CAROLINGIA, ARTE
È l'arte dell'Europa occidentale dal sec. VIII alla metà del X. L'avvento al trono della dinastia carolingia, il ricostituito impero d'Occidente, il rinascimento artistico promosso da Carlomagno e dai suoi successori spiegano e giustificano quella denominazione quando si aggiunga che l'Italia, e particolarmente Roma e il Mezzogiorno (dove pur si trovano segni di riflessi carolingi d'oltralpe) avevano tradizioni e vitalità proprie che le distinsero e diedero forse ad esse, almeno in qualche aspetto, la funzione d'intermediarie tra l'Oriente e l'arte carolingia.
Carlo Martello aggiunse al regno dei Franchi, riunito nel suo pugno, i paesi dei Germani, dei Sassoni e dei Frisoni, nonché la Borgogna e l'Aquitania; nel 732 a Poitiers salvò la cristianità e consolidò l'impero dei Franchi. A questo, Pipino il Breve diede una forma organica. Carlomagno, divenuto il solo re nel 771, ampliò i confini dell'impero, annettendovi i Longobardi, sottomettendo i Sassoni, i Bavari, gli Avari e gli Aquitani; respinse i Saraceni nella penisola iberica, e nel Natale dell'800 fu incoronato a Roma imperatore d'Occidente. Ristabilito l'ordine e l'armonia, si studiò di far rinascere nel suo impero immenso la civiltà romana tanto nei costumi quanto nella letteratura e nell'arte.
Le tradizioni artistiche trasmesse dall'antichità s'erano affievolite a poco a poco; erano per esaurirsi anche le rovine da cui i Merovingi per tanto tempo avevano attinto i migliori materiali; la tecnica dell'intaglio in pietra era quasi perduta; erano in decadenza le stesse arti del legno e del metallo già coltivate dai barbari, e la decorazione stilizzata e geometrica a loro propria si era un poco arricchita degli ornati rigidi e piatti che l'Oriente bizantino propagava dal Mediterraneo.
Carlomagno, rude guerriero, ma di fine intelligenza, comprese l'importanza sociale delle lettere e delle arti; ne andò la direzione ad uomini insigni; istituì un servizio d'ispezione e di sorveglianza delle scuole e dei monumenti, per incoraggiare le iniziative e per reprimere mancanze e negligenze: e nel 776 erigeva nel suo palazzo di Aquisgrana (v.) una cappella che arricchì di quanto l'impero forniva di più prezioso e che divenne un modello a tutti.
Ma questo rinascimento artistico, frutto della volontà e dell'intelligenza, rimase superficiale, non penetrò mai le masse, che restarono barbare, e per mancanza d'uomini, di materiali e di mezzi tecnici si limitò alla capitale dell'impero, alla Renania e alla Germania meridionale, ove maggiormente si sentì l'influenza dell'imperatore e della corte, alle grandi abbazie benedettine dell'Italia settentrionale e della Francia occidentale, che erano rimaste a capo del movimento intellettuale e artistico nel periodo merovingio e da Carlomagno erano state protette, arricchite e affidate ai migliori dei suoi consiglieri: Saint-Martin di Tours ad Alcuino, Saint-Riquier ad Angilberto, Saint-Wandrille ad Ansegiso. Ma gli síorzi di Carlomagno, di suo figlio Ludovico il Pio e de' suoi nipoti Lotario e Carlo il Calvo, che mostrarono gusto e passione per le arti, non andarono perduti, perché in quelle grandi abbazie, attraverso i periodi turbolenti dei secoli IX e X, si conservarono le tradizioni e i metodi tecnici da cui sorse l'arte romanica.
Dall'altro canto questo rinascimento non si ricollegò direttamente, come Carlomagno aveva sognato, con l'antichità romana: questa fu intravista attraverso Bisanzio e l'Oriente cristiano. Sotto Carlo il Calvo la corte fu organizzata sul modello della bizantina; la cappella di Aquisgrana, decorata in parte con colonne e mosaici tolti da monumenti antichi, venne costruita sul tipo di S. Vitale di Ravenna e dei Ss. Sergio e Bacco di Costantinopoli; la chiesa di Germigny-des-Prés, eretta dal vescovo Teodulfo, uno dei favoriti dell'imperatore riprodusse la pianta abituale delle chiese d'Oriente. Pure il ricordo dell'antichità non era scomparso interamente, soprattutto nelle regioni meridionali che avevano meno sofferto per l'occupazione dei barbari, e la letteratura antica si coltivava ancora in alcune grandi abbazie, mentre l'arte romana sopravviveva in alcuni monumenti degli ultimi secoli. Insieme con gli elementi orientali e bizantini stanno alla base del rinascimento carolingio anche le tradizioni romane; e il genio locale seppe ricavare dalla loro fusione un'arte originale progenitrice diretta dell'arte romanica.
Nell'architettura esistono al tempo stesso due tipi di edifizî: quello basilicale e quello a vòlta con pianta centrale o a raggiera, d'origine orientale. Nella maggior parte delle chiese la pianta e la disposizione generale sono quelle della basilica latina, ma con alcune trasformazioni notevoli. Tra l'abside e i bracci della crociera, ora ben accentuati, viene inserito un ampio spazio destinato al clero e ai cantori e chiamato coro (chorus psallentium), mettendo così in evidenza la pianta cruciforme delle chiese, sempre orientate. Le navate laterali finiscono con cappelle adiacenti al coro; e sovente hanno matronei. Una seconda abside, per lo più preceduta da un transetto, termina talvolta la navata verso occidente. Sotto l'altare la confessione ha un corridoio anulare; talora è una vasta cripta. Le cripte e le absidi sono sormontate da vòlte, mentre il resto è coperto a travature. Una torre con lanterna sorge sull'incrocio del transetto con la navata; altre torri, spesso rotonde, fiancheggiano il coro e qualche volta anche la facciata preceduta dall'atrio. Le navate sono divise da colonne, spesso alternate con pilastri. I muri generalmente sono in piccolo materiale con molta calce, talora a reticolato, talora a spiga, intramezzato di tanto in tanto da strati di mattoni o di frammenti di tegole e rinforzati agli angoli da conci assai grandi. Le pareti esterne sono disadorne oppure hanno soltanto lesene riunite in alto da archetti. I muri delle cripte, e talvolta quelli dell'intiera costruzione, erano gettati in conglomerato. Porte e finestre sono tagliate nettamente nelle pareti, gli archi sono formati da cunei con molta calcina, talora misti a frammenti di tegole.
Accanto agli edifici basilicali, se ne trovano altri del tipo piu frequente nell'Oriente cristiano a pianta centrale o a raggiera; rotondi, poligonali, a trifoglio, quadrilobati, quadrati e con absidiole, con o senza ambulacri. Sono per lo più a cupola sul mezzo, a vòlte speriche sulle absidi e sulle absidiole, in vòlte a botte o a crociera sulle altre e queste vòlte sono costruite in conglomerato e sostenute da muri spessi o da pilastri riuniti da robusti archi.
La decorazione monumentale è povera; i capitelli hanno foglie ritagliate a piatto, senza rilievo e senza proporzioni, lontano ricordo dei capitelli corinzî; sono pure ornati di rosoni, di volute e di trecce curvate in diversa maniera, e soprattutto d'intrecci in combinazioni senza numero. Il gusto barbarico (v. barbarica, arte), contribuì, insieme alle influenze orientali e classiche, alla voga degli ornati e intrecci nei plutei e negli amboni di cui si arredavano le chiese non soltanto in Italia ma in tutto il territorio carolingio. La statuaria sia in pietra, sia in legno fu trascurata per tema di cadere nell'idolatria, e se Carlomagno permise l'uso delle immagini per decorare gli edifici e per ricordare il passato, protestò però contro il loro culto empio. Accanto alle pitture e ai mosaici si trovano spesso sulle pareti delle chiese gli stucchi, che modellano figure isolate o gruppi o motivi ornamentali, come nei monumenti antichi ed ellenistici.
L'architettura carolingia e la sua decorazione presentano presso a poco gli stessi caratteri in tutto l'impero. A Roma i papi ricchi e potenti della fine del sec. VIII e della prima metà del IX ingrandiscono e riedificano le antiche basiliche, sotto le quali vengono scavate cripte che debbono custodire le reliquie tratte dalle catacombe. Nell'Italia settentrionale la pianta basilicale subisce alcune modificazioni: coro più profondo, fasce decorative all'esterno, nicchie scavate sull'alto dell'abside per diminuire il peso della costruzione poggiante sulla vòlta sferica, pilastri sotto le grandi arcate, cripte a vòlta. Sulle coste e nelle isole della Dalmazia l'influenza bizantina predomina nelle chiese a pianta centrale, coperte di cupole; se ne trova qualche esempio anche in Italia. In Gemmania esistono contemporaneamente i due tipi di edifizî: chiese con pianta centrale e con vòlte, e basiliche con colonne, absidi opposte, cripte, torri rotonde e ricca decorazione di pitture, mosaici, bronzi e lavori d'oreficeria. Nell'Inghilterra le chiese sassoni del sec. X hanno spesso una sola navata, senza bracci, e una torre con lanterna; i muri sono costruiti con materiali irregolari rafforzati agli angoli da lunghi conci, alternati in piano e per dritto, i capitelli sono talvolta ornati d'intrecci o di quegli animali smisurati avviticchiati, di cui i miniatori irlandesi decorano i manoscritti.
Nella pittura e nella miniatura, che ne è l'eco, primeggia il retaggio romano primitivo, sul quale s'innestano le influenze di Bisanzio e della Siria, le cui stoffe, seterie, argenterie, smalti e avorî avevano invaso l'Occidente. Disgraziatamente le pitture murali sono scomparse quasi dappertutto e non se ne conoscono più che rari frammenti; ma sappiamo che furono assai numerose e spesso di grandi dimensioni, come i due cicli religioso e profano, in cui venivano contrapposti i tempi antichi e i moderni sulle pareti della cappella e della grande sala del palazzo di Ludovico il Pio a Ingelheim. L'Italia, ove la crisi iconoclasta aveva fatto immigrare gli artisti dell'impero d'Oriente, ci presenta due correnti opposte, ma l'una e l'altra promosse dalle influenze della pittura bizantina: l'una ellenistica, l'altra più schiettamente orientale, con figure piatte e adattate alla composizione decorativa. La Francia subì maggiormente la prima di queste influenze; la Germania la seconda. Le miniature eseguite sulle rive della Loira hanno una distinzione ed eleganza che tempera la ricchezza delle decorazioni; i manoscritti del gruppo renano sono ricchissimi di pitture a pagina intera, d'incorniciature, di vignette, dai colori talvolta assai vivaci; le miniature della scuola di Reims, piuttosto illustrazioni che decorazioni, sono pittoresche e vive; la scuola franco-sassone subì l'influenza renana e quella irlandese; i gruppi meridionali e visigoti si riannodarono più direttamente all'Oriente sia per la composizione e il colore, sia per i tipi della fauna e dello flora decorativa.
Anche i mosaici furono molto numerosi, ma ben pochi son giunti fino a noi, fuorché a Roma e nell'Italia meridionale, dove gli artisti del sec. IX rappresentarono con colori smaglianti le composimoni tradizionali, tendendo però a stilizzare ed appiattire le figure.
Nei lavori d'oreficeria e negli avorî riappare assai vivo il ricordo dell'antichità; la composizione e l'iconografia sono prese ora dall'arte cristiana primitiva, ora da Bisanzio e dall'Oriente; ma l'esecuzione, per rilievo saldo e ben accentuato, per ricerca di prospettiva, animazione di figure, verità e bellezza d'atteggiamento, si riannoda direttamente alle più belle tradizioni dell'arte classica e per certe qualità prepara lontanamente l'arte romanica. (V. tavv. XXVII-XXX).
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