Anglosassoni, Arte degli. Pittura
Scarsi sono i resti della pittura murale anglosassone e, in verità, appena trent'anni fa sarebbe stata un'impresa quasi impossibile trattare dell'argomento. Da allora, tuttavia, gli scavi hanno portato alla luce frammenti di pittura in diversi luoghi: in particolare un affresco, databile intorno al Mille o poco dopo, è stato scoperto ancora in situ a Nether Wallop (Hampshire); sono stati inoltre esaminati in dettaglio numerosi riferimenti documentari relativi alle pitture monumentali del periodo. Nonostante il fatto che questi dati non siano sufficienti a fornire un quadro completo, ora è almeno chiaro che la pittura murale ebbe nel periodo anglosassone un'importanza pari a quella di cui godette in altri periodi storici e che il suo sviluppo fu strettamente legato a quello di altre forme di rappresentazione. L'accrescimento delle cognizioni sulla pittura murale anglosassone si accompagna a una sempre maggiore conoscenza della scultura policroma e delle vetrate colorate, delle mattonelle pavimentali policrome e dei tessuti, per i quali l'Inghilterra anglosassone era particolarmente rinomata.
È senza dubbio significativo il fatto che il frammento più importante di pittura murale proveniente da scavo sia stato trovato a Winchester e che la pittura ancora in situ sopra citata sia in una chiesa non molto distante da quella città. Nel tardo periodo anglosassone Winchester era infatti il principale centro artistico dell'Inghilterra, tanto che spesso si parla di uno 'stile di Winchester' nei manoscritti e nelle altre produzioni artistiche per il periodo che va dall'inizio del sec. 10° fino alla conquista normanna. Il frammento proveniente dallo scavo è datato con sicurezza dal contesto archeologico a un periodo anteriore al 903, essendo stato rinvenuto tra i materiali di riempimento nelle fondazioni del New Minster. Vi sono rappresentate parti di tre figure, panneggi e una bordura ornamentale, in uno stile semplificato e monumentale che dà un'impressione generale di solidità ed essenzialità nonostante la riduzione sommariamente geometrica delle forme e la limitatezza della gamma cromatica. Tra i confronti più vicini, sia per la tipologia dei volti, sia per il panneggio, sono le miniature della vita di s. Cutberto di Beda il Venerabile, immediatamente successive al 934 (Cambridge, C.C.C., 183) e i ricami databili tra il 909 e il 916 ca., quasi certamente eseguiti a Winchester, offerti al sepolcro di s. Cutberto dal re Etelstano. Vi si ritrovano le stesse particolari spalle strette, gli occhi fissi e i volti allungati con capelli simili a parrucche. L'identificazione delle origini di tale stile è controversa: si discute infatti se esse siano inglesi oppure derivate da modelli mediterranei attraverso l'arte bizantina o carolingia. Un'origine carolingia, tuttavia, sembra la più probabile, non solo per lo stile delle figure, ma anche per il motivo decorativo a pelta sulla fascia al margine del frammento (un motivo di origine classica particolarmente diffuso nell'arte carolingia). Poiché è logico ritenere che il frammento non sia stato usato come materiale di riempimento per fondazioni immediatamente dopo essere stato eseguito, la sua datazione può essere arretrata ragionevolmente di diversi decenni, fornendo una prova del fatto che tale stile esisteva ben prima delle opere con cui il sopra indicato frammento pittorico può essere oggi confrontato.
Di stile profondamente diverso è la pittura, più tarda, che si conserva in situ nella chiesa parrocchiale di Nether Wallop (Hampshire). Situata sulla parete orientale della navata centrale e molto danneggiata, raffigura quattro angeli in volo che sorreggono una mandorla, di cui si conserva solo l'estremità superiore, ma che probabilmente racchiudeva la Maiestas Domini. Fino a pochi anni or sono si riteneva che quest'opera dovesse essere datata al sec. 13°, ma oggi è evidente la sua somiglianza stilistica con miniature di Winchester della seconda metà del sec. 10°, come quelle del New Minster Charter (966; Londra, BL, Cott. Vesp. A. VIII) e del Benedizionale di s. Etelvoldo (ca. 970-980; Londra, BL, Add. Ms 49598). Le teste conservate, solo quelle dei due angeli nella parte alta, presentano volti sobri, con mascelle squadrate, notevolmente vicini a quelli del frammento da Winchester. È il panneggio tuttavia a fornire gli elementi più significativi per una valutazione stilistica: è nervoso e ondeggiante, con le linee degli orli animate; il mantello termina diagonalmente sulla tunica e ha una piega volante drappeggiata in modo curioso sospesa al di sopra delle ginocchia. Un trattamento molto simile del panneggio si può notare, per es., negli angeli del New Minster Charter e in quelli coevi scolpiti a Bradford-on-Avon (Wiltshire) e Winterbourne Steepleton (Dorset). La pittura di Nether Wallop è eseguita in uno stile essenzialmente grafico, in cui il rosso del disegno viene ravvivato solo da una lieve aggiunta di colore nelle ali e nei mantelli, al pari della più tarda produzione miniatoria anglosassone, gran parte della quale si presenta in forma di disegni piuttosto che di miniature a pieni colori. Confrontato con manoscritti quali il già citato New Minster Charter, lo stile della pittura di Nether Wallop sembra per certi versi più rigido, ma non è chiaro fino a che punto ciò sia attribuibile alla diversa tecnica - dal flessibile calamo del miniatore al pennello del frescante - poiché un progressivo indurimento e un minore ondeggiamento sono anche caratteristici della miniatura anglosassone tarda. In ogni caso per il frammento di Nether Wallop sembra ragionevole proporre una datazione intorno all'anno Mille o ai primi decenni dell'11° secolo.
Altre testimonianze della pittura murale anglosassone sono costituite solo da piccoli frammenti di intonaco dipinto, in genere ridotti a strisce o semplici resti di colore, in gran parte portati alla luce in scavi recenti. Frammenti di questo tipo sono stati rinvenuti nell'abbazia di St Augustine a Canterbury, nei monasteri di Jarrow e Monkwearmouth, a St Albans, nell'Old Minster a Winchester, nell'abbazia di Glastonbury e nel priorato di St Oswald a Gloucester. Piccoli frammenti, portati alla luce in una cappella (forse del sec. 10°) posta al di sotto del castello di Colchester (Essex), mostrano resti figurati ed è possibile che altri notevoli dipinti attendano di essere portati alla luce.
Le scarse testimonianze superstiti della pittura monumentale anglosassone sono integrate da riferimenti relativi a esse in vari testi. Sulla base di queste fonti per es. è noto che l'arcivescovo Eldredo di York (1060-1069) dotò la chiesa di Beverley di un soffitto dipinto e che, intorno al 1050, un prete del monastero di Abingdon (Berkshire) si fece personalmente costruire una residenza decorata con pitture e sculture. Il riferimento di maggiore interesse è senza dubbio quello contenuto nell'opera composta da Goscelin di Saint-Bertin, la Vita di s. Edith (una figlia del re Edgardo, monaca a Wilton, Wiltshire, verso la fine del sec. 10°). Edith aggiunse alla chiesa principale una cappella in legno, facendola decorare - sembra sotto la propria supervisione - con pitture raffiguranti la Passione di Cristo. Queste pitture furono eseguite da Benna, un canonico di St. Maximin di Treviri che era anche cappellano del monastero, e verisimilmente ricordavano da vicino la coeva pittura murale della Germania ottoniana.
Dei decenni successivi alla conquista normanna (1066) si conservano alcuni cicli di pitture murali che presentano tratti stilistici e altri dettagli simili a quelli della pittura tardoanglosassone: Hardham, Clayton e altre pitture del c.d. 'gruppo di Lewes' nel Sussex e a East Shefford (Berkshire). Così le figure allungate e drammaticamente gesticolanti di Clayton, con le loro spalle curve e le teste piccole spinte in avanti sul lungo collo, possono essere confrontate con quelle del Liber Vitae del New Minster (forse del 1031; Londra, BL, Stowe 944), mentre le pieghe del loro lungo panneggio ondeggiante - un elemento sempre presente nella miniatura tardoanglosassone - sono presenti anche a Nether Wallop. Considerate talora anteriori alla conquista, queste pitture in realtà difficilmente possono essere precedenti alla fine del sec. 11°, pur non potendosi negare in esse la sopravvivenza di riflessi anglosassoni. Va notato fra l'altro un ulteriore indurimento dello stile visto a Nether Wallop, mentre i panneggi marcatamente striati di Clayton sono del tutto tipici della pittura anglonormanna.
Bibliografia
F. Wormald, Anniversary address, AntiqJ 47, 1967, pp. 159-165.
R. Gem, P. Tudor-Craig, A 'Winchester School' wall-painting at Nether Wallop, Hampshire, Anglo-Saxon England 9, 1981, pp. 115-136.
D. Park, The 'Lewes Group' of wall paintings in Sussex, Anglo-Norman Studies 6, 1983, pp. 200-235.
Early medieval wall painting and painted sculpture in the British Isles, a cura di S. Cather, D. Park, P. Williamson (in corso di stampa).
v. anche Anglosassoni, Arte degli. Parte introduttiva