arsiccio
È probabilmente forma alterata di ‛ arso ', per " riarso ", " infuocato " in modo irregolare e diseguale, in If XIV 74 guarda che non metti, / ancor, li piedi ne la rena arsiccia (il Boccaccio annota: " Cioè inarsicciata per la continova piova delle fiamme, che veniva di sopra "); per " arido ", ma con una connotazione di " poco solido ", come di cosa friabile perché sgretolata dal fuoco, in Pg IX 98 Era il secondo [scaglione] ... / d'una petrina ruvida e arsiccia (si noti il contrasto con lo scaglione che s'ammassiccia al di sopra e che a D. sembra di porfido).
In tutti e due gli esempi il vocabolo è in rima rara e aspra.