arrivare
Normalmente ha il significato generico di " giungere ", " pervenire ": If XIII 1, XIV 8, XV 90, XXIV 72; Pg V 98, XVII 78; Fiore CCXVIII 10. Talvolta è però usato in senso metaforico: Le facce tutte avean di fiamma viva / ... e l'altro tanto bianco, / che nulla neve a quel termine arriva (Pd XXXI 15); Ogni sollazzo m'è oggi lontano / ... Or puo' veder com'i' son arrivata (Fiore CLI 9); Lassa tapina, ben mi posso chiamar dolente, s'i' son arrivata / ched i' sì amo, e sì non son amata! (CLXXXI 4). Cfr. anche, in un contesto figurato, Fiore CXCIX 6 e CCXXIX 3.
In If XVII 8, costruito transitivamente, significa " portare a riva ": [Gerione] sen venne, e arrivò la testa e 'l busto, / ma 'n su la riva non trasse la coda (la stessa costruzione per es. in Chiaro Non mi bisogna 14, L'om pote 14; Angiolieri Un Corso 11, ecc.).
Ha invece il valore impersonale di " accadere ", in Pd XXIV 45 di lei parlare è ben ch'a lui arrivi.