Vedi BATTRIANA, Arte della dell'anno: 1959 - 1994
BATTRIANA, Arte della
La B. (Bakhtrish delle iscrizioni achemènidi, Bakhdish dell'Avesta) si stendeva dalla catena di Gissar fino al Hindu-Kush, dall'Irān al Pamir; occupava cioè il territorio dell'odierno Afghanistan (v.) e le zone meridionali del Tagichistan e dell'Uzbekistan (la riva destra dell'Āmū Daryā). La popolazione della Battriana era formata da tribù iraniche affini ai Persiani e ai Sogdiani.
I ritrovamenti di armi dell'Età della Pietra e del Bronzo ci dicono che l'uomo viveva sul territorio della Battriana da tempi antichissimi. Le fonti scritte (Erodoto, Ctesia) e le ricerche archeologiche ci attestano l'esistenza nella Battriana dei sec. VIII e VII a. C. di impianti per l'irrigazione, di città e castelli, e ci parlano di un processo di formazione di una organizzazione statale e dell'alto livello della cultura materiale.
Di quest'ultima possiamo giudicare dalle ceramiche ritrovate sia nella regione di Balchash, Kobadiana (Kalai Mir), Termez, sia nella Margiana (Merv), Sogdiana (Afrasyab, presso Samarcanda) e Drangiana (Nagi Ali nel Seistan afghano), il che ci mostra l'esistenza di forme comuni nella cultura materiale dei Battriani e dei popoli limitrofi.
I Battriani sono ricordati per la prima volta in fonti scritte in relazione agli avvenimenti della fine del VII sec. a. C. - la partecipazione dei Battriani all'assedio di Ninive da parte dei Medi e dei Babilonesi (Ctesia) - e poi nella prima metà del VI sec. a. C. - la campagna dei Babilonesi contro la Battriana (Xenoph., Kyropaedia). In questo modo già nei secoli VII e VI a. C., i Battriani ebbero modo di conoscere l'antica cultura dei popoli dell'Asia Anteriore. Al tempo di Ciro la Battriana entrò a far parte dell'Impero degli Achemènidi e viene ricordata nelle iscrizioni cuneiformi di Dario e di Serse. Della cultura della Battriana di quest'epoca ci dà un'idea il tesoro dell'Āmū Daryā (British Museum) composto di oggetti d'oro e d'argento del V e IV sec. a. C. trovati nel territorio della Battriana settentrionale, sulle rive del Kāfir-Nihān (affluente dell'Āmū Daryā) nella Kobadiana. L'uso a cui erano destinati gli oggetti, i metodi tecnici e artistici e i soggetti ci testimoniano della notevole influenza esercitata dagli artisti persiani e sciti sull'arte dell'aristocrazia della Battriana la quale condivideva la religione (mazdeismo), gli usi e i costumi dei Persiani, mentre ampi strati della popolazione continuavano ad adorare le forze della natura e le loro antiche divinità: Anāhitā e Mitra (Avesta). Tuttavia i Battriani non venivano in contatto solo coi popoli dell'Oriente; anche la lontana Grecia conosceva l'esistenza di quel potente e ricco paese, la cui città principale, Bactra, è ricordata nella tragedia di Eschilo I Persiani e nelle Baccanti di Euripide. Essendo stata conquistata nel 329 da Alessandro il Macedone, la Battriana si trovò ad essere sotto il dominio dei successori di Alessandro, i re di Siria, della famiglia dei Seleucidi; i rapporti coi Macedoni e coi Greci avvicinarono la nobiltà della Battriana anche alla antica cultura occidentale. Quando l'eparca della Battriana Diodoto si staccò, nel 250, dai Seleucidi e si proclamò re, fu sostenuto non solo dai Battriani, ma anche dalle popolazioni della Sogdiana e Margiana, che facevano parte dell'eparchia battriana. Con ciò ebbe inizio il regno grecobattriano, una originale formazione statale, che fiorì nel centro dell'Asia per 115 anni e lasciò un'impronta profonda nella cultura dei popoli dell'Asia Centrale. In questo periodo la Battriana raggiunse una grande estensione, avendo sottomesso tutto il territorio dell'Afghanistan, le regioni limitrofe dell'Iran orientale e l'India nord-occidentale. Intorno all'anno 135 a. C. il regno grecobattriano ebbe termine: le tribù nomadi locali (i Tocari e altri) aiutarono i Battriani e i Sogdiani, che si erano ribellati, a porre fine al dominio straniero.
Gli scrittori antichi (Apollodoro, Diodoro, Trogo Pompeo, Curzio Rufo, Arriano e Plutarco) ci hanno tramandato una serie di notizie preziose sulla Battriana di quest'epoca. Essa veniva chiamata "il paese dalle mille città"; in questo numero erano comprese non solo le grandi città, ma anche le fortezze, i castelli, gli accampamenti militari e i villaggi fortificati. Le città più importanti in quest'epoca erano: Bactra (Balkh), Demetrias (Termez) e Kāpishī (Begram) nella Battriana; Marakanda (Samarcanda) e Alessandria Eschate (Leninabad) nella Sogdiana e Antiochia (Staryi Merv) nella Margiana. La città di Bactra non è stata ancora quasi affatto studiata archeologicamente, ma le fonti scritte ci comunicano che essa era circondata da mura potenti e famosa per i suoi mercati e i suoi templi.
I dati numismatici attestano l'esistenza a Bactra di una zecca. Le monete che essa emetteva occupano un posto del tutto a sé nella numismatica dell'Oriente. Sul diritto di queste monete c'è il ritratto del re, sul rovescio è raffigurata una divinità del pantheon greco con una leggenda in greco: gli epiteti e il nome del re. I coni di queste monete venivano indubbiamente incisi da artisti di prim'ordine; in un tondo da miniatura abbiamo un ritratto realistico, con sottolineate le salienti caratteristiche della persona. Attirano l'attenzione le acconciature dei re: l'elmo di Eucratide e l'elmo di Demetrio, che hanno la forma di una testa di elefante - reminiscenze delle acconciatute di Alessandro il Macedone - e l'originale berretto di Antimaco. Nelle raffigurazioni statuarie delle divinità greche (Zeus, Eracle, Posidone, ecc.) sul rovescio, si può riconoscere il dio protettore di quel determinato re. In una serie di esempî abbiamo a che fare con riproduzioni di opere famose di Lisippo, lo scultore greco del IV sec. a. C., che appunto aveva lavorato per Alessandro. Gli artisti della Battriana conobbero, a quanto pare, le opere di Lisippo all'epoca dell'avvicinamento dei popoli dell'Asia Centrale coi Greci, ancora nel IV sec. a. C., e la tradizione della scuola di Lisippo si è conservata nelle botteghe degli scultori fino al II sec. a. C., sebbene in forma modificata, a giudicare dall'immagine sincretistica di Eracle con la corona di raggi di Mitra sulle monete di Demetrio (189-167) e di suo figlio Eutidemo II. L'arte fresca e sana di Lisippo, che aspirava a rendere la natura in modo veritiero, non poteva non agire sulle ricerche stilistiche degli artisti dell'Asia Centrale, dato il contrasto con il carattere convenzionale, arido e canonico dell'arte degli Achemènidi, con la quale si erano incontrati fino allora i popoli della Battriana e dei paesi limitrofi. Ma l'arte di Lisippo, il pantheon degli dèi greci e gli usi greci trovavano seguaci solo nell'ambiente di corte e della nobiltà, mentre le grandi masse della popolazione continuavano a rimanere fedeli alle loro antiche credenze, adorando Anāhitā, Mitra e altre forze della natura e dedicando loro modeste figurine, plasmate in creta, della dea-madre con in mano il pomo, simbolo della fecondità, e raffigurazioni del dio solare nell'aspetto di un cavaliere.
Le capacità degli artisti della B. di attingere e assimilare dalla ricchezza culturale sia della Grecia sia dei paesi dell'Oriente nuovi soggetti e nuove forme d'arte, unendole alle caratteristiche della propria cultura, può essere studiata particolarmente in una intera serie di oggetti d'oro e d'argento conservati al Museo dell'Ermitage a Leningrado. Il più antico di questi oggetti è una coppa d'oro con pareti doppie (diam. 16,1 cm, peso 677,5 gr, trovata nel XVIII sec. in Siberia). La coppa era coperta di un ornamento a cesello con motivi vegetali e fiori (garofani?) le cui foglie avevano incrostazioni colorate che non si sono conservate. Sull'orlo superiore corre un bordo ornamentale a elementi semicircolari entro i quali si conservano ancora tracce dell'impasto smaltato a colori. La forma e la decorazione potrebbero ricordare le cosiddette coppe megariche del III-II sec. a. c.; ma la forma semisferica era usata, per i vasi, da tempi antichissimi in Oriente: orientale è anche la tecnica dell'incrostazione. Le forme dei talli vegetali e dei fiori sono originali; i ricci a spirale dei viticci si trovano, tra l'altro, anche nei ricami della Battriana di cui si fa cenno dopo. Sul bordo della coppa è incisa a puntini un'iscrizione non ancora decifrata in caratteri di tipo aramaico, il che ci permette di datare la coppa al III-II sec. a. C. Molto significativo è il medaglione d'argento raffigurante una dea-cacciatrice (diam. 9,2-9,8 cm) trovato nel 1886 nella regione di Tobolsk in Siberia. Si tratta di una riproduzione locale di una figura che ricorda la statua della Diana di Versailles al Louvre. L'artista, che trae certamente il motivo dall'iconografia classica, ha reso a modo suo tutta una serie di elementi: un ciuffo di capelli al di sopra della fronte - in forma di due ricci avvolti a spirale - una faretra dietro la schiena in fòrma di impugnatura di spada e ha trasformato la bandoliera della faretra in una cinta del chitone. Sul rovescio delle monete del re Demetrio (189-167) si trova la raffigurazione di una statua di Artemide simile a questa dea, il che, insieme alle caratteristiche stilistiche, ci permette di datare il medaglione al II sec. a. C.
Alla stessa epoca risale anche la falera d'argento (diam. 24,6 cm, trovata nel XVIII sec.) ornata di una immagine a sbalzo e cesello di un elefante bardato per la guerra (queste falere dovevano far parte della bardatura di parata). Dal tempo di Alessandro il Macedone gli elefanti, che all'inizio della battaglia di solito si trovavano nella retroguardia dell'esercito, decidevano dell'esito della battaglia. Nella torretta si trovano due guerrieri armati di lance, uno di essi ha un elmo battriano (cfr. la moneta di Eucratide). Attira l'attenzione un ippocampo sulla gualdrappa dell'elefante, motivo comune nei monumenti di Taxila e del Gandhàra. L'artista non ha osservato le proporzioni nell'esecuzione della figura umana, ma in compenso ha raffigurato l'elefante con grande realismo, mostrandoci esattamente la sua schiena declinante, il cranio sporgente, le orecchie leggermente tagliate e soprattutto la mobile punta della proboscide.
Queste caratteristiche dell'arte greco-battriana, il suo carattere ibrido, sono dovuti alle circostanze storiche, agli animati rapporti commerciali internazionali e al fatto che sul territorio della Battriana s'incrociavano le principali arterie del commercio che congiungevano dall'antichità l'Oriente con l'Occidente.
Dopo la caduta del regno greco-battriano, le originali forme della sua cultura continuano a svilupparsi e ad influenzare l'arte dei popoli vicini. Tra le opere d'arte, create nel II e I sec. a. C., emerge una coppa d'argento con una scena di caccia ai leoni (v. pp. 28, 29).
Questa coppa (diam. 13,8-14 cm, peso 547,3 gr), ora all'Ermitage, è stata trovata nel 1872 nel governatorato di Perm'. È interessante sia per la sua forma semisferica, sia per la tecnica di applicare in apposite cavità piccole lamine in corrispondenza dei punti di maggior aggetto del rilievo eseguito a sbalzo. La composizione riempie perfettamente lo spazio, è piena di dinamicità e testimonia l'alta qualità dell'artista. La composizione creata dalla raffigurazione di due figure incrociate di leoni, risale, per il soggetto, agli antichi sigilli della Mesopotamia e a monumenti dei Kuṣāṇa e dei Sassanidi.
Alla stessa epoca, II-I sec. a. C., risale un ricamo in lana (anch'esso all'Ermitage), uno dei frammenti di una grande tenda ricamata, che era stata esportata nel I sec. a. C. nella Mongolia settentrionale. Il ricamo è eseguito in lana a punto erba e a punto figura (misura 40 × 20 cm). La tenda ricamata ricopriva le pareti di legno del corridoio intorno alla cella funeraria di uno dei kurgan (tumuli) scavati nel 1924-25 a Noin-Ula. Tra la suppellettile funeraria di questo kurgan, si trova anche una coppa cinese in lacca con una iscrizione e la data corrispondente ai primi anni del I sec. a. C. In questa stoffa ricamata è da notarsi l'eccezionale combinazione di una ricca palmetta di tipo classico (con virgulti a spirale) con una figura di grifo che ne ricorda una in bronzo (Londra, British Museum), trovata nella Battriana (sulle rive del fiume Hilmand) e datata al V-IV sec. a. C.: identica è la posizione delle zampe anteriori, identico il corpo allungato, la testa con le fauci spalancate, le orecchie aguzze e le corna ricurve, l'ala piegata in avanti e la espressione di vita nella figura presentata staticamente.
Questi due ultimi oggetti sono una chiara testimonianza di quale ricca fioritura avesse raggiunto l'arte formatasi un secolo e mezzo prima sul punto d'incontro delle culture dell'Oriente e dell'Occidente, arte che fu sostituita da quella dei Kuṣāṇa, anch'essa originale, ma con una tematica più ristretta, con uno stile più convenzionale e più legato all'India.
Le fonti scritte greche (Strabone, Tolomeo) e cinesi (La storia della casata degli Han Posteriori) e gli studî archeologici, ci dicono che i Kuṣāṇa, una delle stirpi tocariche che posero fine al regno greco-battriano, si misero a capo, alla fine del I sec. a. C., delle tribù e dei popoli dell'Asia Centrale e crearono il potente Stato dei Kuṣāṇa con cui dovettero fare i conti sia Roma sia i Parthi e che continuò ad esistere fino alla fine del IV sec. d. C. Il più eminente re dei Kuṣāṇa fu Kaniṣka (78-123), le cui campagne militari contro la Battriana, la Sogdiana, la Margiana e l'India nord-occidentale, portarono alla conquista della Corasmia (Chorezm, v.) e del Turkestan orientale (v.). Attraverso la Battriana, il cui territorio dal tempo della conquista tocarica si chiamava "Tocaristan", anche in questo periodo passavano, lungo le vecchie strade e lungo la nuova "via della seta", le carovane di mercanti e le ambascerie.
La cultura dei Kuṣāṇa si formò sulle basi locali sotto l'azione di nuovi fattori e nuove idee penetranti nell'Asia Centrale dall'India, dalla Cina, dalla Parthia e da Roma. Le antiche città grecobattriane continuarono ad esistere e si svilupparono: una notevole fioritura raggiunsero in questo periodo le culture della Corasmia e della Sogdiana.
Per l'ideologia di questo periodo è caratteristica la coesistenza di diversi sistemi religiosi (i culti di Anāhitā e Mitra, il pantheon zoroastrico e greco, il buddismo e il manicheismo) che dànno ai monumenti dell'arte dei Kuṣāṇa un colorito particolare.
Notevoli monumenti architettonici di questo periodo sul territorio dell'antica Battriana possono considerarsi le rovine di un palazzo a Begram (Kāpishī), il tempio di Surkh-Kotal e i resti architettonici di palazzi e templi nelle città morte (gorodisci) di Termez e Kobadiana (v. begram).
Nel 1932 sono stati scoperti a Ajrtam, presso Termez, frammenti di un fregio in pietra (Ermitage) con figure di giovani e giovanette emergenti a mezzo busto da fogliami di acanto, con ghirlande e strumenti musicali (liuto, tamburo, arpa, flauto). Nonostante la grande somiglianza con le sculture del Gandhāra (la composizione generale, il modo di rendere le pieghe, i tipi dell'ornamento), il rilievo di Ajrtam si distingue da esse per una serie di tratti, tra l'altro l'assoluta assenza delle pupille dagli occhi, che sono invece eseguite scrupolosamente sulle teste del Gandhāra.
È possibile che nel I sec. d. C. esistesse nella Battriana una scuola artistica indipendente, legata all'India nord-occidentale da comunità di cultura. Il tempio di Surkh-Kotal, che risale a quest'epoca, è stato scoperto nel 1951 durante i lavori per la costruzione della strada da Kābul a Mazari sharif. Questo tempio dalla pianta quadrangolare, senza finestre, circondato da un corridoio cieco con quattro pilastri sorreggenti il tetto, è molto simile ai templi persiani del fuoco, distinguendosi da essi solo per la facciata aperta come un iwān; un tetto piatto in legno ricopre la cella e il corridoio che la circonda. Nel centro della cella (11,50 × 11,65 m) si trova una piattaforma quadrata, a cui portano alcuni gradini. Abbiamo dinanzi un' opera ibrida: l'unione delle forme del tempio persiano con basi di colonne ioniche, a soggetti locali, come un rilievo del tipo del fregio di Ajrtam e frammenti di una statua maschile con un caffetano kusanico col bordo di pelliccia.
A cominciare dalla fine del I sec. d. C., cioè dall'epoca in cui il re Kaniṣka trasportò la sua capitale al di là del Hindu-Kush a Peshawar, si nota il predominio dell'influenza dell'India, così, ad esempio, in un gruppo di bellissime lamine di avorio con lavoro di intaglio, di origine indiana, del I e II sec. d. C., scoperte in uno strato kuṣāṇico della città di Kāpishī (Begram, Afghanistan). Tra queste lamine emerge il coperchio di una scatola (v. begram, fig. 63, in questo volume) che si distingue dalle altre per la tecnica con cui è eseguito il lavoro a "rilievo schiacciato". Il soggetto rappresenta due dame con le loro fantesche. Sorprendono l'esattezza e la squisitezza del disegno, la simmetria della composizione e - fatto che distingue questa lamina dalle altre - la presenza di aria intorno alle figure, la mancanza di ammucchiamento e di compattezza nel disegno, fenomeni così caratteristici dell'arte dell'India. Questo elemento è particolarmente interessante in combinazione con l'originalità del bordo, formato da un ramo di acanto rampicante di tipo classico, nelle volute del quale sono racchiusi uccelli e fiori. In un angolo di questo bordo si trova una protome di leone alato e una di elefante riunite insieme; in un altro angolo è inciso un cavallo alato con coda di pesce (il resto è danneggiato): una testa maschile dal naso prominente esce dal petto di questi animali fantastici: è questo un antico motivo dei grölloi (v.) dell'arte ellenistico-romana e mesopotamica. Uno dei fiori con gli stami ritti verso l'alto e i petali ripiegati in giù, è uguale a quelli della coppa d'oro con l'iscrizione aramaica già vista. I particolari del bordo, insieme alla tecnica e alle caratteristiche della composizione ci fanno pensare che questa lamina, a differenza delle altre che sono importate dall'India, sia opera di un artista locale.
L'armonica composizione di motivi eterogenei, tratti non solo da tradizioni locali, ma anche da immagini e rappresentazioni di altri popoli orientali e occidentali, e la loro abile realizzazione per mezzo di usi tecnici locali, ha portato alla creazione, da parte degli artisti della Battriana, di quello stile particolare che distingue i bellissimi monumenti dell'arte del periodo greco-battriano e di quello dei Kuṣāṇa. In relazione all'ambiente storico, lo stile di ognuno di questi periodi presenta caratteristiche specifiche, con prevalenza ora della tematica e dei metodi classico-ellenistici, ora di quelli indiani.
L'ambiente storico portò alla fine del sec. IV d. C. al disfacimento dello Stato dei Kuṣāṇa. Gli Eftaliti che vennero a sostituire i Kuṣāṇa, crearono nell'Asia Centrale una nuova potenza. Sulla base di antiche tradizioni, nel nuovo ambiente storico, si crearono nuove forme d'arte, la cui fioritura coincide col principio del VI sec. d. C.
Bibl.: O. M. Dalton, The Treasure of the Oxus, Londra 1926; C. Trever, Excavations in Northern Mongolia, Leningrado 1932; J. Hackin, Recherches archéologiques à Begram, I-II, in Mémoires de la délégation archéologique française en Afghanistan, IX, Parigi 1939; K. V. Trever, Pamjatniki grekobaktrijskogo isskusstva (I monumenti dell'arte greco-battriana), Mosca-Leningrado 1940, con molte riproduzioni di oggetti conservati all'Ermitage; Termezskaja archeologičeskaja ekspedicija 1936-1938 g. (pod red. M. E. Massona), I (1941), e II (1945). Trudy Uzbekistanskogo filiala Akademii Nauk SSSR (La spedizione archeologica di Termez negli anni 1936-38, sotto la dir. di M. E. Masson, vol. I (1941), e vol. II (1945). Lavori della filiale uzbeca dell'Accademia delle Scienze dell'URSS), Tashkent; R. S. Young, The South Wall of Balkh-Bactra, in Americ. Journ. Arch., LIX, 1955, n. 4; F. Altheim, Weltgeschichte Asiens im griechischen Zeitalter, I-II, Halle (Saale) 1947; W. W. Tarn, The Greeks in Bactria and India, Cambridge 1951; D. Schlumberger, Le temple de Surkh-Kotal en Bactriane, in Journal Asiatique, CCXL, 1952, n. 4; J. Hackin, Nouvelles recherches archéologiques à Begram, 1939-1940, in Mém. de la dél. arch. fr. en Afgh., XI, Parigi 1954; M. M. D'jakonov, Složenie klassovogo obèčestva v Severnoj Baktrii, in Sovetskaja Archeologija, XIX, 1954 (La formazione della società classica nella B. settentr.); B. B. Piotrowsky, New Contribution to the Study of Ancient Civilizations in the USSR, Mosca 1955; F. R. Allchin, The Culture Sequence of Bactria, in Antiquity, XXXI, 1957, pp. 131-141; J. C. Gardin, Céramique de Bactres, Parigi 1957.