FIAMMINGA, ARTE
. Per arte fiamminga non s'intende soltanto l'arte sviluppatasi nei secoli a Bruges, a Gand e nei centri minori dell'antica contea di Fiandra, ma anche quella fiorita nel ducato di Brabante, nel paese di Liegi e perfino nelle contee di Hainaut e di Artois, confinanti con la Francia: l'arte dei Paesi Bassi Meridionali, che attualmente formano il Regno del Belgio. Quindi l'arte fiamminga è stata largamente svolta sotto Belgio (VI, p. 530 segg.) alla qual voce si rimanda per più ampî ragguagli.
Pregio dell'arte fiamminga antica fu la stupenda perfezione tecnica nonché l'assoluta sincerità di sentimenti e d'intenzioni, pur dentro le formule gotiche; carattere insistente è lo spirito analitico. Soltanto nel Cinquecento una corrente di manierismo si fa prevalere, tanto nell'architettura (stile gotico fiorito) quanto nelle arti figurative. Poi, quasi per sfuggire alle ricercatezze di quello stile, e per liberarsi completamente dal Medioevo gotico, gli artisti fiamminghi compiono veri sforzi per conquistare i modi sintetici del Rinascimento italiano. È questo il periodo del cosiddetto "romanismo" che ebbe fine quando i grandi artisti del Seicento, guidati da Pietro Paolo Rubens, spezzano ogni vincolo per riprendere gloriosamente la tradizione nazionale.
La fioritura dell'architettura romanica e gotica nelle Fiandre è provata da un gran numero di chiese e conventi esistenti non solamente nelle città, ma in parecchi di quei tipici villaggi d'origine antica. Da ricordare sono pure i celebri palazzi municipali in stile gotico, come quello di Audenarde (v.), e le imponenti Halles a Bruges, a Ypres e altrove.
Le origini dell'arte fiamminga figurata si perdono nel passato della civiltà di quelle terre, civiltà che fu carolingia e francone prima di diventare nazionale. La curia vescovile di Liegi fu centro artistico già intorno al 1000. L'arte monastica fiorì largamente nei secoli seguenti e senza dubbio influì molto anche nella produzione artistica delle piccole corti feudali. Grande sviluppo e magnifica fioritura l'arte fiamminga ebbe poi quando le città acquistarono importanza e i loro cittadini s'arricchirono e cercarono il lusso della cultura e della bellezza. Di questo già le fonti storiche parlano verso la fine del Dugento, lamentandolo. Durante il Trecento si formò e si affinò una schiera di artisti. Intorno al 1400 centro principale dell'arte fiamminga pare che sia stata la città di Tournai in Hainaut. Ivi fioriva Robert Campin con i suoi discepoli Jacques Daret e Roger de la Pasture (Van der Weyden). Presto l'attività degli artisti fiamminghi non bastò alle richieste, specialmente nel campo della pittura e poi anche nell'industria degli arazzi. Molti maestri accorsero nelle città delle Fiandre e vi presero cittadinanza; e fra essi furono i fratelli Van Eyck da Maeseyck sulla Mosa, Thierry Bouts da Haarlem in Olanda, Hans Memling dai dintorni di Magonza in Germania, Ugo van der Goes dalla Zelanda, Giovanni Mostaert ancora da Haarlem, Gerardo David da Oudewater, pure in Olanda. Quest'ultimo, diventato caposcuola a Bruges, vi ebbe successore un altro olandese: Pietro Pourbus da Gouda. Ricordiamo fra i cinquecentisti anche Giovanni Gossaert, da Mabeuse in Hainaut. Verso la fine del sec. XVI troviamo ancora fra i principali maestri ad Anversa Pietro Aertsen, nativo di Amsterdam, realista vigoroso, la cui arte forma già un contrasto evidente con quella dei romanisti. È da osservare però che Anversa, metropoli commerciale, assorbì meno artisti forestieri che non Bruges o Lovanio nel secolo precedente. La pittura vi cominciò a fiorire intensamente quasi subito dopo il 1500 con maestri come Quintino Metsys e i suoi figli, con Pietro Bruegel e i suoi discendenti, con i Van Cleef, con i De Cock e moltissimi altri. Le due grandi città del Brabante: Bruxelles e Anversa, si fanno centri artistici per eccellenza e anche centri di esportazione artistica (fabbriche di arazzi). Essi si mantengono tali anche durante l'epoca del barocco, che specialmente per Anversa fu gloriosa con pittori come Pietro Paolo Rubens, Antonio van Dyck, Iacopo Jordaens, Cornelio de Vos, David Teniers, Giovanni Siberechts, nonché con eccellenti architetti come Iacopo Franckaert, Venceslao Cobergher (tutti e due formati in Italia) e Pietro Huysmans. Degli scultori seicenteschi ricordiamo soltanto Artus Quellinus e i fratelli Francesco e Girolamo Duquesnoy; e i maestri dei grandi pulpiti scolpiti in legno: Teodoro Verhaeghen (cattedrale di Malines) ed Enrico Francesco Verbruggen (cattedrale di Bruxelles).
Ricordiamo che nel corso dei secoli molti artisti fiamminghi hanno lavorato in Italia: nel sec. XV Roger van der Weyden a Ferrara, e Giusto da Gand a Urbino; nel secolo XVI Michele Coxcie a Roma, Dionisio Calvaert a Bologna, Paolo Franck a Venezia, G. Sons a Roma e a Parma, Arrigo Paludano (ossia Van den Broeck) a Perugia e a Roma, Francesco da Castello (ossia Van d-n Casteele) a Roma, e altri ancora. Poi i fratelli Brill a Roma, e verso la metà del Seicento maestri come Luigi Gentile, a Roma e Giov. Miel, a Roma e Torino; poi G. Biliverti e Giusto Sustermans ambedue a Firenze. Numerosissimi sono poi stati i pittori che come Rubens e Van Dijck hanno soggiornato in Italia senza fissarvisi.
Per i Fiamminghi nell'arte moderna basti citare: Giuseppe Poelaert creatore del maestoso Palazzo di giustizia a Bruxelles; degli scultori di due generazioni, Francesco Courtens e Giorgio Minne; dei pittori, Emilio Claus, Alberto Baertsoen, Eugenio Laermans, Valerio de Saedeleer e Gustavo van de Woestijne, fratello del poeta Carel.
V. tavv. XXXIII-XLII.
Bibl.: H. Fierens Gevaert, Les primitifs flamands, Bruxelles 1908-12, voll. 4; id., Histoire de la peinture flammande des origines à la fin du XVe siècle, Bruxelles 1927-29, voll. 3; M. J. Friedländer, Die altniederländische Malerei (9 volumi usciti), Berlino 1924 segg.; M. Conway, The Van Eycks and their Followers, Londra 1921 (storia completa della pittura fiamminga fino alla morte di Pietro Brueghel); J. de Boschere, La sculpture anversoise aux XVe et XVIe siècle, Bruxelles 1909; H. Rousseau, La sculpture aux XVIIe et XVIIIe siècles, Bruxelles 1911; J. H. Plantenga, L'architecture religieuse du Brabant au XVIIe siècle, L'Aia 1925; H. Göbel, Wandteppiche, I: Die Niederlande, Lipsia 1923. Per le moltissime monografie sui singoli artisti vedi le diverse voci.