CRISTIANA, ARTE
. L'arte cristiana si può definire la manifestazione esteriore della fede cristiana sotto forma estetica. Nei suoi processi tecnici, nei materiali che adopera, nelle regole di composizione da essa seguite, nel suo scopo stesso, che è quello di raggiungere espressioni estetiche, non differisce affatto dalle arti profane. Una cosa, però, ha di particolare, cioè il programma, poiché essa cerca di creare opere che siano oggetto di edificazione per i fedeli oltre che di ammirazione per tutti. L'arte cristiana presenta sempre un ammaestramento, sia che illustri qualche episodio narrato nelle Sacre scritture o che metta in luce il senso di un dogma, sia che accompagni la preghiera liturgica o privata o che svolga il tema di un'omelia. Sotto tutti questi riguardi, l'arte cristiana è quasi il prolungamento dell'insegnamento della Chiesa, un catechismo, una Bibbia figurata.
Fin dalle origini la Chiesa non si disinteressò dell'arte. Il cristianesimo primitivo con la sua morale austera non sembra punto favorevole allo sviluppo di un'arte religiosa. Generalmente i Padri della Chiesa, come Clemente Alessandrino o Tertulliano, sono ostili all'arte che, per loro, favorisce l'idolatria, e a tal proposito, ricordano le proibizioni della legge mosaica (Esodo, XX, 4; Deuteronomio, XXVII, 15). D'altra parte non sembra che gli Ebrei, così rigorosi in questa materia, estendessero quelle proibizioni all'arte funeraria che ricopriva le tombe o i sarcofaghi di ornamenti, in mezzo ai quali comparivano figure allegoriche. Lo stesso si dica dei pavimenti in mosaico delle sinagoghe, in cui si vedevano alcuni soggetti tratti dall'Antico Testamento, come Daniele nella fossa dei leoni (sinagoga scoperta presso Gerico).
È facile dunque comprendere come i cristiani non abbiano avuto maggiori scrupoli degli Ebrei. Seguendo gli usi delle sette pagane del loro tempo, cominciarono col decorare i loro cimiteri di motivi puramente ornamentali, e qualche sala delle più antiche catacombe romane, come quella di Ampliato nel cimitero di Domitilla in Roma (fine del sec. I), è coperta di affreschi di stile del tutto pompeiano. Ma ben presto alcuni temi decorativi e anche mitologici, ripetuti continuamente, espressero le loro credenze intorno ai defunti e la loro speranza d'una vita eterna: decorazione campestre che richiama il paradiso, il mito d'Orfeo che attira gli animali, la storia di Amore e Psiche, simbolo della resurrezione.
Nel sec. II le allusioni diventano più precise e compaiono nuove figure; il Buon Pastore e l'Orante, figura muliebre che in origine rappresentò l'anima del defunto. Altri simboli, come l'agnello col vincastro, il pesce, la colomba, l'ancora, la croce, completano questo linguaggio simbolico, compreso dai soli iniziati e che porta l'impronta della sottigliezza degli Ebrei ellenisti d'Alessandria.
Col sec. III compaiono a Roma, a Napoli, ad Alessandria i temi biblici tolti dai versetti delle preci per i morti: Mosè che fa scaturire l'acqua dalla rupe, Noè nell'arca, Daniele fra i leoni, i miracoli di Cristo e soprattutto la resurrezione di Lazzaro, la guarigione del cieco nato e quella del paralitico. Così si va formando progressivamente un'iconografia cristiana. Alcune figure e alcune scene alludono ai dogmi fondamentali del peccato e dell'incarnazione e ai sacramenti (scene di banchetti, sacrifizio d'Abramo). La vergine che stringe al seno il bambino con gesto materno, del cimitero di Priscilla (sec. II), è certo la più antica Madonna che si conosca. Le pitture delle catacombe romane ci mostrano che l'arte cristiana non tardò a divenire un insegnamento per mezzo di figure.
Appunto in quell'epoca remota si forma un'arte cristiana; e la Chiesa vi prende interesse, non, come alcuni hanno supposto, perché ne diffidi, ma perché, avendo l'arte assunto quel carattere catechetico, è compresa nel campo del suo magistero e non può rimanere esposta all'interpretazione individuale. D'altra parte, non abbiamo nessuna prova che la Chiesa abbia imposto agli artisti temi o tipi determinati; essa, al contrario, accolse alcune tradizioni che a poco a poco s'erano andate fissando fuori del suo ambito e lasciò agli artisti piena libertà, purché l'insegnamento ch'essi si proponevano di dare coincidesse col suo.
Tale è il programma dell'arte cristiana; perciò l'aspetto che essa prende attraverso i secoli è ben lungi dall'essere monotono; al contrario, la sua fisionomia ha variato secondo le epoche e gli ambienti sociali, secondo i progressi o i regressi della tecnica e secondo le forme molteplici assunte dalla pietà cristiana, mutevole nelle forme della fantasia e del sentimento intorno ai nuclei persistenti dei dogmi. L'arte cristiana nel corso della sua storia rispecchia le aspirazioni più profonde dei popoli e delle epoche da cui fu via via arricchita, e al suo sviluppo hanno contribuito i più grandi artisti d'ogni tempo (v. arte, IV, pp. 643-660; e per i principali temi iconografici le singole voci: ascensione; croce, ecc.).
Nei tempi più vicini a noi l'arte religiosa si ridusse per lo più a lavori occasionali, compiuti per finalità pratica, o a tentativi individuali non generati da un programma d'azione collettivo, ove se ne eccettui l'esperimento, di carattere artistico e non confessionale, tentato dai preraffaelliti inglesi e l'iniziativa di rinnovamento dell'arte religiosa che fece capo alla cosiddetta scuola dei "nazzareni" nei paesi germanici. Per lo più i soggetti sacri sono stati trattati con puro intendimento storico, essendo viva negli artisti la preoccupazione di porre in stretto riferimento il soggetto con la dizione dei testi sacri e col carattere degli ambienti paesistici in cui si erano svolte le azioni che essi rappresentano. Talvolta invece idealizzarono le composizioni religiose considerandole come espressione di cose vedute soltanto in sogno.
Bibl.: E. Vinet, Bibliographie méthodique et raisonnée des beaux-arts, Parigi 1874, pp. 18-28 (bibliografia sistematica sull'arte cristiana); A. F. Rio, De l'art chrétien, Parigi 1841; Ch. De Montalembert, Øvures, VI, Parigi 1861; Grimonard de Saint-Laurent, Guide de l'art chrétien, Parigi 1865; id., Manuel de l'art chrétien, Parigi 1878; F. X. Kraus, Geschichte der christlichen Kunst, Friburgo in B. 1896-1908; L. Bréhier, L'art chrétien, 2ª ed., Parigi 1928. Per l'iconografia specialmente: H. Detzel, Christliche Ikonographie, Friburgo in B. 1894-98; K. Künstle, Ikonographie der Heiligen, Friburgo in B. 1926; id., Ikonographie d. christl. Kunst, Friburgo in B. 1928.