Anglosassoni, Arte degli. Architettura
La cronologia dell'architettura nel periodo anglosassone è piuttosto oscura. Si sono infatti conservati, più o meno integri, meno di una dozzina di edifici e si tratta spesso di quelli meno importanti; ciò inevitabilmente fornisce una visione distorta della qualità e della scala di quei monumenti e rende di primaria importanza le testimonianze archeologiche, con il risultato che spesso i resti dell'architettura anglosassone sono studiati in genere da questo particolare punto di vista piuttosto che, come sarebbe invece auspicabile, nel loro autentico significato e valore storico.
Le due fondamentali tecniche costruttive, in legno e in pietra, hanno ben poco in comune, appartenendo la prima al mondo celtico e germanico e la seconda a quello romano. La maggioranza degli edifici secolari anglosassoni era costruita in legno, mentre le chiese venivano edificate usando entrambe le tecniche costruttive, anche se di norma per i più importanti edifici di culto si preferiva la muratura in pietra, collegandosi, in molti casi intenzionalmente, alla tradizione dell'architettura romana.
Gli edifici anglosassoni sono qui trattati secondo tre principali suddivisioni cronologiche: la prima va all'incirca dall'inizio del sec. 5° al momento della conversione al cristianesimo; la seconda abbraccia il periodo che va dalla conversione alle invasioni vichinghe; la terza arriva alla conquista normanna, nel 1066.
Gli A. portarono con loro dalla Frisia, dalla Sassonia e dallo Jutland le proprie tradizioni edilizie, caratterizzate da un'ampia gamma di dimensioni costruttive, dalle più modeste alle più grandiose. A West Stow (Suffolk) e a Mucking (Essex) si hanno numerosi esempi di piccole capanne rettangolari, con solo due o quattro sostegni e con un basamento ribassato, sia alla maniera delle Grubenhäuser germaniche, sia fornite di un pavimento rialzato al fine di creare uno spazio per immagazzinamento. Si tratta di due tipi di capanna già descritti, rispettivamente, da Plinio (Nat. Hist., 19, 2) e da Tacito (Germania, 16).
A Chalton (Hampshire) si sono conservati esempi di più ampie dimensioni, con locali annessi e porte doppie disposte simmetricamente; ma il sito più importante è quello di Yeavering (Northumberland), la ad Gefrin di Beda il Venerabile (Hist. Eccl., 2, 13). Qui gli edifici anglosassoni del tardo sec. 6° e dei primi del 7° erano situati, abbastanza singolarmente, al di fuori della fortificazione romano-britannica che dominava l'area. Accanto alle costruzioni di medie dimensioni, dello stesso tipo di quelle di Chalton, a Yeavering vi sono grandi sale con navate laterali, le più belle finora riportate alla luce in Inghilterra. Esse erano costruite con assi poste l'una accanto all'altra, in alcuni casi intonacate e dipinte, che formavano un insieme assai più simile a una parete di quanto non facessero i pali separati delle sale di tipo più semplice. Altrettanto degno di nota è il teatro costruito in legno che testimonia l'influsso esercitato sui conquistatori anglosassoni dalle popolazioni romano-britanniche assoggettate. Yeavering offre dunque un'inaspettata fusione di elementi celtici, romani e germanici (Hope-Taylor, 1977).
Le chiese costruite nel Kent e nell'Essex dopo l'arrivo della missione di Agostino di Canterbury nel 597 costituiscono un gruppo facilmente riconoscibile. Sono costruite con mattoni di tipo romano, con l'uso di piccole pietre squadrate per le aperture. Un triplice arco separa dall'abside orientale la corta navata rettangolare, affiancata a N e a S da ambienti o da porticati (porticus) che comunicano, attraverso strette porte, con il corpo principale della chiesa; robusti contrafforti segnano gli angoli e fiancheggiano le entrate.
Un esempio particolarmente significativo è quello della chiesa dedicata ai ss. Pietro e Paolo a Canterbury (Kent), fatta costruire da Agostino su un terreno e con fondi messi a disposizione da Etelberto, re del Kent (Beda, Hist. Eccl., 1, 33). Gli ambienti centrali sui lati settentrionale e meridionale accoglievano le sepolture, rispettivamente, degli arcivescovi e dei membri della famiglia reale. Tali sepolture invasero la navata solo più tardi, nel sec. 7°, non essendovi più spazio negli ambienti annessi. La chiesa faceva parte di una serie di edifici che comprendeva anche, a poca distanza in direzione E, la chiesa di St Mary, costruita intorno al 620, e la chiesa di St Pancras, sorta invece nell'8° secolo. La chiesa di Reculver (Kent), edificata dal prete Basso nel 669 su un terreno concesso dal re Egberto (Anglo-Saxon Chronicle, sub anno), sorge al centro di una fortezza romana; una collocazione che probabilmente intendeva sottolineare una presunta continuità tra la nuova fondazione e la cristianità nella Britannia romana. Gli ingressi dei due più antichi ambienti adiacenti immettono nell'abside anziché nella navata, il che fa pensare a una loro possibile funzione di sagrestie, mentre l'abside, poligonale all'esterno e semicircolare all'interno, accoglie un bancale per il clero: tutti elementi che indicano analogie con l'Italia. L'impianto della chiesa di Reculver non differisce troppo, di fatto, da quello di una delle sagrestie di S. Apollinare in Classe presso Ravenna (metà del sec. 6°), con i suoi robusti contrafforti, l'abside poligonale all'esterno e la muratura in mattoni. Per questo tipo di chiesa si possono istituire paralleli con edifici di culto pagani della Roma precostantiniana e con alcune chiese dell'area delle Alpi e dell'Africa settentrionale; ciò sembra suggerire che questo tipo abbia avuto origine in Italia da edifici di minore importanza, ritenuti da Agostino di Canterbury più adatti ai bisogni della provincia recentemente convertita al cristianesimo.
Altrove, nel Sud dell'Inghilterra, le chiese sono molto diverse; per es., l'Old Minster di Winchester (Hampshire), costruito dopo il 648 da Cenwalh, re del Wessex, era un grande edificio in conci di pietra, largo all'interno m. 10 ca., con una terminazione orientale rettilinea; vi rimangono, in fondo alla navata, le tracce di quattro sostegni, destinati forse a sostenere un ciborio sopra l'altare.
In Northumbria, alla prima missione romana condotta da Paolino di York tra il 627 e il 632, seguì un periodo di predominio celtico che si concluse nel 664, quando il concilio di Whitby ristabilì il primato della Chiesa romana nel Nord dell'isola. Le chiese costruite dopo questa data sono molto diverse da quelle del Kent, soprattutto nelle terminazioni orientali - rettilinee - e nell'uso dei conci in pietra, sebbene entrambe le caratteristiche si riscontrino già a Winchester. Nel 673 e nel 681 il re Egfrido, proseguendo nel solco della tradizione regia di sostegno alla Chiesa, donò terreni situati rispettivamente a Monkwearmouth e a Jarrow, ambedue nella contea di Durham (Tyne and Wear), per l'insediamento di due monasteri gemelli. La chiesa di St Peter a Monkwearmouth aveva una lunga navata rettangolare apparentemente priva di coro e, all'estremità occidentale, un vestibolo a due piani, dei quali il superiore comunicava con la navata. La chiesa principale di Jarrow - probabilmente quella che un'iscrizione superstite afferma consacrata nel 685 - presentava le stesse dimensioni della chiesa di Monkwearmouth e lo stesso vestibolo occidentale a due piani, con in più il coro e le navate laterali (o forse ambienti annessi: porticus). Sul medesimo asse, a E, sorgeva una semplice chiesa rettangolare con una tribuna nella parete occidentale, mentre a S vi erano altri due lunghi edifici. Benché questi dovessero essere stati progettati per soddisfare le necessità pratiche piuttosto che quelle religiose della comunità monastica, erano solidamente costruiti in pietra e dotati di eleganti rifiniture architettoniche, come tegole in pietra rivestite in piombo e finestre con vetri. Dato che questi edifici si presentano paralleli alle chiese, si può pensare a una sorta di versione primitiva del tipico quadrato claustrale, in seguito, tra la fine del sec. 8° e gli inizi del 9°, affermatosi in ambito carolingio.
A Escomb (contea di Durham), la piccola chiesa di St John ha strette somiglianze con quelle di Monkwearmouth e Jarrow. Ben conservata, presenta un coro quadrato che comunica con la navata rettangolare attraverso un alto e ben strutturato arco trionfale. Quasi tutto l'apparato murario, in conci di pietra, è formato da materiale romano di reimpiego e le stesse pietre dell'arco possono essere state prelevate da uno dei vicini tratti del vallo di Adriano. Questa testimonianza materiale avvalora un dato documentario riferito a Benedetto Biscop, abate di Monkwearmouth, il quale sarebbe ritornato dai suoi viaggi nelle Gallie con maestri di muro capaci di lavorare more Romanorum (Beda, Hist. Eccl., 5, 21). Questi evidenti legami con l'architettura romana rendono ancora più sorprendente il fatto che la pianta di Escomb appaia strettamente collegata a quella di uno degli edifici in legno a Yeavering; non solo la planimetria generale, ma anche le proporzioni sono le stesse. In ambedue gli edifici la diagonale degli ambienti quadrati annessi è uguale alla larghezza dell'aula principale, la cui lunghezza è un multiplo della larghezza, doppia a Yeavering e tripla a Escomb.
Altre testimonianze architettoniche in Northumbria sono più frammentarie, come per es. le cripte sotterranee - anch'esse costruite con pietre romane di reimpiego - delle chiese che il vescovo Vilfrido fece erigere a Ripon (Yorkshire) e a Hexam (Northumberland) nell'ultimo terzo del 7° secolo. Quella di Hexam dovette essere una costruzione grandiosa; Eddio, contemporaneo e biografo di Vilfrido, non aveva mai sentito parlare di "un altro edificio da questa parte delle Alpi di tali dimensioni" (The Life of Bishop Wilfrid by Eddins Stephanus, a cura di B. Colgrave, Cambridge 1927, p. 22), commento che richiama alla memoria gli splendori evocati per la chiesa dell'Alma Sophia costruita a York nell'ottavo decennio del sec. 8° dall'arcivescovo Etelberto e che Alcuino descrisse come fornita di archi e pilastri - e di conseguenza probabilmente di navate laterali -, di ambienti sopraelevati e di non meno di trenta altari.
La Mercia fu il più importante dei primi regni anglosassoni, controllando, sotto il re Offa (757-796), tutti i territori a S del fiume Humber ed eclissando anche la potenza della Northumbria. Pertanto non è forse un caso che il palazzo recentemente riportato alla luce a Northampton sia l'unico a essere dotato di un'aula costruita in pietra, probabilmente agli inizi del sec. 9° (Middle Saxon Palaces at Northampton, 1985). Malgrado ciò e a differenza di quanto avviene per le aree del Kent e della Northumbria, non si ha un'idea chiara delle tipologie dell'architettura religiosa nelle Midlands. Nulla si conosce delle cattedrali documentate a Lichfield e a Leicester e dei monasteri di St Albans, Ely e Peterborough. La prima chiesa di Deerhurst (Gloucestershire), costruita prima dell'804, pare fosse simile a quella di Monkwearmouth, con una navata rettangolare senza coro e un portico a due piani; si tratta comunque dell'unica costruzione di cui si possa affermare qualcosa di certo. Riguardo ai pochi altri edifici di cui rimangono tracce, come per es. le tre basiliche di Brixworth, Cirencester e Repton, vi è grande incertezza, con proposte di datazione che vanno dal 7° al 10° secolo.
La chiesa di All Saints a Brixworth (Northamptonshire) è costituita da una navata affiancata da ambienti laterali, ai quali si accede attraverso ampie aperture che danno l'impressione di una parete ad arcature continue. Sul lato occidentale si trova un vestibolo a due piani, in seguito trasformato in torre campanaria; su quello orientale, invece, un ambiente quadrato, separato dalla navata da una parete con più aperture; all'estremità orientale, infine, l'edificio è concluso da un coro sopraelevato, con un'abside e un deambulatorio esterno. La maggior parte di queste strutture può essere riferita senza difficoltà al 675, data della fondazione di Brixworth da parte della comunità di Peterborough, ma alcune di esse suggeriscono una datazione al sec. 8° e perfino al 9°, come la cripta, il coro quadrato e la parete con le aperture verso la navata: tutti elementi caratteristici dell'architettura carolingia continentale.
La chiesa riportata alla luce a Cirencester (Gloucestershire) è notevole soprattutto per la sua straordinaria lunghezza. In un primo tempo si ritenne potesse trattarsi di due edifici posti sullo stesso asse, ma in seguito si è definitivamente stabilito che si tratta di una struttura unica, con una lunghezza esterna di m. 56. Non solo la realtà fisica della lunghezza, ma anche il suo effetto furono chiaramente perseguiti dall'ideatore del progetto architettonico, poiché la navata, lunga all'interno m. 50 ca., ha una larghezza insolitamente ridotta, m. 6,5 contro i m. 9 della chiesa di Brixworth. Di lunghezze ancora maggiori si ha ricordo nelle descrizioni di abbazie merovinge del sec. 7°, come per es. Fontenelle in Normandia, ma, ancora una volta, la presenza di una cripta esterna fa pensare al sec. 9° e l'eventualità della presenza di una torre addirittura al 10° secolo. A Repton (Derbyshire) si conserva solo l'estremità orientale della chiesa di St Wystan, la cui analisi è peraltro estremamente complessa, essendovi almeno quattro fasi costruttive che è assai difficile far coincidere con le testimonianze documentarie. Datazioni tra i secc. 9° e 10° sono state proposte per la cripta con la sua volta e per il coro soprastante, mentre una particolare attenzione va dedicata ai tipi di sepolture collegate alla famiglia reale e a santi, nonché al simbolismo della colonna spiraliforme.
Le invasioni vichinghe, succedutesi dall'800 ca. fino agli inizi del sec. 10°, sono state un argomento centrale delle ricerche svolte dagli studiosi per ricostruire lo sviluppo dell'architettura anglosassone. Talora si è pensato che queste invasioni abbiano dato vita a un periodo storico particolare per ragioni intrinseche, ma si tratta di una valutazione fuorviante, dato il carattere totalmente negativo degli eventi storici in questione. Altri studiosi hanno invece ritenuto che le invasioni abbiano rappresentato una netta ma non completa frattura nella continuità della cultura anglosassone; tale opinione appare corroborata dal quadro relativamente chiaro che si ha dell'architettura anglosassone precedente la metà del sec. 8° e di quella successiva alla metà del 10° e dalla confusione che regna a proposito del periodo intermedio. Argomentazioni addotte di recente a favore di una continuità artistica durante il periodo delle invasioni rischiano di far considerare il Wessex come rappresentante addirittura dell'intera Inghilterra. Nel Nord, l'inizio delle incursioni vichinghe nell'ultimo decennio del sec. 8° segna la fine della vita sociale cristiana e conseguentemente dell'architettura religiosa per quasi due secoli. Nelle Midlands e nell'East Anglia, il periodo di disgregazione fu molto più breve, purtuttavia si estese dal terzo quarto del 9° al primo quarto del 10° secolo. Solo nel Wessex non vi fu alcun insediamento permanente dei Vichinghi e, di conseguenza, fu possibile una continuità culturale.
È facilmente intuibile come il periodo delle invasioni abbia determinato importanti innovazioni nel campo dell'architettura militare, come l'introduzione del doppio burh, un tipo di postazione situata sulle due rive di corsi d'acqua, destinata a prevenire un attacco portato dal fiume verso l'interno. Esempi simili di fortificazioni per la difesa dai 'pagani' furono costruiti, verso l'811, nel Kent e nel Worcestershire dal re Alfredo sul fiume Lea e, più tardi, ad Athelney.
La città fortificata, pianificata secondo un sistema a reticolo, ebbe origine prima del periodo vichingo, come indicano i ritrovamenti di Hamwih (presso Southampton, Hampshire) e di Hereford, databili al sec. 8°; sembra però che sia stato proprio re Alfredo a sviluppare questo tipo di insediamento in una forma che, combinando esigenze di difesa e progettazione urbanistica, pose le basi per una rinascita delle attività commerciali nell'Inghilterra centrale e meridionale nel sec. 10° (Biddle, 1976). Si può avere un'idea delle caratteristiche dei singoli edifici dai resti, risalenti ai secc. 9°-10°, di una sala regia riportata alla luce a Cheddar (Somerset), che è diversa, per tecnica e tracciato, dalle sale analoghe di Chalton e Yeavering.
Anche l'architettura religiosa mostra i segni di una nuova mentalità progettuale. Sul piano tecnico venne introdotto l'uso di conci posti di testa e di taglio e di finestre a doppia strombatura, elementi che sono entrambi caratteristici del periodo tardoanglosassone. Le torri, prima virtualmente sconosciute, divennero un elemento comune; molte di esse vennero aggiunte agli onnipresenti vestiboli a due piani del periodo precedente, come per es. a Monkwearmouth e a Deerhurst. L'ipotesi della comparsa dei campanili in conseguenza delle invasioni è suggestiva, ma in generale essi erano scarsamente difendibili e sembra che la loro funzione primaria fosse piuttosto quella di attirare l'attenzione dei fedeli e di custodire reliquie e campane.
Per quanto riguarda la pianta degli edifici religiosi, sembra che il New Minster di Winchester, consacrato nel 903 e posto a pochissima distanza dall'Old Minster, sia stato in Inghilterra la prima basilica con navate e transetto, mentre la chiesa di St Oswald a Gloucester, del tardo sec. 9° (Heighway, Bryant, 1986), ha una pianta simile a quella dell'Old Minster del sec. 7°, ma con l'aggiunta di un'abside occidentale. Si tratta ancora una volta di un'innovazione dalle implicazioni liturgiche, come per il transetto e per la torre campanaria e, come per questi ultimi, di origine carolingia.
L'instaurarsi dell'egemonia del Wessex sull'intera Inghilterra durante il regno di Etelstano (924-939) fu un presupposto essenziale per il movimento di riforma monastica che si propagò nel paese nell'ultimo terzo del sec. 10°, su iniziativa diretta di re Edgardo e dei tre grandi ecclesiastici Dunstano, Osvaldo ed Etelvoldo. Ispirandosi ai monasteri riformati della Lotaringia, come Gorze, essi codificarono la nuova liturgia nella Regularis Concordia, un documento redatto durante il concilio di Winchester nel 973 (Klukas, 1984).
Il più notevole monumento di questo periodo, tra quelli venuti alla luce negli ultimi decenni, è l'Old Minster di Winchester, ricostruito da Etelvoldo e dal suo successore Alfego tra il 971 e il 994. La tomba di s. Swithun (m. 862) si trovava all'aperto, davanti alla facciata della chiesa; Etelvoldo vi fece costruire al di sopra un gigantesco Westwerk, con ogni probabilità come una sorta di martyrium o comunque come una struttura destinata a mettere in risalto la tomba, ma anche a determinare i vari piani che, secondo la liturgia riformata, si dovevano avere nella terminazione occidentale delle chiese. La fonte è ancora una volta carolingia (od ottoniana) - come per es. il Westwerk aggiunto alla chiesa del Salvatore di Werden, consacrato nel 943 - anche se l'Old Minster di Winchester dovette essere certamente di dimensioni maggiori e probabilmente caratterizzato da una struttura più complessa di quella di qualsiasi altro edificio continentale. Infatti, la grande abside (o esedra) settentrionale è di particolare importanza per le sue dimensioni, per l'insolito raccordo con il blocco occidentale e per i rinforzi a travi lignee nelle fondamenta. Il vescovo Alfego portò a compimento la nuova e più ampia terminazione orientale della chiesa con i suoi annessi e la cripta esterna, mettendo decisamente l'accento, in termini architettonici e liturgici, sulle parti terminali occidentale e orientale, come era stato fatto a Corvey e nella maggior parte dei grandi edifici religiosi contemporanei nell'Europa del Nord.
La chiesa del sec. 8° di Deerhurst fu in seguito ingrandita con l'aggiunta di un presbiterio rialzato, di un coro separato mediante un arco dalla navata e provvisto ai lati di ambienti sopraelevati; fu inoltre costruito un nuovo vestibolo occidentale con un maggior numero di piani del precedente. Non è del tutto chiarita la cronologia di queste modifiche; benché sia logico collegarle con il movimento di riforma monastica, alcuni elementi, come le colonne addossate che affiancano l'ingresso all'abside e le modanature dell'arco nella cappella sudoccidentale, lasciano quanto meno supporre che la costruzione sia stata completata solo in pieno 11° secolo. Quale che sia la sua datazione, il pilastro che sostiene gli archi al secondo piano della torre campanaria è un'opera notevole, così come il raffinato disegno delle scanalature, che è indicativo della creatività dell'arte anglosassone.
Come nei secc. 9° e 10° i costruttori e i committenti avevano dedotto innovazioni dalle aree carolingia e ottoniana, così nel sec. 11° l'architettura religiosa anglosassone mostra di conoscere il Romanico che andava sviluppandosi nell'Europa continentale, sebbene - come nel caso dei primissimi esempi in Francia, Italia e Germania - non vi sia un punto preciso da cui si possa dire abbia avuto inizio il nuovo stile.
L'articolazione di masse e volumi architettonici, che è il dato caratteristico del Romanico, emerge con evidenza nella più ampia organizzazione della zona orientale di edifici come, per es., St Mary in Castro a Dover (Kent) e St Mary a Breamore (Hampshire). La loro disposizione si basa su un tipo di pianta che è tra i più comuni nelle chiese anglosassoni - come quella dell'Old Minster a Winchester, del sec. 7° e quella di St Oswald a Gloucester, del tardo sec. 9° - con un'area quadrata ben definita nella terminazione orientale della navata, che forma un unico blocco con le porticus settentrionale e meridionale, disposte al centro dei due lati del quadrato. Gli ingressi ai due ambienti sono anch'essi centrali e ampi fino a diventare sempre più simili all'arcata di una crociera piuttosto che a porte. In una fase immediatamente successiva fu aggiunta una vera e propria crociera, di un tipo specificamente anglosassone, con tutti e quattro i pilastri angolari salienti dal corpo della chiesa, come a Stow (Lincolnshire), intorno alla metà del secolo. Nello stesso momento la decorazione divenne più organizzata, di fatto più elaborata da un punto di vista architettonico, per es. nelle superfici leggermente segnate da strette lesene (stripwork) di Earls Barton (Northamptonshire), che nella chiesa di Stow lasciano a loro volta il posto a semicolonne e pilastri sempre elegantemente modellati.
Le diverse caratteristiche dell'architettura anglosassone nei primi sessanta anni del sec. 11° possono essere illustrate da tre differenti edifici. Come spesso accade per le chiese anglosassoni, la cappella di St Laurence a Bradford-on-Avon (Wiltshire) combina una pianta arcaica con più moderni elementi decorativi realizzati, nel caso specifico, con grande maestria. Benché una fonte del sec. 12° faccia risalire la cappella al sec. 8°, la sua decorazione non può essere anteriore al tardo sec. 10° e, dato che l'edificio risulta essere strutturalmente e cronologicamente omogeneo, la datazione dell'intera cappella deve essere ricondotta allo stesso periodo. Essa è di dimensioni ridotte, lunga non più di m. 14 e più simile a uno scrigno che a un edificio vero e proprio (è peraltro possibile che fosse destinata ad accogliere le spoglie del re Edoardo il Martire). Strette lesene ornano i portali e gli archi ed evidenziano gli spazi di maggior rilievo così come, all'esterno, arcature cieche poggiano su lesene, con modanature verticali a tre tori nella terminazione orientale, lisce nel resto dell'edificio; i semplici volumi della chiesa sono sottolineati e scanditi sia da un uso oculato di pilastri e membrature, sia dal ripetersi di poche unità di grandezza, tra loro correlate, che determinano la lunghezza, la larghezza e l'altezza.
Il nucleo originario di St Mary a Stow può essere datato con buona probabilità tra il 1034 e gli ultimi anni del quinto decennio dell'11° secolo. Esso è costituito da una volta a crociera poggiante su pilastri d'angolo compositi con piedritti e semicolonne su plinti sagomati; infine semipilastri incorniciano gli arconi principali della crociera. L'effetto di ricchezza plastica è accresciuto dall'insolita disposizione dei pilastri, eccentrici rispetto alle basi.La Holy Trinity di Great Paxton (Huntingdonshire) ha con la chiesa di Stow analogie tali da suggerire una datazione verso la metà del secolo. Essa presentava un coro, due bracci di transetto, un'area ben delimitata nella parte orientale della navata centrale e due navate laterali; la combinazione di navate laterali e transetto la colloca nella ristretta categoria di edifici sacri che si è già ricordata a proposito del New Minster di Winchester degli inizi del 10° secolo. Le semicolonne sono impiegate con grande vivacità e con notevole varietà di forme e dimensioni: a quadrifoglio, angolate a 45° per formare i pilastri della navata; alternate, grandi e piccole, a costituire i pilastri ai lati delle aperture nei bracci del transetto; disposte nell'esatto punto di curvatura degli stipiti ai lati della apertura verso il coro, a formare i pilastri angolari. I pilastri con semicolonne posti ai lati delle varie aperture possono essere messi in relazione con quelli di Stow, ma i paralleli più stretti con le novità presenti a Great Paxton si possono trovare sull'altra sponda del mare del Nord, nell'area del Basso Reno, per es. a Emmerich ed Essen.Il Romanico maturo della Normandia giunse in Inghilterra prima della conquista da parte dei Normanni, con la ricostruzione, promossa da Edoardo il Confessore, dell'abbaziale di Westminster, iniziata nel quinto decennio del sec. 11° e consacrata nel 1065. Sebbene essa sia più grande di qualsiasi altro edificio religioso della Normandia, come conveniva al suo status di chiesa abbaziale regia, il linguaggio architettonico dei pochi resti superstiti è inequivocabilmente normanno. Mentre le più importanti chiese costruite subito dopo la conquista, nei decenni ottavo e nono del sec. 11°, devono poco o niente alla tradizione anglosassone, numerosi edifici di più piccole dimensioni, quasi tutti non datati, recano una strana commistione di forme sassoni e normanne, il che porta a collocarli in un momento imprecisabile tra gli anni cinquanta e la fine del secolo, se non addirittura più tardi. La chiesa di St Botolph a Hadstock (Essex), per es., ha plinti a sagoma multipla, come a Stow, su cui poggiano pilastri con colonne angolari, un tipico elemento normanno, nonché un portale settentrionale con capitelli di tipo sassone e insieme normanno che reggono un arco con cordone d'angolo normanno. La chiesa di All Saints a Wittering (Northamptonshire) ha all'esterno lesene e conci posti di testa e di taglio, del tipo tradizionale tardosassone, mentre all'interno l'arco del presbiterio presenta un tipo di decorazione parietale plastica che ricorda quella di Stow. Gli elementi che formano l'arco, specialmente la modanatura dell'intradosso, trovano i più stretti paralleli in Normandia.
Questi sono esempi paradigmatici del periodo comunemente denominato Saxo-Norman Overlap ('sovrapposizione sassone-normanna'), sebbene, dopo il 1090, la presenza di elementi anglosassoni nell'architettura religiosa normanna abbia un carattere più creativo di quanto non implichi questa piuttosto statica definizione.
È giusto concludere con un accenno alla Odda's Chapel di Deerhurst (Gloucestershire) poiché si tratta di uno dei pochi edifici di ridotte dimensioni di cui è documentata la datazione. La si ricava infatti da un'iscrizione che colloca la costruzione dell'edificio nel quattordicesimo anno del regno di Edoardo il Confessore, cioè nel 1056. La pianta della cappella, formata da due blocchi rettangolari, potrebbe essere collocata in un momento qualsiasi tra il sec. 7° e l'11°, ma il repertorio di forme che decorano la porta e l'arco del coro è riconoscibile come tardoanglosassone (sebbene molto diverso da quello delle scuole di Stow e di Great Paxton), con archi a ferro di cavallo e imposte modanate, tutti eseguiti in regolare muratura a conci di pietra.
L'architettura anglosassone alla vigilia della conquista normanna può dunque essere descritta a un tempo come tradizionale e moderna, riconducibile a un singolo stile e tuttavia varia nelle soluzioni.
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