Anglosassoni, Arte degli. Scultura
La qualità e la varietà stilistica della scultura anglosassone costituiscono uno dei fenomeni artistici più singolari del mondo altomedievale, non avendo esse avuto origine, a quanto sembra, da tradizioni locali, ma essendo state introdotte in Inghilterra nel sec. 7° da artefici provenienti dalla Gallia e da altre regioni. Ciò nonostante, le forme e il repertorio stilistico di questa scultura, nei primi duecento anni del suo sviluppo, non sono confrontabili da vicino con la produzione figurativa conservatasi in altri paesi dell'Europa occidentale. Le complesse composizioni geometriche, la varietà dei girali vegetali e l'alta qualità dei rilievi figurati sono senza dubbio tutti elementi insulari.
La qualità della scultura nota, pertinente all'antica Britannia romana (specialmente nel Nord, che fu una zona di occupazione militare), non è elevata e non vi sono prove del formarsi di scuole di scultura in età paleocristiana.
Le memorie e i cippi sepolcrali cristiani della Britannia occidentale, tra i secc. 5° e 7°, sono semplici stele verticali, decorate con simboli incisi, quali il monogramma cristologico o gli incroci di archi, combinati con brevi iscrizioni (Nash-Williams, 1950, pp. 1-16). Simili monumenti testimoniano il perdurare della conoscenza della scrittura e della lingua latina, ma non di tradizioni artistiche romane. Il fatto comunque non sorprende, poiché il cristianesimo sopravvisse in quelle aree della Britannia che nei secc. dal 1° al 5° erano meno 'romanizzate'. Furono le regioni urbanizzate della Britannia orientale le prime a essere conquistate e densamente popolate dai pagani A., per i quali i monumenti in pietra e gli edifici degli invasori romani erano insignificanti da un punto di vista culturale. Ciò nonostante, quando i regni anglosassoni divennero cristiani, i monumenti e gli edifici romani, utilizzati come cave di materiali per la costruzione di chiese, possono aver influenzato gli stili e i motivi adottati dagli scultori dell'epoca; un influsso di questo tipo, per es., può essere convincentemente proposto nel caso di Hexham (Cramp, 1984, pp. 25-27).
Nonostante sia prassi comune classificare la scultura anglosassone in rapporto ai maggiori regni d'Inghilterra, tale metodologia è significativa solo se si accetta la premessa che le suddivisioni e i controlli politici siano il fattore più importante di modificazione stilistica. In termini molto generici, una supremazia politica sembra realmente avere come conseguenza la realizzazione di importanti opere nei diversi campi della produzione artistica; esiste in effetti nella storia della scultura un'ampia corrispondenza tra intenti politici e intenti artistici, anche se in genere, una volta che un centro di produzione si è definitivamente affermato, soltanto cambiamenti politici e sociali di grande portata sembrano poterne decretare la fine. Almeno nel periodo più antico, la scultura era un'arte ecclesiastica e, anche se nel riesaminare lo sviluppo della produzione anglosassone si terrà conto delle suddivisioni politiche, si dovrà comunque riconoscere che le tradizioni dei più importanti centri religiosi (in genere monastici) devono aver superato tali suddivisioni e che, inoltre, non vi fu mai una situazione di sviluppo regolare.
Il Kent fu il primo regno ad accettare il cristianesimo; vi rimane un numero notevole di chiese edificate nella tradizionale tecnica laterizia romana, databili ai secc. 6° e 7° (Clapham, 1930, pp. 16-32). Nessuno di questi edifici presenta però esempi di scultura architettonica, tranne la chiesa di St Mary a Reculver, fondata intorno al 669, dove le basi e i collarini delle colonne del coro sono decorati. Una colonna scolpita, che si ritiene provenga dalla stessa chiesa, è stata datata al sec. 7° (Kozodoy, 1986) e in effetti gran parte delle sue notevoli sculture ricalca modelli tardoantichi, ma lo stile delle figure, le diverse forme del panneggio e la struttura stessa dell'opera meglio convengono a un periodo intorno ai primi anni del 9° secolo. Si è quindi costretti a ritenere che o la mancanza di una pietra locale adatta a essere scolpita o la persistenza di tradizioni costruttive romane in pietra e calcestruzzo abbiano impedito lo sviluppo di una scultura, architettonica e non, nei più antichi centri religiosi del Kent.
Sia che si tratti di una sopravvivenza casuale, sia che invece la circostanza rifletta un vero e proprio sviluppo artistico, la più antica scultura architettonica inglese si conserva nella Northumbria, particolarmente nell'ambito dei monasteri i cui fondatori sono ricordati dalle fonti coeve per aver chiamato artisti dall'estero. Non si sa da dove Vilfredo, fondatore di Ripon (671 ca.) e di Hexham (673 ca.), si procurò maestri lapicidi ma Beda riporta che Benedetto Biscop, fondatore nel 674 di Monkwearmouth, li trovò in Gallia (Hist. Abbatum, 4-5). In questi centri rimangono testimonianze notevoli della decorazione e dell'arredo delle chiese (Cramp, 1984, tavv. 90-107, 110-125, 167-187); a Jarrow, la seconda fondazione dell'abate Benedetto, scavi archeologici hanno rivelato che alcuni degli edifici monastici erano decorati in modo simile. Nonostante vi siano riferimenti testuali all'esistenza in Northumbria di chiese con colonne, non si conoscono capitelli di grandi dimensioni, ma a Ripon e a York restano basi di data alta; comunque, in Northumbria e altrove nell'Inghilterra anglosassone, le decorazioni architettoniche sono costituite da imposte, lastre, modanature, stretti fregi continui, stipiti, lastre murali e, in minor misura, arredi. Analoghi sistemi di esuberante decorazione delle aperture e delle superfici, che vengono plasticamente elaborate in modo disorganico, si ritrovano in alcuni edifici continentali, come l'ipogeo di Poitiers o nelle chiese visigotiche spagnole del sec. 7° (Hubert, Porcher, Volbach, 1967, tavv. 68, 99), ma stretti confronti per tutti questi edifici sono stati individuati anche in chiese del sec. 6° nel Vicino Oriente, come a Bāwīt (Cramp, 1986, pp. 129-130, 139); si possono quindi ipotizzare influssi da queste regioni, sia diretti che indiretti. Tuttavia la decorazione delle chiese del sec. 7° in Northumbria è un amalgama insulare, di per sé in grado di fondere ornati classici a balaustra con lastre a motivi animalistici e a intreccio di origine germanica, così come a realistiche teorie di animali e figure umane di grandi dimensioni (Cramp, 1984, pp. 23-27, tavv. 110-125, 182-187). In questi centri si trovano anche lastre di tombe terragne decorate da croci incise o a rilievo e da iscrizioni commemorative che presentano, nei motivi decorativi minori, qualche eco della scultura architettonica. A Jarrow una relazione analoga si ritrova tra quelli vegetali 'abitati' delle lastre architettoniche e i girali dello stesso tipo scolpiti sui fusti delle croci monumentali, secondo una tipologia caratteristica delle Isole Britanniche.Benché tali opere siano ampiamente presenti anche in altre aree, sembra che questo specifico tipo di croce scolpita isolata sia una invenzione anglosassone degli inizi del sec. 8°, in seguito adottata nei regni celtici dei Britanni, degli Irlandesi e degli Scozzesi.
Gli edifici chiesastici locali erano costruiti in pietra a secco o in legno, una tradizione quest'ultima, a quanto pare, portata in Northumbria dai Celti, insieme alle croci lignee da preghiera o commemorative che, secondo Beda (Hist. Eccl., 3, 2), costituirono i primi oggetti di questo tipo introdotti nella regione nel 633. Analogamente vi sono indizi del fatto che i nobili di altri regni, come l'East Anglia o il Wessex, tra la fine del sec. 7° e gli inizi dell'8° fossero soliti erigere croci nei pressi delle loro dimore (Dodwell, 1982, pp. 111-113). Queste croci potevano essere di legno o di pietra; erano sicuramente in pietra quelle che segnavano le soste del corteo funebre del vescovo Aldelmo nel 709. Semplici croci dello stesso periodo, non scolpite ma sempre in pietra, sono documentate nell'Ovest celtico, in Cornovaglia (Langdon, 1896); le più antiche croci in pietra dei regni fin qui ricordati dovevano essere ugualmente semplici e simili, nella forma, a quelle in legno, come indicato dalle croci del monastero di Whitby, nel Nord. Croci isolate con una elaborata iconografia figurata, come quella di Ruthwell, sembrano essersi evolute in Northumbria sotto i complessi influssi delle croci in metallo processionali e da altare e dei grandi monumenti trionfali o funebri della Tarda Antichità e del periodo paleocristiano.
Fu lo sviluppo di botteghe di artefici, probabilmente formatesi nei più importanti monasteri, a permettere l'esecuzione di tali monumenti. Questi artefici potevano essere attivi su vaste aree; le maestranze di Monkwearmouth e di Jarrow, per es., furono chiamate dal re dei Pitti intorno al 706 a costruire una chiesa more Romanorum (Beda, Hist. Eccl., 5, 21). La committenza dei re e dei nobili sembra essere stata un fattore importante lungo tutto lo sviluppo storico della scultura anglosassone. Molti dei luoghi dove si sono conservate importanti sculture sono fondazioni o sepolture reali; i nomi di re e regine sono stati letti sulla croce commemorativa di Bewcastle, mentre le misteriose pyramides dell'antico cimitero di Glastonbury, descritte da Guglielmo di Malmesbury (Scott, 1981, p. 35), erano scolpite con teorie di figure e recavano i nomi di re e chierici vissuti tra la fine del 7° e gli inizi dell'8° secolo. Si è pensato che potesse trattarsi di croci dalla forma approssimativamente a tau, ma le fonti indicano specificatamente che erano cave e inoltre scavi archeologici compiuti di recente sotto la cattedrale di York hanno portato alla luce monumenti piramidali, non scolpiti ma con iscrizioni, che potrebbero essere forme ridotte delle pyramides di Glastonbury. La letteratura anglosassone ricorda altre tipologie (come torri dalla elaborata decorazione e tombe monumentali) che adornavano i luoghi di sepoltura dei centri più importanti quali Canterbury, Glastonbury e Winchester; ma solo in quest'ultima località se ne conservano frammenti, tutti probabilmente databili al 10° e all'11° secolo.
La prima fioritura della scultura in Northumbria nel tardo sec. 7° coincise con la supremazia politica di questo regno; comunque, la produzione di opere di alta qualità non si interruppe quando tale supremazia passò alla Mercia. Nel corso dei secc. 8° e 9° si svilupparono al Nord centri importanti, quali York, Otley, Ripon, Hexham e Lancaster. La 'scuola di Hexham' produsse una tipologia particolare in cui il fusto della croce era interamente coperto da un girale vegetale scolpito; altri centri produssero croci che presentano composizioni con girali vegetali, intrecci geometrici o 'a chiave' e figure singole, di grandi dimensioni, combinati tra loro, come per es. a Bewcastle. La generazione successiva di scultori sviluppò un'arte figurata più varia, come a Easby (Longhurst, 1931), sebbene siano pur sempre le scene del Nuovo Testamento a presentarsi con maggiore frequenza. Furono anche adottate nuove forme di croci (come quella con il fusto a colonna) forse sotto l'influsso dell'Inghilterra meridionale e, verso la fine del sec. 8° e gli inizi del 9°, vi fu uno stretto rapporto tra gli elementi decorativi della scultura e quelli della miniatura. I motivi caratteristici dell'epoca sono costituiti da girali ondulati, con grappoli di bacche inseriti qui e là, fiere e uccelli appaiati, posti su uno sfondo vegetale sommariamente delineato, schemi di intrecci aperti o ancora più semplici, gruppi di figure entro cornici e su sfondi architettonici. Notevoli esemplari di questo tipo sono le croci di Masham o di Aldborough o il sarcofago di Hovingham, tutti nello Yorkshire (Kendrick, 1938, tavv. LXXXVII, LXXXVIII) o le croci di Lowther, nella Cumbria (Bailey, Cramp, in corso di stampa).
Dal 760 ca. all'823 il regno di Mercia mantenne il predominio politico ed è plausibile che a questo periodo siano da riferire le sculture qualitativamente migliori della regione, unitamente alla diffusione di analoghe tendenze stilistiche anche in altre aree dell'Inghilterra. Il diffondersi di stili da un'area a un'altra è comunque dovuto anche alla vicinanza delle opere; così, infatti, le più antiche croci della Mercia, che ricordano modelli della Northumbria, si trovano lungo i confini dei due regni, in centri come Bakewell, Bradborne ed Eyam, nel Derbyshire (Kendrick, 1938, tav. LXVII), mentre le croci della Northumbria, a loro volta senza dubbio influenzate dai nuovi stilemi della scultura del regno di Mercia, all'inizio del sec. 9°, si trovano nella parte meridionale della regione, nella contea dello Yorkshire. Tuttavia i vari centri di produzione, una volta consolidatisi, potevano modificare il proprio bagaglio iconografico seguendo le tendenze dominanti del periodo, pur mantenendo inalterato lo stile della scultura. Ecco quindi che la solenne Croce di Rothbury, nel Northumberland, è scolpita nel già da lungo tempo tradizionale 'stile romano', mentre nuova è l'iconografia della crocifissione e dell'inferno (Cramp, 1984, pp. 217-221).I fregi e le lastre che in origine arricchivano le superfici e le cornici, all'esterno come all'interno, della chiesa di St Mary e St Harnulph a Breedon-on-the-Hill, nel Leicestershire, sono le più notevoli testimonianze superstiti di questa fase dell'arte nel regno di Mercia; essi mostrano un rinnovato interesse per le tradizioni dell'Oriente cristiano che prefigura il pieno sviluppo dell'arte carolingia, al pari di opere d'avanguardia eseguite in centri continentali come, per es., Corbie. Le sculture in questione furono riferite all'età anglosassone per la prima volta da Clapham (1930); in seguito vennero integralmente ristudiate da Cramp (1977, pp. 194-218) e da Jewell (1986). La loro datazione tra la fine del sec. 8° e gli inizi del 9° è comunemente accettata; Jewell (1986, tav. LIIIe) ha inoltre convincentemente aggiunto al complesso alcune teste tridimensionali, uniche nel loro genere, aggettanti dalle estremità di fregi architettonici. Queste teste umane, come le protomi aggettanti trovate nelle chiese anglosassoni di Deerhurst nel Gloucestershire o a St Oswald a Gloucester, trovano stretti paralleli con opere di scultura sussistenti in chiese dell'Armenia, per es. ad Alt῾amar; di fatto tutti coloro che si sono occupati dei pezzi di Breedon-on-the-Hill hanno riconosciuto l'esistenza di legami profondi tra questi fregi e opere tardoantiche o dell'Oriente cristiano. Il repertorio ornamentale dei fregi (che include girali vegetali, motivi geometrici, uccelli, cani e piccole, animate figure) è quello comune a gran parte della scultura anglosassone del periodo tra il 750 e l'850 ca., ma vi sono elementi insoliti come leoni fantastici e uomini accovacciati e armati di lancia, come pure è insolita la particolare tecnica di esecuzione, che rivela una conoscenza profonda del grande mondo dell'arte paleocristiana, caso questo unico nel panorama della scultura anglosassone. L'uso del sottosquadro dai margini netti, i particolari eseguiti con il trapano, così come la delicatezza di esecuzione e la precisa definizione delle foglie cuoriformi e spiraliformi fanno pensare a un'opera bizantina in stucco.
Altrettanto notevoli, anche se più danneggiate, sono le lastre figurate, distinguibili per loro conto in parecchi 'stili', diversi non per cronologia, ma per i modelli utilizzati. Un gruppo di esse è chiaramente opera degli stessi maestri che eseguirono i fregi architettonici sopra citati. La posizione in punta di piedi e il tipo di drappeggio che caratterizza le figure hanno un riscontro puntuale nelle immagini di un santo e di un angelo a Fletton (Cramp, 1977, figg. 55, 56). Un altro gruppo, in cui santi barbati o apostoli sono inquadrati entro arcate vegetali, presenta stretti parallelismi con opere conservate a Castor, nel Northamptonshire e con un sarcofago della cattedrale di Peterborough. È questo il gruppo che sembra fornire il modello al tipo 'merciano' della figura umana, dal volto scarno, dagli occhi profondamente scavati con il trapano e dai panneggi sottili e avvolgenti, che compare sulle croci e sui sarcofagi in tutta la Mercia occidentale nel corso della generazione successiva.
Le sculture del Kent e del Wessex anteriori al sec. 10° sono scarse e disperse sul territorio, anche se c'è motivo di ritenere che in realtà non fossero così rare come le testimonianze superstiti lascerebbero supporre. La già ricordata Croce di Reculver, databile intorno all'800, per la sua forma a colonna, per i busti, i girali vegetali e i vari modi di esecuzione nella resa delle figure, è confrontabile con le opere coeve della Northumbria e della Mercia. I girali vegetali che decorano gli stipiti della porta dell'ambiente laterale (porticus) della chiesa di Britford nel Wiltshire, con le loro foglie a palmetta e i grappoli di bacche ben delineati, sono anch'essi probabilmente dello stesso periodo, mentre le lussureggianti e variate forme vegetali di una croce a East Stour, nel Dorset (Cramp, 1974, tav. XVIII, fig. 19) sono databili verso l'inizio del 10° secolo. Esse presentano un marcato interesse verso i motivi vegetali bizantini, come del resto è il caso di un caratteristico tipo di girale a cespuglio, assai diffuso in tutta l'Inghilterra del Sud nel sec. 9° (Tweddle, 1983, pp. 20-28, fig. 4).
Dopo questo periodo, tuttavia, mutamenti di grande portata furono determinati da due avvenimenti decisivi per la storia anglosassone: le invasioni da parte dei Vichinghi - e il loro conseguente insediamento nell'Inghilterra settentrionale e orientale, nel tardo sec. 9° - e la riforma monastica, sostenuta dalla corona e dalla nobiltà nel 10° secolo. Il primo di questi avvenimenti, fino al 940 ca., causò la distruzione della rete dei monasteri nella Northumbria e spostò la committenza per la ricostruzione delle chiese e per l'esecuzione di opere d'arte cristiane nelle mani dei governanti laici, il cui gusto artistico era profondamente differente da quello dei monaci che li avevano preceduti, come mostrano le scene tratte dalle leggende scandinave di Ragnarok presenti sulla famosa Croce di Gosforth in Cumbria (Kendrick, 1949, tav. XLIV, 2), per suo conto caratterizzata anche da una nuova forma, con un anello inscritto all'incrocio dei bracci. Gli immigranti scandinavi probabilmente mutuarono questa forma dalle popolazioni celtiche della Scozia e dell'Irlanda; essa poi si diffuse ampiamente in tutta l'Inghilterra nel corso del 10° secolo. Nello stesso secolo vi fu anche un breve periodo di notevole diffusione di una nuova tipologia di sepoltura detta 'a hogback' (schiena di maiale) nelle aree di intensa presenza scandinava (Lang, 1983a). La sempre maggiore fortuna delle croci usate come monumenti profani comportò nei secc. 10° e 11° un incremento della produzione, ma in molti casi ebbe come conseguenza anche una diminuzione delle dimensioni e del livello qualitativo dell'esecuzione.
La divisione tra Nord e Sud conseguente alla instaurazione della Danelaw (la parte dell'isola con giurisdizione danese) fu accompagnata dal consolidamento del potere nella persona di un unico re, al Sud, quando i regni di Mercia e Wessex si fusero. Il primo re d'Inghilterra, Alfredo, attinse alle tradizioni della Mercia per ciò che attiene la ripresa di uno sviluppo culturale; lo stesso sembra essere avvenuto per quanto riguarda gli aspetti stilistici della scultura del sec. 9° (Cottrill, 1935; Tweddle, 1983, pp. 18-20). Il re Alfredo aprì inoltre l'Inghilterra nuovamente agli influssi continentali e promosse una rinascita dell'edilizia religiosa. La più alta produzione nel Wessex si ebbe, comunque, a partire dal periodo della riforma monastica, quando i re sostennero le più eminenti personalità religiose inglesi, come Dunstano ed Etelvoldo, nella ricostruzione sistematica di chiese e monasteri, basata su tradizioni continentali. Nella scultura ciò si riflette nella diffusa adozione della decorazione a foglia d'acanto nei monumenti sepolcrali (West, 1983; Tweddle, 1983, pp. 22-30).
La città di Winchester divenne in questo periodo il centro dominante dell'arte e dell'architettura inglese. Scavi archeologici recenti hanno fatto ben conoscere le dimensioni degli edifici religiosi e hanno portato alla luce alcuni monumenti funebri nonché frammenti di grandi fregi (Biddle, Kjolbye-Biddle, 1973). Ugualmente, scavi nel priorato di St Oswald a Gloucester hanno permesso il recupero di parti di elementi architettonici decorati con pesanti motivi di sfere e nastri, in un contesto archeologico databile al sec. 10° (Heighway, 1980, tavv. XXI-XXIV). Questi frammenti sono diversi da tutte le altre testimonianze dell'Inghilterra anglosassone e altrettanto isolati sono i capitelli corinzi semplificati, riutilizzati in una transenna romanica venuta alla luce durante scavi a Canterbury (Tweddle, 1983, p. 35, tav. Xa). I capitelli sono probabilmente del sec. 10° e pongono il problema se prima della conquista normanna fossero noti in Inghilterra capitelli complessi, diversi dalle semplici imposte a blocco o a gradini. Certamente l'imposta fu la più usuale forma di sostegno per i vari tipi di aperture nel corso di tutta l'età anglosassone e rimane materia di discussione il riferimento dei capitelli che sormontano le colonne addossate, in chiese tarde come quella di Sompting, nel Sussex (Clapham, 1930, tav. 47), al periodo precedente o successivo alla conquista.
Altre forme che conobbero una certa diffusione nei secc. 10° e 11°, forse a seguito di cambiamenti nella liturgia, sono i grandi crocifissi monumentali, come quelli nelle chiese di Romsey, nell'Huntingdonshire, e di Breamore, nell'Hampshire, che sono stati oggetto di studi recenti (Coatsworth, 1979). A Bradford-on-Avon, nel Wiltshire, non si è conservata la figura del Cristo crocifisso, ma rimangono quelle dei due angeli in volo che la sorreggevano (Kendrick, 1938, tav. CIII).
L'uso di decorare le superfici murarie con piccole lastre ornamentali rimase in voga anche nella tarda scultura anglosassone; a Barnack, nel Northamptonshire, vi sono lastre con girali vegetali sormontati da uccelli, una meridiana con motivi acantiformi e protomi animali aggettanti alle terminazioni dei gocciolatoi, tutti elementi che riflettono tendenze del sec. 10°, mentre la solenne figura seduta di Cristo, della stessa chiesa, conserva nel sec. 11° gli antichi modi di Breedon.
Assieme a questa tradizione di più elevata qualità, che riecheggia nei motivi la decorazione dei manoscritti, esistono molte pietre tombali prodotte in serie, il cui numero è stato enormemente incrementato da scavi recenti, come per es. quelli effettuati a Lincoln (Gilmour, Stocker, 1986). Questi pezzi, che a poco a poco si trasformarono nel tipo comune di copertura tombale usato nei cimiteri medievali più tardi, sembrano essere specificamente legati alle cave più importanti, come per es. quella di Barnack nelle Midlands orientali (Fox, 1922).
Per la fine del sec. 10° si può parlare di un'industria della pietra da costruzione che poteva rifornire tutta una classe di committenti e artigiani. I diversi gradi di professionalità degli scultori e le difficoltà che si incontrano nello stabilire i vari livelli di importanza delle opere e, allo stesso tempo, nel determinare fino a che punto le differenze stilistiche riflettano i vari stili dei modelli, complicano la sistemazione critica della scultura anglosassone. Notevoli difficoltà si incontrano nella collocazione cronologica di pezzi singoli o di gruppi di opere, perché pochissimi sono gli esemplari associabili a iscrizioni o edifici esattamente databili; d'altronde, un tentativo di datazione esclusivamente su basi stilistiche può fondarsi sul confronto solo con manoscritti od opere in metallo che siano datati con maggiore sicurezza, che siano simili alle sculture e che possano essere ragionevolmente considerati a esse coevi. Rispetto alle altre forme di espressione artistica, la scultura può essere più facilmente inserita in un contesto regionale, ma ciò che sicuramente colpisce anche il più superficiale degli osservatori è la varietà stilistica che essa presenta, persino in una stessa regione. Esistono, ovviamente, anche cambiamenti dovuti al trascorrere del tempo, come si può notare per es. nelle variazioni di gusto riconoscibili nell'esecuzione dei girali vegetali o degli ornati animalistici, ma è difficile valutare la rapidità del cambiamento nei singoli centri o la capacità innovativa dei singoli committenti o artefici. È meglio perciò individuare queste difficoltà e tentare di classificare le sculture in gruppi sempre più ristretti, nella consapevolezza che non è possibile assegnare loro datazioni certe e che si tratta comunque di datazioni suscettibili di rettifiche (Cramp, 1977, pp. 191-194).
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v. anche Anglosassoni, Arte degli. Parte introduttiva