Artaud de Montor, Alexis-François
Diplomatico, letterato e amatore d'arte francese (Parigi 1772-1849). Durante i molti anni passati in Italia (a Roma con la missione Cagault nel periodo 1801-1803; a Firenze come incaricato d'affari nel periodo 1804-1807; a Roma come segretario d'ambasciata nel periodo 1814-1830; esperienze più tardi rievocate nell'Histoire du pape Pie VII [Parigi 1836] e in altre opere), l'A. sviluppò interessi profondi, oltre che per l'archeologia di Roma, per la storia del Medioevo e per l'arte dei pittori primitivi italiani (dei quali raccolse numerose opere), anche per D. e il suo poema.
Uomo di sentimenti cattolici e di idee politiche conservatrici (dopo aver servito Napoleone, divenne un fervente monarchico legittimista), l'A. ebbe, nel campo delle lettere e delle arti, gusti ed educazione fondamentalmente neoclassici; ma risentì anche, come altri del suo tempo (in particolare Seroux d'Agincourt, lo storico dell'arte medievale, residente a Roma dal 1779, del quale fu carissimo amico), delle nuove correnti di gusto e della nuova sensibilità. Ne è una testimonianza il fatto che provò un uguale interesse per l'arte neoclassica e per quella dei primitivi, appassionandosi a Giotto e Canova, all'Orcagna e a David.
Mentre si trovava a Firenze (1804-1807) l'A. cominciò, con l'aiuto di alcuni letterati fiorentini e consultando i commenti più noti, la traduzione in francese della Commedia, che portò a termine in Francia (secondo un ordine che, rifiutandosi di privilegiare il solito Inferno, è già indicativo di un gusto: prima il Paradiso, poi brani scelti delle altre due cantiche, poi per intero l'Inferno e il Purgatorio). L'opera venne pubblicata senza il nome del traduttore, che vi era indicato soltanto come " un membre de la Société Colombaire de Florence ": Le Paradis, Parigi-Strasburgo 1811 (presso gli editori Treuttel e Wùrtz, specializzati in letteratura esoterica); L'Enfer, Parigi 1812 (presso J. Smith); Le Purgatoire, ibid. 1813 (presso J. - J. Blaise).
La traduzione dell'A., in prosa, si propone di essere fedele più che elegante. Ci sono, naturalmente, errori e fraintendimenti, ma va riconosciuto all'autore il merito di avere per primo cercato di tradurre " au plus près " il testo dantesco e di renderne il più possibile chiaro il senso. All'opera sono aggiunte una Vie du D., e una scelta di canzoni dantesche, giudicate, dall'A., piene di grazia " anacreontica ". Molte sono le note di esplicazione storica, le notizie su personaggi luoghi e avvenimenti, le discussioni con commentatori e studiosi di D. (fra gli altri: padre Venturi, padre Lombardi, il Portorelli, il Ginguené, ecc.); numerosi anche i confronti con le precedenti traduzioni in francese. Caratteristici del commento dell'A., e indicativi di un gusto ‛ primo impero ', sono i frequenti richiami di passi di autori classici, le molte spiegazioni di luoghi mitologici, la generale atmosfera archeologica '. Per lui D. è un buon poeta ‛ storico ' oltre che un buon poeta cattolico.
La traduzione dell'A. godette di notevole fortuna, soprattutto nei primi decenni del secolo (su di essa furono fondate molte delle traduzioni in poesia, di brani o di intere cantiche della Commedia, composte in quel tempo). Nel 1829 l'A. presentò al re una nuova edizione della sua traduzione, ampiamente rivista, con a fronte il testo originale e con il commento arricchito di nuove notizie (Parigi: 1820-30: nove volumi in 18°) e il ministro dell'Interno ne raccomandò l'acquisto a tutte le biblioteche del regno. Una terza edizione apparve nel 1849 e una quarta, con le illustrazioni del Doré, nel 1861. Una nuova edizione, con le illustrazioni di You d'Argent, uscì nel 1878.
L'A. scrisse anche un altro libro di argomento dantesco, una grossa compilazione sulla vita e le opere di D., Histoire de D. A. (Parigi 1841): lavoro piuttosto farraginoso, ma interessante perché difende l'ortodossia di D. contro le tesi del Rossetti, e per le pagine dedicate al viaggio di D. a Parigi. L'opera godette di una popolarità notevole ma effimera.
L'A. (che a quanto pare aveva un profilo e una figura fisica di linea dantesca) introdusse al culto, o per lo meno all'interesse per D., molti dei Francesi che vennero in viaggio in Italia durante la sua permanenza a Roma: fra gli altri lo Chateaubriand (che fu suo collega d'ambasciata nel 1803 e fu da lui introdotto alle bellezze della città), il Delécluze e la coppia J.-J. Ampère e Madame Récamier (che lo frequentarono a Roma nel periodo 1823-24). Di lui e della sua traduzione parlò con ingiusta severità Stendhal nella Vie d'Henry Brulard (1832) e invece con franca ammirazione il Lamartine in Traducteurs et Commentateurs de D. (1855).
Va anche ricordato che l'A. fu tra i primi ad avvertire il legame fra la poesia dantesca e le arti figurative: nel 1816 Ingres gli regalò a Roma un disegno su Paolo e Francesca; nel 1813 Sofia Giacomelli-Chomel gli dedicò le sue illustrazioni della Commedia (fra le prime pubblicate in Francia) e nel 1824 il Pinelli preparò le illustrazioni a un'edizione di lusso della sua traduzione (che poi non fu pubblicata).
Bibl. - Oltre alla bibliografia generale citata alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di A. Counson, G. Maugain, I. De Vasconcellos, R. Noli, M. Lamy, W.P. Friederich e A. Pézard) si vedano: Stendhal, Vie d'H. Brulard, in 0euvres intimes, Parigi 1956, 102; A. Lamartine, Souvenirs et Portraits., III, ibid. 1872,164-165; R. De Gourmont, A. de M., in La Grande Engyclopédie, ibid. s.d., III 1175; E.G. Ledos, A. de M., in Balteau, Barroux et Prévost, Dictionnaire de biographie française, III, ibid. 1939, 1133-1135 (con bibliografia); M. Lamy, Un traducteur de D. (Premier empire): A. de M., in Sixième centenaire de la mort de D.A. Bulletin du Jubilée, a c. del Comité Français Catholique, ibid. 1921, 114-125; R. Beyer, Traducteurs et commentateurs de D. en France, in " Bulletin de la Faculté de lettres de Strasbourg " XLIV (1965-66) 583-618 (particolarmente 593-597).