ARTARIA
Famiglia, originaria di Blevio in Brianza, i cui membri si tramandarono durante circa tre secoli l'attività di commercianti di stampe e di editori di musica, suddividendosi in due rami, dei quali uno fu attivo in Austria e Germania e l'altro in Italia.
Dei due rami il primo ebbe origine verso la metà del secolo XVII, da un Cesare che, preceduto da un altro membro della famiglia di cui si ignora il nome, dalla nativa Brianza emigrò in Austria e ivi esercitò il commercio ambulante dèlle stampe fino all'anno della sua morte, avvenuta a Vienna nel 1700. Nel secolo seguente i discendenti, e in particolare i suoi nipoti, i fratelli Cesare (1706-1785), Domenico I (1715-1784) e Giovanni Casimiro (1725-1797), continuarono a Vienna la stessa attività in forma più organizzata e su scala più vasta; anzi Giovanni Casimiro, che fu il più attivo dei tre. insieme con i nipoti Carlo (1747-1808) e Francesco I (1744-1808), fondò a Magonza, nel 1765, una ditta "Artaria e C.", che prosperò per una diecina di anni. Nel 1775 essa si fuse con quella di Vienna,, e il figlio di Giovanni Casimiro, Pasquale (1755-1785), si trasferì addirittura in quella città. Dopo la sua morte, gli altri due frateri, Domenico 11 (1765-1823) e Giovanni Maria, si distaccarono nel 1793 dalla ditta di Vienna e aprirono a Mannheim, in società con Matthias Fontaine, la ditta "Artaria & Fontaine", che si specializzò in libri d'arte, e che fu viva fino al 1853 come casa editrice, e fino al 1867 come libreria.
Ma la ditta viennese fu quella che ebbe maggiore rinomanza. I due cugini Carlo e Francesco I, che già avevano fatto pratica nel negozio d'arte aperto a Magonza dallo zio Giovanni Casimiro, il 20 febbr. 1770 ottennero, non senza aver dovuto superare prima varie difficoltà, il privilegio imperiale per il loro negozio d'arte a Vienna. L'azienda si specializzò nella pubblicazione di vedute di città, soggetti militari, ritratti e carte geografiche, che ebbero diffusione in tutto il mondo. Dal 1776 fu avviato anche un commercio di musica e due anni dopo fu aggiunta una stamperia musicale, dalla quale uscirono le prime pubblicazioni con la firma "Artaria & C.". Per l'attività editoriale musicale, gli Artaria si avvalsero dei loro rapporti di amicizia con Haydn, del quale furono gli editori fino al 1800. Nello stesso periodo apparve anche il loro primo "catalogo" musicale che venne poi continuato periodicamente. Nel 1793, all'atto del distacco della ditta consorella di Mannheim, la casa viennese fu assunta prima dal cognato di Carlo, Giovanni Coppi, e poi da Tranquillo Mollo, un ex impiegato della casa. Nel 1798 uscirono dalla ditta anche Ignazio (1757-1830), fratello di Francesco I, e il Mollo, il quale ultimo fondò una propria casa editrice musicale. Nel 1801 uscirono dalla casa madre anche il Coppi e Francesco I, con il figlio Domenico III (nato a Blevio il 20 nov. 1775 e morto il 5 luglio 1842). Nel 1802 il vecchio Carlo cedette la casa madre a Domenico III e al Mollo; divenuto successivamente genero di Carlo, Domenico III nel 1804 si staccò dal Mollo e riaprì la ditta Artaria.
Sotto di lui essa godette del periodo più prospero e divenne anche il ritrovo di tutti gli artisti della città. Egli fu l'editore dei più celebrati compositori dell'epoca: le sue edizioni delle opere di Gluck, Haydn, Mozart, Clementi, Rossini, Schubert, Czemy, Legnam e di molti altri ebbero fama mondiale. Fu anche editore di Beethoven, finché questi non si affidò ad un altro Artaria, Matthias (1793-1835), figlio di Domenico II di Mannheim, che si era stabilito a Vienna e che pubblicò anche musica di Schubert. Domenico III, inoltre, con l'acquisto dei manoscritti di molti capolavori musicali pubblicati, mise insienie una cospicua e celebre raccolta di autografi, alla quale aggiunse nel 1827 una gran parte del lascito di Beethoven, che riuscì ad ottenere per poche centinaia di fiorini. Nella raccolta figuravano del solo Beethoven novantatré manoscritti, tra cui quelli delle ultime sonate, opp. 110 e 111.
Dal 1805 al 1816 fu associato a Domenico III Pietro Coppi, nipote di Giovanni Coppi, e dal 1807 al 1824 Carlo Boldrini. Nel 1842, alla morte di Domenico III, l'azienda Artaria passò al figlio di lui, Augustó (nato nel i 806 e morto a Graz il 14 dic. 1893), e successivamente a Carl August (m. 1919), a Dominik (m. 1936) e a Franz (m. 1942). La ditta Artaria nel 1932 cessò le pubblicazioni (fra le quali si ricordano i Denkmäler der Tonkunst in Oesterreich di G. Adler) e rimase come casa d'arte e di aste. Le importanti raccolte di manoscritti, autografi e incisioni furono divise fra le biblioteche di Berlino e di Vienna.
Degli Artaria italiani, il ramo milanese, più recente rispetto al tedesco, ha portata anch'esso un contributo notevole alla storia editoriale dell'Ottocento.
Fondatore della casa di Milano fu Ferdinando (nato a Blevio nel 1781 e morto ivi il 25 giugno 1843), figlio di Pasquale e nipote di Giovanni Casimiro, che aveva fondato la ditta Artaria a Magonza. Nella prima gioventù Ferdinando si recò a Vienna per impratichirsi nel commercio presso i cugini Carlo e Francesco I, già attivi in quella città. Da Orsola Caronti, pure di Blevio, sposata nel 1799, ebbe sei figli: i tre maschi, Epimaco Francesco detto anche Antonio (1801-1857), Pasquale (1807-1900) e Giovanni, collaborarono all'azienda paterna; delle tre figlie, Emilia sposò nel 1838 Ferdinando Sacchi che rilevò poi la ditta milanese.
Gli inizi dell'attività di Ferdinando sono incerti. Nei moderni stampati della ditta si trova l'indicazione "Casa fondata nel 1800", ma probabilmente l'anno di fondazione risale al 1805, quando alla ditta Artaria fu rilasciata la licenza di esercitare un negozio di stampe, carte geografiche e musica. In principio il nome di Ferdinando fu associato a quello del trentino Giuseppe de Werz che, venuto a Milano dalla Baviera nel 1808, era stato tra i primi ad importare in Italia il sistema grafico della litografia o "poliautografia", inventato alla fine del secolo XVIII da Aloys Senefelder a Monaco. Da Giuseppe de Werz, Ferdinando nel 1812 ottenne la cessione dello sfruttamento dell'invenzione per la parte relativa alla musica e, un anno dopo, anche per il resto della produzione editoriale. In seguito, nel maggio 1813, ottenne dal governo l'autorizzazione ad aprire una stamperia poliautografica, che dette però, pare, scarsi risultati. Nello stesso anno si associò al de Werz per gestire un'officina litografica presso il ministero della Guerra del Regno italico per la stampa delle circolari e per altri lavori di carattere militare; alla caduta del Regno italico l'officina litografica fu assorbita dalla I. R. Stamperia, per la quale lavorò fino al 1818. Inoltre, fin dal 1816, Ferdinando aveva chiesto che gli fossero concesse alcune delle macchine rimaste inoperose presso la I. R. Stamperia, per aprire una stamperia di musica sul tipo di quelle di Offenbach a Lipsia e a Vienna, ma gli fu risposto negativamente. Tuttavia l'anno seguente riuscì ugualmente ad aprirla per proprio conto, trasferendosi nella contrada di S. Margherita, dove era accentrata buona parte del commercio editoriale e libraio di Milano.
Nel 1828 il fondatore della ditta cedette l'azienda ai due figli maggiori, riservandosi il commercio di minore importanza della musica manoscritta. La ditta venne così ad intestarsi "Epimaco e Pasquale Artaria". Epimaco, il più intraprendente dei due fratelli, si occupò in modo speciale del ramo musicale dell'azienda, cercando di svilupparlo con l'acquisto della proprietà di opere liriche. Ma dopo pochi anni, in seguito a una crisi finanziaria, Epimaco si ritirò e Ferdinando fu a capo della ditta, che nel 1837 assunse la ragione di "Ferdinando Artaria e Figlio".
Alla morte di Ferdinando, Giovanni essendo già morto nel 1839 ed Epimaco venendo privato di ogni suo diritto, rimase unico titolare Pasquale. Il 1852 segna un'altra data importante nella storia della casa Artaria: il 6 maggio Pasquale cedette l'azienda al cognato Ferdinando Sacchi, riservandosi però la piena proprietà della Guida dei viaggiatori in Italia nelle due lingue italiana e francese. La casa conservò la vecchia denominazione di "Ferdinando Artaria e Figlio" e la mantenne fino al 1872, anno in cui adottò la ragione "Ditta Artaria di Ferdinando Sacchi e figli". Morto Ferdinando Sacchi nel 1900, i figli Edoardo e Alberto seguirono le tradizioni pateme di laboriosità, fino a che nel 1921 si ritirarono dagli affari e comunicarono la trasformazione dell'antica ditta nella nuova casa editoriale "Bottega di Poesia", presieduta dal conte Emanuele Castelbarco e diretta dal dott. Sandro Piantanida, la quale è attualmente cessata.
A Novara nel 1837 Epimaco Francesco, all'atto della sua estromissione dalla ditta patema, aprì uno stabilimento tipografico, calcografico musicale e litografico con la ragione , "Artaria Francesco e Comp.", (abbreviata con voluto equivoco, in "Artaria F. e Comp."), pubblicando una serie di volumi, fra i quali figurano musiche di Czerny e Spohr, ma senza successo, tanto che nel 1848 si trasferì a Genova, dove si limitò al commercio di stampe e dagherrotipi fino alla morte, avvenuta nel 1857.
L'attività della casa Artaria si svolse in cinque campi principali: carte geografiche, guide per viaggiatori, vedute di città e di località d'interesse turistico, stampe varie, spartiti musicali.
L'attività cartografica costituì la specializzazione della ditta fin dalle origini, ma ebbe un carattere più commerciale che editoriale , se si esclude il materiale a carattere più specificamente turistico e scolastico, come per es. le quattro carte d'Italia stradali e postali pubblicate tra il 1810 e il 1859. Come rivenditrice di carte, la casa ebbe, tra l'altro, la rappresentanza dell'Istituto geografico militare di Vienna, e più tardi di quello italiano di Firenze. Il ramo di attività in cui la casa di Milano vanta un primato per qualità e quantità è quello delle vedute. Si ricordano tra le altre: la serie milanese, iniziata nel 1864, di venticinque vedute dal titolo Le bellezze pittoriche di Milano, mutato poi, con l'estendersi della collezione, in quello di Vedute principali di Milano e suoi dintorni, per le quali l'A. si avvalse dell'opera di uno specialista del genere, il disegnatore Federico Lose; la serie iniziata nel 1834 col titolo Viaggio pittorico in Italia, che avrebbe dovuto comprendere vedute di tutta Italia, ma che in realtà si limitò a quelle di Milano, della certosa di Pavia e di qualche località dei laghi Maggiore e di Como: caratteristiche di questa serie sono la piccolezza del formato, corrispondente a quello della moderna cartolina postale, e la finezza dell'esecuzione dovuta all'incisore Johann Falkeisen di Basilea; la serie iniziata nel 1840 col titolo Le Daguerréotype (ilnome deriva dal nuovo procedimento tecnico usato che aprì la via alla fotografia e alle sue applicazioni nel campo della stampa): in una diecina di anni furono pubblicate centodiciannove tavole e con molta probabilità esse costituiscono la prima serie di vedute italiane originali che abbracci l'intera Italia; infine, l'ultima serie inserita nella nota monografia Milano e il suo territorio, edita dal Municipio di Milano nel 1844.
Nel campo musicale la prima forma di attività della ditta Artaria consistette nel commercio e nel nolo degli spartiti tanto stampati che manoscritti: tale commercio costituì anzi uno dei principali rami di attività della casa fin verso il 1845. Essa si specializzò anche in raccolte di composizioni musicali ridotte per pianoforte. Nel 1823 pubblicava una Raccolta d'introduzioni, sinfonie, sonate, rondò, marce, versetti ecc... compilati e ridotti per pianoforte e per organo da B. Carulli; nel 1829, come strenna annuale, continuata almeno fino al 1836, Una serata di carnevale. Raccolta di valzer, galoppe [sic], scozzesi, contraddanze ecc.... per pianoforte; nel 1830 e nel 1832, l'Album musical des Dames, ou choix d'opéras italiens modernes arrangès à l'usage des amateurs pour le Piano Forte par J. G. Schurer e ancora un'altra antologia di ariette, duettini, notturni per pianoforte, Il Trovatore italiano.Insieme con Lucherini di Firenze, la ditta A. pubblicò anche le due prime annate (1833-1834) dei periodico L'Eco Armonico dell'Arno.A Milano, che fu uno dei centri più importanti del mondo teatrale, è naturale che gli Artaria si occupassero anche dell'editoria di opere. Tra le altre, furono pubblicate a partitura completa o a riduzione per pianoforte: nel 1830 I Capuleti e i Montecchi e La Straniera di Bellini; nel 1833 Il Diluvio universale, Il Furioso all'Isola di San Domingo, Fausta e Il Castello di Kenilworth del Donizetti; nel 1834 Eran due ora son tre del Ricci e Uggero il Danese del Mercadante. Di parecchie opere la casa Artaria vanta anche la proprietà artistica: a questo proposito è da rilevare che neppure essa si sottrasse all'andazzo comune dell'epoca, di poca correttezza, tanto da meritare le severe accuse di Bellini e di Donizetti che pure in un primo tempo si erano avvalsi della sua attività editoriale. Non si sa con precisione quando l'attività musicale della casa sia venuta a cessare; probabilmente si venne esaurendo a poco a poco. Si sa che il 1° ott. 1837 Giovanni Ricordi acquistò tutte le lastre di musica della ditta. Negli ultimi anni venne anche a cessare nella Gazzetta di Milano la pubblicità relativa alla musica, prima assai frequente; nel documento di liquidazione di Ferdinando del 1844ancora si parla di un fondo di musica "in conto commissione e di proprietà", ma nello strumento di cessione della ditta a Ferdinando Sacchi nel 1852 la voce "musica" non figura più.
A complemento della sua attività nel campo musicale la casa Artaria rivolse anche particolare attenzione alla serie di ritratti di compositori, cantanti e ballerini. Nella collezione teatrale della Raccolta Bertarelli di Milano si riconoscono tre diverse serie: la prima è quella pubblicata sotto il regime napoleonico con l'indicazione Milano presso Ferdinando Artaria mercante di musica di contro al Regio Teatro della Scala.La serie, che è incisa da Luigi Rados "a granito", comprende i ritratti di Elisabetta Gafforini, Giovanni e Teresa Coralli, rispettivamente prima cantante, primo ballerino e prima cantante. Una seconda serie venne iniziata nel 1822col titolo Ritratti di rinomati viventi compositori, cantanti e professori di musica italiani, opera soprattutto di F. Caporali e C. Altini. La terza serie uscì attorno al 1834: sono figure di artisti e uomini iflustri, eseguite a tutto busto in litografia da Roberto Focosi, per la maggior parte su propri disegni dal vero.
Bibl.: F. Artaria, - H. Botstiber, J. Haydn und das Verlagshaus Artaria, Wien 1909; P. Arrigoni, Gli Artaria di Milano, Milano 1952, pp. 1-39; G. Fumagalli, Incunabili della litografia in Italia. Milano o Roma?, in Maso Finiguerra, II (1937), pp. 99-123; C. von Wurzbach, Hiagraphisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, I,Wien 1857, p. 72; Nouvelle biographie générale, III,Paris 1961, ad vocem; G. Grove's Dict. of music and musicians, I,London 1954, pp. 234 S.; U. Thieme-F. Becker, Künstler Lexikon,II, ad vocem; C.Schmidt, Diz. univ. dei musicisti, I, ad vocem; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, coll. 729-735, con bibl. tedesca, cui si aggiunge: A. Weinmann, Vollständiges Verlagsverzeichnis, Artaria & Cotnp., Wien 1952; A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz. di musica, Torino 1942, ad vocem, C. Sartori, Diz. degli editori musicali ital., Firenze 1958, pp. 11-15; Diz. Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1959, p. 68.