BABILONESE, Arte
Di arte b. non si può parlare propriamente che dal tempo dello stabilirsi della I dinastia di Babilonia, quando questa città fu fatta capitale del nuovo regno semitico nel 18oo circa a. C.
L'arte b. ha mantenuto i tratti fondamentali delle precedenti arti sumerica (v.) e accadica (v.): rigidità nella raffigurazione, convenzioni severe nella rappresentazione del corpo umano, dei monti, dell'acqua, delle piante, nella collocazione degli oggetti nello spazio; libertà e naturalezza invece nella resa degli animali, grande vivacità di colori nelle pitture, ripetizione, con poche varianti individuali, di un certo numero di scene tipiche, anonimità delle opere d'arte, gusto raffinato nelle arti minori. Tuttavia, in tutti i prodotti dell'arte b. si riscontra qualcosa: di nuovo rispetto alle arti precedenti, che taluni hanno voluto far risalire allo spirito artistico della nuova schiatta dei Semiti, diversi dai Sumeri, coi quali però si sono fusi formando la nuova nazione, i Babilonesi.
Precedenti e contemporanei alla I dinastia sono stati i regni d'Isin (Nisin) e Larsa, costituiti verso il 1950 a. C., dell'arte dei quali ci è pervenuta qualche opera. Una stele in calcare del Louvre ritrae una scena di libazione da parte di un principe al dio Sole (Shamash). Benché di stile ancora sumerico, la raffigurazione arieggia a scene analoghe del tempo di Hammurapi (circa 1700 a. C.). Un cane votivo di stile naturalistico si conserva al Louvre.
Dell'arte della I dinastia non abbiamo che pochi monumenti: in particolare, non sappiamo quasi nulla dell'architettura di questo periodo. Gli edifici risalenti a quest'epoca nella città di Mari (v.) e le statue e pitture colà dissotterrate ci permettono però di formarci un'idea dell'arte corrispondente dell'epoca hammurapiana. A questa segue quella dei Cassiti (secoli XVI-XII a. C.), di netta decadenza in tutti i campi della civiltà e in grado molto sensibile in quello dell'arte (v. Cassita, arte). Ritornato il potere politico nelle mani di dinastie indigene babilonesi, l'arte raggiunge di nuovo alte vette e culmina negli splendori della Babilonia della dinastia neo-babilonese (625-538 a. C.). Quantunque, dopo la conquista di Ciro, la Babilonia non fosse più che una provincia di grandi imperi stranieri, la sua vita artistica non subì che in grado minimo l'azione dell'arte dei conquistatori.
Poco sull'architettura dell'epoca hammurapiana rileviamo dagli scavi di Kish, Ur e Sippar, di più da quelli di Mari. Gli edifici avevano cortili centrali con tutt'attorno un vero groviglio di stanze e corridoi. I mattoni cotti servivano di preferenza per la pavimentazione. La ziqqurat di Kish e alcuni templi sono stati costruiti in quest'epoca.
Una stele rinvenuta a Susa (ora al Louvre), con incise le leggi del re Hammurapi, porta nella parte superiore un bel rilievo con una scena di adorazione: Hammurapi, il corpo coperto da un mantello lungo fino ai piedi e con in capo una calotta strettamente aderente, sta col braccio destro sollevato davanti al dio Shamash; questi è una figura virile dalla lunga barba, sedente sopra un sedile (senza schienale), tiene nella destra il cerchio e il bastone, ed ha in capo un'alta tiara circondata da quattro paia di corna; il mantello che arriva fino ai piedi ha diverse balze; alle sue spalle si levano sei raggi, posa i piedi su una pedana composta di tre file di monti. È un'opera di alto valore artistico. Le figure dimostrano la tendenza a divenire alquanto sottili e alte, tendenza che sarà ancora più spiccata nella glittica dell'epoca cassita. Un ritratto dello stesso re ci ha conservato un rilievo del British Museum, dove egli ripete lo stesso gesto di venerazione e di saluto che abbiamo già visto. Un frammento di una stele trionfale si trova nel Museo del Louvre: vi è raffigurato un re che colpisce con l'ascia un nemico caduto a terra; accanto si vede un guerriero con le mani incatenate. Questa stele, dalle figure rigide, dimostra alcune nuove attitudini dei personaggi.
Nei sigilli cilindrici nuove scene cominciano ad esser ritratte accanto a quelle della glittica anteriore. I nuovi motivi sono di origine occidentale, provengono cioè dalla Siria e dalla Palestina. A questi motivi appartengono la cosiddetta "dea nuda", ritratta con la testa e il corpo frontali e con le mani in atto di sostenere le mammelle; ha la capigliatura ricadente sulle spalle ai due lati e due ricci sul capo. Talvolta è raffigurata seduta su uno sgabello; talora è accompagnata da un uomo o dio, armato di mazza. Si è voluto vedere nella "dea nuda" la riproduzione di una statua. Di provenienza indubbiamente occidentale è la figura del dio della tempesta e della folgore, Adad, sulla schiena di un toro; in una mano ha un'arma, una mazza o scure, nell'altra impugna il fulmine e spesso anche una corda legata alle narici dell'animale (v. Hadad).
Abbondanti sono le piccole terrecotte. Sono fatte a stampo, spesso non prive di grazia e buon gusto. I soggetti sono molto varî; comuni sono le figure di donne nude riprodotte a scopo magico; si trovano pure immagini frontali, della testa di Khumbaba, mostruosa per alcuni suoi tratti, oppure immagini della figura intera, con le gambe divaricate; altre raffigurazioni sono: un uomo in un sarcofago, la dea Ishtar armata di tutto punto e molti altri soggetti.
Sebbene le opere d'arte dell'epoca cassita (v. Cassita, arte) siano molto poche, bisogna affermare che anche in questo tempo gli architetti hanno eretto palazzi e templi, gli scultori hanno scolpito statue e la glittica non ha subìto soste. A Ur il re Kurigalzu ha fatto ricostruire il tempio della dea Ningal, con una serie di magazzini dietro al corpo principale dell'edificio; nella cella la statua della dea era posta in una nicchia, sopra un piedistallo. Sempre a Ur i muri esterni del tempio sono decorati con statue in mattoni di terracotta. La scultura cassita è rappresentata principalmente dai rilievi sui kudurru (v.) o pietre di confine; lo scultore vi ha riprodotto, accanto all'iscrizione, i simboli degli dèi, spesso con senso artistico, e, talvolta qualche scena religiosa, come nella pietra di confine di Melishipak (circa 1200 a. C.): il re, con la mano destra alzata in atto di adorazione, presenta alla dea seduta in trono sua figlia. Le figure sono tozze, e la tecnica è poco buona e sommaria. Nel kudurru del re Marduk-nādin-akhkhē (circa 1110 a. C.) si vede la figura del re, non bene proporzionata nelle parti e tozza, con in capo una pesante tiara cilindrica decorata alla sommità da una fila di penne, la barba folta e i capelli lunghi; nella mano sinistra il re ha un grande arco e, nella destra, una lunga freccia; il corpo è coperto da un lungo mantello, riccamente ricamato, stretto alla vita da una larga cintura. Questa figura di re è caratteristica dell'arte del periodo cassita. Ottima fattura dimostrano gli intagli di una pietra di confine, non finita, del Louvre. I sigilli cassiti hanno poche figure, alte e sottili, spesso accompagnate da simboli e lunghe iscrizioni in caratteri cuneiformi.
I kudurru furono decorati con i simboli degli dèi e con scene religiose ancora nell'epoca seguente a quella dei Cassiti. Il kudurru del re Marduk-zākir-shumi I (851-828 a. C.) porta immagini di alcuni animali, di uno scorpione, di una volpe, di un leone accovacciato, di un serpente e di qualche altro. La scena finemente scolpita nella sommità di una tavola del re Nabū-apal-iddin (885-852 a. C.) del British Museum si immagina che si svolga all'interno del tempio; vi si vede: la statua del dio Sole seduto, simile, tranne che per la forma del mantello, alla figura del dio nella stele di Hammurapi; il dio è sotto una specie di baldacchino sorretto, nel lato anteriore, da un'esile colonnina provvista di base e capitello: nel sedile del dio Sole sono scolpite due figure. Dalla sommità anteriore del baldacchino sporge il busto di un uomo che nelle mani tiene due corde reggenti un grande disco solare collocato su di una tavola posta davanti al baldacchino; un dio sta vicino al portasimboli e presenta al dio Sole il re, seguìto da una dea, entrambi con le mani in atto di intercessione; sotto il tetto del baldacchino lo scultore ha posto i simboli della Luna, del Sole e del pianeta Venere. A quest'epoca risale un piccolo rilievo in lapislazzuli con il dio Marduk accanto a una protome di drago, trovato a Babilonia; esso ha tutte le caratteristiche dell'arte cassita. Perfetta è la scultura di un kudurru nei Musei di Berlino, rappresentante il re Mardukapal-iddin III (722-711 a. C.), con nella sinistra un lungo bastone e con di fronte un suddito cui conferisce un beneficio, anche lui con un lungo bastone; sopra, alla sommità, si vedono vari simboli di dèi; quest'insigne scultura non ha più nessuno dei tratti caratteristici dell'arte cassita.
Nella glittica cominciano a farsi strada nuovi soggetti: la sfinge, l'eroe che combatte i mostri ed altri. Alcune scene risentono già dell'arte assira, che incomincia ora ad influire su quella babilonese.
Dell'arte dell'epoca neo-babilonese conosciamo bene l'architettura dei palazzi e dei templi di Babilonia (v.). Le grandiose mura di cinta della città erano costituite da due muri paralleli di mattoni, interrotti ogni tanto da torri; lo spazio tra i due muri era stato riempito, cosicché si aveva un bastione di circa 25 m di larghezza. Nabucodonosor II (604-562 a. C.) aveva fatto costruire grandiosi palazzi, con le facciate decorate di mattoni smaltati con figure di draghi e di belve. Pure di mattoni a smalto con figure di tori, draghi e di altri animali erano decorati i muri laterali della famosa via che conduceva attraverso la grandiosa porta d'Ishtar al tempio di Marduk fuori le mura. Fama universale godeva la maestosa torre del tempio di Marduk, Etemenanki ("casa del fondamento del cielo e della terra").
Si costruiva di solito con mattoni crudi, ma le piattaforme dei palazzi reali erano di pietra di calcare, le corti avevano l'impiantito di calcare, basalto e arenaria. Le sale del trono erano grandiose: una misurava 6o m per 20. I templi erano ricchi di cortili, corridoi, anditi e stanze, cappelle, santuarî e magazzini. Le porte dei templi erano di costruzione molto elaborata e profusamente decorate di maioliche policrome.
Nella glittica fa ora la sua apparizione il sigillo piatto, il quale diviene sempre più comune, senza far però scomparire del tutto il sigillo cilindrico. Il sigillo neo-babilonese porta scene religiose semplici, come la figura di un fedele in adorazione ed omaggio davanti ad un simbolo di un dio, o maggior numero di simboli, il drago, la vanga, lo stilo, collocati sopra portasimboli. In prevalenza vi si vedono i simboli di Marduk e Nabū, come comportava la situazione religiosa dell'epoca. Nel cielo si vedono spesso la luna e il disco alato, questo ultimo penetrato nel repertorio dei motivi artistici mediatamente, forse dall'Egitto.
Sono ancor sempre in voga le figurine e le tavolette di terracotta, spesso con la riproduzione di donne ignude. Di squisita fattura artistica sono i gioielli, gli orecchini, i pendenti, i fermagli, le perline. Di grande bellezza sono i mattoni maiolicati, in colori vivaci, ma talvolta anche con tinte tenui e delicate. Con questi si compongono figure d'uomini e di animali. La predilezione per gli smalti che si riscontra altresì nell'arte neo-assira, è una caratteristica di quest'epoca, la quale d'altronde dà soltanto maggior rilievo a questo ramo delle arti minori, fiorente nel prossimo Oriente già in epoca molto antica. V. inoltre Mesopotamia.
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