Vedi GEOMETRICA, Arte dell'anno: 1960 - 1994
GEOMETRICA, Arte
In senso tecnico s'intende per arte g. soltanto l'arte greca dal X all'VIII sec. compreso. In questo articolo è però necessario esaminare anche le forme artistiche geometriche sorte in altri luoghi del mondo antico e porre la questione della reciproca influenza e dei reciproci rapporti cronologici.
1. Oriente antico. - Le più antiche manifestazioni delle forme artistiche geometriche si riscontrano nella decorazione pittorica della ceramica nord-mesopotamica (Tell Ḥassūnah), che mantiene il carattere geometrico per il V e il IV millennio a. C. Alla fine di quest'ultimo si ha la fase di el ῾Ubaid, che raggiunge la massima espressione artistica nell'Elam: nella ceramica detta di Susa I, la pittura è molto accurata; su oggetti di terracotta, eseguiti al tornio e rivestiti da un colore biancastro-giallo chiaro, spicca il colore nero-bruno con toni rosso-bruno chiaro. I motivi sono essenzialmente di tipo astratto: strisce, triangoli, zig-zag, a scacchiera, a clessidra, ecc. Accanto a questi vi sono rappresentazioni di paesaggi, montagne, corpi celesti e animali (stambecchi, pecore di montagna, mufloni, cani, pesci, uccelli). Tutti questi motivi, seppure riconoscibili, sono così decisamente geometrizzati, da perdere quasi ogni ricordo del modello reale; anzi, essi si inseriscono così bene nella cornice di linee, nastri e gruppi di linee, da costituire un complesso puramente ornamentale. Si può anche supporre che gli stessi ornamenti indicati, di puro carattere astratto, siano originariamente stilizzazioni di modelli naturalistici e zoologici (v. anche ceramica).
Analoga decorazione si rileva sulla ceramica (che segue a quella monocolore) da altri luoghi dell'Asia Anteriore: in Mesopotamia, dopo la fase di Tell Ḥassunāh, in quella di Samarra, di Tell Ḥalaf e di el ῾Ubaid; sull'altipiano iranico, nella regione di Persepoli. Sui frammenti di terracotta di Samarra e Persepoli compaiono svastiche, meandri e anche figure umane molto stilizzate, che sono più rare a Tell Ḥalaf e a Susa.
La seconda fase della ceramica protoelamita (Susa II), divisa chiaramente dalla precedente da una precisa stratigrafia che consente di stabilire con sicurezza un intervallo di tempo, mostra gli stessi motivi, ridotti per numero e varietà, che nelle loro riproduzioni si rivelano chiaramente come prodotti di un antichissimo stile decadente. Da notare che le rappresentazioni di animali: arieti, pesci, uccelli d'acqua, sono ora riprodotti in modo più naturalistico e nella loro posizione, nel disegno per esempio degli uccelli, rassomigliano alle corrispondenti rappresentazioni della tarda fase geometrica greca (non va però trascurato l'insormontabile intervallo di più di 1.500 anni).
Negli angoli dei grandi nastri a zig-zag perpendicolari della ceramica di Susa, e ciò molto più sovente nella prima che nella seconda fase, compaiono composizioni di rombi che poggiano sull'angolo acuto. Ornamenti simili si ritrovano anche su una ceramica a decorazione geometrica dell'Asia Minore settentrionale, definita, probabilmente con ragione, cappadocica. Tuttavia la sua origine e diffusione sono localmente limitate, anzi forse provengono da un unico centro di produzione: Kültepe-Kanesh. Il fatto che i recipienti sono modellati senza tornio conferma il carattere provinciale della produzione. I motivi sono dipinti con colori smorti su un fondo chiaro. Artisticamente ricordano la ceramica di Susa, perché su entrambe i singoli motivi geometrici assumono il carattere di un nastro piatto in contrasto con il vasellame geometrico decorato con sottili righe del tipo più occidentale Yortan-Troia. La ceramica della Cappadocia fiorisce alla fine del III millennio a. C.; continuano ancora a lungo nel II millennio i suoi derivati - come nella tarda fase della ceramica di Susa - in cui alle stanche forme geometriche si mescolano motivi naturalistici, o in cui talvolta i motivi geometrici vanno naturalizzandosi.
La ceramica della cultura Yortan è contemporanea a quella di Troia I, cioè risale al principio del III millennio. In un primo tempo la sua decorazione consta di graffiti riempiti da un impasto bianco. Hanno conservato da questa origine tecnica un carattere decisamente lineare anche quei motivi, che sono dipinti in bianco. Alcuni recipienti sono già lavorati al tornio. Il gruppo è notevole per l'armonia della forma e della decorazione, e per il carattere architettonico della ornamentazione. Le semplici linee perpendicolari a zig-zag potrebbero aver influenzato gli analoghi, ma piatti ornamenti della ceramica della Cappadocia. Certamente vi sono rapporti con la prima ceramica elladica della Grecia settentrionale e orientale, ma è da escludere anche in questo caso un influsso sulla ceramica greca geometrica, posteriore di circa 1.500 anni.
2. Europa centrale. - I semplici motivi a linee diritte sono chiari e primitivi. Tuttavia vanno considerati come prodotti di un processo non del tutto primitivo, bensì quale risultato dell'incontro e della confluenza di tendenze diverse. È stato perciò tentato di derivare questi motivi dalla tecnica della tessitura (v. semper, g.). Infatti dall'intrecciare e dall'annodare verticali e orizzontali nasce la stuoia o il tappeto; dalla catenella e dalla trama viene tessuta la stoffa, usata poi come coperta o come veste. Questa derivazione, per quanto riguarda la produzione dell'Europa centrale, è tanto più dubbia in quanto in quelle regioni in cui i motivi geometrici appaiono in età più remota e dove si sono mantenuti per circa due millenni, gli ornamenti a linee diritte compaiono contemporaneamente (e, nell'ulteriore sviluppo, accanto) ai motivi a spiralemeandro e a linee curve, che non possono assolutamente derivare dall'artigianato dell'intrecciare e del tessere. Si tratta qui della regione originaria della "ceramica a nastro" sul medio corso del Danubio, a N-O e a S-E di Belgrado (v. bandkeramik). Si potrebbe al massimo supporre che gli ornamenti curvilinei siano stati geometrizzati sotto l'influsso dell'artigianato tessile. Tra gli ornamenti geometrici in senso più stretto si trovano qui serie di zig-zag e meandri piatti. Dall'epoca neolitica ancora nella prima metà del III millennio e sino all'inizio del I millennio a. C., vengono ripetutamente usati questi ornati nella decorazione del vasellame, in diverse varianti e in diverse tecniche, e in base ai risultati dei ritrovamenti, solo su questi si possono dare giudizi sicuri.
Si suppone che da qui si siano irradiate nel resto dell'Europa centrale le forme dello stile geometrico. Risultano però esservi due centri distinti: uno è la civiltà di Rössen, che rappresenta una particolare fase della tarda civiltà neolitica, nella regione della Turingia, Svevia e Franconia.
Citiamo tra i motivi: serie di zig-zag orizzontali con riempimenti perpendicolari degli angoli; serie di rombi (interrotti talvolta da una linea o da una fascia orizzontale); campi di zig-zag perpendicolari; triangoli con il vertice in basso. I disegni sono incisi profondamente nell'argilla con il bulino. La ceramica a nastri graffiti del tardo Neolitico, il cui territorio confina ad oriente con quello della Civiltà di Rössen, usa la stessa tecnica, che non è estranea neppure alla regione danubiano-balcanica. Molti secoli dopo, alla fine della civiltà di La Tène (v.), compaiono le cosiddette urne a meandri, in una regione geograficamente ristretta, sulle rive del corso settentrionale dell'Elba; sono recipienti che si allargano a forma di calice per restringersi all'imboccatura, un terzo della loro superficie in alto è decorato da diversi tipi di fasce orizzontali di meandri. Proprio questo tipo prova come l'ornamentazione geometrica possa sorgere spontaneamente, al di fuori di ogni influenza estranea. Nonostante l'aspetto classicheggiante di queste urne, non è ammissibile derivarne i motivi ornamentali dalla ceramica prodotta nell'età delle palafitte svizzere o dai motivi greci e italici dei secoli VIII e VII, che essi precedono di circa 700 anni.
In altre località dell'Europa centrale i motivi geometrici compaiono specialmente durante le varie fasi della Civiltà di Hallstatt (v.). Recentemente sono state studiate a fondo le decorazioni a meandro del gruppo renano-svizzero e quelle dell'ambiente delle palafitte svizzere. In tutte queste forme decorative geometriche appartenenti alla Civiltà di Hallstatt si ammette un influsso diretto esercitato dal paese d'origine della ceramica a nastro, cioè i Balcani settentrionali.
3. Italia. - Si può accettare la stessa origine pure per l'arte g. italica. Anche in Italia, in regioni diverse e in epoche diverse, compaiono ornamenti lineari ad angoli retti su bronzi e ceramiche (v. appenninica, civiltà). Il gruppo più importante di recipienti a decorazione geometrica è quello delle urne villanoviane (v. villanoviana, civiltà). Angoli retti graffiti derivati dai meandri, decorano la zona tra i manici e spesso anche la parte superiore del vaso biconico. Si notano anche meandri, sotto la forma di meandri a gradini e svastiche. Tutte le decorazioni sono graffite. La prima Età del Ferro nel Piceno, nel Bolognese, ove si trova la località Villanova, sembra riallacciarsi attraverso forme affini all'Età del Bronzo ungherese; se ne deduce che questo gruppo di monumenti geometrici compare circa alla fine del X sec. a. C., cioè è contemporaneo all'arte g. greca. Sono da considerarsi come precedenti tipologici e cronologici immediati di quest'arte nella stessa Italia alcuni ritrovamenti del cosiddetto protovillanoviano, anch'essi derivati, con ogni probabilità da prototipi ungarici; da ricordare un'urna proveniente da Allumiere presso Civitavecchia e databile circa all'XI sec. a. C. (v. italica, arte).
Alcuni gruppi invece, meno caratteristici, di decorazioni geometriche italiche (Etruria, Lazio, Campania e Calabria), derivano con molta probabilità dalla Grecia. A questi appartiene un interessante complesso di lame da spade in bronzo decorate a meandri, proveniente dalla Calabria. La stessa forma della spada con linguetta all'impugnatura ed elsa lunata ricorda simili opere greche.
4. Europa settentrionale. - Durante la prima Età della Pietra nei territorî danesi e nord-germanici, una civiltà nota come "Civiltà del vaso imbutiforme," o megalitica, usò motivi decorativi geometrici. Purtroppo non ne sono numerosi gli esemplari; i più belli appartengono alla tarda età delle tombe a corridoio (c. 2000-1800 a. C.). I disegni sono incisi con uno stecco nell'argilla. Non si può negare un'affinità tra questa tecnica e quella dell'incisione profonda della Civiltà di Rössen e della ceramica a bande punzonate (v. n. 2). La decorazione ne è però assai più semplice: circoli orizzontali e zone a zig-zag, gruppi di triangoli capovolti. È caratteristico il fatto che i motivi geometrici tendono chiaramente a ricoprire completamente una parte della superficie contrastando così con altre lasciate assolutamente vuote; si crea così una specie di motivo a metope o a scacchiera, ottenendo effetti realmente pittorici, particolarmente quando la zona decorata si stacca dalla superficie lucida e liscia del recipiente. Non si può attualmente decidere se queste forme geometriche nordiche siano in rapporto, attraverso la cultura di Rössen con la regione della ceramica a nastro (Bandkeramik).
5. Grecia. -a) Introduzione. - L'espressione "arte geometrica" è stata coniata proprio per l'arte g. greca (v. geometrico, stile). Ricchi ritrovamenti, non solo in Atene, ma anche in altre località della Grecia hanno consentito all'indagine scientifica di studiare le varietà degli stili geometrici in rapporto alle diverse località di produzione delle ceramiche. Sono stati anche fissati alcuni punti di riferimento cronologici in merito al sorgere e al cessare dell'arte g. greca. Ma per quanto riguarda la successione delle fasi di evoluzione si è in sostanza ridotti all'analisi delle forme stilistiche. Un altro campo d'indagine è il rapporto che corre tra le forme dell'arte g., specialmente se si tratta di rappresentazioni figurate, con l'epopea omerica. Gli studi in materia sono tutt'altro che definitivi. È passata invece in secondo piano la questione tanto dibattuta sull'origine dello stile geometrico in Grecia. Per numero, ricchezza di motivi e rigore formale sulla creazione di tipi specificamente geometrici, la ceramica geometrica greca occupa per importanza e qualità la stessa posizione di quella arcaico-orientale, superando di gran lunga gli stili geometrici contemporanei o lievemente più antichi dell'Europa settentrionale e centrale, dell'Italia e dei paesi sulla costa orientale dell'Adriatico.
Nessuna delle dibattute ipotesi sull'origine dorica, fenicia o italica dell'arte g. greca si è affermata. La precipua originalità dello stile "protogeometrico", chiaramente riconosciuta, ha reso inverosimile ogni relazione con le migrazioni doriche. È stata anche respinta la tesi (sorta tra il 1930-40) di una diretta derivazione dall'Oriente delle forme geometriche greche. Non altrettanto definitiva la posizione assunta dagli studiosi rispetto ad un recente tentativo di porre lo stile geometrico greco in rapporto con le "migrazioni illiriche". Questa tesi si basa sulla priorità recentemente constatata nell'uso del meandro nei territori italici, svizzeri e sud-germanici e la possibilità che tutti i motivi a meandro siano derivati da una fonte comune: i Balcani settentrionali. Osservazioni tecniche e tipologiche starebbero a convalidare questa ipotesi. Ma accettandola anche in tutta la sua estensione e volendo considerare il meandro come ornamento originario della ceramica a nastro (Bandkeramik), anche volendo derivare lo stile geometrico centro e sudeuropeo del tardo II millennio da un comune focolaio balcanico settentrionale, non viene scossa la posizione predominante della Grecia e delle forme artistiche geometriche che vi furono create. Anzi, le osservazioni che seguono, divise per epoca e per regioni, riveleranno quanto lo svolgimento autarchico e autonomo, il suo sistema e la sua storia siano caratteristici per queste forme artistiche in Grecia.
b) Arte protogeometrica. - Sebbene dopo il crollo della civiltà minoico-micenea si siano conservati non solo ricordi storici e credenze religiose, ma anche alcuni accorgimenti tecnici, l'arte successiva alla migrazione dorica (circa 1200 a. C.), sviluppatasi in mediato rapporto con quella civiltà, rappresenta un inizio nuovo. Si erano rinunziate le conquiste culturali dei secoli precedenti; forme rituali e politiche, usi e costumi erano totalmente cambiati. Venivano eseguiti con la massima cura piccole costruzioni (inizialmente in materiale deperibile), arredi e vasellame modesti; le urne cinerarie in terracotta e gli arredi funebri sono scarsamente decorati. In un primo tempo la decorazione si basa su decisi contrasti tra zone chiare e scure, di gruppi di linee, di successioni di cerchi concentrici e di semicerchi. L'ornamento tipico dell'arte g. greca, il meandro, compare solo alla fine della fase protogeometrica. Un elemento non geometrico, attinto alla tradizione micenea, della decorazione vascolare protogeometrica è il nastro ondulato. Anche alcune figure animali rivelano nella forma imprecisa, compatta, accenni ai precedenti micenei; le assai rare figure in terracotta o in bronzo s'inseriscono come corpi estranei non del tutto assimilati nel quadro del protogeometrico. Fanno eccezione solo alcune raffigurazioni di cavalli, dipinti o modellati in piccole dimensioni, che anticipano precocemente i principi formali che si riscontreranno poi nelle statuette della successiva arte geometrica.
La cronologia dell'inizio dell'arte protogeometrica è stata approssimativamente fissata in base a ritrovamenti datati in Palestina e a Cipro. Il sorgere in Grecia dei suoi sistemi ornamentali caratteristici può essere datato circa, o poco dopo, il 1100 a. C. e si può anche designare la regione ove nacquero tali motivi. Un'ampia trattazione della pittura vascolare protogeometrica, basata su una completa raccolta del materiale greco, ha stabilito che l'Attica occupa non solo un posto predominante rispetto alle altre regioni greche, ma che le spetta anche la priorità cronologica. Lo stile proto geometrico si è irradiato da qui in tre direzioni: Tessaglia e Macedonia, le Cicladi, Peloponneso e Creta. Gli ornamenti sono molto simili nelle singole regioni, non rivelano ancora le decise variazioni del successivo stile geometrico regionale. Tuttavia, alcune forme vascolari sono particolarmente tipiche per alcune località: per esempio: il piccolo kraterìskos a calice per la Tessaglia e per le Cicladi. Ma tutte le forme vascolari si ritrovano nell'Attica.
In Attica, tecnicamente e artisticamente, la qualità della pittura tocca il sommo; qui, al termine della fase protogeometrica si raggiunge un'armonia così perfetta tra forma e decorazione, un così equilibrato sistema decorativo, che con un adeguato svolgimento dei vecchi ornamenti e con l'introduzione di nuovi (in ultimo delle figure) poté esser creato, qui, lo stile geometrico vero e proprio. Questo avvenne, quando in altre regioni venivano ancora elaborati i suggerimenti protogeometrici, anzi quando alcune regioni persistevano ancora nella tradizione submicenea. L'esame del vero e proprio stile geometrico deve quindi iniziare dall'Attica e dalla sua capitale, Atene.
c) Attica. - Il valore documentario dei ritrovamenti fatti nelle singole regioni varia a seconda che si tratti di materiale proveniente da sepolcri o da santuarî. Il materiale da sepolcri è conservato meglio: si tratta generalmente di recipienti di terracotta. Nelle tombe a incinerazione uno dei recipienti è usato per la conservazione delle ceneri del defunto, altri sono posti nella tomba come corredo; in epoca più tarda si trova talvolta un recipiente, particolarmente grande, posato, a modo di segnacolo, sulla tomba. Tra i corredi funebri possono trovarsi monili, raramente statuette. Vasi in terracotta venivano consacrati anche nei santuarî; ma sono meno bene conservati di quelli dalle tombe e sono pervenuti sino a noi solo allo stato di frammenti. In compenso il numero delle statuette è assai più grande nei santuarî; inoltre vi si trovano talvolta anche rilievi, opere di glittica e spesso arredi vari. I ritrovamenti attici di età geometrica e protogeometrica provengono da sepolcri. Dobbiamo l'esatta conoscenza dell'evoluzione stilistica geometrica ai vasi provenienti dalla necropoli accanto al Dipylon delle fortificazioni di Atene (v. atene). Più del 20% delle centinaia di tombe che vi si trovano s'intersecano e in parte si sovrappongono permettendo di distinguere le deposizioni più recenti da quelle più antiche. Le prime forme geometriche rappresentano un arricchimento e uno sviluppo conseguente da quelle protogeometriche. La fase finale di quest'arte e sicuramente determinabile attraverso i ritrovamenti paralleli e cronologicamente precisati, dalla fondazione delle colonie greche nell'Italia meridionale e in Sicilia. Nell'VIII sec. a. C., probabile data di fondazione di Cuma, e ancora nel 734 a. C., data di fondazione di Siracusa, domina a Corinto e nell'Attica il puro stile geometrico. Ma già uno o due decennî dopo, le forme geometriche perdono la loro forza di espansione, si esauriscono e vengono introdotte forme nuove, vegetali e motivi orientalizzanti (v. greca, arte).
Attraverso le serie evolutive dei numerosi vasi rinvenuti nel Ceramico di Atene si possono stabilire quattro fasi distinte: il Geometrico precoce, il Geometrico severo, il Geometrico maturo e il Geometrico tardo, tutte documentate, in base a confronti stilistici, da singoli ritrovamenti in Eleusi e in Atene, o in altre località. Caratterizzano la fase precoce alcuni vasi in cui il fondo chiaro, proprio al protogeometrico, è ridotto da larghe zone scure (specie al collo). Gli ornamenti, relativamente scarsi (zone a zig-zag, cerchi, file di triangoli, file di linee, meandri, motivi a clessidra) sottolineano la struttura del recipiente. Nel Periodo Geometrico severo le superfici sono sempre più coperte di colore scuro (cosiddetto Schwarzdipylon, Dipylon nero). Vengono introdotti alcuni nuovi motivi: spine di pesce, serie di stelle, spirali tangenti (sviluppo delle linee ondulate del proto-geometrico). Ma si nota soprattutto un desiderio di rappresentare le figure: serie di uccelli e di arieti, riquadri con cavalli, caprioli e navi. Contemporaneamente a questi elementi decorativi si nota anche una tendenza a suddividere in singoli campi decorativi i motivi correnti. Si formano così quadrati riempiti da schemi floreali con quattro o otto foglie, da svastiche o da disegni a rombo, le strisce a fregio sono divise l'una dall'altra da motivi a fitte maglie. Nascono finalmente le prime composizioni, e cioè scene di battaglie. La fase del Geometrico maturo è particolarmente ricca nelle variazioni degli ornati ricordati. Su recipienti di proporzioni monumentali (superiori a m 1,50) vengono dipinte scene di largo respiro, con numerosi personaggi, esposizione del defunto (pròthesis) e cortei funebri. La parete del recipiente è ricoperta da rappresentazioni come da un arazzo. Tuttavia si possono rilevare principi nuovi e fissi che regolano la decorazione vascolare. Soltanto così il complesso decorativo assume un aspetto unitario. Tipica per questa fase è la figura umana, tettonicamente articolata. Le figure ricevono una particolare impalcatura, d'ora in poi avranno uno scheletro nell'interno del loro corpo, con il quale e intorno al quale si forma la loro immagine. La fase tardo-geometrica dispone di molteplici forme d'espressione. Vi devono essere state allora in Atene numerose officine di vasai. Alcune di queste sono decisamente conservative e rivelano involontariamente l'epoca più avanzata in cui rientra la loro attività, solo attraverso singoli motivi o, per la forma più progredita dei loro modi figurativi, rispetto alla successiva fase stilistica protoattica.
Le proporzioni delle figure crescono insieme con la grandezza dei recipienti. Le stesse figure, specie quelle di animali, diventano più piene. Rappresentazioni generali di battaglie o di navi, di compianti o di morte sono drammaticamente concentrate, e per mezzo di particolari caratteristici, riferite a speciali avvenimenti o a scene mitiche. Appartiene a questo momento il frammento recentemente pubblicato, con una rappresentazione certo giustamente interpretata come Ilioupèrsis. Altri pittori di questa età, abbandonando coscientemente l'ornato geometrico, tentano di dare aspetto vegetale a tutte le forme: il meandro si trasforma in serie di spirali, la stella di foglie in palmetta; le svastiche e i riempitivi geometrici vengon sostituiti da volute, nodi e da fiori di loto, importati dall'Assiria. Caratteristica per il trapasso al tipo pittorico orientalizzante l'affermazione, accanto a forme geometriche molto antiche e stereotipe, talvolta con abbondanza quasi barocca, di tipi nuovi o fondamentalmente rielaborati. In tutti questi vari indirizzi dell'ultima fase dello stile geometrico appare ovunque chiaramente trattarsi di un periodo di manierismo.
Rientrano in tutte le fasi dello stile geometrico anche alcune figurazioni a tutto tondo, ma soltanto di piccolo formato (circa a 10-25 cm). La plastica animalistica dai precedenti micenei e submicenei (figure vuote lavorate con la tecnica dei vasi), si evolve e raggiunge le forme massicce, specificamente geometriche del principio del I millennio a. C. Sicuramente databili sono alcune statuette di cavalli in terracotta, usate durante l'epoca del Geometrico severo come manici per coperchi di pissidi rotonde. Questi cavalli in terracotta si possono ordinare in serie parallele alle centinaia di statuette bronzee dello stesso soggetto trovate ad Olimpia o altrove.
Naturalmente questa evoluzione segna dei momenti di sosta, degli intervalli naturalistici, degli esperimenti timidi e imprecisi. Si direbbe che essa sia condotta in modo più conseguente e semplice nel campo delle statuette umane. La tarda plastica micenea degli idoli (v. idolo) viene sostituita da statuette in terracotta, fatte a mano, senza l'aiuto del tornio, le quali nella loro figura e nella loro ornamentazione punzonata rivelano stretti rapporti con l'ambiente balcanico settentrionale dell'Età del Bronzo. Rimane insoluto il problema di quanto l'ulteriore evoluzione sia stata influenzata dall'Asia Anteriore; l'importazione di statuette siriache è documentata e certamente i prodotti in avorio dell'epoca geometrica sono stati ispirati dalle forme proprie ai paesi di provenienza di questo materiale. Allo stato attuale degli studi è ancora impossibile una divisione regionale della piccola plastica geometrica entro i confini della stessa Grecia: i ritrovamenti provenienti dall'Attica e dal Peloponneso, dallo Ionio orientale e occidentale, stanno oggi uno accanto all'altro senza possibilità di delimitazioni stilistiche. Tema principale è il tipo del guerriero. Sinora è stato impossibile identificare questo tipo con Zeus, e sarebbe in ogni caso inverosimile anche per la mancanza di ogni riferimento determinato e concreto nelle rappresentazioni dipinte del Geometrico maturo. Sono stati tentati con successo arditi raggruppamenti dell'eroe o del dio con esseri favolosi o con fiere; le singole figure vengono presentate su piccoli carri a due ruote tirati da cavalli e congiunte strutturalmente ad arredi (particolarmente come figure di appiglio sui grossi anelli dei tripodi).
A queste statuette vanno accostati i rilievi su lamine auree con rappresentazioni, a sbalzo, di fregi di animali, ornati, scene di lotta. Sebbene questo tipo si sia conservato su sottili lastre metalliche usate come monili rituali del defunto, si è potuto stabilire, interpretando una serie di scene, che questi lavori a sbalzo erano originariamente confezionati per rivestire cassette lignee adibite alla raccolta delle ceneri. Le prime lamine auree, provenienti da complessi sepolcrali del IX sec. a. C., sono molto semplici, decorate con una larga striscia a zig-zag. Di poco posteriori sono le più antiche lamine con figure sbalzate a rilievo; caratteristico il fregio di fiere gradienti o di cervi pascolanti, rappresentati in modo straordinariamente vivace. È possibile che le forme sulle quali furono battuti proprio questi primi rilievi aurei figurati siano state importate in Grecia dall'Asia Minore. Questa ipotesi potrebbe essere confermata dalla tipologia naturalistica degli animali; proprio gli esempi più antichi di questa categoria di rilievi non si inseriscono affatto nello stile geometrico. Ma poi, nel corso dell'VIII sec. a. C. i temi dei rilievi vanno esplicitamente grecizzandosi e il loro stile geometrizzandosi.
Accanto alle predette serie di oggetti artistici appartengono all'epoca geometrica attica numerosi prodotti dell'artigianato; menzioniamo le fibule ornamentali in bronzo inciso, le spille in bronzo e oro e altri monili (per esempio spirali per capelli, armi in ferro e finiture in bronzo per le armi).
d) Beozia. - La Beozia rimase tenacemente attaccata alla tradizione. Forme di ceramiche minie (v. minî, vasi) ed elementi decorativi micenei riecheggiano a lungo. Solo verso la metà dell'VIII sec. a. C. si ritiene siano state prodotte opere nel nuovo stile geometrico. Ma esse rivelano immediatamente una peculiare caratteristica della figurazione beota: il predominante interesse per il soggetto che da un lato si dimostra spesso superiore alla capacità espressiva e va a danno quindi della qualità artistica; dall'altro serve a conferire ben presto ad alcune scene un tono addirittura epico. Primi esempi di questo tipo di rappresentazione e nello stesso tempo della penetrazione dello stile geometrico in Beozia, sono le fibule bronzee con figure incise sulla lastra lunata. Ad esse vanno associate fibule di epoca più tarda, in bronzo, ferro, metalli preziosi, con figure sulle lamine quadrangolari finemente lavorate, sulle quali è fermato l'ardiglione (v. fibula). In queste fibule più recenti, databili attorno al 700 a. C. e nei secoli seguenti, si vedono accanto a composizioni di figure isolate, che ne costituiscono il maggior numero, anche vere e proprie scene mitiche, ispirate alla leggenda di Eracle; ma queste scene spezzano già la severa tradizione dello stile geometrico. Non solo vanno ritenute, ciononostante, come echi dell'autentico stile geometrico, ma sono oltremodo tipiche per l'aspetto di questo stile in Beozia. Allo stesso modo la pittura vascolare geometrica beota segue, claudicando, quella delle regioni vicine. Solo alla fine dell'VIII sec. compaiono in Beozia vasi geometrici, ispirati per forma ai prototipi cicladici, importati attraverso l'Eubea, e per decorazione ad elementi attici. Se al prodotto di questi svariati influssi va riconosciuta in definitiva una unità tecnica e artistica, ciò è dovuto al predetto carattere delle rappresentazioni figurative della Beozia, che riesce a rivolgere immediatamente a proprio servizio ogni valore formale. Ne risulta che anche le figurazioni su ceramiche beotiche del VII sec. a. C. non sono geometriche nel senso proprio; e si spiega così come su un vaso beotico del 700 a. C. circa, più precocemente e in modo più espressivo che in qualsiasi altra regione greca, viene raffigurata una Grande Dea, signora degli animali dell'aria, della terra e dei mari, che nessuna concezione religiosa olimpica del mondo omerico riesce a giustificare. Si può in questo caso credere tanto ad un ravvivarsi di credenze religiose proprie del II millennio a. C., quanto ad una derivazione dal pensiero asiatico, rispondente al periodo orientalizzante della Grecia. Nella rappresentazione perfettamente simmetrica e frontale di questa divinità, che ha due uccelli simili a pavoni sulle mani, una testa e una coscia di toro sotto le braccia, due leoni ai piedi, si ravvisa non solo il desiderio di una chiara precisazione del contenuto, bensì anche il desiderio di riempire in modo uniforme gli spazi da dipingere, e il primitivo senso artistico dell'horror vacui. Alla concomitanza di questi due principi si deve d'altra parte il senso di disordine e di confusione nella composizione, che spesso si avverte nelle figurazioni beotiche appartenenti allo stile geometrico. Solo indirettamente si riallacciano ai vasi geometrici beotici i pithoi a rilievo, prodotti anch'essi nella Beozia nel corso del VII sec. (v. greca, arte). Se anche sono talora, come in qualche fibula, decorati da qualche figurazione mitica, le rappresentazioni che vi compaiono non sono più rese in stilizzazione geometrica. Lo stile geometrico trova invece ancora un tardo seguito nelle decorazioni vascolari beotiche delle cosiddette coppe a uccello. Queste appartengono già in parte al VI sec.: la vera maniera arcaica a figure nere, detta stile a silhouette penetra solo assai tardi in Beozia.
e) Creta. - Beozia e Creta si possono tanto più facilmente accostare, in quanto più forte è stata in entrambe le regioni l'aderenza alla tradizione artistica dell'immediato passato, e in quanto anche le influenze orientali hanno potuto inserirsi facilmente nello sviluppo dello stile geometrico di queste regioni. Così, per esempio, le statuette di dee di età protogeometrica (inizio I millennio a. C.), trovate a Karphi, sono un rifacimento degli idoli della plastica minoica. Ma contrariamente a quanto avviene in Beozia, Creta ha nella pittura vascolare uno stile protogeometrico completamente sviluppato, i cui prodotti riempiono un breve periodo, i pochi decennî prima e dopo il 900 a. C. Ne consegue che anche il suo proseguimento, tecnicamente assai migliore, e cioè il vero e proprio stile geometrico, i cui prodotti colmano un periodo circa fra l'86o e il 750 a. C., assume un carattere definito e uno svolgimento chiaramente delineato. I modelli degli ornati sono di gran lunga meno ricchi di quelli dei pittori attici: circoli concentrici, triangoli, meandri, rombi a quadretti e spine di pesce. Tra i motivi figurati compare esclusivamente un uccello simile al cigno; mancano completamente le figure umane e tanto più le scene figurate. Un genere particolare di vasi di tarda età geometrica, ritrovati particolarmente a Fortetsa, presso Cnosso, continua questa stessa decorazione ponendola in colore bianco su fondo scuro. Sebbene manchino finora sicure documentazioni intermedie, si suppone, forse a ragione, che questa tecnica rappresenti una sopravvivenza della tradizione tardo-minoica.
Oltremodo tipico è infine il repertorio delle forme vascolan: pìthoi senza collo con quattro manici impostati sulla spalla del vaso, nonché recipienti della stessa forma, ma saldamente riposanti su tre piedi a forma tubolare e altre ibride forme vascolari, sono specificamente cretesi.
f) Corinto. - I vasi geometrici corinzi continuano la migliore tradizione micenea, tanto sotto l'aspetto tecnico della preparazione di un'argilla straordinariamente fine e depurata e della qualità della vernice, quanto per l'abilità artigiana della esecuzione ceramica. L'argilla locale è facilmente riconoscibile per la sua omogeneità e per il caratteristico colore giallo biancastro od oliva pallido. I vasai cercano costantemente di ottenere una estrema sottigliezza delle pareti dei recipienti, sempre ben cotti e molto duri.
Queste forme impeccabili sono decorate con straordinaria parsimonia, con una tale disciplina decorativa, da sembrare limitata, ma che, forse proprio per questa ragione, è coerente al materiale, cioè è proprio "ceramica". Questa constatazione vale anche, se pur non nella stessa misura, per la ceramica attica protogeometrica, vera fonte originaria dell'intero stile geometrico greco. Si può dire che nel suo ulteriore sviluppo la ceramica attica perde, per seguire altre sue tendenze, qualcosa di questo suo peculiare carattere, eminentemente ceramico. Durante tutto il periodo geometrico la ceramica corinzia è rimasta, invece, sotto questo aspetto, volutamente sobria, concentrata, logicamente "ceramica"; cioè è rimasta, in un certo senso, allo stadio protogeometrico.
È già stato accennato che soltanto attraverso l'esportazione di prodotti corinzî si è riusciti a fissare in modo indiscusso la data finale dello stile geometrico (v. sotto c). Confrontando i primi vasi attici, corinzi e argivi, si ha l'impressione che agli albori dello stile geometrico l'Attica abbia indubbiamente avuto una posizione direttiva, ma che anche le officine argive, in cui lo stile protogeometrico è più copiosamente rappresentato che a Corinto, la precedettero nel trattamento delle forme geometriche. In parte, naturalmente, le cronologie si sovrappongono.
La situazione è diversa sul declino dello stile geometrico. I Corinzi hanno usato solo in rarissimi casi la rappresentazione geometrica di figure. In compenso, sono i primi che nelle figure arricchiscono lo stile geometrico a silhouette con la tecnica del "risparmio", nel quale il contorno è dato dal colore del fondo non coperto di vernice; essi sostituiscono poi ben presto all'autentico stile a silhouette quello a "risparmio"; sono essi infine che introducono, insegnando all'intera Grecia, la decorazione vera e propria a figure nere con incisione del disegno interno, in sostituzione della tecnica "a risparmio". Vasi così dipinti vanno già oltre i limiti dello stile geometrico; ma sono contemporanei di un copioso gruppo di vasi geometrici ritardatarî che, conservando i caratteristici motivi del geometrico corinzio, rivelano la loro cronologia più recente solo con l'uso di grandi uncini a spirale o di raggi ascendenti che partono dal piede del vaso.
Se consideriamo i motivi veramente geometrici constatiamo che la tipologia è assai più ristretta a Corinto che in ogni altra località greca. Nel protogeometrico si trovano semicerchi concentrici e triangoli a grate; nel geometrico, naturalmente, nastri a zig-zag orizzontali e meandri. Vi si aggiungono pochi ornati specificamente corinzi: linee ondulate, con stelle nelle curve, o la caratteristica serie a N, le cui finali verticali toccano ciascuna il limite superiore e inferiore della linea; uncini a meandro e motivi a clessidra. In un esemplare proveniente da Egina, particolarmente atto a esser confrontato con il motivo indicato per ultimo, una serie diagonale di S e i larghi raggi sorgenti dall'anello del piede, tradiscono già la sua appartenenza alla fase orientalizzante.
Più che per qualsiasi altra officina della Grecia, sono caratteristici per Corinto, sin dal periodo dello stile geometrico maturo, i semplici motivi lineari. Troviamo linee perpendicolari e linee ondulate, semplicissimi motivi a lische di pesce e a tratteggio diagonale. Grande importanza viene data all'intervallo regolare tra l'una e l'altra linea. Questa volontà di massima esattezza nella uniformità degli intervalli, trionfa nel modo più evidente nella serie di strisce orizzontali parallele che decorano ripetutamente questi recipienti e sono l'unico mezzo della loro ritmica articolazione.
Assai rare le rappresentazioni di figure, ma quelle poche a noi note, assolutamente originali: su un cratere trovato nella necropoli settentrionale di Corinto, è ripetuto due volte un gruppo di tre donne e un serpente; su recipienti provenienti da Tebe, attualmente a Toronto e a Berlino, si vedono rappresentate una nave con ciurma e una senza. Accanto a queste scarse rappresentazioni di figure a carattere particolare, compaiono su altri recipienti, per lo più sköphoi senza labbra, le serie convenzionali di uccelli stilizzati e per lo più su piccoli crateri, singoli uccelli.
Data l'eccezionale qualità dei recipienti, solidi anche nella loro decorazione, non fa meraviglia che essi vennero esportati in gran copia e anche in lontani paesi. Nella madrepatria i vasi corinzi si ritrovano essenzialmente in territorio dorico, oltre che a Corinto stessa e a Perachora; ad Argo, Sparta, Thera; più tardi a Egina, in Beozia e in Attica; soprattutto però nelle città coloniali greche dell'Italia meridionale e della Sicilia. La qualità e l'espansione territoriale dei vasi corinzi consentono già in età geometrica di prevedere che nell'epoca successiva, quella orientalizzante e poi sin verso il 560, essi predomineranno sui prodotti di tutti gli altri centri greci, diventando così il tipo rappresentativo della ceramica greca, come durante il Geometrico, lo erano stati i vasi attici (che riconquisteranno il mercato circa dal 560 in poi).
g) Sparta. - In territorio laconico sono stati ritrovati relativamente pochi recipienti geometrici e loro frammenti; sono tuttavia più abbondanti dei rarissimi esemplari di ceramica laconica della precedente età micenea. È interessante la loro distribuzione topografica. Frammenti protogeometrici provengono dai santuarî di Apollo Amyklàios (v. amyklai) e di Atena Chalkìoikos (v. sparta). I motivi principali sono gruppi di linee perpendicolari, rettangolari a scacchiera diagonale, metope, triangoli e losanghe, finalmente cerchi concentrici. La vernice ha uno splendore metallico, ma la ceramica non ha ancora quel rivestimento chiaro, divenuto poi caratteristico per le manifatture laconiche (v. laconici, vasi). Però sin da allora la pittura vascolare laconica occupa, rispetto alle altre regioni greche, quella posizione particolare, mantenuta anche nel corso del VII e VI secolo. È stata indicata una certa affinità nella sintassi delle forme con i vasi protogeometrici tessali. Questa osservazione è giustificata in quanto una certa rigidezza delle forme accoppiata ad un modo di pittura trascurato e ad un fiacco senso per la struttura e per la esattezza simmetrica, si riscontrano in entrambe le produzioni. Mancano però convincenti ragioni per giustificare questa certa somiglianza di forme stilistiche, in due regioni geograficamente tanto distanti. Mancano anche gli elementi per una sicura datazione. Sembra tuttavia che il vero geometrico inizi a Sparta un po' più tardi che in Attica. Come in Attica, però, i ritrovamenti dei citati santuari fanno derivare con continuità il Geometrico dal protogeometrico. Come principale centro di trovamenti si presenta adesso il santuario di Artemide Orthia, che in un bòthros sotto il tempio arcaico ha dato solo pochi frammenti protogeometrici. I motivi ornamentali o sono gli stessi o vengon poco variati. Vi si aggiunge il meandro, poi nastri e zig-zag graffiti, serie di losanghe e scacchiere. Le decorazioni figurate si limitano, in un primo tempo, a serie di uccelli; solo alla fine della tarda fase geometrica appaiono figure umane in uno stile semplice, ma al tempo stesso caricato, quasi grottescamente manierato. In questo caso si può affacciare una datazione assoluta agli inizi del VII secolo. Tra gli oggetti provenienti dal santuario di Artemide Orthia sono da menzionare anche numerose statuette, di buona esecuzione tecnica: cavallucci geometrici e alcune raffigurazioni umane.
Nel distribuire i ritrova menti geometrici si nota anzitutto che lo svolgimento corre parallelo e unitario a Sparta e ad Amyklai, sebbene Amyklai, come riferisce la tradizione storica, fosse rimasta a lungo, per lo meno fino all'VIII sec. una specie di roccaforte della popolazione predorica nel bacino dell'Eurota. Se ne conclude che in Grecia tanto lo stile protogeometrico quanto quello geometrico possono esser stati uno stile specificamente dorico.
h) Argo. - Mentre la relativa scarsezza dei ritrovamenti di Amyklai e di Sparta si spiega con il fatto che essi provengono da sacrari e non da sepolcri, la situazione sotto quest'aspetto è molto migliore nell'Argolide. Il materiale venne alla luce prevalentemente nelle necropoli di Tirinto e di Micene, e poi dallè tombe della stessa Argo; vi si aggiungono inoltre anche trovamenti dal centro abitato di Asine. Solo frammenti, ma in grande quantità, sono stati ritrovati nel santuario argivo di Hera. L'importanza della ceramica geometrica argiva è testimoniata dalla notevole esportazione risultata in altri luoghi, Thera, Milo, Sparta, Tegea, Beozia ed Eleusi. Oltre a piccoli recipienti di forma aperta, che costituiscono in Laconia la percentuale più numerosa nella statistica dei ritrovamenti, si hanno anche grandi crateri e specialmente snelle anfore con ansa sul collo. Ciò dipenderà, oltre che da particolari circostanze di scavo, anche dal fatto che si tratta prevalentemente di trovamenti sepolcrali. Si ha però subito l'impressione che per la bellezza delle forme, il materiale argivo può competere con quello attico.
Le anfore rappresentano la forma argiva prediletta. La storia delle forme vascolari segue fasi di svolgimento affini a quelle rilevate già nell'Attica. Il corpo a vernice nera delle anfore con anse sul collo del IX sec. è interrotto solo due, tre o quattro volte da gruppi di tre fasce orizzontali di colore naturale. L'ornato principale è posto sul collo, tra le anse e immediatamente al di sotto dell'attacco. Esso consta di sezioni di fasce a zig-zag e di sezioni di meandri disposti in senso orizzontale. La chiarezza dei contorni del vaso e la precisione degli ornati raggiungono quasi la parallela produzione attica; sono leggermente più dure, più strutturali nell'apparenza. Come nell'Attica nel corso dell'VIII sec., l'ornato diventa più ricco, ma forse un po' più fiacco; esso intesse uniformemente il corpo del vaso. I recipienti stessi sono più snelli, il numero delle fasce orizzontali viene accresciuto, in qualche caso in modo ibrido. Un tipo peculiare dell'VIII sec. è costituito dalle anfore con ansa sul collo dal corpo nero e dal collo chiaro, scarsamente decorato, che trovano riscontro anche in Attica, ma non vi sono tanto frequenti, né affatto caratteristiche. Le brocche a collo sottile e bocca trilobata seguono lo stesso svolgimento dell'anfora. Anche questo genere presenta una forma specificamente argiva: brocchette che hanno il massimo rigonfiamento immediatamente al di sopra del piede e che possono esser considerate precedenti di un tipo corinzio (cosiddette Platschkanne). Esempî particolarmente splendidi di ceramica geometrica evoluta sono i grandi crateri argivi dell'VIII sec.; vi si nota il caratteristico tipo argivo del disegno geometrico, con predilezione per i grandi campi centrali di meandri a gradini, per i cavalli e i conducenti di cavalli, per i gruppi di linee ondulate come motivi piani e infine, l'introduzione, per la prima volta, di ornati lineari curvilinei, come "il cane corrente" (o successione di motivi a voluta). Questi crateri hanno spesso anse a staffa tripartite. Caratteristici inoltre i grandi sköphoi con anse orizzontali a nastro e a corda, decorate volentieri, come quelli corinzi e quelli laconici, da una serie di uccelli stilizzati, e finalmente i crateri a foggia di kàntharos, con anse verticali. Un esemplare del tardo stile decadente, appartenente però ancora all'VIII sec., è stato trovato in una tomba della necropoli di Argo.
Le molteplici decorazioni dei recipienti argivi del Geometrico maturo sono quasi sempre inserite in singoli scomparti della superficie del vaso, che non assumono però carattere architettonico strutturale, bensì piuttosto tessile. Alla multicolore varietà di questi scomparti corrisponde soprattutto un riempimento diffuso in modo ricco, ma alla rinfusa. Ma il carattere tessile della decorazione può rivelarsi anche su crateri la cui decorazione consiste sostanzialmente nell'alternarsi di campi a linee ondulate orizzontali o perpendicolari. Questa composizione viene proseguita in ambiente coloniale, a Siracusa, su crateri della fine dell'VIII sec., come anche sul cratere a campana, il più antico che un pittore vascolare abbia firmato, quello di Aristonothos (v.), che è stato forse fabbricato in Magna Grecia, ma sarebbe inconcepibile senza influenze argive.
Il repertorio ornamentale risponde anch'esso all'aspetto sostanzialmente tessile, a tappeto, della decorazione vascolare. Tra i motivi a nastro spiccano quelli più atti a esser trasformati in campi ornamentali piani. Lo stile figurato predilige cavalli, che compaiono nei riquadri del collo delle anfore o su più grandi recipienti in riquadri separati. Sono spesso congiunti con un conducente o anche riuniti in gruppi antitetici, davanti alla greppia o con i conducenti. Isolatamente compaiono caproni giacenti o un fregio di cervidi. Tra le scene narrative vanno ricordati uomini e donne in danza. I danzatori reggono dei rami e si tengono per mano. Tra i giochi funebri sono da annoverare scene singole, come il pugilato sopra al tripode o la lotta. Rappresentazioni di battaglia ne conosciamo solo in un frammento con un arciere e in un altro frammento, proveniente dall'Heraion di Argo, con la singolare rappresentazione di una figura mitologica, Attorione (confronta Omero, Iliade, xxiii, 638 ss.).
Lo stile figurato della pittura vascolare argiva non raggiunge certo la sorprendente nitidezza dello stile attico del Dipylon. Si dica altrettanto per la piccola scultura: animali e uomini in terracotta o cavalli, arieti e cervi in bronzo. Fra le terrecotte se mai, alcune statuette di cavalieri con la loro corporeità massiccia, tettonicamente articolata, danno un presentimento della maniera argiva della età arcaica e classica, preludono alle opere di un Polymedes o di un Policleto.
Unica, e non solo per Argo, la scoperta in una tomba, di una armatura completa in bronzo. L'epoca del sepolcro, circa 730-710 a. C., può essere fissata in base alla ceramica che vi si trovava, e fornisce un terminus ante quem per l'esecuzione dell'armatura. La forma geometrica dell'elmo, il pettine per inserirvi il pennacchio, la stessa corazza a modellato muscolare sono perfettamente conservati e non presentano solo un apporto alla sociologia e alla storia militare dell'VIII sec. a. C., ma sono un'opera d'arte, che meriterebbe quasi di essere posta a livello delle prime opere della scultura monumentale greca, di cent'anni più tarde.
i) Nasso. - Allo stesso modo dei Corinzi, i vasi di Nasso si distinguono da quelli di tutte le altre officine di ceramisti greci per la loro argilla. Caratteristica per i vasi di Nasso un'argilla di un rosso vivace, fornita di numerosi impasti bianchi o neri, talvolta anche luccicanti. Tipica inoltre un'ingubbiatura giallastra o bianco-verdastra sulla quale si dipinge con vernice nero-bruna.
La ceramica nassia, databile a prima dell'8oo a. C. (Exploration de Délos, vol. xv, gruppo Aa) consta principalmente di hydrìai panciute, decorate a strisce orizzontali e di anfore di forma analoga. Sul collo si vedono spesso linee serpeggianti poste verticalmente. Appartengono allo stesso gruppo Aa brocche a collo sottile con bocca trilobata, trovate a Delo. La localizzazione di queste è resa possibile e confermata dalla scoperta, in tombe di Nasso, di recipienti analoghi. Ugualmente nel IX sec. va posta una anfora con anse a staffa sulla spalla, spartizione a metope nella zona dell'ansa e meandri graffiti, correnti lungo il collo. Risulta caratteristica, a confronto con quella attica contemporanea, la pennellata trascurata e grossolana di questa decorazione, la densità dei cerchi concentrici, tale da farli apparire come un tessuto e il motivo a strisce, che incornicia i meandri del collo: linee partenti alternativamente dal bordo superiore o inferiore.
Appartiene a questo gruppo, per tipo e per la decorazione metopale, un'anfora da Delo, già dell'VIII sec., nella quale si notano i motivi a nastro che diverranno caratteristici più tardi, ottenuti da punti uniti con tangenti o alternando triangoli neri rivolti verso il basso o verso l'alto. I cerchi concentrici vengono ampliati da corone dentellate, in un modo non usato nell'Attica. Le rappresentazioni di figure iniziano con fregi di caproni giacenti. Sotto l'ansa appaiono grandi uccelli, dipinti in uno stile disegnativo è vistoso.
Il gruppo delio più recente Bc non è scevro da influenze attiche; appartengono ad esso un cratere proveniente da Cipro, ora a New York e uno nella Collezione Scheurleer ad Amsterdam. L'uso di cerchi tangenti, del motivo a scacchiera già preferito nel gruppo Ac, oltre a quello degli animali incorniciati e del fregio di animali, produce però un'impressione decorativa ben diversa. Arricchiscono il repertorio figurato cavalli pascenti, cavalli con bipenne, caproni presso l'albero.
Il gruppo delio Bb è il più abbondante; è inoltre il più recente e porta al trapasso alla fase orientalizzante della ceramica nassia. Lo costituiscono prevalentemente svelte anfore con anse sul collo, con la pancia a strisce orizzontali, e qualche motivo figurato sul collo; oinochòai che continuano il tipo del gruppo Aa; crateri, sköphoi e kàntharoi. Permangono le fasce a triangoli alternati, i cerchi tangenti, talvolta tanto stretti l'uno contro l'altro da sembrare alti e stretti. Tipico per gli sköphoi e per i kàntharoi il motivo a clessidra tra uccelli contrapposti.
Nel complesso, i vasi nassi, a parte le caratteristiche tecniche già menzionate, si distinguono per un sistema decorativo rilasciato, al quale corrisponde un disegno arido, certo non di prima qualità, se si eccettuano i pezzi influenzati dall'Attica. Aperta a influenze orientali e occidentali, la ceramica nassia non raggiunge la chiarezza di uno stile sviluppatosi in modo conseguente. Solo varî singoli motivi vengono trasmessi. Nelle anfore, nelle brocche e nei crateri, la decorazione è limitata alla parte superiore; l'uso di semplici strisce orizzontali parallele è riservata alle zone inferiori.
k) Le altre Cicladi. -Non desterà meraviglia che la produzione ceramica geometrica delle isole di Paro, Sifno, Tino, Andro e delle stesse Cicladi dorie, come Milo, sia affine per gusto e sintassi decorativa alla nassia. Né che, come era prevedibile, e come si verificò effettivamente, il linguaggio formale cicladico sia penetrato, attraverso Andro, in Eubea, per diffondersi poi nella Beozia, sempre pronta ad accogliere influenze esterne. Ma sarebbe anche interessante chiedersi quale poteva esser stato lo stile geometrico della terraferma, che influì sulle Cicladi. I criterî proprî alla composizione decorativa vascolare indicano Argo come una delle fonti esterne di ispirazione. La tipica suddivisione della superficie vascolare e il carattere tessile nel disporre gli elementi figurativi in singoli comparti a cornice, sono comuni tanto ai grandi vasi cicladici del Geometrico maturo, quanto a quelli di Nasso. Anche la decorazione protogeometrica degli uni e degli altri è facilmente confrontabile. Luoghi di ritrovamento del protogeometrico particolarmente importanti sono Delo, Paro, Tino, Andro e Milo. Un gruppo peculiare di vasi geometrici, anch'essi con effetti tessili, già assegnato induttivamente all'isola di Sifno, vi è stato localizzato effettivamente a seguito di numerosi scavi. Sono caratteristiche per questa isola certe figure in terracotta internamente vuote, eseguite secondo la tecnica vascolare, le quali nello esterno, cioè sulle vesti delle donne raffigurate, sono ornate con serie di meandroidi perpendicolari, con zone di meandri a gradini, con fregi orizzontali di cavalli, o con figure di pègasi e di grifi. Il tipo è chiaramente tardo-geometrico. La datazione assolutà cade nel VII sec. a. C. ma certo non ancora alla metà di esso. Motivi orientalizzanti, serie di S, e persino un elemento a palmette si introducono nella decorazione. I campi di meandri a gradini della pittura vascolare cicladica sono continuati plasticamente su singoli recipienti monumentali, prodotti a Tino. Meandri lineari sono l'ornato dominante delle numerose ma senz'altro tarde anfore "subgeometriche" di Thera, che, quasi prive di influenze orientalizzanti, mantengono le vecchie decorazioni sin entro il VI sec. avanzato, sino all'esaurirsi della produzione di Thera.
l) Rodi. - La decorazione geometrica è penetrata assai tardi, e quasi affatto, nel Dodecanneso. Nonostante l'intensiva attività di scavo, vi sono stati trovati pochi vasi subgeometrici, che su forme vascolari del primo periodo orientalizzante applicano vieti motivi geometrici. Non fanno eccezione i crateri monumentali con ansa a staffa, ornati di larghi meandri e di dischi. Su brocche medie e grandi si vedono sirene barbute, sfingi, centauri, accanto a motivi a scacchiera e a rete, a serie di triangoli e di losanghe. In tale situazione è assai problematico che si possa definire protogeometrico in senso vero e proprio un ritrovamento sepolcrale di Ialiso, con ceramiche smaltate, oggetti in osso, ferro e bronzo, e 12 recipienti in terracotta. Serie perpendicolari e orizzontali di rombi a graticcio, dischi con la croce di Malta come motivo centrale, motivi a clessidra, sono i diretti antecedenti dell'ornamentazione rodiota subgeometrica. Il corredo sepolcrale in questione sarà da datarsi quindi alla fine dell'VIII secolo.
m) Samo. - Non vi può esser dubbio che la prima pubblicazione riassuntiva dedicata alla più antica ceramica samia abbia usato giustamente per essa il termine di geometrico. Infatti, come per i vasi geometrici di terraferma, la decorazione è composta di gruppi lineari, di rombi, di triangoli, di meandri spezzati, di fregi di uccelli e vi è anche una rappresentazione di esposizione del defunto (pròthesis). Ma la presenza, tra questi motivi, di spirali tangenti, di stelle a foglie, di trecce e di animali disegnati a solo contorno rivela come l'intera categoria non sia propriamente geometrica. È possibile che a Samo i motivi orientalizzanti siano penetrati con particolare precocità; ma anche le molte forme vascolari, non propriamente geometriche, mettono in guardia da una datazione troppo alta. La prima età geometrica, splendidamente rappresentata a Samo dal più antico Heraion, si limita, in fatto di ceramica, a produrre semplici piccole coppe sacrificali e tazze dipinte in nero, prive di ornamenti.
n) Asia Minore. - Per Milo, Smirne, Larissa sull'Ermo, valgono circa le stesse osservazioni fatte per Rodi e per Samo, il che si potrebbe estendere anche a Chio. Ceramica propriamente geometrica è assai scarsamente rappresentata nei materiali trovati a Milo e a Smirne. A Larissa sull'Ermo i trovamenti, dopo oggetti e cocci preistorici e preellenici, riprendono dopo un intervallo abbastanza lungo. Un cratere con anse a staffa, che vi è stato trovato, a decorazione geometrica (piramide riempita di triangoli, rombi, serie di uncini e di angolo) si allinea già per la sua forma ai vasi del primo periodo orientalizzante; una brocca panciuta, a bocca triloba, di ottima fattura, dello stesso trovamento ha sulla spalla rombi riempiti a scacchiera, e per la decorazione a treccia del collo e gli uccelli rappresentati con accurata tecnica del risparmio, rivelano la sua appartenenza ad epoca anche più tarda.
o) Forme tarde del Geometrico. - Dopo queste considerazioni, sarebbe errato credere che le forme tarde dello stile geometrico appaiano più caratteristiche là dove il Geometrico ebbe un tardivo inizio o dove penetrarono più presto gli elementi orientalizzanti. Le tipiche forme tarde si svilupparono là dove lo stile geometrico dominò più a lungo e dove si sviluppò con maggiore rigore, cioè in Attica. Fu quindi in Attica che si presentarono i maggiori problemi connessi alla sua rinunzia o al suo successivo svolgimento, al di là dei limiti ad esso connaturati. Non bisogna tuttavia credere, come fu affermato, che in Attica lo stile geometrico "finì stremato dalla sua stessa noia". I pittori che in Atene, verso la fine dell'VIII sec., scoprirono nuove possibilità alla espressione formale geometrica, non erano affatto tra i peggiori. Tra le nuove possibilità scoperte sono da citare: 1) la trasformazione della silhouette geometrica nel disegno della figura, con uso sempre maggiore della tecnica a risparmio; 2) perfezionamento della scena narrativa, forse anche mitologica; 3) espressione dinamico-emotiva nelle figure di animali e di uomini; 4) proporzioni più grandi nel rapporto tra la rappresentazione figurata e la grandezza dei recipiente. Tutte queste possibilità fecero sì che il quadro complessivo del tardo stile geometrico in Atene appare quello di un mamerismo fortemente differenziato e di alta qualità. Tutte queste possibilità, che vennero pienamente sfruttate, non consentirono tuttavia allo stile geometrico di produrre forme nuove feconde di avvenire; lo condussero piuttosto ad un grandioso compimento, che ne segnò però evidentemente una fase finale.
Una sola variazione, sinora non nominata, cioè la trasformazione dell'astrattismo geometrico in una decorazione organica vegetale, sarebbe stata atta a creare un mondo formale nuovo e un nuovo stile fondamentalmente diverso. Di quest'unica possibilità, decisamente attuata a Corinto, ma anche nelle Cicladi e tentata sin nell'Oriente greco, ben pochi esempi si hanno in Attica. Solo su pochi vasi attici appaiono, accanto a elementi geometrici in via di dissoluzione, viticci vegetali o semplicemente palmette. È un dato di fatto che Atene, nel VII sec. dovette cedere per un certo tempo la posizione predominante nella produzione ceramica ad altre officine, principalmente a quelle di Corinto, finché nella seconda metà del VII sec. cominciò lentamente a riconquistare, e con successo, la sua antica posizione di predominio, non però senza attingere a Corinto e alle Cicladi importanti prestiti e suggerimenti.
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