordare che un nipote di Arrigo, Alberiguccio, nel 1295 collaborò alla cacciata da Bertinoro di un Baldeneto M. e di molti altri di Parte ghibellina (Ann. Caes.), e fu poi amico di Fulcieri da Calboli (Pg XIV 58-66) e di Malatestino dei Malatesta (If XXVIII 85). Da ciò si dovrebbe arguire ché la famiglia del v. 113 non è facilmente identificabile con i M., né spenti nel 1300, né esuli se non in parte.
Bibl. - Oltre i saggi di F. Torraca, T. Casini, P. Amaducci, citati nella Bibl. alla voce Guido Del Duca, v. E. Rosetti, La Romagna. Geografia e storia, Milano 1892; P. Amaducci, Tregrandi famiglie di origine bertinorese, in Per le nozze di A. Campanae R. Fabi, Faenza 1933, 41-49; G. Fasoli, Guelfi e Ghibellini di Romagna nel 1280-1281, in " Arch. Stor. Ital. " XCIV (1936) 157-180.