ARSAMEA al NINFEO
. Antica città della Commagene, nel territorio dell'odierna Eski Kâhta (Turchia); includeva le due alture dell'Eski Kale e della Yeni Kale ("vecchia" e "nuova rocca"), site rispettivamente a E e a O del Kahta Çay (l'antico Ninfeo), affluente di destra dell'Eufrate. Nel 1951 fu scoperta alle pendici meridionali dell'Eski Kale un'iscrizione, un angolo della quale fuoriusciva da una parete rocciosa. Nel 1953 F. Dorner e altri archeologi tedeschi, cui si aggiunsero poi studiosi americani, iniziarono scavi regolari. L'iscrizione, di cui si dichiara autore Antioco I di Commagene (10 secolo a. C.), segnalava l'esistenza sul luogo di un hierothèsion (tomba-santuario) del padre del sovrano, Mitridate I Callinico, in un sobborgo (ἐν προαστίωι) della città. La costruzione della tomba, già realizzata in parte da Mitridate, era stata soltanto completata (con abbellimenti) dal figlio Antioco, che ne fece un luogo di culto del padre e della sua propria memoria (Antioco stesso si fece seppellire invece sul Nemrud Dagh). Dall'iscrizione apprendiamo anche la storia della città: fondata, o piuttosto rifondata, da Arsames (identificato dal Dörner con il personaggio ricordato da Polieno, Strategemata IV 17, che svolse un ruolo nei conflitti fra il re Seleuco II e Antioco Ierace, poco dopo la metà del 3° secolo a. C.), su di un sito che appare abitato già dal Paleolitico finale e occupato al tempo della 1a dinastia di Ur (alla metà del 3° millennio a. C.), la città incluse, quasi una ἀμϕίπολις, le due alture sul fiume Ninfeo. L'epigrafe rappresenta la più importante e completa delle versioni parallele della grande iscrizione fatta incidere da Antioco I sul Nemrud Dagh (Orientis Graeci Inscr. Selectae, I 383) e ne costituisce probabilmente una più recente elaborazione, le cui varianti rispetto al testo del Nemrud Dagh significano un adattamento alla funzione particolare del hierothèsion di Arsamea. Qui, nei giorni genetliaci di Mitridate e del figlio Antioco, saranno mensilmente e per tutto l'anno celebrate cerimonie sacre e apprestati conviti per la guarnigione e la popolazione del luogo. A tal fine saranno utilizzati i proventi delle terre che il sovrano ha ritagliato entro la proprietà regia per il santuario; le ierodule e la loro discendenza, consacrate al servizio presso il hierotèsion, garantiranno prestazioni diverse. Dal confronto dell'iscrizione di A. al N. con l'iscrizione del Nemrud Dagh e con le altre parallele scoperte nel territorio della Commagene si ricava un'idea sufficientemente chiara della funzione dei hierothèsia messi in luce nella regione, a cominciare dalla fine del 19° secolo, e finora noti in numero di cinque: oltre a quello di A. al N., in onore di Mitridate e della memoria del figlio, quello di A. sull'Eufrate (odierna Gerger); quello del Nemrud Dagh, tomba monumentale di Antioco stesso; quello di Karakus, in onore della madre di Mitridate, Isiade, e quello di Sesönk, forse in onore della moglie di Mitridate, Laodice. Nelle due Arsamee, Antioco svolse solo opera di abbellimento; sul Nemrud Dagh poteva esistere forse un luogo di culto già sotto Mitridate, ma l'idea di sistemarlo come tomba-santuario spetta naturalmente ad Antioco stesso; i pareri divergono sulla paternità della costruzione degli altri due hierothèsia di Karakus e di Sesönk, attribuita dagli uni ad Antioco, dagli altri a Mitridate. Le iscrizioni, per quanto si può identificare l'autore, sono di Antioco. Benché si tratti di monumenti sepolcrali, finora non si sono trovate tombe. Ad A. al N., una "via delle processioni" si svolgeva tutt'intorno all'altura dell'Eski Kale, passando per tre stazioni adorne di sculture e d'iscrizioni, e conduceva dapprima a una scalinata, quindi a una spianata in vetta, sulla quale sorgevano degli edifici; recentemente, nella parte occidentale, è stato individuato un cortile, che introduceva agli ambienti riservati alla celebrazione delle feste. Non tutti gli aspetti funzionali sono chiariti: la seconda stazione consta di un atrio e di ambienti sotterranei; dalla terza stazione una scala conduce all'interno del monte, per un percorso di 158 m, e senza altro sbocco (forse per interruzione dei lavori). Il hierothè-sion di A. al N. si distingue per la sua struttura da quelli del Nemrud Dagh, di Karakus e di Sesönk, i quali sono costituiti da tumuli artificiali elevati su alture naturali. I hierothèsia sono destinati, oltre che al culto del sovrano e dei suoi familiari, anche al culto delle divinità persiane e macedoni che vi figurano in sincretistiche combinazioni; al culto di queste divinità sono consacrati varî temène.
Dalla grande iscrizione di A. al N. risulta che Antioco I dedicò le sue cure anche alla fortificazione, all'abbellimento e al rifornimento idrico della città. Parte delle abitazioni civili di questa si trovano sotto il villaggio di Eski Kâhta e nella piana del Ninfeo. Notevole, a S della Eski Kale, il ritrovamento di un mosaico con disegno geometrico, risalente a una fase relativamente antica del periodo ellenistico-romano. Nel 1965 si sono svolti scavi sulla Yeni Kale, che era stata già oggetto di una prima esplorazione da parte di R. Naumann nel 1938; la fortezza, costruita nell'11° secolo, mostra d'aver subito trasformazioni tra la fine del 12° e gl'inizi del 13° secolo (periodo dei Mamelucchi) e fu distrutta da un incendio alla fine del 15°.
I monumenti della Commagene sono del più alto interesse, come documento del culto del sovrano (associato alle divinità iraniche e greco-macedoni), nonché di un'arte greco-iranica, che presenta caratteri di novità; le iscrizioni chiariscono inoltre il tipo di strutture socio-economiche proprie del regno (presenza della servitù, specialmente sacra, e diffusione delle strutture di villaggio). Vedi tav. f. t.
Bibl.: F. K. Dörner, R. Naumann, Forschungen in Kommagene, in Istanbuler Forschungen, X, 1939; F. K. Dörner, Th. Goell e altri, Arsameia am Nymphaios. Die Ausgrabungen im Hierothesion des Mithradates Kallinikos von 1953-1956, ibid., XXIII, 1963; H. Dörrie, Der Königskult des Antiochos von Kommagene im Lichte neuer Inschriftenfunde, Gottinga 1964; F. K. Dörner, W. Hoepfner e altri, Bericht über die 1963 und 1964 ausgeführten Ausgrabungen, in Arch. Anzeiger, 1965, pp. 188-235; F. K. Dörner, Bericht über die Grabungskampagne 1965, in Istanbuler Mitteilungen, XVI (1966), pp. 130-56 (cfr. TürkADerg, XV [1966], 1, pp. 35-54); D. Musti, Sui nuovi testi relativi al culto di Antioco I di Commagene, in Rend. Acc. Lincei, XXI (1966), pp. 57-70; F. K. Dörner, Kommagene: ein wiederentdecktes Königsland, 2e verb. Aufl., Gundholzen-Böblingen 1967; id., in Istanbuler Mitteilungen, XVII (1967), pp. 195-210; XIX-XX (1969-1970), pp. 255-88; D. Schlumberger, L'Orient hellénisé, Parigi 1970, pp. 41 seg.; H. Waldmann, Die kommagenischen Kultreformen unter König Mithradates I. Kallinikos und seinem Sohne Antiochos I., Leida 1973 (su di essa, G. Petzl, in Gnomon, XLVIII, 1976, p. 370-75). È in preparazione il volume Arsameia II, che fa seguito alla pubblicazione Arsameia am Nymphaios del 1963. Per una nuova stele a Sofraz Köy, J. Wagner-G. Petzl, in Zeit. Papyr. Ep. 20 (1976), pp. 201-23.