ARTA
(gr. ῎Αϱτα)
Cittadina della Grecia, nell'Epiro meridionale, sorta sul sito dell'antica Ambracia. Dopo l'occupazione di Costantinopoli da parte dei Latini (1204) diventò capitale dello stato greco indipendente, il c.d. despotato dell'Epiro (1207-1479), fondato da Michele I Angelo Comneno-Ducas. Sotto i despoti Comneno-Ducas, nel sec. 13°, A. divenne importante centro culturale ed esercitò un influsso in tutto il despotato, specialmente in Epiro, in Etolia e in Tessaglia. I monumenti conservati nella città e nei dintorni conferiscono ad A. una posizione di spicco tra i centri bizantini della Grecia.La maestosa chiesa della Parigoritissa (Vergine Consolatrice), del 1294-1296 (Nicol, 1984, p. 241), fu commissionata dal despota Niceforo e da sua moglie Anna Paleologina. Nella struttura e nella decorazione essa rispecchia sia le tendenze filo-occidentali di Niceforo sia la politica filobizantina dell'energica Anna. Il pesante corpo cubico, con una serie di finestre a bifora, simile nell'aspetto a un palazzo, è coronato da cinque cupole e da una lanterna aperta al centro del nartece. Lo spazio interno è composito: su una base ottagonale si sviluppa un alzato a croce greca inscritta, racchiuso su tre lati da gallerie su due piani con parekklésia, nartece e gineceo sull'yperón. Un ardito, inedito sistema di colonne su tre ordini sovrapposti, collocate su mensole aggettanti dai pilastri, riduce lo spazio centrale innalzandosi fino ai quattro grandi archi e ai pennacchi che sostengono la cupola. Si sono conservati alcuni rilievi bizantini e la ricca decorazione della parte alta del naós, con rilievi di stile romanico raffiguranti la Nascita di Cristo, l'Agnus Dei, gli evangelisti, profeti, angeli, motivi fitomorfi e zoomorfi, probabilmente opera di artisti italiani o di artefici locali, che lavorarono secondo prototipi romanici. Importantissimi sono i mosaici della cupola centrale, probabile opera di una bottega costantinopolitana, con il grande busto del Pantocratore attorniato da cherubini, serafini e dalle immagini di dodici profeti poste nel tamburo. Le figure appaiono proporzionate, ritratte in vivaci posizioni e con volti espressivi, modellati mediante contrasti cromatici. Nei pennacchi si conservano resti di figure degli evangelisti.Opera di Michele II (1231-1267/1268), padre di Niceforo, sono i monasteri della Kato Panaghia, della Pantanassa e, in parte, quello delle Blacherne, tutti nei pressi di A.; alla stessa epoca appartiene probabilmente anche la fortezza della città.La chiesa di Kato Panaghia è a tre navate, quella centrale è coperta da una botte longitudinale, interrotta sulla crociera da una volta a botte trasversale poco più alta, che crea così tetti congiunti a croce intorno a un vano centrale voltato; il paramento murario è molto accurato, a conci di pietra alternati e scanditi da mattoni - come nelle chiese del tipo ateniese - e con largo impiego di laterizi decorativi, caratteristici dell'architettura del despotato. Sul lato sud della chiesa è visibile il monogramma di Michele. Si sono conservati frammenti dell'iconostasi in marmo e degli affreschi originari nel diaconico.Sulla strada per Philippias si trova, in stato di abbandono, la chiesa della Pantanassa, di dimensioni analoghe a quelle della Parigoritissa; l'edificio è stato oggetto di recenti indagini archeologiche. Si tratta di una chiesa a croce greca inscritta, con cupola, galleria con parekklésia e nartece. La chiesa era decorata da notevoli affreschi e da importanti rilievi bizantini e di gusto occidentale.Il katholikón del monastero delle Blacherne, sulla riva del fiume Árakthos opposta a quella della città di A., era il luogo della sepoltura dei despoti Comneno-Ducas (probabilmente in uno dei sarcofagi conservati fu sepolto Michele II) e una delle più importanti chiese del despotato. Si tratta di un grande edificio a tre navate, coperte a volta, eretto sulle rovine di una chiesa precedente (sec. 9°-10°) annessa a un monastero maschile trasformato in complesso femminile prima del 1230. Sotto Michele II la chiesa venne sopraelevata e furono inserite tre cupole con ricca decorazione a mattoni; essa era ornata con rilievi in marmo e affreschi di alta qualità, della metà del sec. 13°, che sono stati recentemente scoperti sotto strati di calce sovrapposti in epoca recente. Le pitture presentano un abbondante uso di lapislazzuli e oro nelle aureole e riflettono la ricca arte di corte; i temi iconografici corrispondono alla destinazione sepolcrale della parte occidentale della chiesa, dove sono rappresentate scene della Passione di Cristo e dell'Anástasis. Verso la fine del sec. 13° fu aggiunto un nartece coperto a volta, che venne decorato, probabilmente per ordine di Anna Paleologina, con importanti affreschi. In questa zona è stata scoperta la scena della Processione dell'icona della Vergine Odighítria a Costantinopoli. Si tratta di un unicum della pittura bizantina caratterizzato dalla presenza di tipiche scene descrittive (folla in festa, mercanti, venditori), che trovano riscontro nei vari resoconti dei viaggiatori, che riferirono in diverse epoche (secc. 12°-15°) della processione dell'icona taumaturgica, che si ripeteva ogni martedì.Dopo la morte di Michele II, sua moglie Teodora (santa protettrice di A.) si ritirò nel monastero cittadino di S. Giorgio ove rimase fino alla morte. Del monastero si conservano il portale e la chiesa di S. Teodora, a tre navate con copertura lignea, nartece e decorazione a mattoni sul lato occidentale. Nel nartece si trova la tomba, restaurata, della santa che è rappresentata sulla lastra in vesti imperiali insieme a un suo figlio, probabilmente il futuro despota Niceforo.Tra le altre chiese di A. vanno ricordate S. Basilio, elegante costruzione probabilmente della fine del sec. 13°, e S. Basilio del Ponte, del 9° con affreschi del 13° secolo. Nei dintorni vanno ricordate la Panaghia di Briòni, presso Niochòraki, del 1238, S. Nicola di Rodià, la Kokkini Ekklesia a Bulgarélli, S. Demetrio Katsuris. Le tre ultime chiese sono note per i loro affreschi: quelli di S. Nicola di Rodià risalgono all'inizio del sec. 13°; in quelli della Kokkini Ekklesia, del 1281, sono raffigurati anche i committenti dell'edificio, facoltosi dignitari del despotato. S. Demetrio Katsuris, la più antica chiesa della regione di A. (secc. 8°-9°) a croce inscritta con cupola, è decorata con affreschi che risalgono a due epoche diverse: i più antichi, probabilmente, alla prima metà del sec. 13°, gli altri alla seconda metà del secolo. Queste ultime pitture, importanti per la loro qualità e per le tendenze novatrici, rivelano che la pittura del despotato era aggiornata sulle nuove correnti dell'arte paleologa.
Bibl.: A. K. Orlandos, Μνημεῖα του Δεσποτατου τῆϚ 'Ηπειϱου. 'Η Κόϰϰινη 'Εϰϰλησία (Παναγία ΒελλᾶϚ) [Monumenti del despotato di Epiro. La Kokkini Ekklesia], 'Ηπειϱωτιϰὰ Χϱονιϰά 2, 1927, pp. 153-169; id., Βυζαντινὰ Μνημεῖα τῆϚ ῎ΑϱτηϚ [Monumenti bizantini di A.], ABME 2, 1936, pp. 3-216; D. Nicol, The Despotate of Epiros, Oxford 1957; A. K. Orlandos, 'Η Παϱηγοϱήτισσα τῆϚ ῞ΑϱτηϚ [La Parigoritissa di A.], Athinai 1963, D. I. Pallas, s.v. Epiros, in RbK, II, 1971, coll. 207-334: 241-250, 259-289; A. K. Orlandos, Τό τέμπλον τῆϚ 'ΑγίαϚ ΘεοδώϱαϚ ῎ΑϱτηϚ [L'iconostasi della chiesa di Teodora di A.], EEBS 39-40, 1972-1973, pp. 476-492; P. L. Vokotopulos, s.v. Arta, in Alte Kirchen und Klöster Griechenlands, a cura di E. Melas, Köln 1972, pp. 135-161; id., 'Η ἐϰϰλησιαστιϰὴ ἀϱχιτεϰτονιϰὴ εἰϚ τὴν Δυτιϰὴν Στεϱεὰν ῾Ελλάδα ϰαὶ τὴν ῎Ηπειϱον, ἀπὸ τοῦ τέλουϚ τοῦ 7ου μέχϱι τοῦ τέλουϚ τοῦ 10ου αἰῶνοϚ [L'Architettura ecclesiastica nella Sterea Ellada occidentale e nell'Epiro, dalla fine del sec. 7° fino alla fine del 10°] (Κέντϱον Βυζαντινὼν ᾽Εϱευνών), Thessaloniki 1975, pp. 20-28, 45-50, 56-69, 181-187; M. Acheimastu-Potamianu, Εὔϱημα παλαιοχϱιστιανιϰοῦ ἄμβωνοϚ εἰϚ πεϱιοχὴν ναοῦ ΠαντανάσσηϚ ΦιλιππιάδοϚ [Un ambone paleocristiano della chiesa della Pantanassa a Philippias], 'Αϱχαιολογιϰὰ 'Ανάλεϰτα ἐξ 'Αθηνῶν 8, 1975, pp. 95-102; id., ΒυζαντινὲϚ τοιχογϱαϕίεϚ στὴ Βλαχέϱνα τῆϚ ῎ΑϱταϚ [Affreschi bizantini della chiesa del monastero delle Blacherne ad A.], ivi, pp. 208-216; id., Κέντϱο ΣυντῆϱήσεωϚ ᾽Αϱχαιοτήτων [Centro di conservazione di antichità], AD 32, 1977, Χϱονιϰά, pp. 8-14: 11-12; P. L. Vokotopulos, 'Ανασϰαϕὴ ΠαντανάσσηϚ ΦιλλιππιάδοϚ [Scavi nella Pantanassa di Philippias], 'Αϱχαιολογιϰὰ 'Ανάλεϰτα ἐξ 'Αθηνῶν 10, 1977, pp. 149-165; id., 'Ανασϰαϕὴ τοῦ ϰαθολιϰοῦ τῆϚ ΜονῆϚ ΠαντανάσσηϚ ΦιλιππιάδοϚ [Scavi del katholikón del monastero della Pantanassa a Philippias], PAE, 1977, pp. 149-153; M. Acheimastou-Potamianou, The byzantine wall paintings of Vlacherna monastery (Area of Arta), "Actes du XVe Congrès international d'études byzantines, Athènes 1976", Athinai 1981, II, A, pp. 1-14; D.M. Nicol, The Despotate of Epiros 1267-1479, a contribution to the history of Greece in the Middle Ages, Cambridge 1984; T. Pazaras, ᾽ΑνάγλυϕεϚ ξαϱϰοϕάγοι ϰαὶ ἐπιτάϕιεϚ πλάϰεϚ τῆϚ μέσηϚ ϰαὶ ὕστεϱηϚ βυζαντινὴϚ πεϱιόδου στὴν ῾Ελλάδα èSarcofagi e stele funerarie nel medio e tardo periodo bizantino in Grecia] (Διδαϰτοϱιϰὴ διατϱιβή), Thessaloniki 1984, pp. 70-74, 113-114, 239-242.M. Acheimastou-Potamianou